DOVE DORMIRE A LIPARI: HOTEL MEA

by 7:09 PM




L'arcipelago delle Isole Eolie è una meta perfetta in cui trascorrere del tempo all'insegna del relax, del divertimento e della scoperta. Ognuna delle sette isole è diversa dalle sue sorelle e ha da offrire molte attività differenti in ogni stagione.

Io ci sono stata in primavera, in estate e in autunno e devo dire che ogni stagione ha i suoi buoni motivi per farvi vivere intensamente le isole.

Lipari è l'isola più grande dell'arcipelago ed è sempre un piacere tornarci per visitare il centro storico, le spiagge, per scoprirla dal mare e per fare del buon trekking. Ottimo punto di partenza, grazie ai molti collegamenti giornalieri, per raggiungere tutte le altre isole.

Ma dove dormire a Lipari durante la vostra vacanza alle Isole Eolie?

Nelle mie quattro volte in cui mi sono fermata a Lipari ho sempre soggiornato all'Hotel Mea.

È un luogo in cui mi sono sempre sentita a casa, circondata da sorrisi e cortesia, che a volte non sono così scontati durante un soggiorno, ma aggiungono valore al periodo di vacanza.

L'Hotel Mea si trova a pochi passi dal porto dove attracca l'aliscafo, vicinissimo al centro e ovviamente al mare del quale arrivano la brezza e il suo suono, in un concerto da ascoltare nel silenzio delle sere anche dal terrazzo della propria camera.

Il Mea è un boutique hotel, una pietra preziosa incastonata nell'isola di Lipari che è un gioiello da scoprire e visitare, come accennavo sopra in tutte le stagioni dell'anno. Il clima mite infatti permette di godersi il territorio anche in inverno, e in primavera ed estate le temperature sono perfette oltre che per fare trekking e passeggiate, anche per qualche tuffo.

L'Hotel è un elegante finestra sul mare, un punto di partenza per conoscere tutta l'isola con le sue meraviglie, i suoi angoli nascosti, le sue vie che si perdono nel tempo.

Le camere sono tutte confortevoli, comode e di classe. Ce ne sono con vista verso Marina Lunga, altre che volgono lo sguardo verso il castello di Lipari e altre che si affacciano sul giardino interno. 

Una delle cose che adoro ogni volta che arrivo al Mea è il profumo di limoni che si sprigiona dalle piante che si trovano nel giardino. Inebriante, l'aroma si sente anche solo a sfiorare le foglie, donando un ricordo indelebile da custodire nella memoria, da tirare fuori nei momenti di mancanza per questa splendida isola.

L'Hotel Mea dispone di due piscine, una delle quali riscaldata e con idromassaggio: per i momenti di relax che non devono mai mancare, magari in compagnia di un bel libro e di un cocktail.

Al ristorante dell'Hotel, il Ristorante Chimera, potrete provare i sapori della tradizione Eoliana e siciliana rivisitati in una chiave originale, in un contesto a dir poco romantico. 

Il Mea fa parte del gruppo Aeolian Charme Collection insieme ad altri alberghi di varie tipologie che sono pronti ad ospitarti nell'Isola di Lipari.  E a questo proposito ho un buono sconto per voi. Infatti è arrivato il momento di pensare alle vostre vacanze e ho a disposizione per voi un codice che vi permetterà di ottenere uno sconto per la prossima prenotazione in una delle strutture di Aeolian Charme Collection.

Il codice è CRI2021 ed è valido fino al 6 gennaio per la prenotazione delle vostre vacanze per il prossimo anno; basterà inerirlo nell'apposito spazio in fase di acquisto. Lo sconto non è applicabile per il mese agosto, ma il personale vi potrà aiutare nel costruire un preventivo adatto alle vostre esigenze per quel periodo.

Ovviamente pe motivi legati a questo particolare periodo le prenotazioni possono essere annullate a fronte di un voucher riutilizzabile. Per tutte le altre informazioni scrivete una email con tutte le vostre richieste.

Non vi resta che mettervi comodi sul vostro divano, accendere il pc e scegliere il periodo adatto per la vostra fuga alle Eolie. Vi dico solo questo, vi entreranno nel cuore e vorrete ritornare ogni volta che la nostalgia farà breccia nel vostro cuore....quindi sempre!





Foto di copertina scattata da Milena  - Viaggi e Vulcani

Articolo in collaborazione con Aeolian Charme Collection



CURON, STORIA DI UNA DIGA E DI UN PAESE SOMMERSO

by 2:54 PM


Del campanile che spunta dal Lago di Resia ne avevo sentito parlare marginalmente.

Sapevo che nei pressi del lago nasce il fiume Adige.

Sapevo che il lago è stato creato in seguito alla costruzione di una diga.

Sapevo che si trova in una delle più belle valli dell'Alto Adige.

Punto.


Non sapevo altro dello splendido specchio d'acqua sul quale si riflettono le più alte vette della Val Venosta. La meravigliosa Val Venosta.

Le foto in cui inciampavo su Instagram o Facebook erano un inno a chi ha lo scatto più bello con il campanile sullo sfondo, e la maglia intonata alle cime innevate delle montagne circostanti, o la gonna svolazzante fuori tema, fuori tempo e fuori luogo ma che acchiappa molti like.

Ero ignorante, e mi sento quasi in colpa per questo e per non aver scoperto prima il significato che quel campanile che esce dall'acqua porta con sé.

Curon si trova in Alto Adige, dove a nord attraverso il Passo Resia incontri l'Austria e a ovest  la Svizzera. Una terra di confine fatta di pascoli, masi, aria pura e sentieri da percorrere in mezzo alla natura con l'Ortles a dominarlo, quasi a proteggerlo.

Ero ignorante quest'estate quando ci sono andata per una gita in giornata, mentre ero in Trentino. Non conoscevo la storia di un popolo che ha visto spazzare via la propria vita. Ma ho visto orde di turisti fermarsi per lo scatto di una foto e andare via. Le foto le ho scattate anch'io perché un posto così è unico, commovente, pur sentendomi inadeguata a comprendere veramente.

Allora mi sono messa a cercare informazioni, e a rendermi conto di quanto poco si conosce di un luogo finché non ci si sbatte contro. Sia chiaro, quando viaggio non studio mai perfettamente tutto quello che andrò a vedere, mi piace sempre l'effetto "sorpresa" ma questa volta avrei preferito essere preparata. Perchè è importante, ci fa capire dove siamo e dove vogliamo andare...

Ho cercato informazioni online, ho letto storie e testimonianze, mi sono documentata per essere parte di una serie di eventi che si sono susseguiti in un periodo di grandi mutamenti per la zona. E gli eventi non erano granché belli: prima la guerra e poi la diga.

La storia del Lago di Resia si colloca negli anni cinquanta. Dopo la fine della guerra furono completati i lavori di una grande diga, per la produzione di energia elettrica, che  coinvolse due dei tre bacini naturali nel Passo Resia: Il lago di Resia e di Curon. Il Lago di San Valentino a sud, invece, è rimasto nel suo stato di origine. 

All'inizio si era previsto un rialzamento di circa cinque metri del livello dell'acqua, che non avrebbe portato a particolari problemi, invece l'acqua inghiotti per sempre il vecchio paese di Curon e parte del comune di Resia che oggi si trovano a 22 metri di profondità.

Hanno costruito un lago senza sapere dove mettere le persone. I soldi previsti per un indennizzo dopo la distruzione della casa non sarebbero bastati nemmeno per cambiare città, nemmeno per arrivare a Merano in autobus.

Un sistema concordato tra Italia e Germania chiamato le "opzioni" coinvolse gli abitanti di Curon dando loro la possibilità di scegliere tra le due cittadinanze e di trasferirsi in base al loro voto: diventare quindi o Italiani o Tedeschi. Ma loro non volevano essere nessuno dei due, volevano rimanere nel Sud Tirolo la loro terra. Il periodo che ne seguì fu pieno di tensioni che portò il dieci per cento della popolazione ad abbandonare il paese. Nello stesso momento, tutta la popolazione venne informata della distruzione delle loro case con un avviso scritto in ITALIANO e lasciato affisso solo per il tempo di sei giorni...Nessuno ovviamente lo guardò, nessuno sapeva leggere l'italiano e di conseguenza nessuno alzò obiezioni in merito. Il destino di Curon fu deciso senza che i propri abitanti ne fossero al corrente, e se ne resero conto solo quando arrivarono i primi espropri.



Ho letto poi Resto qui, di Marco Balzano. Lo avrete visto in molti nelle vetrine delle librerie. In copertina ha proprio quel campanile che spunta timido dal lago di Resia.




Un romanzo delicato ambientato tra la seconda guerra mondiale e gli anni cinquanta a Curon, una terra che non si è mai sentita Italiana, in bilico tra il fascismo di Mussolini e il nazismo di Hitler, dove la resistenza non era possibile.

Un romanzo "vero" costruito sulla vita degli abitanti di quel piccolo paesino di montagna fatto di bestie da portare al pascolo e di masi da custodire, di gente comune che di speciale aveva l'amore per la propria terra, un romanzo che racchiude la vera natura di quel popolo. Un libro che vi consiglio, non solo per la storia di Trina, ma per capire bene cosa è avvenuto e in che tempi è avvenuto tutto questo.

Un libro che parla di coraggio, di resilienza e di amore, quello schietto e velato.

Mi sono emozionata, forse se non avessi visto quel campanile dal vivo un mese prima non non avrei reagito allo stesso modo. 

"Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull'acqua morta è diventato un'attrazione turistica. I villeggianti ci passano all'inizio stupiti e dopo poco distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso deficiente. Come se sotto l'acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita."

Un paese bistrattato, una lingua che hanno dovuto cambiare: Mussolini aveva messo al bando il tedesco, cambiando anche i nomi delle lapidi al cimitero, nelle scuole si doveva imparare solo l'italiano.

Ci rendiamo conto di questo?

Per anni non ho capito, non capivo perché un paese italiano non parlasse italiano. Ancora una volta mi sono sentita profana, per aver lasciato in secondo piano l'identità di un popolo.

Perchè a volte ci viene raccontato solo un punto di vista e non va mai bene. 

Viene raccontato quello che si vuole far passare per giusto, e nemmeno questo va bene.

Non aggiungo altro, anzi no.

Ho deciso di passare qualche giorno in quegli splendidi posti l'estate prossima, visitare con una nuova consapevolezza la "nuova" Curon, quella riemersa dalle acque del lago e rinata con la forza e la voglia di vivere.




Foto dal web










N.B. Questo post contiene link di affiliazione ad Amazon.








 







GARGANO, SPIAGGE DA NON PERDERE DURANTE LA VOSTRA VACANZA IN PUGLIA

by 10:15 PM

 


Le spiagge da non perdere nel Gargano durante un week end lungo o una mini vacanza all'insegna del bel mare e del buon cibo in Puglia.


Quali sono le spiagge più belle del Gargano? Sicuramente molte, ma durante la mia fuga di qualche giorno in Puglia ne ho visitate solo alcune (il tempo è sempre tiranno eh eh) e ve le consiglio tutte, ognuna per la sua bellezza o particolarità.

Ho sempre pensato che settembre sia un mese perfetto per viaggiare alla scoperta di qualche angolo italiano, e quest'anno lo è anche di più. Avevo voglia di mare dopo un mese di montagna e di rigenerarmi prima di ricominciare a pieno regime tutte le attività lavorative e quelle scolastiche.

Sono ritornata nel Gargano dopo qualche anno, per poter ritrovare ancora quella bellezza non patinata e a tratti selvaggia che lo caratterizza. E l'ho riscoperta.

I turisti erano molto pochi, per lo più tedeschi e francesi e a guardare le foto sulle riviste e online pare che la parte della Puglia più gettonata quest'anno sia stata il Salento con le sue spiagge chiamate Maldive Italiane.

Non ci sono mai stata, quindi ho poco da paragonare, ma sono felice di essermi goduta un pezzetto di Puglia lontano dalla folla. Sicuramente la costa del Gargano è meno attrezzata, complicata a livello di collegamenti stradali, con spiagge a volte difficili da raggiungere, ma il bello sta proprio lì.

Per me è bella così, anche se in alcuni momenti mi sono detta: "Ma perché devo scavalcare un guardrail per prendere il sentiero che arriva alla spiaggia?"


Le spiagge da vedere nel Gargano 

Spiaggia dei 100 scalini a San Menaio

Se pensate che nel Gargano non si possa vedere un tramonto sul mare, beh vi sbagliate. A San Menaio, nella spiaggia dei 100 scalini potete vivere tramonti incredibili, come quello che vedete in foto. La spiaggia guarda a nord ovest, per questo potete assistere al sole che si tuffa nel mare. Per raggiungerla ci sono 100 scalini, che a scendere sono super belli, ma a salire vi fanno fare della bella ginnastica aerobica. Meglio farli con delle scarpe e non con delle ciabatte. Il mio consiglio quindi è quello di arrivare in spiaggia un'oretta prima del tramonto, con una birra ghiacciata e dei tranci di pizza da gustare in prima fila, perché quello che potreste vedere è uno spettacolo senza pari, e soprattutto gratis!



Spiaggia di Vignagnotica

Se le spiagge fossero tutte facili da raggiungere che gusto ci sarebbe? Vignagnotica si trova tra Mattinata e Vieste e c'ero arrivata di mattina, ma purtroppo un temporale di quelli belli forti mi ha fatto invertire il senso di marcia e tornare indietro alla ricerca del sole. Però, visto che non mi piace avere conti in sospeso, nel pomeriggio, con il sole finalmente in forma smagliante, ci sono ritornata. La strada per arrivarci non è larga e ha una pendenza a tratti importante: se arriva un'auto nel senso contrario, sperate di avere una rientranza per poter passare entrambi, altrimenti vi tocca la retromarcia. Ma suvvia, mica voglio terrorizzarvi! Quando arrivate al parcheggio, il posteggiatore vi chiederà una cifra folle, ma potete sempre contrattare in base alle ore che vi fermate....almeno con noi ha funzionato così.

Per arrivare alla spiaggia qui le scarpe da ginnastica sono d'obbligo, e io anche con quelle stavo rotolando giù. Il sentiero è sterrato e di terra secca con le radici che cercano di ribellarsi al terreno, quindi state attenti. Però tutte queste attenzioni servono per ammirare una delle spiagge più belle che io abbia mai visto, e non scherzo. Falesie calcaree a picco sul mare, grotte scavate nella roccia, le onde che si infrangono sui cottoli a far rumore, quel rumore bello che rilassa.

Sarei rimasta anche qui, per il tramonto e magari per cena, ma i due localini belli belli sulla spiaggia avevano deciso di chiudere alle sette, l'ora per me migliore per restare...

Ma va bene così, sulla strada del ritorno mi sono fermata a cenare alla trattoria da Tonino, immersa negli ulivi a pochi chilometri dal mare, a mangiare pancotto, olive e polpo alla brace. Consigliatissimo.


Spiaggia Chianca Massito

In questa spiaggia ci sono andata un po' per caso e un po' per ripiego (cercando il sole durante la pioggia, vedi spiaggia sopra), un po' perché altre spiagge erano inaccessibili... Si trova lungo la linea costiera di Monte Sant'Angelo. Il parcheggio è gratuito e si può scegliere se scendere a destra o a sinistra del promontorio. In entrambi i casi non rimarrete delusi. Scogliere, piccole insenature, ciottoli e acqua cristallina, direi il luogo perfetto per passarci qualche ora.

Spiaggia della Zaiana

Una delle spiagge più famose del Gargano e infatti non è difficile da trovare visto che le strade sono costellate di cartelli con tanto di frecce ad indicarne la direzione. Si trova nei pressi di Peschici e si trova in un contesto paesaggistico splendido. Si lascia l'auto nel parcheggio a pagamento e si scende attraverso una scaletta. Una volta arrivati si può scegliere tra il tratto di spiaggia libera e quello con lo stabilimento. Lunga più di duecento metri è incastonata tra due promontori, quasi a proteggerla, non dal vento che quando si mette a soffiare solleva cavalloni perfetti per giocare in acqua, ma anche la sabbia fine che vola ovunque: anche sul panino che state mangiando. Pur essendo molto gettonata in settembre è molto vivibile, direi quasi tranquilla, aspetto da non sottovalutare. Pare che di sera si trasformi in un luogo perfetto per beach party, mi spiace non ho appurato, ma vi confermo che di giorno è meravigliosa: quel trabucco sospeso mi fa impazzire...


Baia dei Campi

Una bella spiaggia di ciottoli di circa cinquecento metri a qualche chilometro da Vieste. Per raggiungerla o si passa attraverso l'omonimo campeggio o si prende un sentiero scosceso ma fattibile che parte dalla strada e arriva alla spiaggia in cinque minuti, ma non segnalato, quindi andate un po' a sentimento e appena vedete una breccia nel guardrail lungo la strada (a nord del campeggio) prendetela e vedrete il passaggio. Il mare qui ha colori incredibili e i due isolotti posti davanti sono un invito a fare una nuotata per raggiungerli. Mentre ero seduta a contemplare l'orizzonte ho visto un pescatore di polpi che ne ha pescato uno e mentre lo tirava fuori dall'acqua gli si avvinghiava sul braccio, poi gli ha staccato qualcosa a morsi e si è rituffato in mare con la sua preda...ma questa è un'altra storia.



Sono tutte queste le spiagge più belle del Gargano? Sicuramente no, ma sono quelle che io ho visitato e che vi consiglio!

Se ne avete voi da consigliare, scrivetemele nei commenti!


NOVA SIRI E DINTORNI, COSA VEDERE E DOVE MANGIARE SULLA COSTA LUCANA

by 7:30 PM



A Nova Siri ci sono capitata un po' per caso.

Cercavo un posto dove trascorrere qualche giorno sulla costa Lucana dopo essere stata a Matera e a Craco e mi era sembrata una buona soluzione. 

Nova Siri si trova nell'ultimo tratto di costa ionica prima di arrivare in Calabria, un borgo arroccato come molti in questa zona, che però scende fino al mare, tra le acque cristalline e le spiagge di sabbia e sassi che si alternano. Infatti il paese è diviso in due, come molti borghi nella zona: Nova Siri paese e Nova Siri scalo.

Ci sono stata a settembre, il mese che trovo perfetto per intraprendere qualsiasi viaggio alla ricerca della bellezza e lontano dal "traffico" turistico. Infatti la stagione estiva sembrava essere già quasi volta al termine, visto che molti servizi, anche sul lungomare erano già chiusi.

La meraviglia della lentezza, quella che caratterizza il sud Italia, e che si accentua in paesi come questi. Quello stato che si cerca sempre, ma che spesso è sopraffatto dalla fretta, dalla routine di correre a destra e a sinistra veloci come Speedy Gonzales, senza essere in Messico e senza che ce ne sia la necessità.

Ho passato qualche giorno qui e nei dintorni, solo un assaggio lo so, che però mi ha fatto capire un bel po' di cose, in primis che i peperoni cruschi dovrebbero essere patrimonio dell'umanità!!!

Nova Siri è un ottimo punto di partenza per visitare i dintorni, fatti di spiagge e borghi arroccati potendo sconfinare anche nella vicinissima Calabria.

Lungomare di Nova Siri

Beh, il lungomare non è fatto solo di brezza marina e profumo di salsedine, ma anche di arte. Eh sì, dovete sapere che la ciclabile/pedonale che costeggia il mare è popolata da panchine dipinte dagli studenti del liceo artistico con varie tecniche, quasi a diventare una sorta di street art. Per un pranzetto veloce e gustoso optate per un panino al pesce in uno dei localini lungo mare.

Rotondella

Anche se il nome fa un po' sorridere questo borgo è uno dei più belli che io abbia mai visto; è anche chiamato Balcone allo Ionio. Si chiama Rotondella per la sua pianta rotondeggiante con le strade che salgono a spirale. Il suo centro storico è fatto di piccoli vicoli collegati tra di loro e da gradinate che si inerpicano tra gli edifici. Da visitare assolutamente, consiglio nel tardo pomeriggio, quando il caldo è meno pressante, per poi fermarsi a cena...

Spiaggia di Roseto Capo Spulico

Anche Roseto Capu Spulico è un piccolo borgo, ma io ho visitato solo la sua spiaggia. L'accesso lo si riconosce dalla strada, si vede il Castello Federiciano che domina le splendide acque dello Ionio. Nato come avamposto di difesa è poi passato a castello Templare, poi presidio militare e infine luogo sacro per l'imperatore. Devo dire che è di grande effetto, e la spiaggia sottostante, di ciottoli e scogli è molto, ma molto bella. Questo tratto di mare è in Calabria, ma se faccio un grande salto mi ritrovo in Basilicata: i confini mi sono sempre piaciuti, delimitano, dividono... uniscono. E poi qui il mare è una favola, e pure la spianata, e perché i peperoni cruschi no?

Rocca Imperiale

Anche Rocca Imperiale si trova in Calabria, ad una manciata di chilometri dal confine. Un Borgo (splendido) costruito anch'esso come fortezza. Le strade e i vicoli sono molto ripidi, ma bellissimi da percorrere. Le auto vanno lasciate lungo la strada appena fuori dal paese e si continua a piedi, perdendosi a volte tra i vicoli e le vite sbirciate involontariamente attraverso le porte lasciate aperte, tra i panni stesi al vento e qualche gattino che miagola affamato all'ora di cena. Da Rocca Imperiale si vede il mare, ma soprattutto si vedono dei tramonti mozzafiato. Il posto giusto per goderseli è il Castello Svevo, che si raggiunge dopo una scarpinata, ovviamente in salita. Il castello si può visitare in determinati orari, ma io l'ho trovato chiuso anche negli orari giusti... Deve essere molto bello, soprattutto con una visita guidata, ma magari fate una chiamata prima di andarci.


Dove mangiare (Mi raccomando assaggiate sempre e comunque i peperoni cruschi!!!!)

Dintorni di Nova Siri

Tre spighe Colucci Viale della Libertà, 37/27

Una mattina ho preso 3 focacce di una bontà superlativa, una birra e un litro d'acqua, ed ho speso quello che spendo per una colazione al bar a Padova...

Un panificio che profuma di pane e amore.


Rotondella

Locanda Pane e Lavoro Via Papa Giovanni XXIII, 28  

Come a casa, ma con la tradizione lucana e vini speciali. Tutti prodotti sono a km zero e di una qualità che spesso fatico a trovare.

Me ne sono andata con la pancia piena, un sorriso da pace interiore ed un peperoncino di quelli che fanno sputare fuoco.


Rocca Imperiale

Trattoria dei Poeti, Corso Vittorio Emanuele, 84

In una location intima la signora Silvana vi proporrà un menù infinito, con piatti che ancora sogno di notte. Un consiglio, prima di andare lì a cena state a digiuno per due giorni... Con gli antipasti siete già a posto, ma resistete perché se non mangiate tutto si offendono!!!!

Palazzo Pucci Via Cincinnato, 15

All'interno di un palazzo storico si apre una corte dove sedersi e scegliere tra le specialità locali o ottime pizze. Per non sbagliare io ci sono tornata due sere e le ho assaggiate tutte e due! 



Chiedo scusa per le poche foto, ma per un fortuito incidente, sono andate perse. Mi tocca ritornare :).




VOLO "DIROTTATO": CRONACA DI UN RITARDO AEREO

by 11:44 AM


Un viaggio è fatto di incontri, panorami, cibi di strada e... imprevisti.

È un rischio che il viaggiatore conosce, e lo mette in contro perché fa parte della strada che sta percorrendo.
Mi viene sempre in mente una frase tratta dal cartone Dragon Trainer, quando Stoick dice: "Siamo vichinghi, il rischio è il nostro mestiere".
Per noi viaggiatori è più o meno lo stesso: non dobbiamo combattere contro nemici o draghi, ma possiamo inciampare in qualche intoppo, che spesso non è dipeso da noi.

Il racconto che segue non l'ho scritto io, ma ogni tanto ospito qualche guest. Parla di un contrattempo, in una terra con culture e tradizioni diverse dalle nostre, ma che affascinano sempre.
Quando l'ho letto mi sono immaginata, riga dopo riga, tutta l'avventura, tra la curiosità di vedere come sarebbe andata a finire intervallata da qualche sorriso per la situazione a tratti surreale.

Buona lettura.




Aiuto il mio volo è stato dirottato.

Cronaca di un ritardo aereo.

Dopo una notte passata all'aeroporto di Francoforte mi ritrovo a Bruxelles, pronto a imbarcarmi sul mio volo per Freetown, con Brussels Airline. Ho un posto finestrino come piace a me, una vicina tranquilla che sta andando in Africa per nove mesi con Medici Senza Frontiere e un romanzo da finire. Si parte e in 7 ore è previsto l'arrivo a Freetown, Sierra Leone.

Dopo 6 ore però un annuncio gracchiante “Good morning ladies and gentlemen, captain speaking, …” dice che l’aereo non può atterrare a Freetown, ma che deve deviare verso Monrovia, Liberia. Effettivamente la tratta è multipla, cioè se tutto andasse come dovrebbe l’airbus dovrebbe atterrare a Freetown, far scendere parte dei passeggeri e poi proseguire per la Liberia. Ma c’è un problema con le luci dell’aeroporto di Monrovia, non funzionano. 
E l’aereo deve atterrare lì prima del calar del sole.



I passeggeri poco convinti iniziano a fare delle domande al personale, meno convinto ancora…Perché atterrare a Monrovia e non a Freetown visto che a Monrovia c’è il problema? E comunque un aereo non atterra grazie ai radar? E cosa succede ai passeggeri che devono scendere a Freetown?

Forse ho capito male!! Mi sembra tutto assurdo. Raggiungo il mio compagno di viaggio, americano, magari lui ha capito meglio di me e dei miei vicini il messaggio strozzato del capitano, ma lo trovo disorientato quanto me.

Poco prima dell’atterraggio il captain speaking gracchia ancora per dirci che hanno già organizzato un volo per la mattina dopo per i passeggeri diretti a Freetown. Bene, penso, e chissà ora come sarà organizzato l’aeroporto di Monrovia a sistemare mezzo aereo in qualche hotel! Il captain ci dice anche di aspettare a scendere dopo l’atterraggio, perché il personale di terra deve sistemare le faccende burocratiche per il visto di transito nel Paese. Aspettiamo allora, e intanto do un’occhiata all'aeroporto, piuttosto piccolo e fatiscente, ed effettivamente non vedo torri di controllo con sistemi radar…mah!

Dopo una mezzora possiamo scendere e sbrigare le pratiche di ingresso. Entriamo ed un grande soldato sorridente ci chiede il passaporto.

E se lo tiene.

Ha i passaporti di 80 persone nelle sue mani giganti. E sorride.

Ecco, mi sento nudo, sono ostaggio in un Paese straniero. Chiedo spiegazioni, ma mi viene detto dal soldato che questa è la procedura. Il personale di terra, spaesato, mi rassicura “non c’è problema, tengono qui i passaporti durante il transito, ora vi organizziamo un transfer per un hotel e vi diamo un voucher”. Io continuo a tenere la mano nella tasca dove di solito ho il passaporto e ho la sgradevole sensazione di aver perso le chiavi di casa.

Beh, meglio non pensarci e vedere cosa succede fuori dove intanto si sono ammassati gli altri viaggiatori davanti ad un piccolo autobus della Brussels Airlines, che ha una capienza di 20 persone; forse. 

Il primo gruppo parte ma io e tutti gli altri restiamo a piedi al caldo e all'umidità della serata liberiana, mentre l’equipaggio del nostro aereo ci sfila davanti e sale su dei SUV che li portano a riposare in qualche hotel di Monrovia. A proposito, ma quanto distanti siamo da Monrovia? Quanti autobus hanno qui per trasportarci? E se è solo uno quanto ci mette a fare avanti e indietro? La ragazza impaurita che si sta prendendo cura di noi dice che in un’ora dovrebbe arrivare un altro bus. Ho capito, meglio mettersi tranquilli e comodi... Qualcuno ci dice di andare a sederci nella sala d’aspetto, è più fresco. E c’è il Wi-fi. Che consolazione! Ci sono anche dei cartelli poco realistici appesi al muro in angoli nascosti:

Alcoholism is strictly prohibited

Drugs transportation is not allowed

Mi sento più rilassato allora! Tutti sono seduti su scomodissime sedie di metallo e giocano con il telefono, finché qualcuno si alza e allora tutti si alzano, deve essere successo qualcosa. C’è il bus. E’ sicuro. Ma in realtà quando sei in queste situazioni non fai un’analisi critica di quello che ti circonda e semplicemente ti adegui alla massa, sperando che la massa abbia ragione. Allora torniamo fuori e sì c’è un bus, che potrà portar via altre 10-15 persone. Intanto prendono i nostri nomi (stranamente finora nessuno l’ha fatto) e ci danno anche un bicchiere d’acqua. Ma il risultato non cambia. Dopo più di un’ora siamo ancora bloccati qui.

Come se non bastasse il sottofondo sonoro è terribile, qualche tipo di cicala africana fastidiosissima, anche se a sentirlo bene, sembra che ci sia un motivo che si ripete in questo gracchiare, ed è un motivo che mi ricorda le canzoni di Natale. Jingle Bells, Santa Claus is coming to town…ma si! Non sono cicale, sono le lucette di Natale appese all'ingresso dell’aeroporto, splendide, rosse e verdi, probabilmente in funzione da così tanto tempo che la canzoncina sta subendo una mutazione elettrogenetica. E’ tutto talmente surreale che non viene nemmeno da porsi la domanda sul perché a febbraio ci sono ancora le lucine di Natale appese…E sono sicuro che non risalgono al Natale scorso.

Dopo altre due ore di attesa vedo arrivare il mio bus. Mi faccio largo tra le persone, su questo devo riuscire a salire. Guardo meglio e riconosco lo scuola bus di Forrest Gump. E’ splendido, ma siamo sicuri che ci possa portare da qualche parte? Sembra vecchiotto e malandato. Non ha luci funzionanti, a parte le frecce, e ormai è buio.

Non importa, prendo posto, nessuno potrà farmi perdere la mia posizione, tanto sudata. Letteralmente. Siamo circa una ventina di persone con i loro bagagli a mano a riempire l’autobus. Siamo pronti, ma non si parte. Che succede ora? Altra mezzora ad aspettare senza ricevere alcuna informazione. Non si capisce. Non c’è un filo d’aria e i passeggeri cominciano ad innervosirsi; un signore in preda ad una produzione di sudore industriale comincia a inveire con la povera ragazzina della Brussels Airlines. Poi capiamo, ci sono 5 passeggeri che devono andare in un hotel differente perché quello dove è diretto il nostro bus non ha abbastanza stanze. Li fanno scendere. Partiamo!!Sì! l’autista mette in moto, ma dopo poche manovre si ferma di nuovo. E adesso?? Dopo altri 20 minuti risalgono a bordo i 5 appena scesi. Che confusione, non importa purché si vada e passi un po’ d’aria dai finestrini.

Ci muoviamo finalmente lungo strade buie che il bus non può illuminare più di tanto. Ma siamo tutti così stanchi che nessuno si rende conto del rischio. Prendo sonno cullato dalle buche e mi sveglio davanti ad un resort per osservare i famosi 5 che scendono e vanno al bancone della reception a ricevere le chiavi delle loro stanze. Tutti gli altri me incluso ancora schiacciati nel caldo-umido del bus americano, importato in Liberia quando già non avrebbe più dovuto circolare.

E poi le vedo. Due ragazze bionde che escono dall'entrata del resort e vanno verso un edificio che è chiaramente indicato come Spa. Forse sono ancora assonnato. Ma no, sono reali, in una situazione che di reale non ha nulla. A parte il caldo umido e la mezzora che trascorriamo sempre stipati ad aspettare il ritorno della nostra balia, ancora occupata a negoziare con la reception del resort. E il signore sudaticcio riprende a sbraitare contro di lei, scende, adesso la spezza in due, penso…

La situazione sta sfuggendo di mano, e allora ecco che arriva il pragmatismo africano. La ragazza ci fa scendere tutti, e ci dice che l’hotel “dovrebbe” avere stanze per tutti. Mentre lei cerca di capire meglio noi possiamo accomodarci al bancone del bar ed ordinare qualcosa da mangiare, al fresco dell’aria condizionata, guardando la replica del diciottesimo slam di King Roger a Melbourne. Il resort è al di sopra delle mie rosee aspettative, pulito, moderno, con piscina e spiaggia, anche se non mi sembra molto local. Finito di mangiare inizio a preoccuparmi per la stanza, come gli altri passeggeri. Capisco che se io e l’americano dividessimo una matrimoniale potrebbe essere più semplice per loro e ci darebbero la stanza subito. Siamo stanchi e la soluzione è più che accettabile ormai. Così finiamo in una stanza molto bella che fortunatamente ha sul letto un cuscino gigante lungo più di un metro che possiamo usare come divisorio per il nostro breve riposo. E’ ormai mezzanotte e alle 5 dobbiamo essere pronti per il ritorno verso l’aeroporto.

In 6 ore dall'atterraggio siamo riusciti ad avere un letto, e ora siamo intenzionati a goderci le nostre 5 ore di sonno.

Anzi 4 ore di sonno, interrotte da un urlo straziante “Wake up call!!!” che si ripete finché non apriamo la porta della stanza. “Breakfast is ready sir!”. Ma come? Sono le 4, manca un’ora alla partenza.

Inutile spiegare che nessuno aveva chiesto la sveglia. Meglio fare colazione e dirigersi nuovamente verso il bus dell’Alabama. Mi rendo conto mentre salgo che mi manca il maglione che avevo la sera prima, torno in stanza, non c’è, guardo meglio nel bagaglio, non c’è, e ricordo di averlo lasciato in aeroporto, nella sala d’attesa…Speriamo di recuperarlo più tardi. Salgo a bordo. Su tutto, le note di una canzone africana sparata a palla che racconta di Nairobi con toni metà tribali e metà caraibici.

Attendiamo altri 20, 30 minuti, non lo so qui si perde la concezione del tempo. Chissà per quanto questo bus resterà fermo in attesa dei passeggeri o di un guidatore. Non ci sono veri programmi tranne quello di vivere alla giornata. Non ci sono veri problemi tranne quelli che non si possono risolvere.

Partiamo, fuori è buio, e nonostante la musica riesco ad addormentarmi. Mi sveglio ad ogni sobbalzo, e ce ne sono parecchi. E mi sveglio anche quando all'improvviso il bus si ferma. Penso che siamo arrivati, ma no, siamo avvolti nella nebbia e il guidatore esce con una bottiglia d’acqua e inizia a lavare il vetro. Resto basito, ma ripartiamo e finalmente arriviamo anche all'aeroporto. Ci fermiamo ma non possiamo scendere per motivi ignoti, che diventano noti improvvisamente quando capiamo che avevano semplicemente impedito all'autista di farci scendere al terminal degli arrivi, invece che a quello delle partenze (incredibile che questo aeroporto abbia due terminal distinti, considerando che non ha nemmeno il radar).

Scendo al terminal partenze, saluto il bus di Forrest Gump, e mi ritrovo sotto una tettoia, a cercare di capire insieme agli altri se rivedremo i nostri passaporti. Per il momento l’unica sicurezza sono le lucette di natale che gracchiano l’odioso loop…!

Quasi subito arriva un soldato con tutti i passaporti e li distribuisce. Splendido. Ma delle carte di imbarco non c’è traccia. Dovremmo partire alle 8 e sono ancora le 6.30, quindi c’è tempo. Poi sono le 7. Poi diventano le 8, ed arrivano le carte di imbarco. Cioè, solo alcune. Chiaramente io non sono nel gruppo dei fortunati e resto fuori dall'aeroporto in attesa del biglietto fortunato. Nel frattempo qualcuno si è seduto per terra, qualcun altro è disteso per terra, siamo tutti stanchi e la musichetta stonata non aiuta per niente, anzi sembra una tortura inflitta apposta! Inizio ad avere allucinazioni uditive, e i suoni natalizi si sovrappongono alle voci delle persone; evidentemente non sono l’unico perché un ragazzo dell’aeroporto cerca di staccare con un rametto la spina che collega il filo delle lucette sul tetto alla corrente. Ma il bastoncino non basta. Il più alto del gruppo si avvicina, ma non è sufficiente nemmeno lui. Allora chiede aiuto ad una sua compagna di viaggio che sale sulle sue spalle e miracolosamente pongono fine alla confusione nella mia testa. Cinquanta persone iniziano spontaneamente ad applaudire e a ringraziare la coppia, io compreso. Sto decisamente meglio, anche se Babbo Natale continua a cantare nella mia testa e ci vorrà un po’ per farlo sparire.

Alla fine arriva anche la mia carta di imbarco. Forza, penso, ormai è fatta, se l’aereo non è ancora partito, visto che ormai sono le 9. Passo i controlli, e mi accomodo nella sala d’aspetto, che chiaramente non è quella in cui speravo di ritrovare il mio maglione perso la sera prima…peccato, ci ero affezionato! Dopo un’altra ora di attesa si apre il gate, usciamo a piedi dall'aeroporto fino ad un punto imprecisato dove viene a prenderci il bus, per portarci alla scaletta a 30 m di distanza. E finalmente posso salire a bordo.

Ora si riparte. Ma verso dove?

Un viaggio nel viaggio...





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