Durante il fine settimana passato in Calabria nel Parco del
Pollino ho scoperto un’attività “elettrifrizzante”
(esatto, come dice Marty in Madagascar).
Sto parlando del Canyoning , e mi sono scoperta ad amare
questo sport con tutta l’adrenalina che comporta.
Il canyoning, o torrentismo,
prevede la discesa in strette gole che sono attraversate da corsi
d’acqua. E questo lo si fa camminando, scivolando, o calandosi da piccole
cascate legati a funi. Tutto in sicurezza.
Niente si improvvisa, infatti ci siamo affidati all'esperienza e professionalità di Roberto, che ci ha guidati in un percorso
per più di tre ore, tra risate, acqua gelida e un filo di paura che si è
trasformata in curiosità e, in una bella dose di autostima!!!
Siamo partiti dal Centro di Civita con un fuoristrada che ci
ha portato all’imbocco di un sentiero che arriva, dopo un 45 minuti di cammino,
alle Gole Basse del Raganello.
Prima di iniziare il percorso, la guida ci ha introdotto al canyoning con raccomandazioni e indicazioni, ci ha consegnato caschetto, muta e cintura con i moschettoni.
Abbiamo cominciato la discesa lungo un sentiero
“sdrucciolevole” durante il quale la
parola d’ordine era: peso in avanti e scivola…ma tra il dire e il fare…
eh..capita
Ecco, mentre si scende verso le gole non dimenticate di respirare
la natura. Ogni pianta che cresce emana un profumo inebriante. Non ne avevo mai
sentiti di simili, anche solo toccandole con la mano, nell’aria si diffondeva un
piacevole aroma.
E poi si arriva per iniziare l’avventura. Le scarpe da
ginnastica sono già zuppe quando infilo la muta, e l’acqua fredda non aiuta il
coraggio…ma per poco.
Non appena si prende confidenza con l’ambiente e con il
terreno sul quale i piedi appoggiano, ecco, proprio in quel momento ci si
comincia a divertire.
Ed è una scoperta continua, lo scorrere tra le rocce come su
uno scivolo, usare le mani per aggrapparsi, mettere il piede nel sasso stabile per
non rischiare di cadere.
Poi arrivano punti più difficili, ma non per questo meno
belli, lo scendere da una roccia legata ad una fune, cercare di scivolare senza
pensare troppo a quello che si sta facendo.
O tuffarsi e nuotare dove l’acqua è più profonda, o, e qui
arriva il punto in cui ho pensato qualche istante prima di scendere, calarsi in
una cascata con tutta l’acqua addosso e attorno, e quando sei scesa e non sai
bene se si tocca o meno, devi sganciare il moschettone, e dirigerti lontano dal
getto d’acqua.
Io l’ho fatto, è stato bellissimo, emozionante, un po’ meno
per chi mi ha aiutato a risalire dall’acqua in quel momento, si insomma, l’ho
trascinato giù!
Potrebbe essere un altro compagno dal caschetto rosso quello che sembra una palla in mezzo alla cascata, ma in ogni caso l'ho fatto anch'io :).
E così è continuata l’escursione, tra rocce corrose
dall’acqua e dal tempo, tra i raggi del sole che a tratti mi hanno scaldata e che
rendevano unica la visione di quel canyon scavato tra due montagne.
Un paesaggio sempre nuovo, basti pensare che una portata
maggiore di acqua, causata da piogge abbondanti, ne modifica il percorso, le
cascate e gli scivoli d’acqua diventano maggiori e diversi. Sempre una nuova e
piacevole scoperta da affrontare.
La solidarietà tra compagni mi ha fatto capire che la
condivisione fa parte dell’essere una
squadra, e in quell'occasione lo eravamo alla grande …. Una mano ad aiutarti,
un sorriso per un percorso sfidato.
I passi umidi si sono conclusi sotto il ponte del Diavolo.
Stanca, bagnata con dei lividi per i quali vado ancora fiera…ma contenta di
aver fatto un’esperienza positiva. La mia prima e spero non ultima esperienza
di Canyoning.
Per le foto ringrazio Roberto e Mara
Se volete vivere questa stupenda esperienza, contattatemi e vi giro il contatto di Roberto, così lo potete contattare, chiaro no?