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DAMIEN HIRST A VENEZIA

by 9:41 AM


C'è sempre un buon motivo per andare a Venezia, lo dico spesso.
Ma è anche vero che io sono sempre un po' di parte.
Ci abito vicino e poi suscita in me un fascino irresistibile.

Il motivo della mia ultima visita a Venezia, è legato all'arte.
Ho fatto visita ad un artista che mi ha sempre incuriosito, un po' contraddittorio e provocante.
Di chi sto parlando?
Ma di Damien Hirst.

Chi è Damien Hirst?
Un artista senz'ombra di dubbio che attrae con la sua forza nel rappresentare.
Lo stesso che ha realizzato opere come corpi di animali imbalsamati o messi in formaldeide, per esempio il famoso squalo tigre.
Penserete "bleah che schifo", e in effetti ai più sensibili potrebbe creare disturbo, ma ricordiamoci che è un artista e ha il suo modo di esprimersi.
Pensate mai a come è nata un'opera? Per me sta alla base del significato dell'opera stessa. Spesso ci si sofferma velocemente davanti ad una statua, ad un quadro, ad una fotografia, pensando che non significhi nulla, che è brutta, o peggio ancora "una cosa così mio nipote di cinque anni la fa meglio".
Noi non possiamo entrare nella testa di un artista, e aggiungo per fortuna, ma possiamo imparare a conoscerlo leggendo la sua storia e capendo come si lega alle sue espressioni artistiche.
Quindi a volte, non sempre eh, si può trovare il significato anche per uno squalo inscatolato.

Damien Hirst a Venezia ha fatto una personale in due musei: a Punta della Dogana e a Palazzo Grassi con un unico filo conduttore, una leggenda che ha voluto raccontare fino a renderla reale.
Treasures from the Wreck of the Unbelievable.
Questo il nome del suo progetto per il quale ha lavorato diversi anni.
Lui si è creato una leggenda e ha creato i personaggi, rendendo il tutto reale al visitatore.
La mostra racconta il naufragio di un'antica nave, l'Apistos, e lui cosa fa? Ne inventa ed espone il carico ritrovato sul fondo del mare, un po' rovinato, un po' genialmente riprodotto con pezzi di conchiglie a rendere le opere e la leggenda che ci gira attorno ancora più reale. Questo carico di opere era una collezione che apparteneva al liberto Aulus Calidius Amotan, ed era destinata ad un tempio in oriente dedicato al Dio Sole. 
Hirst l'ha ripescata e ne ha fatto una mostra.
Vi ho fatto un po' di confusione vero? La realtà in questa mostra si mescola alla fervida e geniale fantasia di Hirst...
Alla fine vi ritroverete a pensare che è tutto vero, ma sarà quello che voleva trasmettere veramente il grande artista?

Non vi svelo altro, ma vi invito ad andarla a vedere.
Se ci andate di sabato, potete visitarla assieme ad una bravissima guida, Giulia, che vi racconterà con splendida enfasi la storia dell'Apistos e resterete letteralmente incantati dalla cura per i dettagli, dai personaggi rappresentati, e dalla maestosità di alcune opere.

Informazioni Utili
La mostra di Damien Hirst sarà esposta a Punta della Dogana e a Palazzo Grassi fino al 3 dicembre.
Ogni sabato pomeriggio fino al 3 dicembre alle 15.00 parte una visita guidata in italiano a Punta della Dogana e alle 17.00 a Palazzo Grassi. Le guide sono gratuite e vi si accede pagando il biglietto del museo. Non serve prenotare. Le visite guidate durano in media un'ora e il tempo di percorrenza da Punta della Dogana a Palazzo Grassi a piedi è di circa 15 minuti.

Per tutte le altre informazioni consultate il sito palazzograssi.it





UN GIORNO A VENEZIA, TI PORTO DOVE NON SEI MAI STATO

by 12:56 PM




Venezia è sempre un buon motivo per alzarsi dal divano ed uscire di casa.
Lo è anche per prenotare un volo o un treno o per decidere di tirare fuori la macchina dal garage e passare una giornata in una delle città più belle al mondo.
Sono di parte lo so, ma resta comunque una meta che amo profondamente. Vuoi per la vicinanza da casa mia, vuoi per la laguna che mi chiama spesso, per me Venezia resta sempre un posto dove tornare.

Mi fa sentire bene, soprattutto quando mi defilo dal traffico dei turisti che percorrono le strade più battute.
Venezia è bella perché ci si può perdere girando in una calle a caso e magicamente questa scelta porta a conoscere luoghi inaspettati.

Oggi vi porto a fare una passeggiata lontana dal flusso di gente, per trovare un po' di silenzio e nuovi scorci, abbracciare una libreria che amerete per tutta la vita e gustarvi dei cicchetti in un posto insolito...siete pronti?

Che vi muoviate in macchina, in treno o in aereo il punto di partenza resta sempre la stazione ferroviaria. 
"Venezia Santa Lucia, Stazione di Venezia Santa Lucia!" Chissà come lo urlava il capotreno una volta. Penso spesso a come doveva essere la meravigliosa città lagunare cinquant'anni fa.

Vi lascio una mappina così non vi perdete!



Lasciatevi alle spalle la stazione e andate in direzione nord nel Sestiere di Cannaregio fino al Ponte delle Guglie. Qui girate a sinistra e proseguite verso il quartiere del ghetto, dove, ai tempi della repubblica veneta, erano obbligati a vivere tutti gli ebrei veneziani.
Una piccola comunità ebrea vive ancora all'interno di questa quartiere. Amo scoprire piccoli negozi di artigianato, il panificio con i prodotti ebraici, e, passando in silenzio, ascoltare le preghiere che fluttuano nell'aria; se si è fortunati si può assistere a qualche tradizionale rito nella piazza principale. 
Si può visitare il Museo Ebraico con pochi euro e capire la storia della nascita del ghetto e di come è iniziata la persecuzione degli Ebrei...





Da qui proseguite verso l'ospedale della città, passando dalle Fondamenta Nove fino ad arrivare alle Fondamenta dei Mendicanti. Vi consiglio di entrare proprio nell'ospedale SS. Giovanni e Paolo, ma non per farvi visitare. Qui aperta al pubblico c'è la Farmacia storica ed il Museo di Anatomia.
Dalla seconda metà del settecento nell'ospedale civile di Venezia vengono conservati i reperti anatomopatologici, arricchendo così un magazzino che poi è diventato un museo tutt'ora visitabile e consultabile. Il Museo è dedicato ad Andrea Vesalio, un anatonomo Fiammingo che ha lavorato per anni nella città di Venezia, dove ha scritto molti libri che raccontavano le sue idee innovative...che ancora oggi vengono letti. C'è poi la Farmacia Storica, che si trova vicino al Museo, interamente in stile ottocentesco.

Ora proseguite in direzione calle Santa Maria, e vicino al Rio della Tetta troverete una delle librerie più belle al mondo:la Libreria Acqua Alta. Ne ho già parlato e ne parlerò ancora in questo sito, perchè è un luogo che tutti devono vedere almeno una volta nella vita...beh anche due! Il profumo della carta mescolato a quello dell'acqua salmastra vi avvolgerà in un turbine di libri dalla testa ai piedi, dentro ad una gondola o impilati uno sopra l'altro fino al soffitto. Una porta si apre sul canale, un'altra su un giardinetto dove si possono scalare, indovinate un po'...dei libri!
E non sarà difficile scorgere un bel gatto sornione nascosto tra gli scaffali...

Ormai credo via sia venuta un po' di fame. Ritornate verso Cannaregio, passando per Rio Terà e fermatevi per un bianco e qualche cicchetto al Timon. Se siete fortunati e non c'è molta gente, potrete gustarvi vino e specialità locali comodamente seduti su una barca ormeggiata di fronte al locale...mica male eh!



Il tour è finito.
Sono circa cinque chilometri, fattibilissimo per tutti anche per chi ha bambini e si può fare in mezza giornata. Ovvio che se ci si ferma ad ogni angolo a fotografare (e ve lo consiglio) la mezza giornata diventerà intera.
Poi fatemi sapere se vi è piaciuto!


Informazioni Utili
Se a Venezia ci andate in treno, dovete solo tenere d'occhio gli orari per non rischiare di restare bloccati in laguna (che poi tanto male non è).
Se andate in macchina, conviene parcheggiare a Mestre e poi prendere il bus o il tram fino a Venezia; oppure arrivare a piazzale Roma e parcheggiare in uno dei grandi parcheggi a silos. Non sono economici ma sono in centro città. Io di solito uso il Garage San Marco se arrivo dopo le cinque, così posso usufruire della tariffa ridotta.
Se venite in aereo, gli aeroporti di arrivo sono due. Dal Marco Polo partono bus frequenti che portano a Mestre o a Venezia, mentre dall'aeroporto di Treviso c'è un bus della compagnia Terravision che vi porterà in quaranta minuti a Venezia con tariffe davvero interessanti.
Ora non avete più scuse per non venire a Venezia.


Articolo scritto in collaborazione con Terravision


















PICTURE POST: LIBRERIA ACQUA ALTA A VENEZIA

by 12:32 PM

La prima volta mi ci ha portato la Vale, una mia amica.
Erano anni che volevo vederla, ne sentivo sempre parlare con entusiasmi senza pari.

Poi l'entusiasmo ha toccato anche me e la particolarità di questa libreria l'ha resa una delle più belle che io abbia visto in giro per il mondo.
Incastrata tra calli all'improvviso la si scorge.

C'è l'odore di umido misto a salsedine che si insinua tra i libri quasi a proteggerli.
C'è la storia di una città unica.
Ci sono passi che inciampano, mani che sfiorano, scorci che fanno innamorare.
Il tempo lì dentro perde valore e non resta che immergersi tra quelle pagine.

Ecco la Libreria Acqua Alta a Venezia.























TRAVEL & FOOD: LE SARDE IN SAOR

by 8:13 AM



"Cibo di marinai e scorta da terraferma"


La notte dormo poco e quando mi sveglio o leggo, o penso.
In una di quelle volte che il mio pensiero ha vagato per lande desolate, ho avuto un'illuminazione.

Perchè nel blog non inserisco una pagina dedicata ai cibi scoperti in viaggio? E perché non chiedo anche ai viaggiatori di cucinarli assieme a me?
E così, folle come tutte le mie follie è cominciato questo progetto...stiamo ad osservarlo...


Ovviamente tutti i piatti di cui parlo e che provo a riprodurre parlano di luoghi che ho visitato, che hanno lasciato un'impronta anche attraverso il cibo.
Perchè è così, si viaggia anche per assaggiare quanto di più tipico hanno da offrire i luoghi. Che questo sia dietro l'angolo o dall'altra parte del mondo.

Ed inizio con un piatto che è di casa da sempre, un piatto Veneziano.
A cucinarlo con me una special guest, nonché una cuoca perfetta anche se lei lo nega sempre.
Mia madre.
Mia madre che con me condivide l'amore per i viaggi e che ama spadellare come una volta, come sua madre le aveva insegnato.

In casa sua in questo periodo c'è il calore della stufa e il profumo che la legna emana scricchiolando tra le faville.
E ovviamente la usa ancora per cucinare....

Le Sarde in saor

In Veneziano si chiamano sardee, ed è un pesce azzurro che il mare Adriatico ha sempre offerto ai pescatori. Nella cucina veneziana che poi si è sparsa in tutto il veneto le sarde in saor sono un antipasto di pesce e cipolle in agrodolce.
Eh lo so, detto così è un po' riduttivo.
Ma so per certo che chi le assaggia la prima volta non può che rimanerne estasiato.
Se poi il pesce e la cipolla non sono i vostri ingredienti preferiti, sono un altro paio di maniche.

Una volta non c'erano i frigoriferi e conservare gli alimenti era complicato, quindi ci si ingegnava come si poteva a mantenerli in condizioni ottimali il più a lungo possibile. Lo stesso valeva per i pescatori che stavano in mare parecchi giorni. Così è nata questa povera, ma ricca di sapore, ricetta; un piatto che si manteneva a lungo, e ancora oggi è più gustoso un giorno o due dopo la sua preparazione.
Saor significa sapore...immaginatene il gusto!



Ingredienti

Sarde fresche: la quantità è soggettiva, da mezzo chilo ad un chilo, sta a voi decidere, tanto comunque non ne rimarrà nessuna. 
Cipolla: tanta, anzi un po' di più di quello che state pensando.
Pinoli e uvetta sultanina: a chi piace, altrimenti vengono buone lo stesso.
Farina
Aceto di vino
Olio di girasole 

Procedimento (per fortuna c'era mia mamma eh!)

Se non l'ha fatto il pescivendolo, le sarde le dovete pulire voi. Può fare schifo, ma se le volete mangiarle senza la testa e le interiora è l'unica soluzione.
Disponetele poi sopra un tagliere o un piatto e infarinatele.
Scaldate in una padella due dita di olio (anche un po' di più, insomma ste sarde devono galleggiare e friggere) e tuffatele dentro quando è super caldo.
Quando un lato è dorato, giratele e poi mettetele sopra alla carta assorbente.
Dopo aver tagliato una quantità super abbondante di cipolla piangendo il dovuto necessario che neanche a leggere di Mr. Darcy ed Elizabeth scenderebbero lacrime così, mettetele ad appassire in una padella con dell'olio a piacere, aggiungendo in seguito l'aceto (circa il peso delle cipolle), i pinoli e l'uvetta sultanina. 
Prendete infine una terrina e disponete a strati le sarde e le cipolle, abbondando con quest'ultime ovviamente che serviranno a sigillare il tutto.
Mettete un peso sopra, lo so che fa un po' ridere, ma serve per compattare il tutto. Un piatto con un vaso da miele da un kg per esempio...
Aprite il frigo posizionatele in un ripiano a caso e non tiratele fuori per almeno 24 ore, se sono 48 ancora meglio.

Buon appetitoooooo!!



A Venezia le potete gustare come cichetti in molti bacari o come antipasto nelle osterie e nei ristoranti (ma nei ristoranti turistici vi sconsiglio vivamente di andare!).

La foto con mia mamma la prossima volta, promesso.






VENEZIA IN UN FREDDO POMERIGGIO - PICTURE POST-

by 5:40 PM
Venezia lontana dal caos, dalle voci che intasano l'atmosfera.
Quelle voci e quegli schiamazzi che a volte infastidiscono, rendono ruvido un quadro fatto di lisce pennellate...
Venezia in un freddo pomeriggio è così...
Silenziosa, con l'armonia del giorno che ti accompagna passo dopo passo.
Con poche persone, che leggere passano quasi inosservate.
Con le luci che si accendono per illuminare quanto di più romantico e nascosto c'è dietro ad ogni angolo.




























Un pomeriggio per Venezia a passo molto lento è uno dei tour organizzati da slowvenice.

STORIE ARTIGIANE

by 7:37 AM





Abbiamo l'abitudine, io per prima, di visitare Venezia, tralasciando piccole realtà che la rendono unica.
Ammiriamo il Canal Grande, sospiriamo sotto il ponte dei sospiri, veniamo invasi dalla folla in Piazza San Marco...
Ma Venezia è fatta anche di piccole calli, nascoste, dove artigiani, che con amore e passione svolgono il proprio lavoro in piccole botteghe di una meraviglia unica.

E con un carinissimo progetto che si chiama Storie Artigiane sono andata ad incontrare artigiani che mi hanno fatto conoscere un volto nuovo della città sull'acqua e mi hanno fatto toccare con mano (e assaggiare, suvvia!) il loro lavoro...


El Papussa. 
La papussa è una particolare ciabatta friulana che tiene caldo nei mesi più freddi. Da questa produzione nasce la piccola bottega di Denis, che con la passione tramandata da padre a figlio continua a vivere.

Ripara scarpe, ma l'estro artistico e la voglia di rinnovarsi ha fatto sì che nuove idee prendessero vita, e adesso produce borse, cinture e sandali (che ritornerò a comprare perché troppo belli!). Pezzi unici, assemblati con materiale pregiato e di recupero...io se fossi in voi un giretto lo farei!




Torrefazione Cannaregio. 
Come me anche voi sarete passati davanti a questa torrefazione circa 80 volte, senza mai notarla. Un gioiellino dove degustare e gustare un ottimo caffè; dove la tostatrice, in bella vista, tosta i chicchi che arrivano da paesi lontani, diffondendo quell'aroma che inebria i sensi. Ottanta e più anni sulle spalle, questo luogo porta indietro nel tempo, e non si può far altro che ascoltare le storie, i viaggi dei chicchi, con una tazzina fumante in mano, con un caffè dolce e uno acido per scoprirne le differenze e per scegliere il proprio...

(ah, io non bevo caffè ...)




L'Isola di Pinocchio. 
Roberto fa un lavoro meraviglioso, Roberto lavora nell'Isola di Pinocchio. Non è una vera isola, ma soprattutto non c'è solo Pinocchio! Lui costruisce marionette, quelle fantastiche, in legno, con i fili che le muovono, le fanno vivere...
Mi ha raccontato la sua storia, e incantata, l'ho ascoltato mentre con le sue mani muoveva fili e mi faceva vedere i vari passaggi.
Da un'idea, da un disegno, da una passione nasce qualcosa di unico, nasce una storia da raccontare.
Non solo per bambini, il mondo delle favole rapisce anche gli adulti, tra un Peter Pan che vola e una Campanellino che lo segue...

Mi ha raccontato poi delle richieste dei suoi clienti a volte un po' strambe, ma che lui ha realizzato nel migliore dei modi e con ottimi risultati!




Hotel al Mascaron Ridente. 
Dopo un anno di lavori e ristrutturazioni di un vecchio zuccherificio, nasce l'Hotel, una chicca nel cuore del Cannaregio. Realizzato in 500 metri quadri, una "finestra" sul canale da una parte e su una piazzetta dall'altra, con il simbolo del Mascaron Ridente (guardate in alto) che sghignazza prendendoci in giro...
Il titolare? Un uomo eclettico che mi ha lasciato con questa frase: "Suonano a morte le campane della passione quando il bacio viene meno..."

Quindi baciatevi sempre...e non solo a Venezia!



Progetto in collaborazione con il Digital Meet che si è tenuto dal 22 al 25 ottobre nel Nord-Est.
El Papussa lo potete trovare in Ghetto vecchio in Cannaregio 1155
La Torrefazione Cannaregio si trova a  Cannaregio 1337
L'Isola di Pinocchio è a Cannaregio 2417 (in un luogo nascosto ma bellissimo!).
Al Mascaron Ridente lo trovate a Cannaregio 2606

VIVOVENETIA, ESPERIENZE DA VIVERE

by 10:00 PM




Vi siete mai chiesti come sarebbe Venezia lontana dai percorsi turistici, dove la marea di gente si incanala in strette calli seguendo la massa?
Io me lo sono chiesta molte volte, ed ho scoperto che Venezia non è solo Rialto e Piazza San Marco, senza togliere la bellezza unica di questi luoghi.

Ci si può perdere, prendere una strada e trovarsi in una piazza deserta, dove il turista non ha ancora piantato la bandierina,
ci si può fermare a guardare la laguna dove dei palazzi colorati si specchiano,
ci si può fermare a bere un caffè mentre la gente fuori lavora e cammina nella loro città...

Ma non sono solo i luoghi a rendere una città diversa, da vedere con occhi nuovi.
Ci sono anche le esperienze,
quelle che rendono un luogo desideroso di essere visto
e vissuto.
Vivovenetia crea esperienze uniche.
Ho trascorso un pomeriggio all'inaugurazione di questo nuovo portale che potrà farvi vivere emozioni nuove in una città ancora tutta da scoprire.

Nel campo della Madonna dell'Orto ho conosciuto Caroline e Sebastian che hanno dato vita ad un'associazione che si chiama Painting in Venice, un'accademia di pittura in plein air.
"L'arte è lo sguardo ordinato."
L'obiettivo è quello di insegnare il mestiere fin dai primi fondamenti e di aiutare a carpire l'emozione del "fatto a mano".
E a parere mio Venezia è unica e perfetta per essere dipinta!


In Campo dei Mori ho conosciuto la realtà della Bottega del Tintoretto. Antico atelier dove il grande artista operava è ora un laboratorio di incisione tradizionale, litografia, acquarello e altre forme artistiche.
Laboratorio con tutte le carte in regola per affascinare e riportare alla luce esperienze che si sono perse per strada nel corso degli anni con l'arrivo dell'era moderna. 
Ammirevole invece la passione che continua ad esserci tra le mani di questi artigiani che, sporche d'inchiostro, riportano a galla opere uniche.
Ammirevole il tempo che dedicano a chi vuole imparare questo mestiere...



Il Forcolaio matto è un giovane artigiano Veneziano che costruisce le forcole.
La forcola (la parte in legno dove poggia il remo nelle gondole) esiste solo a Venezia ed è un lavoro fatto a mano su misura del gondoliere.
Un lavoro di maestria a cui dedicare tempo e ingegno.
A Venezia ci sono quattrocentotrentatré licenze di gondole e una forcola dura circa quindici/vent'anni prima di usurarsi...se non è passione questa!
All'interno della bottega Piero, da bravo maestro, insegna l'arte del legno a chi vuole impararla.

Nella Serigrafia Fallani hai la possibilità di stamparti con la tecnica serigrafica borse e magliette. Si organizzano workshop individuali e per famiglie in modo che anche piccoli artisti possano imparare i trucchi del mestiere e mettere le mani in pasta...in questo caso nel colore!
Da una stampa può nascere un'opera d'arte...



Sono poi salita su un'imbarcazione ibrida della cooperativa per l'educazione all'ecosostenibilità Il Sestante di Venezia che mi ha portato da Fondamenta Nove verso la darsena Grande dell'Arsenale per ammirare un tramonto incredibile in compagnia di un buon prosecco veneto.
Il luogo in cui l'imbarcazione si ferma è surreale. 
Sorto nel dodicesimo secolo, l'arsenale è stata la maggiore fabbrica navale al mondo.
Ora è un posto che mi attira come una calamita, vicino sorge la biennale, e dalla barca si possono vedere alcune opere esterne.
L'aperitivo mi ha conquistata, cullandomi sulle calme acque della laguna...



VivoVenetia vi mette in contatto con queste esperienze meravigliose, per farvi vivere una Venezia fuori dai soliti canoni turistici!
Non solo per turisti, potete far parte di queste realtà, anche se abitate a Venezia!
Questo e molto altro su www.vivovenetia.com



VENEZIA, GOLDONI: UN ARLECCHINO E DUE PADRONI

by 2:59 PM





Venezia è Venezia.
Non c'è altro da aggiungere, anche se in realtà parlare di lei mi fa sempre andare in brodo di giuggiole.
E quando ci torno e ritorno, mi immergo in quell'atmosfera che solo nella città senza strade riesco a respirare...
C'è il profumo di salsedine che travolge,
lo sciabordio dell'acqua, le gondole in movimento che scivolano sui canali quasi fossero di velluto impalpabile,
le gondole ferme, ormeggiate con quei teli blu, in risalto nel nero della notte,
in contrasto con l'azzurro del giorno.

Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di partecipare ad un'esperienza unica proprio in questa Venezia che amo incondizionatamente.
Ho potuto emozionarmi ad uno spettacolo teatrale, al Teatro Goldoni.

Arlecchino, il servitore di due padroni, basato proprio su una commedia del grande scrittore Veneziano.

Le luci si spengono, si alza il sipario.

La figlia di Pantalone de' Bisognosi, un mercante Veneziano, si sta per sposare con Silvio, il figlio del Dottor Lombardi, perché il promesso e non amato sposo, un certo Federigo Rasponi è morto in una rissa per mano di Florindo Aretusi innamorato della sorella del povero deceduto.
Beautiful fa un baffo a questo intrigo di coppie e passioni....
La faccenda si complica con l'arrivo a Venezia della sorella di Federigo Rasponi, Beatrice che, travestita, finge di essere il fratello ancora vivo...per cercare in realtà il suo amato Florindo, fuggito a Venezia.
Potete quindi immaginare il caos che accade quando tutto sembra sistemato per i giovani sposi.
Arlecchino, furbo e maldestro servitore accetta il doppio incarico, all'insaputa di tutti, di servire i suoi due nuovi padroni (Federigo cioè Beatrice e Florindo) arrivati in città.

Come proseguirà l'avventura? Tra risate e frasi in pieno dialetto veneziano, la commedia assume un tono emozionale: duelli, baci, passione, gioia e pianti.
Come in un bel film sono rimasta incollata al palco.



Ma l'unica a divertirsi non sono stata io!
Per una serie di eventi, anche il mio piccolo viaggiatore era presente a teatro.
Un po' rassegnata al fatto che si sarebbe addormentato sulla poltrona e che avrei dovuto trascinarlo con un carretto per riportarlo alla macchina, mi sono dovuta ricredere!
Si è divertito tantissimo, le sue risate mi hanno fatto comprendere ancora una volta che i bambini possono divertirsi anche in un'esperienza che si pensa possa essere per adulti.
Ha capito la storia, certo con qualche domanda ogni tanto, ma ha capito il senso e vi assicuro che l'intreccio di personaggi non era facile.
Ha adorato arlecchino, quel buffo e divertente personaggio che tanto si avvicina ai bambini.
Dovrò riportarlo a teatro e ascoltarlo ancora ridere!


Informazioni:

Il Teatro stabile del Veneto si raggiunge in una trentina di minuti da Piazzale Roma e dalla Stazione, all'andata cercate di non perdervi o rischierete di arrivare in ritardo allo spettacolo! Al ritorno avete il permesso di farlo, e vi piacerà un sacco.
Visitate la pagina FB di Goldoni Experience, e poi ovviamente venite a Venezia!
La Rappresentazione Teatrale di Arlecchino, il servitore dei due padroni, è terminata, ma molte altri eventi vi aspettano! 




MY SLOW VENICE

by 8:26 AM




Ah Venezia!
A solo pronunciarne il nome mi scappa un sorriso.
Amo Venezia, di un sentimento puro, di quelli che fanno star bene.
Perché ogni volta che la vedo sono felice.
Ogni volta che ci torno sto bene.
Già da quando il treno attraversa la laguna sono felice.

E poi quando arrivo l'odore di salsedine e di mare mi scoppia in faccia, quasi a darmi il benvenuto.
Come si fa a non amarla, che abbia i turisti che ti calpestano, che non ci sia nessuno, lei è bella, ma bella veramente.

L'ultima volta ci sono stata grazie ad un workshop di fotografia organizzato dai ragazzi di Slowmotion.
My slow Venice, questo il titolo del corso, e la dice lunga.
Una Venezia assaporata lentamente con al collo una macchina fotografica pronta a scattare.
Sembra facile vero?
Sembra.

La lezione di teoria mi insegna a rapportarmi con la fotografia in modo diverso. A non scattare sempre e comunque, ma a soffermarmi, a studiare, a cogliere.
Atti che dimentichiamo spesso con una reflex in mano, perché, presi dall'impulsività, scattiamo a raffica foto che non hanno nulla da dire.
E come spiega Roberto, il fondatore di Slowmotion " La fotografia è uno strumento per comprendere il mondo e se stessi, per condividere e raccontare storie vere".

Niente di più vero e sincero.
Tutto da mettere in atto.
Dobbiamo raccontare una storia, e la storia deve avere un filo conduttore.
Chi poi andrà a leggerla dovrà capirne il senso.
Per questo non è facile, ma è estremamente affascinante provarci.

Scendo in campo e la prima regola è stata: perdersi!
Beh, facile perdersi a Venezia, ma la osservo con occhi nuovi e con una lentezza inusuale alla quale non sono abituata.

Mi perdo dopo il ponte delle Guglie. 
Letteralmente perdo il resto del gruppo.
E cammino, senza una meta e senza uno scopo ben preciso, se non quello di studiare, di cercare, di vedere cose nuove, volti accesi, barche lasciare la scia.

Il compito per l'indomani è pressoché lo stesso.

Ma a Venezia c'è la festa di San Marco, quindi vi lascio immaginare i fiumi di persone che popolano la città.
Ma tutto si può fare, anche perdersi di nuovo e intrufolarsi in calli e sottoporteghi pieni di desolazione, scontrarsi con persone del luogo che borbottano qualcosa contro i turisti.
Io con lo zainetto, e la macchina fotografica al collo.
Una perfetta turista, anche se non lo ero.
Presa in causa dall'apparenza.

Passi veloci, gente che parla il bel dialetto.
Musica da una finestra, rende l'atmosfera più soave.

Io continuo a camminare, anche se i piedi dentro a scarpe sbagliate cominciano a farmi male.
Non mi importa.
Passo accanto a porte scrostate, a muri che hanno avuto tempi migliori, a panchine vuote dove fermarsi a riposare.
In tutto questo scatto.
Scatto poco, scelgo valuto.
Questa cosa non l'avevo mai fatta.
Questa cosa mi piace.

Un laboratorio artigianale con la porta aperta si lascia guardare.
Due signori all'interno mi invitano ad entrare.
La vera Venezia, i veri Veneziani impegnati in un lavoro manuale: il restauro.
L’odore di vernice impregna le narici, quasi brucia.
Ma gli occhi svelti cercano la mano di quell'artista che con un pennello e la sua maestria sistema una cornice con foglie d’oro.
Lentamente, anche lui.

Esco.
Alzo la testa al cielo per scorgere un aereo che sta atterrando, per vedere la signora che stende i panni, per intravedere un uomo che a petto nudo fuma una sigaretta appoggiato al davanzale.

Queste sono fotografie.
L'attimo in cui le vedo.
L'attimo in cui le scatto.

Ecco Venezia, sotto una veste nuova, sotto consapevolezze nuove.
Le mie.

Non si finisce mai di imparare.
Che frase scontata, ma pur sempre vera.
Non diventerò una fotografa, ma di sicuro guarderò il mio soggetto con occhi diversi!


E ora prendete la vostra macchina fotografica, qualunque sia, e divertitevi!




VENEZIA, PUNTI DI VISTA DIVERSI - PICTURE POST -

by 8:36 AM



Un giorno può capitare di vedere una città da un altro punto di vista.
In realtà tutte le cose andrebbero guardate da più punti di vista, ma questo post è dedicato ad una città che amo, che vivo spesso, che scopro continuamente... Venezia.
Ritornando dalla striscia di sabbia, il Lido, il traghetto solca le acque nel canale della Giudecca, e una città che ho sempre visto in un modo, mi sembra nuova e quasi diversa. 
Colorata e lontana, calma e viva.
La salsedine, il vento, l'aria calda di una giornata che volge al termine, e lei la protagonista, immersa nei colori di un sole che va a cercare il suo giaciglio per la notte.















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