VIAGGIO NELLE FILIPPINE – DIARIO DI UN INVIATO ASOCIAL IN UN GRUPPO DI TRAVEL BLOGGER DONNE





 1°, 2°, 3° GIORNO - Cebu e Mactan Island

Sto pianificando un viaggio da solo da qualche mese, ne ho proprio voglia. Viaggiare completamente da soli però non è mai facile, si sente sempre il bisogno del confronto con qualcuno, e poi la parte razionale prende sempre il sopravvento e chissà se partirò per davvero. Poi per caso Crinviaggio mi dà l’opportunità di prendere il suo posto. “C’è un Blog Tour nelle Filippine, io non so se riesco ad andare, vuoi andarci tu?”. Perché no, mi dico. “Ci sono altri 4 travel blogger, probabilmente tutte donne o quasi”. Altri 4 travel blogger? Io non sono un travel blogger, magari ho viaggiato più di alcuni di loro, e mi diverto a fare l’editor dei post di Crinviaggio e a scrivere ogni tanto qualche post per lei, oltre a fare l’editor di noiosissimi report tecnici in inglese, ma sono totalmente lontano dal mondo dei canali social. L’idea di dover interagire con facebook e twitter mi spaventa molto di più di qualsiasi imprevisto possa accadere alle Filippine. Comunque nasce così questo viaggio, in modo un po’ casuale, e le aspettative non sono altre che quelle di scoprire un posto nuovo e interagire alla meno peggio con il resto del gruppo. E invece, dopo 10 giorni di tour, mi porterò sempre nel cuore il ricordo delle Filippine, terra di contrari che si attraggono, il sole e la pioggia che convivono e si alternano in modo imprevedibile, il gusto dei cibi che mescola dolce, salato, aspro e piccante, le persone che sembrano guardarti male e invece poi si aprono in un sorriso contagioso, la miriade di isole separate eppure unite dal mare, il sacro che convive con il profano. Complici anche le compagne di viaggio più inaspettate e meno credibili che potessero capitarmi.



La sera prima di partire ho 5 minuti per documentarmi: c’è un uomo, Alessandro  per fortuna, lo conosco, l’ho incontrato in un altro blog tour un paio di anni fa, mi sembrava simpatico, chissà se si ricorda di me, comunque possiamo fare squadra contro le “femmine”; Nunzia la fashion blogger (poi mi dirà “Io non sono fashion, sono Lifestyle”, pensa davvero che io possa cogliere la differenza????); Greta, travel, è stata dappertutto; Sara, travel che a giudicare dalle poche parole che sento al riguardo non può non essere interessante; e poi c’è la nostra accompagnatrice, Corinna, blogger pure lei, dal tono delle sue e-mail non capisco se possa essere una ragazzina alle prime armi o una svelta e intelligente.



In treno verso Milano faccio un po’ di pretattica: i miei compagni di viaggio sanno o si accorgeranno immediatamente che non sono sui social e non posso interagire più di tanto con loro: veniamo da mondi diversi; l’unica chance che ho è portare il confronto sul piano più personale e vedere che succede, potrebbe essere un buon approccio, o forse no…da provare. Tra Milano e Malpensa mi siedo in treno vicino ad una ragazza con cappello, un po’ nascosta dalla sua esigenza di dimostrare che è diversa dagli altri, e sembra le piaccia mostrarlo soprattutto al telefono, niente di nuovo...faccio allenamento per i prossimi giorni. Provo a testarla e mi invento una domanda qualsiasi, lei risponde per cortesia, ma almeno la vedo un po’ in faccia. Bell’accento penso. Poi di nuovo il telefono…finché capto qualche parola che mi fa alzare le antenne mentre paradossalmente leggo un messaggio sul mio tel che si ripete in qualche modo nella voce dal bell'accento, sul fatto che l’unico altro maschio del gruppo non può più partire per un grave problema di famiglia. Coincidenze…mi dispiace per Alessandro; poi dò un’occhiata alla targhetta delle valigie, magari leggo qualcosa, posso mica fare figuracce, ma no, sono sicuro dai…ci vuole la frase giusta: “Allora andiamo alle Filippine insieme???” Lei si riprende dopo un po’, dopo un altro bel po’ capisce qualcosa, forse ho esagerato con l’approccio…”Piacere, Sara”. Si rolla una cartina, ci sta col personaggio, e scendiamo dal treno verso l’aeroporto.



Lì al gate vedo un altro cappello su una camicia troppo grande e delle scarpe assurde…ma io che ne capisco di moda…è la fashion-lifestyle, poi arriva Gretaescape con una valigia che mette in bella vista tutti i Paesi in cui è stata, e c’è anche la blogger-accompagnatrice, tutta sorrisi e espressioni sorprese: ho l’impressione che mi guardino come se non esistessi nel loro mondo, il che è effettivamente verissimo, non c’è posto per me in questo mondo femminile troppo social, al limite del 3.0. Come se non bastasse la lifestyle si esibisce fotografando una spremuta d’arancia accompagnata da un “se non lo instagrammi non esiste”: Paolo, calma, lo sapevi in partenza che sarebbe stato così, non ti preoccupare. Hai 5 giorni per farle passare dalla tua parte (perché tu di passare dalla loro parte non ci pensi minimamente, perso come sei nella tua convinzione di essere a posto così), alla peggio ti fai un viaggio da solo, che era l’obiettivo iniziale. Ora mi dispiace ancora di più che Alessandro non ci sia.



Saliamo a bordo del volo Cathay Pacific che ci porta via Hong Kong a Mactan Island, Cebu, nel cuore delle Visayas, le isole centrali delle Filippine. Posti in economy premium, e si viaggia decisamente bene. Siedo vicino a Greta, e iniziamo a parlare: non è così male, dai, non si parla solo di post e social media marketing, vedo uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.



L’arrivo è surreale, dopo aver questionato alla dogana per 15 minuti (se si ha un visto per l’Iraq sul passaporto è meglio prepararsi a fornire una serie infinita di spiegazioni…) raggiungo il gruppo e mi trovo una collana al collo versione Aloha, che tengo fino al ristorante, dove scatta l’amore con le Filippine: pesce alla griglia, gamberoni, frutti di mare, calamari, zuppa di pesce, il tutto servito su foglie di banano e accompagnato da riso e calamansi, cioè succo di lime, e poi ancora pollo e maiale. Non amo i cibi troppo speziati, ma qui c’è il giusto mix, sono estasiato, a parte quando scambio il peperoncino dentro la zuppa per un fagiolino e comincio a piangere disperato.





La giornata prosegue con un tour di Mactan Island, in particolare al parco dove c’è il monumento a Magellano, primo europeo a sbarcare qui: per qualche motivo i Filippini tengono parecchio alle loro origini intrecciate con l’occidente. Continuiamo il giro per l’isola e comincio a vederne i colori e le persone, tiro fuori la vecchia reflex e scatto foto dal pulmino mentre giriamo per le strade dei mercati.





E’ veramente tutto colorato, i muretti, i vasi dei fiori, mi piace. Intanto studio le mie compagne di viaggio, loro sono le creature più improbabilmente compatibili con me, e penseranno la stessa cosa di me, ammesso che pensino qualcosa su di me, cosa di cui non sono del tutto sicuro.



Ci sistemiamo al Costabella Resort, non vedo l’ora di fare un bagno, ma la pioggia mi blocca quel tanto che basta perché il sole tramonti e sia ora di cena. Sono nuovamente investito dai sapori locali, tanto pesce e chiusura con una serie di dolcetti a base di mango… 7 anni che non mangio un mango così…a Zanzibar lo chiamano mango imperiale, l’ho assaggiato solo in un paio di occasioni, e qui lo mangiano tutti i giorni!!! Durante la cena vengo fagocitato da un non ben precisato personaggio filippino seduto a tavola, che mi racconta la storia della sua vita, mentre le ragazze per lo più scattano foto al cibo e postano, a parte Corinna che sorride sempre e parla di continuo con la responsabile del resort lanciando di tanto in tanto qualche urletto di sorpresa.



Il secondo giorno mi alzo presto e faccio una passeggiata in spiaggia. Vengo immediatamente assalito da alcuni ragazzi che vogliono vendermi gite in barca e visite guidate a vedere i pesci, ma sono irremovibile; il più intraprendente, Jadel, dopo avermi raccontato un po’ della sua vita e avermi assicurato che il suo boss non c’è e può farmi un prezzo speciale, prova anche con il fumo!!! Un grande. Torno sui miei passi e mi siedo aspettando di fare colazione, mentre osservo divertito Nunzia ripercorrere la strada che ho appena fatto io: chiaramente viene bloccata subito dagli stalker e inspiegabilmente si volta e torna indietro…non credo sia arrivata al fumo…



Dopo tanto mango mattutino, il giorno è dedicato alla visita di Cebu, la città principale dell’area. Tutti sul pulmino e via, di nuovo scatti rubati alla strada, mentre visitiamo il Tempio Taoista a Beverly Hills (si chiama proprio così!!!), ma soprattutto il mercato e la basilica del Santo Nino. Il mercato è incredibile, persone che sorridono, colori a cui non sono abituato, starei qui tutto il giorno. Anche le ragazze corrono a destra e a sinistra a fotografare, siamo un gruppo di disperati che si emozionano alla vista di scene di ordinario caos filippino, e chissà cosa pensano veramente i venditori dietro i loro sorrisi, forse non ci capiscono, o forse credono che siamo solo un po’ matti.





La visita alla basilica del Santo Nino lascia pure un segno; a tutto avrei pensato tranne che le Filippine avrebbero risvegliato in me un, seppure minimo, interesse per la Chiesa e i suoi rituali: così tanta gente che vengono allestite tribune nello spiazzo all'aperto, dove viene celebrata la messa, trasmessa su un maxi-schermo anche all'interno della basilica, in uno splendido accostamento indoor-outdoor; fuori per la pioggia ci sono ombrelli tutti dello stesso colore, persone unitissime da uno stesso ideale: si respira aria di grande evento, ed è “solo” la messa domenicale.






Nel van gli argomenti di discussione parlano di tweet, retweet, post, followers, ci muoviamo in un campo minato, io sono nel fango, non ne vengo fuori. Ci ho provato, non importa. Più tardi però comincio a vedere qualche incrinatura, la sera al Resort Bluewater Maribago ci concediamo una San Miguel in spiaggia e cominciamo a parlare anche di altro oltre che di travel blogging: almeno è un terreno a me più congeniale.



Il terzo giorno arriva il mare.




Andiamo in banca, che nelle Filippine vuol dire usare una delle loro barche tipiche, diretti all’isola di Nalusuan. La guida ridacchia quando ci dice il nome della meta…chiediamo cosa ci sia di divertente e dopo un po’ di imbarazzo capiamo che la traduzione più corretta del nome è Fallo Island, a causa dei numerosi cetrioli di mare…Non posso fare a meno di pensare che le ragazze saranno contente, e fatico per evitare di dirlo a voce alta.





Il colore del mare è sorprendente, prendo maschera e boccaglio e faccio per buttarmi a nuotare con i pesci. Prima però Greta mi chiede di tenerle la GoPro, visto che io, in quanto maschio, ho il costume con le tasche; Nunzia si sbilancia e mi chiede di farle una foto sul pontile (Incredibile, lo prendo per un gesto intimissimo!!): si spara mille pose, io sparo mille scatti, e penso che sarebbe divertente se cadesse in acqua. Finito il reportage ci tuffiamo e nuotiamo in mezzo a una miriade di pesci, le ragazze sono molto interessate a farsi fare le foto, e io mi presto a fotografare, almeno un punto di contatto solido si è stabilito. Poi mi perdo i tra pesci pagliaccio e cerco accuratamente di evitare i cetrioli di mare. Dopo il bagno Nunzia mi rivolge di nuovo la parola (decisamente troppa confidenza), chiedendomi di farle una foto con un cocco in mano, perché io sono “bravino” nella composizione, probabilmente esasperata dall'incapacità totale degli indigeni, e dalle scarse doti dei travel, che sicuramente lei non ha sopravvalutato in partenza; sono incerto se inventarmi un impegno improvviso (poco credibile) o schiantare la sua macchina sulla sabbia, ma poi opto per fare il “bravino” e cementificare il rapporto con il gruppo.



Il picnic in barca è semplicemente favoloso, si mangia con le mani su foglie di banano: pesce, granchi, gamberoni, calamari e riso…potrei mangiare così per 10 giorni di fila!!!!




La seconda sessione di snorkeling viene soppressa causa temporale in arrivo. In rapidità la barca viene messa in assetto da gara e navighiamo prima verso l’occhio del ciclone (il capitano sostiene ci sia una secca nelle vicinanze…) e poi finalmente verso il sole.

Il pomeriggio e la serata trascorrono tranquilli nel resort, con le ragazze perse a postare, e io perso a camminare nella piccola baia davanti alla spiaggia, a scambiare poche parole con dei ragazzini che cercano stelle marine e frutti di mare da mangiare.

Il giorno dopo ci aspetta una traversata in traghetto verso Bohol, dove trascorreremo qualche giorno, e vado a dormire incuriosito da cosa devo aspettarmi nei prossimi giorni di viaggio.



...Continua…

Mr Q


















4 commenti:

  1. Che voglia di viaggiare .) mi sono dovuta fermare per la gravidanza quasi al termine.. ma più avanti si riprende :D!!

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    1. Ma che bella notizia!!! Congratulazioni :)
      Beh certo che si riprende, e alla grande, e con nuovi punti di vista ;)!!!!
      Ma che bellooooo
      Un abbraccio :*

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  2. Non ho ancora letto tutto, ma lo farò presto perché l'inizio è esaltante! Asocial o antisocial? Mi ricorda un po' il mio webmaster oltreché marito! ;) alla prossima uscita in barca a vela! Ciaooo! :)

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    1. Hhahah esatto Elena, io credo che la linea tra asocial e antisocial sia molto sottile, e il post lo conferma ;)!
      Un abbraccio e a presto
      :*

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