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IO E LA FOTOGRAFIA

by 3:33 PM


  


Fermare il tempo in uno scatto.
Wow, sembra quasi un super potere.

Eppure noi che scattiamo, che portiamo il peso della macchina al collo, che se cadiamo salviamo prima lei del nostro corpo, un po' ce l'abbiamo quel potere.
Impressioniamo.
Prima c'erano i pittori, che en plein air dipingevano quello che si loro presentava davanti, poi arrivò Nadar e la fotografia, questa sconosciuta che ha cambiato il modo di vedere il mondo.

Io l'ho conosciuta da bambina, la fotografia.
In casa mia giravano un paio di analogiche, una che scattava solo in bianco e nero e l'altra a colori, una 35 mm.
Erano di mio padre.
Non era un fotografo, semplicemente amava fotografare per ricordare, per fare l'album delle vacanze al mare, perché gli piaceva poi sfogliarlo.

Ora quelle due macchine fotografiche sono in casa mia, assieme al ricordo che ho di mio padre, indelebile nel tempo.

Me le lasciava usare, per saziare la mia curiosità di bambina, e per stimolare la mia creatività che non ha mai smesso di crescere, senza che sapessi nulla di impostazioni o tempi. Guardavo dentro quel quadratino e vedevo il mondo rimpicciolirsi improvvisamente e poi click scattavo, con l'orizzonte storto perché non riuscivo a tenerlo diritto.

A dieci anni di fotografia non ne capivo nulla, a venti uguale, a trenta insomma, e a quaranta guardo gli scatti e i progressi e a volte vorrei gettare tutto nel cestino, perché essere critici con se stessi è la migliore formula per migliorarsi sempre e continuamente.
Ma il fascino di quella scatola quadrata mi ha accompagnato negli ultimi 30 anni sotto varie forme e consapevolezze, portandomi alla quasi conclusione che, in fondo, la fotografia è una cosa di cui non posso fare a meno.

Ho iniziato in analogica, con una Nikon, con il suo obiettivo di default e tutte le impostazioni da studiare per imparare ad avere un'immagine decente: non sovraesposta, non sottoesposta. Cosa che al tempo succedeva spesso e volentieri, perché non esisteva un display per vedere se avevi fatto una scatto decente, no, dovevi avere un minimo di conoscenza di iso, lunghezza focale e tempo di scatto.
Dopo aver sviluppato l'ennesimo rullino da 36 scoprivo se e quante immagini erano più o meno come me le aspettavo, tutto il resto finiva nel cestino dell'immondizia, e riprovavo.
I miei studi sono stati artistici e la fotografia mi ha seguito anche alle superiori dove ho imparato molto e ho sperimentato sempre e ancora confrontandomi con chi aveva la mia stessa passione, pensando spesso e volentieri che ero un'incapace, che i miei soggetti erano scialbi, che forse potevo chiedere a me stessa qualcosa di più. 
Ho scattato, sviluppato in camera oscura, post prodotto, non nel modo in cui pensate voi, ma a mano, con pennelli e colori, perché è così che si aggiustava qualche difetto...ora tra la foto scattata e quella finale ci passa un'oceano di mezzo.
Non avevo soldi da spendere in libri, internet non esisteva, quindi andavo a prendermi qualche libro in biblioteca, qualcuno valido, qualcun altro datato, ma poco importava, le regole erano sempre le stesse, bastava metterle in atto e sperimentare, essere creativi, immaginarsi la foto prima di scattarla, il che non è sempre facile.



Poi il mondo ha cominciato a cambiare ancora ed eccole lì le digitali fare capolino dietro l'angolo. Non le volevo nemmeno vedere, troppo bacchettona e tradizionalista, per me le foto erano con il rullino e basta. Le ho provate quelle piccole scatolette che stavano in una mano e che bastava respirare per far diventare una foto mossa...la morte della fotografia. Non ho mai ceduto e sono andata avanti per la mia strada, spendendo sempre più soldi per dei rullini che cominciavano a scarseggiare e il cui sviluppo iniziava a diventare molto caro.

Finché un giorno sono passata al lato oscuro.
Una scelta difficile, sofferta, quasi un tradimento. E ho comprato una digitale, la mia prima Nikon digitale. 
Tutto era uguale, tranne l'avere un display e il non dover aspettare una settimana per vedere il risultato.
Tutto era immediato, ma sì scatta, tanto se non è bella la cancelli.
E così mi ritrovavo con una quantità assurda di file da scaricare, guardare, editare, cestinare.
Vi dico la verità, mi ci è voluto un po' per abituarmi, per quanto, da un certo punto di vista le cose fossero diventate più' facili.

Ho ricominciato a studiare più seriamente, a frequentare corsi e gruppi di fotografia, ad uscire più spesso per fare prove, a confrontarmi con altre persone con la mia stessa passione. Poi ho comprato un cavalletto, e ho voluto provare l'ebbrezza delle foto in notturna e in movimento... ma diciamo che ci sto ancora lavorando.



Poi, come chi vuole cambiare l'auto perché la propria non lo soddisfa più e rende poco in certe situazioni, io ho voluto cambiare la reflex qualche anno fa, ed ho fatto un investimento che mi ha reso felice (il mio collo e le mie spalle un po' meno). La mia Nikon 750 rimane una delle cose che amo di più al mondo, ne sono gelosa, anche se capita che la lasci chiusa nella sua custodia per qualche tempo, quando la voglia di fotografare svanisce per un po'.
Capita, non mi vergogno a pensare che fotografare per forza non è mai una cosa buona. E piuttosto di vedere immagini che non mi danno nessuna emozione, non fotografo, punto.

Fotografo per lavoro? sì, e mi piace, anche se i soggetti a volte sono degli elettrodomestici o altri oggetti senza un'anima.
Per il resto amo, come sapete, fotografare in viaggio quando tutto acquista un senso, tutto parla e diventa una storia da raccontare.
Ed il peso di tutta l'attrezzatura passa in secondo piano.

Faccio pochissima post produzione, raddrizzo l'orizzonte, che per un mio difetto ottico vedo dritto ma non è, sistemo qualche imperfezione, ma poca cosa: per me la foto deve essere uguale a come il mio occhio l'ha vista prima di scattare. I magheggi con photoshop non mi sono mai piaciuti, cambiano tutto quello che lo scatto ha emozionato. 
Utilizzo Lightroom e catalogo tutte le foto per anno, mese, giorno e luogo. 
Tutte le foto fanno parte della mia vita, e non voglio rischiare di perderle, quindi faccio regolarmente anche un back-up che non si sa mai.

Conosco le basi, tutto il resto è istinto e fantasia. A volte viene fuori un'accozzaglia, altre qualcosa di più carino: eh eh senso critico sempre al primo posto.
Scatto solo ed esclusivamente in manuale, a scattare in automatico ci si perde tutto il divertimento.
A chi mi chiede consigli dico sempre che la fotografia è soggettiva, una volta imparate le regole, un po' bisogna dimenticarsele e trovare il proprio stile. 
Poi costanza e passione fanno il resto.
Ma io non sono una fotografa professionista, per fortuna posso fotografare per passione!

Cosa penso delle foto con il telefonino? Per quanto un telefono possa fare belle foto, no, non la posso definire fotografia. Sono scatti, momenti, veloci da fare e da condividere.

La fotografia, per me, è un altra cosa.
Per me, ma anche per qualcun altro.

Non serve una bella reflex costosa per scattare foto, non è la macchina a fare il fotografo. Questo mi hanno insegnato e in questo continuo a credere.
Basta non perdere di vista il lato artistico e la creatività.









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