RIFUGI TISSI E COLDAI: DUE GIORNI DI TREKKING AI PIEDI DEL CIVETTA

by 6:49 PM

 Sicuramente è una frase detta e ridetta, nella quale però mi ci specchio spesso.

"La montagna è una metafora della vita."

La montagna è fatica, sudore, frasi improprie urlate al vento quando non ce la si fa più: un po' come succede nel corso della vita. Ma poi si raggiunge la meta, e con essa la soddisfazione di avercela fatta. Ci si congratula con se stessi, con il dolore ai piedi e alle gambe, con il fiato corto perchè tutte le fatiche fatte erano passi necessari per gioire alla fine del percorso.

Per quanto io possa essere pigra, al richiamo della montagna non so dire di no. Il silenzio, la natura che prepotente esplode, un sentiero nuovo da provare, i suoni che in città non si sentono, un panino mangiato con la schiena appoggiata ad un albero, il rumore dei propri passi, ecco tutto questo e molto altro sono per me sinonimo di felicità.

A fine agosto dell'anno scorso mi sono regalata una due giorni di trekking sul Civetta. Ci ero stata qualche anno prima, ma avevo fatto l'altro versante con una camminata in giornata. Questa volta volevo gustarmela, a fine stagione, quando per i sentieri la gente comincia a scarseggiare...

Il trekking è partito da Capanna Trieste, passato per Rifugio Vazzoler per poi arrivare al Rifugio Tissi dove ho dormito. Il giorno dopo ho raggiunto il Rifugio Coldai e sono poi scesa ad Alleghe.

Sono circa 20 km totali, nessuna difficoltà tecnica con un dislivello in salita di 1230 m circa, che si sentono benone sulle gambe e sul fiato, haha.

Da Capanna Trieste, dove si parcheggia l'auto ho imboccato il sentiero 555 che parte bello in piano ma che poi mi ha sussurrato " guarda che sei in montagna tra un po' ti faccio cominciare la salita" ed io bella fresca ho acconsentito a questo incoraggiamento. 

Cominciano poi una serie di tornanti che in condizioni meteo ottimali mi avrebbero fatto vedere gli imponenti bastioni Torre Trieste e Torre Venezia, ma che a causa dei bei nuvoloni gonfi di pioggia e umidità non ho visto proprio affatto. Peccato.

Dopo 11 tornanti sono arrivata ad un tratto di bosco che conduce al Rifugio Vazzoler, già chiuso per fine stagione; mi sono fermata in pausa pranzo sotto ad una tettoia soprattutto per ripararmi dalla pioggia che ad un certo punto si era data da fare. Sì, avevo guardato le previsioni, ma sappiamo bene tutti che in montagna non fanno granchè testo, e che nel giro di pochi minuti si passa dalla pioggia al sole.

Ho ripreso il cammino sul sentiero 560 tutto bello in salita nel bosco fino ad una radura che apre la visuale sulla parete nord ovest del Civetta. Ecco, ero già stanca lì, ma vedere quella roccia viva mi ha ridato l'energia e la gioia necessaria per continuare!

Lungo questo tratto, la pioggerellina ha fatto capolino ancora, ma di fronte a sua maestà Il Civetta, tutto è permesso e godibile, anche un po' di maltempo. 

Prati verdi, massi di roccia che hanno fatto radici sul terreno, qualche albero sparuto e un silenzio incredibile, quello che bramavo, che mi mancava.

I passi si alternano ai battiti del cuore che sono aumentati non solo per lo sforzo fisico, ma per l'emozione provata.

Ad un certo punto in lontananza ho avvistato la meta, il Rifugio Tissi, lì in fondo, lì in alto su quella roccia che sembra così vicina ma che in realtà ha bisogno ancora di tempo e fiatone e qualche imprecazione (haha) per essere raggiunta, soprattutto quando la radura finisce e comincia un'altra bella salita. Ma mica mi sono abbattuta, beh forse ogni tanto dai, ma in fondo mi piace far fatica, mi piace arrivare alla mia meta.

Ecco, qui quando pensate di essere arrivati, beh non sarà così, perchè l'ultimo tratto in salita salita (è voluta la ripetizione, per far capire bene) sarà di una bellezza tale che vi fermerete ogni tre passi per guardarvi attorno e riuscirete ancora una volta a meravigliarvi di ciò che la natura ha creato, plasmato e offerto (e a riprendere fiato).

Il Rifugio Tissi è in una posizione da wow: da una parte la parete del Civetta che abbraccia in ogni istante, dall’altra la vista sul lago di Alleghe che regala colori e un paesaggio incredibile (un po' meno per chi soffre di vertigini).

Il trekking si può fare tutto in una giornata e ritornare dalla strada dell'andata, ma a me piaceva l'idea di dormire sotto Il Civetta, di svegliarmi accanto a lui e di godermi  quella pace assoluta. 

È un rifugio a tutti gli effetti, con camerate e bagni in comune, con la sala dove cenare o leggersi un libro, una terrazza con vista e un bel freddo pungente che dopo il tramonto arriva puntuale. Serve altro? No, direi di no.

La mattina seguente, dopo colazione, ho preso la direzione verso il Rifugio Coldai, sempre attraverso il sentiero 560 che in un'oretta, che può allungarsi con le pause, arriva prima al laghetto e poi al rifugio.

Questo percorso permette di godersi tutta la parete nord ovest del Civetta ed è articolato in diversi e continui saliscendi. Sono noiosa, lo so, ma il paesaggio è di una bellezza disarmante: quindi la colpa delle tante fermate non è quella del fiatone e della stanchezza, ma del dover fotografare ogni angolo. Ricordatelo se qualcuno vi dice "dai muoviti"!

Prima di arrivare al Rifugio Coldai si fa tappa obbligatoria al suo omonimo lago di origine glaciale. Qui siamo a circa 2140 m e le sue acque freddissime e limpidissime sono una meta imperdibile per chi arriva da Alleghe, da Palafavera e ovviamente dal Rifugio Tissi.

Potete semplicemente stendervi sulle sue rive, e non fare nulla se non godervi il momento. Perchè non è che si deve sempre occupare ogni minuto della propria vita a fare tutto il possibile, ci si può e si deve fermare ad ascoltare il tempo che passa lento, a guardare le nuvole che disegnano forme, a sentire passi stanchi di altre persone.

Quando le gambe e la mente si sono riposate ho proseguito per un'altra decina di minuti (in salita) fino al Rifugio Coldai, anche lui in una posizione, come il Tissi, da rimanere a bocca aperta. Tè caldo, strudel di mele e pensieri sparsi sul fatto che ce l'avevo fatta, che io avevo fatto un bel dislivello, che avevo camminato tanto per due giorni, imprecato a volte, sorriso per la bellezza sempre.

Per me, e parlo per me, è stato un traguardo che mi ero prefissata e che ho raggiunto. Sto imparando, con gli anni e con l'esperienza ad usare la metafora della montagna anche in altri ambiti, e un pochino devo dire funziona...

Ovviamente ho salutato quella roccia viva con non poca malinconia, e ho cominciato la discesa che a tratti è stata più complicata della salita. Ho preso il sentiero che porta ad Alleghe (no, non sono tornata per la strada dell'andata), ma poi devo aver toppato qualcosa, e non è assolutamente colpa mia, perchè sono finita in una pista da sci con una pendenza spacca ginocchia. In circa un paio d'ore si arriva alla partenza della funivia in centro città di Alleghe (e forse per il mio ginocchio era meglio se la prendevo a scendere!).

Trekking concluso. Emozione tanta. Soddisfazione all'infinito. 


Tips:

- Se volete dormire al Rifugio Tissi, dovete prenotare con largo anticipo. Io per fine agosto ho prenotato a giugno, ed ho fatto pure fatica a trovare posto, infatti ho poi deciso di andare durante la settimana. Dovete poi sperare che le condizioni meteo siano favorevoli :). Compreso nel prezzo letto in camerata, cena e colazione. Si prenota via mail o nel form che trovate direttamente nel sito omonimo.

- A fine agosto il Rifugio Vazzoler era già chiuso, informatevi prima della partenza se prevedete di fermarvi lì per pranzo o pausa merenda.

- Nello zaino portate un cambio, il sacco lenzuolo, ciabatte e necessario per l'igiene, kway, giacca termica, berretto, scaldacollo (e guanti se andate verso fine estate), crema solare.

- Le bacchette per me sono state indispensabili lungo il percorso.

- Ho scritto il racconto in prima persona, ma durante il trekking non ero sola. In montagna, soprattutto in caso di sentieri impegnativi è importante non essere mai da soli in particolare se non si è super esperti, e poi in compagnia è molto più bello, con chi mi lamentavo sennò?? E c'era anche mio figlio che al tempo aveva 12 anni, che mi ha dato del filo da torcere...

- Mai improvvisarsi esperti in montagna, mi raccomando: scarpe e vestiti adeguati. L'ho scritto per ultimo ma sarebbe da ripeterlo all'infinito.

PIGEON POINT LIGHTHOUSE, DORMIRE IN UN FARO IN CALIFORNIA

by 1:12 PM

Per essere un faro, devi essere così forte da resistere a ogni forma di tempesta, a ogni genere di solitudine e devi avere una luce potente dentro di te!

Mehmet Murat İldan

Sono sempre stata affascinata dai fari, queste costruzioni alte e più o meno coniche che hanno il compito di portare la luce nel buio, una metafora per me ricca di significati.
Di un faro puoi fidarti, è una casa per il ritorno dei pescatori, è una stella in una notte buia e tempestosa. 
Inutile dire che se durante i miei viaggi qualche faro dovesse incontrare il mio cammino, non trovo mai motivi validi per non fermarmi.
Nel mio ultimo viaggio in California, mentre da San Francisco scendevo verso Los Angeles, mi sono fermata a Pigeon Point.
Qui sorge un faro costruito intorno al 1970, affacciato sull'oceano Pacifico, sferzato dalle onde e dal vento, tra la sabbia umida e la vegetazione alle spalle.
Una delle esperienze da fare una volta nella vita? Dormire ai suoi piedi in un carinissimo ostello.
Ma andiamo con ordine...

Appena l'ho scorto in lontananza, dalla strada, l'emozione ha cominciato a farsi sentire, per poi arrivare all'apice una volta arrivata. Un luogo perfetto, con tutte le caratteristiche per essere romanticamente e storicamente amato.
Benchè fosse una giornata uggiosa e un po' piovosa, è riuscito a sedurmi con tanto di brividi, e non di freddo. L'energia che emana la si può toccare con mano, è palpabile e si insinua nelle sue pietre e tra le scogliere che cantano inni lontani.

Non si può salire in cima al faro, ma si può visitare un piccolo museo che ne racconta la storia, e dove è esposta la lente di Fresnel che occasionalmente viene illuminata durante gli anniversari della sua prima luce. La torre illumina ancora oggi la via dei naviganti, sebbene in modo automatizzato...poco romantico lo so.

Oltre al museo si possono fare delle passeggiate nella zona, tra le quali scendere in spiaggia e camminare sulla sabbia dove non vi sarà difficile incontrare dei leoni marini che ne hanno fatto la loro dimora. Con la bassa marea si possono scoprire i piccoli segreti del mare, mentre se vi piace il birdwatching potrete trovare una grande varietà di fauna da avvistare. Ovviamente io ho preferito fare passeggiate e ammirare il faro sentinella da più punti di vista, sedermi, ascoltare il mare parlare con il vento, inspirare salsedine e umidità, godermi ogni singolo istante.


Come ho accennato sopra, si può dormire negli alloggi che una volta erano dei custodi e ricovero attrezzi ora trasformati in un accogliente ostello
Ci sono varie tipologie di camere, con o senza bagno privato, e con una zona in comune dove rilassarsi, leggere un libro preso dalla biblioteca, cenare, farsi un tè o studiare l'itinerario per il giorno seguente.
Ma non è finita, c'è una cosa in questo posto che merita l'esperienza, ed è una vasca idromassaggio vista oceano che si prenota (ed è a pagamento) e nella quale ci si può passare un'oretta. 
L'unica ora disponibile quando ero lì era alle dieci di sera, il mare non si vedeva, ma si sentiva fragoroso. In compenso sopra la mia testa una coperta di stelle: che spettacolo!
Era gennaio, quindi temperatura vicina ai 5 gradi, ma l'acqua era calda (bollente...), il suono dell'oceano rilassante e le stelle, vabbè le stelle... che ve lo dico a fare.

Tips: 
- Nei dintorni non ci sono ristoranti, meglio fare un salto al supermercato prima di arrivare e prepararsi una cena in ostello.
- I bambini non possono accedere alla vasca idromassaggio.
- C'è uno shop carinissimo con tante cartoline e oggetti di artigianato.
- Pigeon Point non ha un sito per la prenotazione, ma lo trovate su Booking Pigeon Point Lighthouse Hostel 







LIPARI: COSA FARE E VEDERE NELL'ISOLA PIÙ GRANDE DELLE EOLIE

by 10:59 AM

 

Lipari è la più grande delle Isole Eolie, la sorella maggiore.

Un luogo in cui torno sempre con immenso piacere, dove la fretta viene posteggiata sotto un albero per assaporare la calma del movimento perpetuo delle onde, della natura incredibile e degli abitanti, i liparoti, che sanno come accoglierti e farti sentire a casa.

L'isola è di origine vulcanica, come tutte le Eolie, ed è stata plasmata dalle varie eruzioni che si sono ripetute lungo centossesantamila anni. Reperti archeologici ci dicono anche che l'isola era già abitata dal neolitico, quindi, cari lettori, non è per nulla giovane, ma si mantiene in grandissima forma. Fino al diciottesimo secolo fu soggetta ad invasioni, perchè in molti volevano impossessarsi di una pietra, l'ossidiana, il vetro vulcanico tagliente e facilmente lavorabile che venne esportata per tutto il Mediterraneo, portando ricchezza.

Lipari trasuda storia, è natura da scoprire e un mare incredibile da vivere. Le albe e i tramonti sono mozzafiato (come in tutte le splendide Eolie), i colori incendiano il paesaggio regalando attimi di pura magia.

Lipari è percorribile in auto, il mezzo più adatto per raggiungere punti panoramici, sentieri da percorrere e spiagge dove rilassarsi.

Insomma, Lipari è un ottimo punto di partenza, di arrivo e di permanenza per un viaggio indimenticabile.


Cosa fare e vedere a Lipari

Castello di Lipari

Il Castello di Lipari sorge su un promontorio a strapiombo sul mare e raggruppa la zona archeologica, il Museo Archeologico e la Cattedrale di San Bartolomeo e il Chiostro.

La Cattedrale di San Bartolomeo è il principale luogo di culto di tutto l'arcipelago, poichè il santo è patrono di Lipari e prottettore di tutte le isole Eolie.  All'interno predomina lo stile barocco e le tre navate accolgono affreschi e sculture minuziosamente dettagliate. Tra le panche potreste trovare un mansueto gatto che vi terrà compagnia durante la vostra visita. Se vi scappa una coccola, sarà sicuramente contento.

Adiacente alla Cattedrale si trova il Chiostro risalente all'epoca normanna, conservato in ottimo stato anche se danneggiato negli anni dalle invasioni. Prendetevi del tempo per osservare e se possibile affidatevi a una guida che vi racconti la storia di questo posto, ne rimarrete incantati.

Non vi resta che visitare il Museo Archeologico Regionale Eoliano che vi farà vivere un'esperienza incredibile. So che i musei con pezzi ritrovati qua e là possono essere noiosi se non contestualizzati e raccontati bene, ma in questo avrete una visione molto chiara di tutta la storia dell'isola, del fascino che le si cela dietro e potrete vedere tutto quello che è stato ritrovato in mare in perfette condizioni...a partire dal neolitico.

Barca al tramonto...con aperitivo

Chiudete gli occhi e immaginate di essere sopra ad una barca, cullati dalle onde del mare, con il sole che si prepara a tuffarsi nel mare mentre si guarda l'orizzonte che si perde nel blu tra la costa di Lipari e i suo faraglioni. Ora potete aprirli e prenotare questa uscita. Ah richiudeteli un attimo...sentite tintinnare due calici di vetro che brindano? Anche l'aperitivo è incluso! Davvero una delle esperienze più belle. Sono di parte lo so, ma il tramonto alle Eolie è una cosa seria, in barca e con un buon vino ancora di più. Tutto questo è possibile con Lipari Boat Experience 

I gatti felici di Lipari

A Lipari c'è un'oasi felina dove molti gatti trovano riparo e amore grazie ad una associazione. Molti gatti randagi e feriti sono accuditi e curati e i piccoli cuccioli sono in transito in attesa di essere adottati da una famiglia. L'accogliente giardino che li ospita è diventato anche un punto di incontro e riferimento, ma soprattutto un luogo dove le persone vanno a prendersi le coccole e le fusa dai dolcissimi mici. Qui trovate la storia di questo splendido posto Gatti Felici di Lipari 

Photo Credit Milena Marchioni

Terme di san Calogero

Le Terme di San Calogero sono conosciute sull'Isola di Lipari dall'epoca greco romana grazie alle loro proprietà terapeutiche. L'acqua fuoriesce ancora ad una temperatura di 60° e veniva usata, fino agli anni settanta, come rimedio contro i reumatismi. Recenti scavi hanno portato alla luce una piscina termale romana e un tholos (una costruzione circolare) miceneo che era utilizzato dai romani come sauna.

Belvedere Quattrocchi

I tramonti alle Eolie sono davvero uno degli spettacoli da vivere almeno una volta nella vita. Uno spot dalla bellezza travolgente è Quattrocchi, dove suggestive insenature e un panorama da lasciare imbabolati immortala all'orizzonte l'isola di Vulcano. Ma perchè si chiama Quattrocchi? Perchè ovviamente due occhi non bastano per gustarsi per bene il tutto!

Ovviamente lo spettacolo è assicurato anche se ci passate in qualsiasi atro momento del giorno, ma io sono una inguaribile romantica e l'ora del tramonto vince a mani basse.


Cave di Caolino - Trekking

Se siete amanti del trekking, vi consiglio di fare almeno uno dei tanti sentieri che l'isola mette a disposizione. Imperdibile per me è quello delle Cave di Caolino, un percorso tra la natura selvaggia e il mare. [Ma cos'è il Caolino? è una roccia sedimentaria formata dal minerale che costituisce l'argilla. Viene usato per utilizzi edilizi ma anche per la ceramica.] L'attività di estrazione a Lipari ha avuto inizio circa nel 1945, e ha chiuso definitivamente nel 1972. I colori sono incredibili, frutto dei processi di raffreddamento vulcanico; io, ignorantemente, queste formazioni le definisco rocce arcobaleno. Il percorso parte dalle Terme di San Calogero e si snoda in mezzo alla vegetazione tra sentieri e il mare. Ho fatto questa escursione con la bravissima Flavia dell'Associazione Nesos che come sempre ha spiegato tutto perfettamente: dai cenni storici agli aneddoti di un'isola incantevole.  


No, non ho descritto tutto quello che c'è da fare e vedere, perchè secondo me, quando si visita un posto bisogna lasciare un po' anche alla scoperta personale, quella fatta di improvvisazione, o dettata dal tempo a disposizione o da quello meteorologico, o dai consigli dei locali.

A questo proposito, vi consiglio di consultare Sarah di Aeolian Charme Collection, mia amica e bravissima consulente per tutto quello che può riguardare un viaggio a Lipari e alle Eolie.

Dell'Hotel Mea ne avevo parlato in questo articolo, e vi ricordo che è ancora valido uno sconto sulla prenotazione nel portale inserendo il codice CRI10 (tutti i mesi tranne agosto), ma è ancora più conveniente se prenotate via mail, perchè vi attende una carineria in più!!!! Cosa state aspettando???




Tutte le esperienze in questo articolo sono state provate da me.
Se hai domande o richieste di informazioni, scrivimi!

CRONACA DI UNA TURBOLENZA: DI TAGADÀ E PENSIERI SPARSI A 10.000 m

by 2:09 PM


Dopo essere salita sulle scalette o aver percorso il finger, da anni, da molti anni, un unico gesto accompagna la mia entrata, poco trionfale, in un aereo.

Con la mano destra, sempre la stessa, tocco insistentemente per qualche misero secondo, la carlinga.

Sono delle carezze, o dei leggeri buffetti, qualcosa di coscienziosamente (solo da parte mia) intimo, tra me e il mezzo più sicuro al mondo. 

Di qualsiasi stazza esso sia, a qualsiasi compagnia esso appartenga, lui avrà la mia attenzione, in un affettuoso gesto.

Nella mente, come quando si legge un libro senza proferire alcun suono, gli dico "portami a destinazione". Aggiungerei anche sana e salva, senza turbolenze, con atterraggio senza vento... ma non vorrei chiedere troppo, in fondo ho sempre paura di disturbare, quindi mi limito a chiedere l'essenziale.

Sono riuscita a trovare un equilibrio, benchè precario, con questi (passatemi il termine) "mostri" che solcano cieli, che surfano sulle ali del vento, che fanno vedere il mondo da una prospettiva tra le migliori. Wow, che vista da lì sopra, vi soffermate mai a guardare giù? Io sbircio ogni tanto, perchè a differenza di molti, il mio posto preferito non è quello al finestrino. In duecento e passa voli non mi sono mai seduta dalla parte dell'oblò, all'inizio per paura di guardare sotto, poi con gli anni non so nemmeno io il perchè. Poco male non devo litigare con nessuno per accappararmelo...

Dicevo...Un equilibrio fatto di compromessi, di voglia di viaggiare, di qualche goccia di xanax, di una grossa quantità di fiducia verso chi li guida, riesce a farli decollare ed atterrare.

Capita a volte che con i piedi ben fermi sulla terra, quando alzo la testa al cielo inseguendo una scia nel blu, io pensi che è quasi "magia".

So bene che è ingegneria, di quella seria, ma pensare da sognatrice mi fa affrontare tutto con un po' di leggerezza... forse.

Durante il mio ultimo volo, da Catania a Bologna, mi sono (beh in realtà tutti i passeggeri, non solo io) imbattuta in una turbolenza, forte, fortissima, maledettamente forte.

Nella mia lista di turbolenze, dove tengo come riferimento solo il primo posto, troneggiava quella sopra l'Argentina, da Buenos Aires a El Calafate, quando l'aereo ha preso una perturbazione e i vuoti d'aria non erano decisamente piacevoli. Credo di aver reagito abbastanza male, facendo un testamento mentale, chiamando senza avere il telefono mia mamma a casa, cose così, a caso, dettate dalla paura.

L'Argentina, nella nuova classifica, viene surclassata dall'Italia, da un volo di circa un'ora.

Eh bravi quelli che dicono, "ma sì dura solo un'ora il volo, cosa sarà mai."

Bravi loro. Un applauso (e non al pilota quando atterra, vi prego è il suo lavoro, allora applaudite anche me quando consegno un testo scritto con i controfiocchi eh eh...).

Le paure nascono e si alimentano, perchè non abbiamo il controllo su di esse... e questo vale per ogni tipo di paure. E questo vale per me.

Il Pilota di cognome faceva Rodriguez

Io ho un'ammirazione per tutti i piloti, anche se il mio preferito resta ovviamente il Capitano Sully. Non lo conoscete? Provate a googlare Sully Hudson.

Da brava paurosa di volare, sono ossessionata da tutto ciò che riguarda il tema aereo. Di quello che posso sapere suglia aerei, so tutto, leggo mi informo, guardo serie tv, film....

Ho imparato ad amarli gli aerei, a renderli parte di un viaggio, perchè mi serve usarli.  Viaggiare fa parte della mia vita.

Gli aerei sono amanti un po' scomodi, lo so: a volte turbolenti, spesso mai puntuali. 

Nel volo capitanato da Rodriguez, nella mia testa, non ci sarebbero state turbolenze perchè il cielo era limpido, non c'erano perturbazioni lungo lo stivale....eh beh certo, visto che io sono anche una meteorologa dei voli adesso, avevo la presunzione che in alta quota non ci sarebbero stati agenti esterni a disturbare il mio viaggio.

Arrivato in quota l'aereo comincia a danzare, dentro di me ordino in fila indiana le parolacce che mi passano per la testa e prendo per mano le mie compagne. Una alla mia destra e una alla mia sinistra. Io nel mezzo con gli occhi chiusi e le cuffie nelle orecchie. Ascoltavo "Always" di Bon Jovi.

Rodriguez avvisa i passeggeri che stiamo sorvolando un'area con leggere turbolenze.

Si certo, leggerissime.

All'inizio forse.

Avete presente il Tagadà? Ecco peggio...

In 200 voli presi nella mia vità, la versione peggiore del tagadà non l'avevo ancora vissuta.

Per me l'aereo stava precipitando, sfuggito ai comandi del pilota (mi perdonino tutti i piloti del mondo, è la mia mente che parla, non sono io).

Forse non tiro fuori le palle. Ecco il vero problema, nel momento di vera paura non affronto razionalmente la situazione, o forse dovrei affrontarla irrazionalmente?

L'aereo ha cominciato a scendere, a risalire a piegarsi di lato (ecco lì è stato davvero brutto, per me, mi sembrava di vivere il momento dal di fuori, impossibilitata a fare qualsiasi cosa, tranne che a farmi venire un attacco di ansia).

La percezione è diversa da persona a persona e so che magari a me sembrava che fosse sceso di 50 metri mentre forse erano due. Cosa non fa fare un po' di fifa...solo un po'.

Cazzo sono a diecimila metri di altezza, non posso chiedere di accostare come in macchina, aprire lo sportello e scendere per riprendere aria.

Mi sembrava di stare in uno di quei tori meccanici che quando ci sali sopra vanno ovunque e inaspettatamente non nella direzione che si pensa.

Passato tutto il buon Rodriguez dice che siamo passati in una zona di forti turbolenza...dirlo prima?

Forse meglio che non l'abbia detto? Mah.

Ormai era passato tutto, ma non il mio senso di disagio.

Il resto del viaggio l'aereo ha volato a bassa quota per via dei venti e io ho volato vergognandomi della mia reazione, mettendo nel calderone delle emozioni tutte le colpe che pensavo di avere. Ma in fondo che colpe avevo?

Grazie a vita alle mie compagne di viaggio Milena e Giannella, per le loro mani e le loro parole. Io non ricordo bene quello che ho combinato, magari ho confessato cose, oppure ho imprecato.. ma vi ringrazio a prescindere.



ALTOPIANO DI PINÈ , VALLE DI CEMBRA E VALLE DEI MOCHENI: 9 ESCURSIONI DA NON PERDERE

by 2:57 PM

 


A distanza di quasi un anno ho preso in mano i ricordi di un mese passato in Trentino all'insegna della natura, a contare passi e dislivelli, a fare i conti con un ginocchio malandato che però mi ha dato grandi soddisfazioni e a deliziare il palato con piatti tipici della cultura locale. 

È stata una boccata d'aria, fresca come un temporale estivo, quando il muschio e tutto il sotto bosco bagnati dalla pioggia sprigionano profumi nuovi, di funghi e fragole, di corteccia e terra umida.

Sono stata nella zona del Pinè Cembra e Valle dei Mocheni, di una tranquillità soave, dove, è vero, non ci sono le montagne rocciose di dolomia che tutti cercano nell'ultimo periodo, ma che regala comunque paesaggi unici, vette da raggiungere e laghi dove specchiarsi e per i più temerari anche tuffarsi.

Ho fatto base a Baselga di Pinè, da dove a piedi, o spostandosi di pochi chilometri in auto si raggiungono sentieri di varie difficoltà e lunghezza, per famiglie, e per tutti i tipi di escursionisti.

In un mese ho camminato veramente tanto e io quando cammino, soprattutto in montagna sono felice.

Vi consiglio nove escursioni da fare, alcune con fiatone compreso, ma come dico sempre ogni fatica in montagna viene ripagata.

LAGO DI ERDEMOLO

Il lago di Erdemolo si trova nella Valle dei Mocheni, ed è, udite, udite, a forma di cuore. A dire il vero è stata anche l'escursione in cui ho vacillato un po'. Non è un percorso lungo, ma è molto pendente, quindi tra fiatone e ginocchio instabile mi sono fatta superare da una comitiva di nonnini che mi hanno incitata a proseguire...ahahah. 

Scherzi a parte, il Lago di Erdemolo è stato uno dei posti più belli e suggestivi che io abbia mai visto. Si trova a poco più di 2000 m e si raggiunge attraversando la natura spettacolare della catena del Lagorai, in un alternarsi di boschi, ruscelli e radure. Si parte dal parcheggio del campo sportivo nella località Palù del Fersina e dopo circa due ore e un dislivello di 460 m si arriva ad ammirare dall'alto lo specchio d'acqua che con la sua forma a cuore rinfranca gli animi e dà la carica per continuare il trekking. Il lago è spesso ghiacciato (a volte anche d'estate ha parti della superficie ghiacciata), ma ho visto qualcuno di molto corraggioso tuffarsi. Qui ci si può riposare, fare un pic nin (al momento il rifugio è ancora chiuso) o prendere altri percorsi di trekking per ammirare il lago da altri punti di vista o per raggiungere altre mete. Io sono tornata indietro seguendo la via dell'andata, in totale ci vogliono circa quattro ore di pura bellezza.



CASCATA DEL LUPO E PIRAMIDI DI TERRA DI SEGONZANO

La cascata del lupo si trova nel comune di Bedollo ed è uno dei luoghi da non perdere. Il sentiero per raggiungerla è veloce, lo si fa in circa venti minuti, ma non è molto agevole, quindi attrezzatevi con scarpe da trekking, perchè scende molto rapidamente e si rischia di scivolare, anche perchè le piogge tendono a renderlo non proprio perfetto. La cascata ha un salto d'acqua di 36 metri ed è molto scenografica perchè incastonata tra due pareti di porfido ricoperto di muschio. Da qui io ho proseguito il trekking fino alle Piramidi di Segonzano, circa un'altra oretta e mezzo attraverso una strada asfaltata e sentieri ben segnalati.


L'entrata al parco dove fare trekking per vedere le piramidi è a pagamento (3 euro) da luglio a settembre, durante il resto dell'anno l'entrata è gratuita.

La natura qui è stata davvero creativa realizzando le Piramidi di terra. I pinnacoli si innalzano eleganti dalla montagna sovrastati da un masso di porfido. questo è un fenomeno geologico unico in Trentino, e sono i resti di un deposito morenico che risale all'età della glaciazione. Il sentiero all'interno del parco si percorre in circa due ore e mezzo e attraverso percorsi ben segnalati si possono ammirare dal basso e dall'alto le piramidi. Ci sono anche aree ristoro per pic nic e fontanelle per l'acqua. Una volta arrivata in cima al sentiero (sono circa 270 m di dislivello) ho proseguito il trekking per ritornare al punto di partenza e concludere l'anello iniziato la mattina. Sono più o meno 15 chilometri in tutto, con un dislivello di circa 300 m.



RIFUGIO SETTE SELLE

Il rifugio Sette Selle è incastonato tra le cime del Lagorai. Si raggiunge con un trekking di media difficoltà che parte dalla Valle dei Mocheni con due ore di cammino e 600 m di dislivello. Il percorso si snoda tra i boschi, dove raccogliere anche i funghi (con la licenza mi raccomando) e sentire il profumo di muschio e resina. Verso la fine del percorso si presentano delle radure che danno la possibilità di ammirare lo spettacolo del Lagorai tutto attorno, e di prendere fiato...hahaha. Il rifugio, all'improvviso poi appare in tutta la sua bellezza di mattoncini e finestrelle azzurre, una perla a 2014 m, un luogo dove sedersi, riposare, mangiare dell'ottimo cibo, bere della grappina per scaldarsi, ma soprattutto per ascoltare il silenzio delle montagne. Un'escursione consigliatissima, che ricarica alla grande. Poi, per tornare indietro potete rifare il sentiero dell'andata o proseguire con il giro ad anello raggiungendo il Lago di Erdemolo.


MALGA CAMBRONCOI

Per arrivare a questa malga si parte dal passo Redebus (trovate tutte le segnaletiche) e si cammina in salita costante per circa un'oretta. Dopo la tempesta Vaja il percorso ha subito delle interruzioni. Le più grandi sono state sistemate ma rimangono degli alberi in mezzo ai sentieri da aggirare o scavalcare. Ci sono zone poi, che io chiamo "cimiteri degli alberi", dove Vaja ha lasciato segni più profondi e dove alberi ormai morti sono stesi a terra. È profondamente triste...

Arrivati alla malga potete decidere di continuare il percorso e salire in cima al Dosso di Costalta o rientrare per una strada forestale e concludere l'anello. Alla malga si possono acquistare i formaggi dell'alpeggio e fermarsi a mangiare con una vista spettacolare. 

DOSSO DI COSTALTA (dal Passo Redebus)

Sono partita dal Passo Redebus per questa meravigliosa escursione fino in cima al Dosso di Costalta, seguendo il sentiero 404. In circa due ore si passa da 1458 m a 1955 m attraverso boschi fitti, strade forestali con scorci sui paesaggi attorno. In alcuni punti la salita è un po' impegnativa ma come sempre la fatica ripaga e una volta in cima mi si è aperto davanti uno scenario incantevole. L'ultimo tratto esce dal bosco e dopo un'ultima salita si arriva alla croce respirando l'aria che fino a poco prima un po' mancava. Si vedono il Lago di Serraia e di Caldonazzo e poi la catena del Lagorai e il gruppo delle dolomiti del Brenta. Bellissimo trekking, super super consigliato.



MALGA STRAMAIOLO ( e rifugio Tonini)

Alla malga ci si arriva attraverso una forestale molto agevole e tranquilla (per i pigri si arriva anche in auto, ma perde tutto il fascino) partendo sempre dal Passo Redebus. Qui si può fare una sosta con i prodotti locali, pensate che è una delle poche malghe ancora adibite all'alpeggio.

Da qui in un'oretta di facile percorso (la salita si concentra tutta nel primo tratto) si arriva al rifugio Tonini (ora in costruzione dopo un incendio) dal quale ammirare il paesaggio montano a 360 gradi.

LAGO DI LASES

Il Lago di Lases si trova a Lona-Lases un comune poco distante da Baselga di Pinè. Un lago balneabile dove passare una piacevole giornata di relax sulle sue sponde. Il lago è di colore verde che muta in base alla luce del sole, veramente bello e rilassante. Ma se siete come me e di stare troppo fermi non è nelle vostre corde vi consiglio un paio di itinerari da fare:

- Il giro del lago. La passeggiata è circumlacuale e dura circa un'oretta. Non è propriamente in piano perchè raggiunge un dislivello di 190 m, ma è piacevole con tratti sotto bosco e altri con vista sulle colorate acque del lago.

- Biotopo Lases e buche del ghiaccio. Io di geologia ne so poco, quindi questa scoperta mi ha lasciata letteralmente a bocca aperta. C'è un sentiero che parte dal lago, il C46: seguite le indicazioni, ma soprattutto leggete i cartelli informativi che vi spiegheranno l'origine geologica del fenomeno delle buche di ghiaccio. Questo posto prende il nome di Val Fredda perchè è caratterizzato dalla presenza di buche createsi alla base di una antichissima frana dalle quali esce continuamente aria fredda. Mentre si cammina si sentono dei soffioni freddi uscire dalla terra. Non c'è che dire rinfrescano anche le giornate più calde!

LAGO DI SANTA COLOMBA E IL SENTIERO DELLE CANOPE

Il Lago di Santa Colomba si trova a sud della Valle di Cembra. Anche questo posto è geologicamente interessante perchè il bacino è nato dalla dislocazione su una faglia che separa rocce di natura lavica da rocce di natura sedimentaria. Il lago offre uno scenario da fiaba in cui gli abeti che lo avvolgono si specchiano vanitosi nelle sue acque. Anche qui potete scegliere tra i vari sentieri che partono da lago per brevi escursioni: uno che vi consiglio è il Sentiero delle Canope. Questo luogo rivestiva un ruolo importante nel Trentino per le attività estrattive dell'argento durante il medioevo. Il sentiero, lungo circa 3 km, attraversa cadini e canope ovvero imbocchi sia verticali che orizzontali sulla terra che testimoniano il lavoro e lo sfruttamento degli antichi minatori alemanni. Molto, molto interessante. Pensate che l'abbigliamento dei canopi doveva essere molto semplice: una tunica di lino con cappuccio che poteva essere riempito di paglia per attutire i colpi alla testa, calzamaglie e calzature di cuoio e per vincere il buio del sottosuolo si realizzavano con la roccia locale dei lumini alimentati da grasso animale

CRÒS DEL CUC

Questa è una escursione semplice ma di effetto della durata di un paio d'ore in totale. Si parte da Bedollo e si prende la strada forestale che sale dolcemente fino alla croce bianca sulla cima del Cròs del Cuc. Da lì sopra lo sguardo spazia sui laghi di Piazze e Serraia, e poi in fondo si riconosce la Paganella e il Monte Bondone. Al ritorno potete fermarvi alla Baita Alpina per una birra e un piatto tipico con vista!


Sono montagne affabili e silenziose quelle di questo territorio, fatte di tradizioni e ottima cucina. Sono dotate di una bellezza che a volte sfugge ai più, richiamati da vette alte e rocciose.

Sono luoghi in cui è sempre bello tornare...







 

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