CONEY ISLAND




Da Brooklyn a Coney Island corre un tempo non ben definito sulle rotaie della metropolitana.
Non è solo il tempo materiale che serve a raggiungerla, ma è la sensazione che si passi in un'altra dimensione temporale, distante dalla grande città.
I vagoni mezzi vuoti escono dal ventre della terra per riaffiorare alla luce in sobborghi di una New York senza belletti, ma forse più vera, nella sua profonda natura.
Muri variopinti, messaggi osceni, colori stinti.
Case diroccate si alternato a simil villette con mattoncini a faccia vista, un fazzoletto di giardino e per i più fortunati una piccola piscina dove tuffarsi nelle afose domeniche pomeriggio.
Sembra una scena da film, ma non lo è.
E' il tempo che scorre, il paesaggio in movimento che si riflette sui vetri sporcati dal tempo e dal sole.

Ed ecco il quartiere russo e poi, lì in fondo, un luccichio: il mare.
Anche a New York c'è il mare, c'è la spiaggia, sembra impossibile a crederlo.

E' il primo gennaio, la temperatura si aggira attorno agli zero gradi, ma il sole dà una parvenza di calore.
Una parvenza.
La metropolitana rallenta, frena, si ferma.
Oltre a questa fermata c'è il mare, oltre non si va da nessuna parte.
Mi piace l'idea di essere alla fine di qualcosa.
Ma trovo desolazione, una strada da attraversare e qualche turista qua e là in cerca di qualcosa, o solo pensoso, o solo incapace di comprendere che anche questa è la grande mela.
Mi incammino verso l'oceano con un vento che comincia a sollevarsi.
Mi guardo attorno e vedo un parco giochi, e sorrido.
Non è un parco giochi qualsiasi è IL parco giochi di Coney Island, quello famoso tanto decantato nei libri quanto nei film.
In "cose da salvare in caso di incendio" libro che ho amato, Vaclav figlio di immigrati Russi, di dieci anni, ha un sogno, diventare un grande mago e portare il suo spettacolo a Coney Island... e io da grande sognatrice non potevo non essere parte di quel libro anche per poche ore, per percepire la magia che si nasconde in quel luogo.
Peccato che d'inverno le attrazioni siano spente, chiuse, direi quasi abbandonate, e che la magia che volevo tanto respirare si è spenta assieme all'entusiasmo.
Ma qualcosa di surreale, perché è questa l'impressione che ho avuto, aleggia nell'aria per essere catturata, da me in visita, da me curiosa, per darsi un'altra possibilità.
Sembra tutto lasciato al caso, ma un'anima quel posto la conserva.
Una ruota panoramica.
Le montagne russe.
Giostre che in tempi migliori hanno vissuto di gloria e luci intermittenti.
E intanto rimangono lì in attesa ad un passo dal mare che in questo inverno gelido romba schiumando a riva.
E il vento incessante spettina, porta via qualsiasi cosa leggera si trovi nella sua traiettoria.
A tratti è insopportabile.
Taglia, sferza.
Il lungomare comincia ad affollarsi. Gente strana avanza in vestiti stravaganti con in mano bicchieri che fumano.
Cappelli colorati, gente in accappatoio, qualche Babbo Natale che non è ritornato al Polo Nord.
Vanno verso la spiaggia dove transenne creano un percorso verso il mare.
Mi volto e il mio sguardo scorge una signora che si spoglia e rimane in costume.
Si sta facendo fotografare mentre è in posa accanto ad una palma di plastica.
Questi sono pazzi, penso.
Questi stanno mezzi nudi in mezzo ad una tormenta di vento a meno tre gradi sulla spiaggia di Coney Island...
Wow, il mondo continua a sorprendermi.

Mi allontano, il freddo è troppo per me, lascio questi temerari a prepararsi per un tuffo in mare, un rito propiziatorio per il nuovo anno.
Sorrido e penso che non è una brutta idea, se non fosse per le temperature.
Mi faccio largo tra la folla che ormai si è presa un posto in prima fila per lo spettacolo, ancora strani personaggi mi si presentano davanti, attori non protagonisti, comparse, gente comune, chissà chi altro.
Il biglietto è gratis.

Non mi resta che ripiegare da Nathan's dove sembra sia nato l' hot dog e dove si dice sia speciale.
In effetti è il più buono mai mangiato, ma assaggio anche il panino all'aragosta e quello al granchio.
Sì, ho fame.
Il locale è spartano, non brilla di pulizia, ma data la mole di persone che ci entrano non credo sia facile tenerlo lindo.
Il bagno è esterno e senza riscaldamento, diciamo un po' wild.

Mi è piaciuta Coney Island?
Direi proprio di sì, ci ho dedicato un post, ma la prossima volta ci torno quando il luna park è in funzione...














2 commenti:

  1. Mi piace un sacco come scrivi! Coney Island è un luogo davvero suggestivo, a metà tra l'affascinante e l'inquietante. Quando andai, feci alcune giostre, ma poche: la sicurezza lasciava molto a desiderare!!:D

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    1. Grazie di cuore Antonella :)! Inquietante è il termine perfetto!...mi domandavo, infatti, la sicurezza delle giostre con così tanti anni sulle spalle...mi sa che ci devo tornare con la bella stagione ;).

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