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SULLA STRADA PER SHAQLAWA

by 8:44 AM


Il Medio Oriente mi affascina.
Sono curiosa del suo passato e del suo presente.
Sono sempre in attesa di storie, dalle persone che ci sono state.
Ed io mi incanto ad ascoltarle.
Una di queste persone ha scritto uno dei racconti che tanto ho ascoltato.
Spero piaccia anche a voi.


E’ sera tarda, anche se sembra notte fonda da quanto è buio per strada. C’è una stellata splendida, si vede pure dal finestrino, e non si incrocia una macchina. Il nostro guidatore Kawa procede un po’ troppo spedito per le strade dissestate di queste montagne del kurdistan iraqeno.
Ad ogni modo sto per assopirmi, grazie ai Bee Gees (Kawa è un grande fan) quando l’auto si ferma e sento delle voci. Mi sveglio. Siamo ad un checkpoint, ce ne sono ogni tanto lungo le strade. Ma tanto i peshmerga non controllano mai più di tanto, guardano chi c’è in macchina, e se non vedono cose sospette lasciano procedere. Ma è troppo buio per vedere se siamo passeggeri sospetti o meno. E oltretutto Kawa dice che siamo Americani, secondo lui quello è il modo più rapido per passare i checkpoint.
Vogliono vedere i passaporti. Kawa è un genio…La guardia li prende e se ne va. Il mio passaporto…vorrei anche tornare a casa prima o poi…
Ritorna, finalmente possiamo ripartire, così riprendo il sonnellino…e invece no, ci chiede di scendere. Siamo due italiani e un iraqeno, Mister Magoo per l’ovvia somiglianza.
Seguiamo il peshmerga fino alla stazione di controllo, togliamo le scarpe e ci fanno entrare. Ci sono una decina di soldati, in compagnia di una ventina di fucili; qualcuno sonnecchia buttato per terra, qualcun altro guarda la tv che trasmette musica melodica kurda (perché poi i cantanti sono sempre tutti con il cuore infranto per colpa di qualche bellezza locale, con i loro pantaloni attillati, le scarpe a punta e i capelli impomatati non me lo spiego). Ci portano dal capo.
Magoo ci dice di stare zitti ci pensa lui. A posto, penso io. Il capo delle guardie giocherella con i nostri passaporti italiani. Ci chiede cosa facciamo lì. Magoo parla in arabo per 5 minuti. La faccenda non sembra evolversi più di tanto. A quel punto parlo io, e gli spiego che stiamo facendo un sopralluogo per progettare un’opera di ingegneria, che veniamo dall'Italia. Ci guarda e ride…
You are italians, not american.
Eh già.
World champion!!!
E’ il 2009 eppure qualsiasi italiano che non segua il calcio vive dei fasti passati.
Ok, have a safe trip.
Grazie e arrivederci, in barba a Mr. Magoo che guarda allibito il capo delle guardie.
Il Kurdistan è magnifico, penso. Paesaggi mozzafiato tra pianura e montagna e persone incredibili che amano la loro terra e tradizioni e riescono sempre a stupirmi.

Torniamo alla macchina, e riprendiamo la strada per Shaqlawa, per poi puntare ad Erbil, che attraversiamo dopo cena, passando nel traffico del dopo partita di calcio, finestrini abbassati e musica americana anni 70 a palla. Tutti ci guardano e ridono. Finalmente arriviamo all'hotel Monaco, dove campeggia in facciata l’immagine del Principato, ma che del Principato dentro non ha proprio nulla. Ma non posso lamentarmi, penso già alla colazione con patate e melanzane fritte che mi attende l’indomani.

Paolo M.

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