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IL RAGÙ: NORD VS SUD

by 5:05 PM




Questo post è nato tra le chiacchiere e un piatto di pasta fatto rigorosamente con la salsa di "giù" dal sapore inconfondibile, durante le feste di Natale.
Una secolare diatriba tra le usanze che uniscono il nord al sud.

Un post scritto a quattro mani, un breve viaggio tra due culture fatte di differenti tradizioni, ma unite dallo stesso amore per la cucina.
Il mio ragù del nord e quello raccontato da chi il sud lo conosce bene.

Il mio ragù qui al nord...
Profuma di domeniche passate in famiglia. La carne macinata, la cipolla, il sedano e le carote. Mia mamma ci aggiungeva anche un po’ di cannella, ed il ragù era una festa eccezionale.
Non ricordo bene quando è successo, ma me ne sono innamorata: il suo profumo mentre sobbolle per ore a fiamma bassa, o meglio sopra la stufa a legna che riempie di calore le giornate invernali.
Non può esistere una vita senza ragù, qui al nord è un’istituzione, un piatto da salvare in caso di incendio, una ricetta da tramandare di generazione in generazione, con il segreto acquisito, un po’ come la ricetta della coca cola, che non si deve 
dire a nessuno.
Al sud mica lo sanno fare il ragù, non come lo intendiamo qui al nord. La mia prima volta volevo ridere, poi lo so, sarei stata scortese e bannata dalla tavola, ma mica si può chiamare ragù un pezzo di carne di incerte dimensioni che “pippia” (gergo di giù) per ore affogato nella conserva di pomodoro (ops la salsa). Ma quando dico per ore, le ore sono veramente tante, tanto da essere la prima cosa che finisce sul fornello la mattina…ancora prima del caffè, e l’ultima che viene tolta la sera.
Sul risultato del sugo non ho nulla da dire, ragazzi al sud è tutto più gustosamente buono, ma non chiamatemelo ragù!!!!
Chiamatelo pezzodicarnechesicucinaperorefinoadinsaporirelasalsa.
Uhhh la salsa, un’eresia chiamarla conserva di pomodoro…e che è la conserva? Si chiama salsa per antonomasia, non azzardarti a trovare altri nomignoli!
Ci si scherza eh...io adoro il sud Italia!



Il mio ragù del sud invece, precisamente nel Beneventano... 
Quando penso ad una pasta al ragù, non penso alla pasta, ma alla cucina della casa di mia nonna, dove trascorrevo qualche settimana durante le vacanze estive. Quando mi alzavo la mattina e andavo a fare colazione, verso le nove, lei già girava per i fornelli per preparare il pranzo con il suo grembiule a fiori (ricordo sempre quel grembiule, con gli stessi disegni, forse ne aveva tanti tutti uguali!). E mangiavo il latte con i biscotti mentre il il ragù iniziava a cuocere. La guardavo preparare il soffritto e poi mettere la passata rigorosamente fatta in casa, e sciacquare con cura il "boccaccio" per non perdere una goccia di pomodoro. Dopo poco aggiungeva un grosso pezzo di carne, non troppo magro perché se no non viene buono, ma nemmeno troppo grasso, che il gusto poi si guasta, facendo attenzione che la carne fosse interamente immersa nel pomodoro. E così iniziava l'attesa, perché poi quel ragù doveva cucinare tutta la mattina. Eh, sì, il sugo deve pippiare, se no non è ragù. La nonna lo lasciava andare per ore, e ogni tanto gli dava una mescolata, controllando che si formasse la schiumetta chiara sopra. Altro rito importante era cacciar via i nipoti che si aggiravano minacciosi con una fetta di pane in mano durante la cottura. Verso mezzogiorno era finalmente pronto, ed era lei a raggiungerci con una fetta di pane col sugo sopra, una per bambino: ci chiedeva inutilmente se il ragù era buono, sapendo che le avremmo dato soddisfazione.
Ecco, ogni volta che qualcuno mi nomina una pasta al ragù rivedo interamente questa scena, che poi ho rivissuto innumerevoli volte nella cucina di mia madre, e in parte rivivo oggi nella cucina di casa mia. Certo, per mangiare un ragù alla maniera del Sud preferisco andare fisicamente nel Sud, mentre a casa si mangia più spesso il ragù del Nord, detto dalla gente del Sud "alla bolognese". E comunque a casa nel ragù del Nord mettiamo la passata fatta in casa del Sud, e ci dotiamo di pane pugliese fresco per la fetta di antipasto e per la scarpetta finale. Se si rispettano questi piccoli accorgimenti, allora il ragù per me resta una forma d'arte, che sia cucinato alla maniera settentrionale o meridionale.
E in ogni caso rivedo mia nonna intenta a cucinare con addosso il suo grembiule a fiori.


Lo sentite il profumo di ragù che aleggia nell'aria? Preparate un pezzo di pane per la scarpetta!


Foto di Dennis Klein- Unsplash

TRAVEL & FOOD: IL GULASH UNGHERESE

by 4:03 PM



A febbraio ho fatto un viaggio in Ungheria, a Budapest.
Una città splendida, che ha stravolto le mie aspettative. Me l'aspettavo "fredda", invece mi ha donato un calore unico, dato dalle persone che ci abitano, dai palazzi sfarzosi e dalla magia di un castello...

Paese che vai cibo che trovi.
Ed infatti, subito subito la prima sera, mi sono fiondata a mangiare il tipico Gulash Ungherese.
Pensavo di trovarmi nel piatto il tipico gulash che ho sempre mangiato tra Alto Adige e Austria, e invece...
Quanto mi piace sbagliarmi e innamorarmi di piatti nuovi che trovano un motivo per sorprendermi.

La parola gulash deriva da goulya che significa mandria di bovini.
Una zuppa liquida fatta con la carne di bue che i mandriani, appunto, preparavano dentro ad una grande pentola messa sul fuoco a legna, all'aperto, mentre trasportavano il bestiame attraverso la pianura Ungherese fino ai mercati.
Un piatto ricco e caldo, per superare le fredde serate sotto le stelle. Mi piace molto questa immagine: il fuoco che fa scricchiolare la legna sotto un tetto di puntini luminosi e il (me lo immagino bello eh) bellimbusto mandriano che prepara con la camicia arrotolata fino ai gomiti la zuppa.
Ma spazziamo via l'immagine, per dirvi come ho preparato io il gulash qualche settimana fa, ovviamente nessun fuoco scoppiettante ma una bella pentola a pressione....addio romanticismo!
La ricetta è più o meno come l'originale, mettete in conto che sono una pasticciona e che ci metto sempre un po' di mio (il caso)...come nei viaggi!

Ingredienti

Carne di bovino tagliata a pezzetti
Una cipolla bella grossa, per piangere un po' e per dare sapore
Due tre pomodori maturi
Un peperone giallo e uno rosso (così per dare colore, se sono verdi va bene comunque)
Due tre carote
Due tre patate
Qualche seme di cumino
Vino rosso (buono, che poi finirai con il gulash in tavola)
Paprika (rigorosamente comprata in Ungheria...dai scherzo la trovate anche qui!). La ricetta originale dice di abbondare, io ho abbondato, ma con effetti collaterali. Quindi mettetene un pochino in meno dell'abbondante!

Per questioni di tempo ( io ne ho sempre poco, non so voi) invece del paiolo di Harry Potter, ho usato la pentola a pressione. Io non la amo, perché secondo la mia fervida immaginazione potrebbe scoppiare da un momento all'altro, ma devo dire che dimezza puntualmente il tempo di cottura.
Quindi, fate soffriggere la cipolla sminuzzata pensando ad un libro drammatico così vi sentirete più a vostro agio, sì insomma, avrete un motivo valido per piangere che non sia una cipolla. 
Aggiungete poi la carne a rosolare, il vino e via via tutti gli ingredienti tagliati a dadini (peperoni, patate e carote).
Aggiungete la paprika (abbondate poco eh), il cumino e l'acqua fino al livello di cottura della pentola. Chiudete ermeticamente e sperate che non faccia boom! Hhihiih scherzo. Impostate 20 minuti di cottura.
Se non avete la pentola a pressione potete farlo anche con quella normale, il procedimento è lo stesso, la cottura durerà un'ora circa.
E questo è il risultato finale! Un po' piccante (ho esagerato) ma buonissimo.





Se siete in zona Budapest invece andate ad assaggiarlo al Ristorante Korhely in Liszt Ferenc Ter, è più buono del mio, ma non troppo eh :).



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