Visualizzazione post con etichetta Pechino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pechino. Mostra tutti i post

LA CITTA' PROIBITA : STORIA DI TATUAGGIO

by 5:36 PM


Alcuni di voi si saranno chiesti che significato ha il logo del mio blog.
Ad alcuni non gliene importerà nulla.
Ad alcuni l'ho già raccontato a voce.

Nel lontano 2006, quando ero un po' più giovane ho fatto un viaggio a Pechino.

Quella famosa Pechino in cui non volevo andare, prevenuta e chissà cos'altro com'ero, mi stavo perdendo uno dei viaggi più belli fatti fino ad allora.
Però sono partita.

Pechino l'ho visitata gran parte da sola, e per me è stato un grande passo (grande per me, credo nullo per l'umanità), che mi ha responsabilizzato, aumentato di un pochino l'autostima e mi ha fatto capire che una città vissuta a passo lento risulta essere l’approccio migliore.
Una città sicura e che nonostante abbia costantemente una coltre di smog che la protegge, sa donare il giusto calore per imparare ad amarla.
Un giorno mi sono diretta alla Città Proibita.
Non avevo la benché minima idea di quello che mi aspettasse.
Avevo la mia guida in mano e un entusiasmo che ancora riesco a percepire nel ricordo.
L'ingresso è su Piazza Tienanmen...


Proibita.
Mi ha sempre affascinato il suo nome.
Perché una città, dentro ad un'altra città, dovrebbe essere proibita?
In realtà il nome così affascinante deriva dal fatto che per oltre cinquecento anni fu vietato l'accesso ai sudditi dell'Imperatore, che in questo regno fuori dal comune aveva fatto la sua dimora.
E' immensa, non perché è ovvio che sia così, ma è proprio il senso che trasmette.
Un rettangolo che misura quasi un chilometro in lunghezza e circa settecento metri in larghezza, e dentro a questa forma geometrica metteteci dentro un labirinto di novecentottanta edifici e strade e stradine dove perdersi è un gioco da ragazzi.
Esatto, mi sono persa.
Capita.
Io e la mappa non avevamo un buon feeling, un groviglio di vie che a volte sbucavano nel nulla.
Poche persone.
In certi momenti ero sola.
Ed era bellissimo.
Ero avvolta in anni di storia e in colori e dettagli che scriverli, dirli a voce o solo mostrarli in fotografia non renderebbero giustizia...non ne darei il giusto peso.

Ho vagato senza essere preoccupata.
La via del ritorno prima o poi si trova, pensavo.
Per me l'importante era camminare, alzare lo sguardo al cielo, sfiorare il rosso dei muri, sentire una musica lontana appartenermi.
Delle porte enormi, decorate finemente danno il benvenuto in cortili dalla bellezza unica. Alberi centenari con sulle spalle leggende amorose, profumi di incenso, vociare vicino mentre attorno non c'è nessuno.
Niente è lasciato al caso.
I colori, le statuette con cui sono decorati i tetti inclinati degli edifici, la disposizione degli stessi.
Tutto ha un senso simbolico...tutto riconduce a qualcosa che era stato scritto.
Ad un certo punto mi sono ritrovata ad un ingresso, da sola.
Un deja vù.
Un simbolo già visto mi si ripresenta davanti.
Un segno.
Lo Zhong.
Colpire nel segno, essere al centro delle cose, questo il significato.
Io ero al centro di quel viaggio, di quella città da sola, senza sapere una parola di cinese, e dove altre lingue difficilmente trovano terreno fertile.
Quell'ideogramma, ha lasciato il segno.
Il segno di quel viaggio, il senso di quel viaggio e gli altri a venire.
Dopo averlo visto, mi sono girata e ho preso la via verso l'uscita, una via che era lì, ma che prima non avevo visto.
Ora quel simbolo lo porto con me, sempre.
Indelebile nella mente e nel corpo.


Beijing 25/04/2006 ore 15.35 - Città Proibita

"E' tutto così lontano dalla mia cultura, ma tutto perfettamente intersecato per il mio spirito.
Inspiro calma e tranquillità in questo ambiente per me estraneo.
Profumi di diverse civiltà si mescolano al rosso delle pareti.
Se chiudo gli occhi, è come se il tempo si fosse fermato;
le voci dei turisti scompaiono, e di sottofondo rimane solo il suono di una melodia portata dal vento."

Cristina 

PECHINO MI HA CONQUISTATA

by 11:06 AM



Io in Cina mica ci volevo andare.
Non so dirvi bene il perché, ma ero prevenuta, e non so neanche bene su cosa.
Non mi entusiasmava, non la conoscevo, non...
Cose stupide dette da una viaggiatrice che mette le mani avanti. Mai essere prevenuti su di un luogo senza averlo visto, vissuto, respirato prima.
Ma in quel momento i pensieri hanno vagato senza soffermarsi sul cosa avrei trovato in una terra così lontana, culturalmente e logisticamente da me.
Il biglietto aereo l'ho infine comprato e ho volato a Pechino con un volo alquanto discutibile.
Sono atterrata, curiosa e pronta a cominciare un viaggio del quale non sapevo nulla.
Non ho voluto studiare prima della partenza, mi sono affidata al caso, a chi era lì e un pochino conosceva la città, e mi è piaciuto scoprirla un poco per volta, passo dopo passo, un po' da sola, un po' no.
E sapete una cosa? Pechino è bellissima, è unica, è un'esplosione di gente, di auto, di biciclette, di tè e scatole colorate.
Ma non è una città facile, e forse è proprio questo ad avermi affascinato.
In pochi parlano l'inglese, e io di cinese non masticavo niente. Quindi ho scoperto che il linguaggio fatto di gesti e sorrisi, e di qualche foto mostrata dalla guida è più che sufficiente a raggiungere l'obiettivo.
Per spostarmi prendevo i taxi. Con cifre irrisorie e con un bigliettino in mano scritto in cinese dall'usciere dell'Hotel,  potevo raggiungere la meta della giornata.
A volte il tassista si fermava ad un chilometro di distanza, ma cercare di spiegare il problema sarebbe stato inutile... meglio proseguire a piedi.
Pechino è grande, molto grande. E' grande circa cinquanta volte Padova, dieci volte più di Milano, quattro più di Roma, capito quanto grande è?
E io l'ho girata da sola, senza avvertire mai nessun pericolo, nessun disagio, nessun motivo per cui preoccuparmi. Gli occidentali sono molto rispettati, la loro legge punisce severamente qualsiasi molestia a turisti.
L'unica cosa di cui bisogna preoccuparsi è lo smog.
Il sole sopra Pechino non so neanche se esiste, di certo io in una settimana di aprile non l'ho mai visto, mentre vedevo solo una densa coltre che sembra un misto di nuvole e nebbia sufficientemente fastidiosa per le vie respiratorie, tanto da seccare le mucose del naso e facilitare la fuoriuscita di sangue. Non a caso si vedono molte persone che usano quotidianamente la mascherina.
Si vedono anche molte persone che sputano per terra come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Facciamo che è una cosa folkloristica...
Pensate che l'allarme SARS si era sparso anche per questo motivo, la diffusione dei germi con sputacchi gratuiti ovunque aveva creato una diffusione di germi pazzesca.
E poi...poi mi sono ricreduta.
Pechino mi ha conquistata, con i suoi pro e i suoi contro, con il sole velato, con il cibo che amo, con i suoi abitanti, con le contrattazioni al mercato, con i colori che donano allegria..
E se avevo anche preso in considerazione l'idea di andarci a vivere per un po'...beh poi tanto male non è!
Ma mica finisce qui il racconto...







MERCATO DI PANJIAYUAN

by 5:27 PM
Per entrare in contatto con la vera popolazione cinese a Pechino, bisogna assolutamente visitare il mercato di Panjiayuan, che tradotto significa  mercato della sporcizia...Si ok il nome non è molto invitante, ma dei luoghi che ho visitato a Pechino sicuramente questo è quello più vario in fatto di gente e di tutto quello che è possibile trovare. Si svolge tutti i fine settimana e per accaparrarsi i prodotti migliori è consigliato arrivare la mattina molto presto...diciamo all'alba. Qui si può trovare qualsiasi cosa della cultura cinese, dalle chincaglierie a pochi yuan a pezzi di antiquariato molto costosi da veri intenditori. Teiere, scatole cinesi, seta, cinture, litografie, vecchie foto, dipinti, lampade, lanterne, pietre preziose e non, ceramiche, tappeti, e molto molto altro. 
Solitamente per qualsiasi acquisto i rivenditori partono da un prezzo base molto alto ed è usanza una lunga contrattazione per abbassarlo fino ad arrivare a meno della metà di quello iniziale. Ad alcuni può risultare fastidiosa la cosa, ma anche questo fa parte dello spirito del viaggiatore così da entrare nella cultura del popolo che si sta visitando...
E pur non sapendo una parola di cinese sono riuscita a contrattare un po' di cose, fiera dei miei acquisti che ancora girano per casa dopo ben 6 anni...
E' piacevole girare in questo mercato anche solo per osservare la varietà di gente che ci bazzica, dal turista incuriosito al cinese che cerca di offrirti il suo miglior prodotto in una lingua sconosciuta, e anche qui si impara che per comunicare basta poco, un sorriso e un pezzo di carta dove farsi scrivere il prezzo d'asta e cominciare il ribasso...





















Come si può vedere, il venditore è soddisfatto della contrattazione...per fortuna io sono di spalle e non mi si vede l'espressione...sfinita :-).

Powered by Blogger.