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VIAGGIO NELLE FILIPPINE CAP. IV – 8°, 9° GIORNO – Negros

by 9:14 AM



Dopo il contest di tuffi a Cambugahay siamo finalmente diventati un gruppo: io perdo, almeno temporaneamente, l’etichetta, e il viaggio di un inviato asocial in un gruppo di travel blogger donne si trasforma in un semplice viaggio di un inviato che si ritrova troppo spesso a pensare come una femmina alla vista di fiori e parei. Ad ogni modo finiamo la giornata con una cena con vista romantica (appunto!!!) sull'arcipelago delle Visayas al Triad Coffee Shop e passiamo la notte al Coco Grove Beach Resport tra palme e gechi.

Il giorno successivo lasciamo Siquijor, diretti a Negros, isola molto più grande. Prendiamo il traghetto, e, dopo essermi sistemato all'esterno ricordo che non posso perdermi la proiezione sottocoperta, e rientro: il film non tradisce le mie aspettative: c’è tutto, dalle arti marziali, allo spionaggio…la traversata scorre rapidissima!!


Attracchiamo a Dumaguete, città piuttosto interessante e viva, con tanto di passeggiata lungomare e mercato coperto. Ci ritroviamo a camminare in mezzo ai banconi che mettono in vendita alghe, pesci che solitamente vediamo solo con maschera e boccaglio, uova multicolore. La sensazione è davvero quella di trovarsi in un luogo lontanissimo da casa, per la particolarità della merce, e allo stesso tempo in un mercato tanto simile a quelli delle nostre città per i colori, la confusione, i venditori sorridenti!







Durante la passeggiata incappiamo anche in un matrimonio, da far invidia ai vari boss delle cerimonie, per il numero di invitati, l’orchestra e il coro da messa di Natale, i vestiti coordinati, i fotografi e videomaker con giraffe e droni volanti…Per motivi inspiegabili (per me, uomo…) passiamo molto tempo ad aspettare l’arrivo della sposa, mentre tutto intorno la vita quotidiana scorre nel fiume di tricicli che invade le strade.





Dumaguete è forse la cittadina più interessante vista finora, ma non regge il confronto con il posto paradisiaco in cui arriviamo nel pomeriggio: l’Atmosphere Resort, lungo la costa sud-est dell’isola di Negros, è tutto quello che si potrebbe desiderare per rilassarsi. Camere splendide, doccia all'aperto in un giardino chiuso e patio all'ingresso con amaca; mare magnifico, un paio di piscine, area wellness, e persino una casa su un albero per fare meditazione o godersi la vista su Apo Island.


E il giorno dopo è proprio alla piccola isola delle tartarughe a cui siamo diretti. Infatti qui si dice che si possa fare il bagno insieme alle tartarughe giganti. Ci credo poco, ci vorrà un colpo di fortuna, come quando ti dicono che fai il bagno con i delfini…io li ho sempre visti solo da lontano.





Invece quando ci tuffiamo dalla super-banca che ci ha portato ad Apo Island, dopo qualche bracciata, nuotiamo davvero in mezzo alle tartarughe, in un’atmosfera surreale, ovattata dall'acqua che rende ancora meno reale la sensazione che provo mentre mi immergo a non più di un metro da loro. Indescrivibile. E non ci sono nemmeno foto decenti a documentare l’accaduto…meglio così, perché ci sono cose nella vita che bisogna soltanto provare, e non provare a riprodurre in qualche modo.


Di ritorno nel primo pomeriggio, dobbiamo salutare Negros alla volta di Manila, dove trascorreremo l’ultimo giorno di viaggio. Prima dell’aeroporto c’è tempo per una sosta speciale. Una specie di “sorpresa” che la guida ci ha voluto fare; sono giorni che chiediamo informazioni sul combattimento tra i galli. Nelle Filippine è una vera e propria istituzione, ci sono allevamenti di galli da combattimento dappertutto, e ogni filippino che si rispetti, almeno fuori dalle grandi città, ne possiede uno. Alcuni viaggiano di isola in isola con i loro campioni.




Non mi esprimo sul fatto che sia giusto o sbagliato che questi combattimenti avvengano; è però un fenomeno di costume locale, questo non si può negare, e non si può non guardarlo con curiosità. Ci sono delle vere e proprie arene dove è permesso il combattimento, ed è qui che entriamo per qualche minuto. Appena ci avviciniamo alla porta di ingresso sentiamo un baccano infernale, urla amplificate dalla copertura metallica della struttura; attraversiamo uno stretto corridoio, mi sento come Rocky Balboa prima di un incontro, e mi viene anche un pizzico di tensione, favorita da una serie di teste che si girano al nostro ingresso, incuriosite nel vedere le creature più improbabili che possano entrare nell’arena; sembra che per un istante le urla si plachino e tutta l’arena si fermi a guardarci, ma come al solito è solo uno dei miei film, interrotto bruscamente da un urlo a 10 centimetri dalla mia faccia che mi sfonda un timpano. Al centro c’è il ring, e in mezzo c’è il Cristo, che è il grande regista della rappresentazione: raccoglie le scommesse facendo gesti incomprensibili in risposta a urla incomprensibili e strani segni con le dita da parte del pubblico. Com’è possibile che capisca e che si ricordi tutto? Non prende note, memorizza tutto in testa, e dopo 5 minuti di confusione dice che si può partire con il combattimento. Nel frattempo i quattro contendenti, due allevatori e due galli, si preparano, i primi accarezzando e incitando i secondi. Quando l’incontro comincia sembra un balletto e i galli saltano di qua e di là studiando il punto debole dell’avversario come due pugili. Dopo qualche minuto uno degli animali non è più in grado di combattere, e il tutto finisce, il Cristo paga il vincitore e passa i soldi a chi ha vinto le scommesse. Entrano intanto due nuovi combattenti, mentre un addetto pulisce il terreno di gioco. E a questo punto ricomincia la raccolta delle scommesse, e le urla incomprensibili, e i gesti incomprensibili a cui il Cristo risponde con un gesto del capo, e via così come una giostra che gira tutto il sabato pomeriggio…E’ uno spettacolo improbabile, a cui non siamo abituati, ma è chiaro che per i filippini rappresenta un’attività importante: ci sono galli che valgono centinaia di dollari, o più, e danno prestigio ai loro allevatori. Insomma, è una cosa seria per loro.

Un po’ stordito mi ritrovo all’aeroporto di Dumaguete in attesa del volo per la capitale; lascio Negros grato per il relax e i pezzi di cultura locale che mi ha regalato, mentre un suonatore di chitarra ufficialmente ingaggiato dalle autorità aeroportuali intrattiene i viaggiatori in sala d’attesa con vecchie canzoni di Elvis.

...Continua…



Mr Q
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