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DINTORNI DI LISBONA: CABO ESPICHEL E I DINOSAURI

by 8:04 PM



Mi capita spesso di pensare al Portogallo,
è una meta che mi ha lasciato un senso di libertà mescolata ad una nuova emozione per la quale non ho ancora trovato il nome giusto, che ho provato durante il viaggio.

Qualche anno fa, ho fatto un on the road settembrino, partendo da Lisbona e arrivando in Alentejo. In una settimana, con molta calma che non fa mai male, questo Paese è riuscito a suscitare in me una saudade che ancora mi scorre nelle vene, tanto da ritrovarmi spesso imbambolata a pensare a quando potrò ritornare ad assaporare un altro pezzetto di quella terra.

Ricordo l'impatto con la costa dopo aver lasciato Lisbona: boom! Un colpo al cuore, di quelli che ti mettono nostalgia prima ancora di andare via. Praia Grande merita una visita, e se volete collezionare momenti e non cose per qualche giorno, fermatevi al Dream sea surf camp un campeggio con vista (e che vista!) e con una marcia in più.

Ma torniamo a noi...

Ad un'ora da Lisbona, si trova Cabo Espichel, un promontorio sulla penisola di Setubal che si tuffa prepotentemente nell'Oceano Atlantico e dove tutto è colpito da venti incessanti che soffiano dal mare e piegano la vegetazione, inondandola di salsedine e racconti.
Un posto solitario, a tratti desertico, dove l'affluenza di visitatori è molto bassa e dove mi sono sentita a mio agio con tutto quello che mi stava attorno: i colori bruciati dalla passata estate, il caldo secco delle ore centrali del giorno e le scogliere a picco sul mare blu.
Per chi ama i posti un po' più frequentati con locali rumorosi e negozietti di souvenir non è l'ideale, ma per chi vuole passare qualche ora lontano da tutto in un'area quasi incontaminata, beh, segnate le coordinate nel vostro diario di bordo.



Il Santuario de Nossa Senhora do Cabo è un complesso architettonico che unisce la monumentalità dell'edificio alla spiritualità religiosa. Risale al 1701, fu costruito per dare asilo ai pellegrini che durante il loro vagare giungevano fino alla costa. Poco lontano dal santuario si trova un piccolo eremo, "L'Ermida da Memoria" dove le pareti interne sono tutte rivestite di azulejos del periodo settecentesco che narrano la leggenda di Senhora do Cabo. Pare che intorno al millequattrocento la Vergine sia apparsa in questo luogo ad una coppia di anziani signori.



Sulle scogliere che attorniano Cabo Espichel si trovano tracce di storia, nonché impronte di dinosauri. Gli studi hanno stabilito che quelle sulla scogliera Pedra da Mua sono state create da un branco di sauropodi, dentro al quale c'era anche un animale ferito, lo si vede dal passo irregolare rimasto impresso.
Le tracce sono perfettamente conservate sulla parete verticale della scogliera, quindi non facilissime da distinguere ad occhio nudo: armatevi di un binocolo o guardate con un obiettivo fotografico importante.





Le impronte a Lagosteiros, poco distante dal Cabo, sono più facili da distinguere, risalgono al periodo cretaceo.
Le tracce su due punti diversi delle scogliere risalgono a due periodi diversi nella preistoria, separati tra di loro da cinquanta milioni di anni, quindi doppio wow.

Il percorso segnalato è da fare a piedi e dura circa un'ora. Lungo la via troverete pannelli che vi spiegheranno la storia, i ritrovamenti e altre informazioni utili sulle impronte e sul territorio. 
Ora, non aspettatevi il calco perfetto della zampa di un T-Rex, alcune impronte sono approssimative, ma se siete appassionati del genere o se vostro figlio è nell'età dei dinosauri, beh non dovete perdervelo.  

Non c'è ombra e nelle ore più calde il sole picchia parecchio, quindi che ve lo dico a fare, mettette il cappello e portatevi dell'acqua!

Per il mio piccolo viaggiatore (ma anche per me) è stata una delle tappe più belle di tutto il viaggio, merito sicuramente dei dinosauri, ma anche del posto tranquillo, senza gente, dove poteva correre ed esplorare senza che io lo perdessi d'occhio.


















PORTOGALLO, DA LISBONA ALL'OCEANO INSEGUENDO IL VENTO E... I SURFISTI

by 12:26 PM




Vi porto fuori Lisbona, verso il mare, verso il vento che sferza dall'oceano.

Settembre andiamo...
Un mese perfetto per assaggiare una parte di Portogallo, un piccolo pezzetto di quella terra che ho da subito amato, custodito, e che ancora coltivo nei miei pensieri.
Mi innamoro di ogni posto lo so, ma il mare ed il buon cibo qui hanno messo il loro.

Una 500 piccola, tonda e nera, con un tettuccio aperto sul mondo, con il vento che spettina i capelli riscaldati dal sole.
La bussola puntata verso ovest, verso la salsedine che viaggia leggera nell'aria, verso la sabbia granosa, da calpestare a piedi nudi, fino a sentire lì in riva al mare l'acqua fredda, troppo fredda, che un' onda improvvisa ha fatto avanzare.




Io e la 500! Foto del piccolo viaggiatore (ahi ahi ha tagliato la ruota:))


Destinazione Praia Grande.
Non è un vero e proprio paese, è una spiaggia che si trova vicino a Sintra, della quale non parlerò perché non mi è piaciuta! Non voletemene ma non l'ho trovata, in quel momento, un luogo di quelli che rapiscono. Forse troppa gente, forse troppo turistica: sta di fatto che la famosa cittadina non mi ha entusiasmato.
A Praia Grande ho soggiornato nell'unico Hotel disponibile; infatti non ce ne sono molti nella zona, quindi la scelta è caduta per forza di cose verso l'Hotel Arribas. Ora penserete che sia un Hotel super figo, in realtà è una struttura che tende al vintage che forse negli anni sessanta era il top dei top; nonostante la sua decadenza ha alcuni lati più che positivi: tutte, e dico tutte, le stanze hanno vista sull'oceano, e la cosa non è per niente male!! ha una piscina che vanta di essere tra le più grandi d'europa; probabilmente l'acqua dell'oceano è più calda di quella della piscina, ma diciamo che è abbastanza impressionante. 
A Praia Grande le cose da fare sono due: surfare e ammirare lo spettacolo della spiaggia e delle scogliere. Pensate sia poco? Pensate male allora!
Il fragore dell'oceano è un suono meraviglioso, da ascoltare seduti sulla spiaggia scaldata dal sole, mentre pazzi (che adoro) si cimentano in acrobazie tra le onde.



La vista dalla camera dell'Hotel




Praia Grande

Praia Granda è anche un buon punto di partenza per visitare i dintorni:
Primo fra tutti Cabo da Roca. Non ne conoscevo l'esistenza, ahimè anche i viaggiatori hanno delle lacune, ma ci sono degli altri viaggiatori che le colmano! Ringrazio Federico di Masterpiece Travel che mi ha dato questo suggerimento!
Da rimanere con la bocca aperta, spalancata, inebetita per lo spettacolo.
Cabo de Roca è il punto più a ovest di tutta l'Europa, e già detto così per me ha un fascino incredibile, se stai lì a pensarci metti a fuoco che oltre l'oceano c'è il nuovo mondo!
Andateci al tramonto, più che un consiglio, vi obbligo a farlo...ecco perché!



Tramonto a Cabo da Roca

Dopo che vi siete seduti ad ammirare il sole che tramonta e dipinge un quadro allo stesso tempo, non c'è molto da fare oltre a passeggiare nei dintorni; l'ora è comunque la più consona per andare a cenare, e anche qui vi obbligo serenamente a scegliere il restaurante Pao de Trigo, scelto un po' a caso lungo la strada, ma come spesso accade le cose scelte a caso sono le migliori. Un locale semplice, che accoglie con calore, anche quello del caminetto acceso (non fa molto caldo in Portogallo le sere di settembre); il proprietario, un gentile signore che conosce anche qualche parola di Italiano, consiglia e racconta storie...
Prendete il Polvo à Lagareiro, non ve ne pentirete!

Altra meta da raggiungere partendo da Praia Grande è Cascais.
In circa quaranta minuti di strada, non sempre ben indicata, che ti sembra di esserti persa nel nulla, si sbuca lungo la costa, per ammirare sulla destra un lungomare dai colori unici.
Sono monotematica lo so, ma vi direi di andarci verso sera, nel tardo pomeriggio, per vedere i colori infiammarsi aspettando il crepuscolo.
Prima di arrivare in centro della cittadina fermatevi alla Boca del Diablo (o dell'inferno), un punto panoramico sull'oceano dove rocce vengono battute dalle onde creando immagini uniche.



Tramonto alla Boca del Diablo-Cascais


Arrivo nei paesini prevalentemente quando i musei e le attrazioni sono chiuse!! Pazienza, passeggiare per questo villaggio di pescatori con calma è un toccasana per mente e spirito. Potete a questo punto perdervi tra i vicoli di ciottoli a caccia di murales che raccontano storie, mentre la salsedine portata dalla brezza marina si insinua tra i vostri capelli e vi travolge con il profumo di mare...
Anche qui per cena ho scelto un piccolo ristorantino con specialità portoghesi di pesce: O Viriato (Av. Vasco da Gama 34).
Mi ha stupito, in questo, come in altri posti la cordialità delle persone, la disponibilità nel servirti, l'accortezza per i piccoli clienti.



Uno dei molti murales sparsi per il paesino di Cascais


Non vi resta che prendere un volo, al resto ci pensa il Portogallo!
























LISBONA

by 2:46 PM




Un lettore del blog mi ha mandato questo racconto e queste foto. Io a Lisbona non  ci sono mai stata, ma ora sono molto curiosa....le sue parole mi hanno fatto viaggiare fin lì!Grazie.
Buona lettura!

Le persone che conosco che hanno vissuto a Lisbona ma soprattutto quelle che hanno vissuto Lisbona, hanno lasciato là un pezzo del loro cuore. A qualcuna di queste persone, di ritorno da là, una volta ho chiesto “come sta Lisbona?” Sta come al solito, sdraiata sul Tejo, con gli occhi rivolti verso il mare”.
Lisbona è una città che regala sensazioni. Tranquillità, semplicità, malinconia. E tutti questi sentimenti sono mantenuti riservati, intimi, dalla stessa città e dai suoi abitanti. I Lisboeti sono gentili e amano la bellezza ancora poco conosciuta della loro città; non ne sono gelosi, ma chiedono di rispettarla.
In Alfama, il quartiere che sta sotto il castello di Sao George, qualcuno ha scritto una frase su di un vecchio muro. Per scrivere quelle poche parole, questo qualcuno ha usato l’azzurro che, tra gli Azulejos, l’ oceano di Caparica e il cielo sempre limpido che si intravede tra i palazzi di Baixa Chado è un po’ il colore di Lisbona. La scritta in azzurro è un semplice avviso per i turisti; sicuramente quel qualcuno l’ha scritto per amore della sua Lisbona...recita più o meno così: “Turisti, rispettate il silenzio portoghese, oppure andate in Spagna”.

Chi va a Lisbona in cerca di musei, chiese, palazzi, quadri ne rimarrà deluso. Quello che ti fa amare Lisbona non ha nulla a che vedere con la storia; quello che ti fa amare Lisbona sono le viste che ti regalano i miradouro, i terrazzi da cui la città si fa ammirare; quello che ti fa amare Lisbona è camminare a Belem lungo il fiume Tejo, nella luce strana che di giorno illumina il quartiere a ovest del Ponte 25 de Abril; quello che ti fa amare Lisbona è passare il sabato mattina alla Feira da Ladra oppure la domenica pomeriggio a Oriente, la zona dell’EXPO, tra le fontane e l’Oceanario, uno dei più begli acquari d’Europa. Quello che ti fa amare Lisbona è entrare alla stazione di Parque, una stazione apparentemente inutile, e trovare la filosofia trascritta in corsivo sui muri blu. Quello che ti fa amare Lisbona è una passeggiata in Alfama ascoltando il Fado che, uscendo dalle finestre dei locali, se ne va in giro per le viette.



 Veduta del Castello di Sao George 



              Muro della stazione di Parque dal Miradouro de Santa Luzia. 


Una volta, camminando per l’Alfama mi sono perso tra le moltissime viette che ne compongono il quartiere. In queste viette tutti si conoscono e a Giugno tutti vi scendono per cucinare le sardine su delle griglie fumose per la festa di Sant’Antonio. Quella volta in cui mi sono perso sono finito in una piazzetta, una di quelle tipiche dell’Alfama. Di diverso questa piazzetta aveva una porta con sopra un’insegna. Questa insegna sembrava vecchia ma funzionava ancora bene e indicava un piccolo bar. Tejo. Entro. E poi trovo in una stanza tutto quello che Lisbona può offrire: musica, bicchieri di vino e di porto a pochi spiccioli, buon cibo, malinconia, amicizia, semplicità ma soprattutto tranquillità.
Lisbona è una città vecchia e malinconica perché lei stessa ricorda con malinconia i suoi fasti antichi; ma allo stesso tempo è una città che si è aperta alla modernità. Quel tanto che basta, senza snaturarsi, orgogliosa com'è dei suoi ricordi.
Al contrario di quello che succede in moltissime altre città, dove sono i turisti i veri padroni, a Lisbona succede qualcosa di raro: gli stranieri sono ospiti e si devono adeguare ai ritmi lenti della città. Ma poi, se si lasciano andare, torneranno a casa felici.

Anonimo Lettore.




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