Ho dormito in una libreria!
Vi suona strano?
No, non ci sono rimasta dentro
dopo l’ora di chiusura, e nemmeno era una cosa turistica tipo dormire dentro
Alcatraz, semplicemente ho prenotato in questo carinissimo bed & breakfast
a Lyme Regis: Booklover’s B&B.
La Libreria sta al piano terra
ed è gestita dal gentilissimo Bob. Al piano di sopra, ci sono un paio di stanze,
sommerse dai libri! Tutto in impeccabile stile inglese, le tendine di pizzo
alle finestre, la stanza dipinta di rosa che si intona con il copriletto, le
tazzine con le rose poggiate sul vassoio di legno che aspettano di essere usate
per il tè delle cinque; quadretti e cuscini ricamati a punto croce. In bagno la
vasca con le zampette, che sicuramente ha un nome, ma non lo conosco. Ma la
cosa più strana, se strana si può definire, sono i libri tutt’attorno sugli
scaffali, lungo le scale nello stretto corridoio. Libri di qualsiasi argomento
e in qualsiasi lingua…e tutti sono acquistabili!
La mattina Mariko, la
graziosissima Moglie di Bob, prepara ottime colazioni in stile British.

Visitare le spiagge in cui il mare porta ancora resti di storia è stato per me
emozionante.
Non trovate che il nome
JURASSIC COAST suoni bene?
Un nome importante con
carattere che fa da signore in una regione fatta di salsedine e di piccoli
paesini dove le giornate trascorrono lente, dettate dalla marea e dai pescatori
che escono e rientrano in porto.
Un nome che profuma di
antico come le pietre che abitano le sue spiagge, come i fossili che abitano
quelle pietre, come gli esseri che erano vivi prima di diventare fossili.

Per arrivare alla spiaggia di Westbay si deve sorpassare una duna di sabbia
grossa che la divide dalla strada. In questa sabbia ci si sprofonda, i piedi
cercano invano di fare passi veloci, ma rimangono lì. La pazienza e
l’aspettativa sono una buona soluzione.
All’improvviso l’aria frizzante
che arriva dal mare mi sorprende e mi mostra, quasi volesse guidarmi, lo
spettacolo che la natura riesce a creare.
Le alte scogliere a picco sul
mare sembrano tuffarsi nell’acqua. Le ho guardate dal basso verso l’alto e mi
sono sentita piccola piccola, quasi protetta in questo angolo di mondo.
Non c’era quasi nessuno.
Due ragazzi per mano, e un
cane scodinzolante; un bambino che scappava dalle onde con i piedini
nudi; una signora stesa sopra un asciugamano mentre leggeva un libro con le
pagine ingiallite dal tempo.
Era assorta, era dentro quel
libro, e guardarla era piacevole, intimo.
Nel cielo le nuvole erano
basse, ma non minacciose, anche se intrise di acqua che voleva mischiarsi al
mare. Il colore che mi circondava era tra l’ocra e il blu che sfumava in una
tavolozza che non conoscevo. 
Sembrava un quadro.
O almeno questo è
quello che è rimasto nella mia mente. 
Arte da ricordare, da
condividere, da portare a casa e da tirar fuori nel momento del bisogno.
Come questo momento.
Sulle scogliere si può salire.
Il sentiero è ripido, sembra voglia farti arrivare nel minor tempo possibile
sulla cima.
Ma ripido non sempre significa
veloce, se per me vuol dire arrivare arrancando come un
cagnolino con la lingua fuori ( non è una bella immagine lo so), ma come
sempre, la fatica ripaga e alla grande.
Da lì sopra lo spettacolo è
assicurato.
Non devi sporgerti troppo,
anche se vorresti farlo per vedere, per toccare con mano il brivido, ma il
vento che arriva dal mare ti aiuta, ti spinge indietro, ti rimette in
equilibrio, in estrema attenzione per poter gioire del paesaggio. 
Vorresti abbracciare tutto!
Tutto quello che le braccia
riescono a contenere.
Il mare, la scogliera, il sale
che aleggia nell’aria, i fiori viola, il sentiero che porta lontano ma che non
potrai percorrere tutto.
Vorresti…
 
  
 
Poi, poco lontano c’è un’altra
spiaggia, un poco più affollata.
La spiaggia di Charmouth.
Non state lì ad immaginare
asciugamani, sdraio, gente che si pesta per arrivare in acqua. No, toglietevi
dalla testa questo brutto pensiero subito!
E’ affollata di gente che ama
la preistoria, che per curiosità, per passione, per lavoro, armata di un
semplice martello per pietre cammina avanti
indietro, adocchia un sasso, lo prende in mano, lo guarda come
fosse un tesoro prezioso e in quel momento decide di porre fine alla sua
interezza e di spezzarlo a metà, o di rigettarlo nella storia.
Questi sono professionisti.
Più che di un martello devono
essere armati di una pazienza di quelle che si invidiano da qua a là…
Ho fatto anch’io la mia
esperienza. 
Per i primi cinque minuti è
stato divertente ed ero convinta di trovare la zampa di un Deinonico
fossilizzata in una roccia millenaria, e più io martellavo più la roccia non si
scalfiva. 
Ad un certo punto, sconfitta
dalla preistoria che a quanto pare voleva rimanere tale mi sono seduta ad
osservare chi lo faceva per lavoro, con maestria, ed ho pensato che lavorare in
quell’ufficio non era poi così male.

 

C’era il mare con il suo andare
e venire, c’erano gli scogli che facevano un concerto, c’erano i
colori dell’estate accesa tra schiamazzi e gelati, c’era un maglione a tenerti
sempre caldo e c’era il sorriso sulle labbra, di quelli in cui pensi ” ma
io sto bene qui, non mi serve altro. Un viaggio, una meta, il mare…”













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