CURON, STORIA DI UNA DIGA E DI UN PAESE SOMMERSO


Del campanile che spunta dal Lago di Resia ne avevo sentito parlare marginalmente.

Sapevo che nei pressi del lago nasce il fiume Adige.

Sapevo che il lago è stato creato in seguito alla costruzione di una diga.

Sapevo che si trova in una delle più belle valli dell'Alto Adige.

Punto.


Non sapevo altro dello splendido specchio d'acqua sul quale si riflettono le più alte vette della Val Venosta. La meravigliosa Val Venosta.

Le foto in cui inciampavo su Instagram o Facebook erano un inno a chi ha lo scatto più bello con il campanile sullo sfondo, e la maglia intonata alle cime innevate delle montagne circostanti, o la gonna svolazzante fuori tema, fuori tempo e fuori luogo ma che acchiappa molti like.

Ero ignorante, e mi sento quasi in colpa per questo e per non aver scoperto prima il significato che quel campanile che esce dall'acqua porta con sé.

Curon si trova in Alto Adige, dove a nord attraverso il Passo Resia incontri l'Austria e a ovest  la Svizzera. Una terra di confine fatta di pascoli, masi, aria pura e sentieri da percorrere in mezzo alla natura con l'Ortles a dominarlo, quasi a proteggerlo.

Ero ignorante quest'estate quando ci sono andata per una gita in giornata, mentre ero in Trentino. Non conoscevo la storia di un popolo che ha visto spazzare via la propria vita. Ma ho visto orde di turisti fermarsi per lo scatto di una foto e andare via. Le foto le ho scattate anch'io perché un posto così è unico, commovente, pur sentendomi inadeguata a comprendere veramente.

Allora mi sono messa a cercare informazioni, e a rendermi conto di quanto poco si conosce di un luogo finché non ci si sbatte contro. Sia chiaro, quando viaggio non studio mai perfettamente tutto quello che andrò a vedere, mi piace sempre l'effetto "sorpresa" ma questa volta avrei preferito essere preparata. Perchè è importante, ci fa capire dove siamo e dove vogliamo andare...

Ho cercato informazioni online, ho letto storie e testimonianze, mi sono documentata per essere parte di una serie di eventi che si sono susseguiti in un periodo di grandi mutamenti per la zona. E gli eventi non erano granché belli: prima la guerra e poi la diga.

La storia del Lago di Resia si colloca negli anni cinquanta. Dopo la fine della guerra furono completati i lavori di una grande diga, per la produzione di energia elettrica, che  coinvolse due dei tre bacini naturali nel Passo Resia: Il lago di Resia e di Curon. Il Lago di San Valentino a sud, invece, è rimasto nel suo stato di origine. 

All'inizio si era previsto un rialzamento di circa cinque metri del livello dell'acqua, che non avrebbe portato a particolari problemi, invece l'acqua inghiotti per sempre il vecchio paese di Curon e parte del comune di Resia che oggi si trovano a 22 metri di profondità.

Hanno costruito un lago senza sapere dove mettere le persone. I soldi previsti per un indennizzo dopo la distruzione della casa non sarebbero bastati nemmeno per cambiare città, nemmeno per arrivare a Merano in autobus.

Un sistema concordato tra Italia e Germania chiamato le "opzioni" coinvolse gli abitanti di Curon dando loro la possibilità di scegliere tra le due cittadinanze e di trasferirsi in base al loro voto: diventare quindi o Italiani o Tedeschi. Ma loro non volevano essere nessuno dei due, volevano rimanere nel Sud Tirolo la loro terra. Il periodo che ne seguì fu pieno di tensioni che portò il dieci per cento della popolazione ad abbandonare il paese. Nello stesso momento, tutta la popolazione venne informata della distruzione delle loro case con un avviso scritto in ITALIANO e lasciato affisso solo per il tempo di sei giorni...Nessuno ovviamente lo guardò, nessuno sapeva leggere l'italiano e di conseguenza nessuno alzò obiezioni in merito. Il destino di Curon fu deciso senza che i propri abitanti ne fossero al corrente, e se ne resero conto solo quando arrivarono i primi espropri.



Ho letto poi Resto qui, di Marco Balzano. Lo avrete visto in molti nelle vetrine delle librerie. In copertina ha proprio quel campanile che spunta timido dal lago di Resia.




Un romanzo delicato ambientato tra la seconda guerra mondiale e gli anni cinquanta a Curon, una terra che non si è mai sentita Italiana, in bilico tra il fascismo di Mussolini e il nazismo di Hitler, dove la resistenza non era possibile.

Un romanzo "vero" costruito sulla vita degli abitanti di quel piccolo paesino di montagna fatto di bestie da portare al pascolo e di masi da custodire, di gente comune che di speciale aveva l'amore per la propria terra, un romanzo che racchiude la vera natura di quel popolo. Un libro che vi consiglio, non solo per la storia di Trina, ma per capire bene cosa è avvenuto e in che tempi è avvenuto tutto questo.

Un libro che parla di coraggio, di resilienza e di amore, quello schietto e velato.

Mi sono emozionata, forse se non avessi visto quel campanile dal vivo un mese prima non non avrei reagito allo stesso modo. 

"Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull'acqua morta è diventato un'attrazione turistica. I villeggianti ci passano all'inizio stupiti e dopo poco distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso deficiente. Come se sotto l'acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita."

Un paese bistrattato, una lingua che hanno dovuto cambiare: Mussolini aveva messo al bando il tedesco, cambiando anche i nomi delle lapidi al cimitero, nelle scuole si doveva imparare solo l'italiano.

Ci rendiamo conto di questo?

Per anni non ho capito, non capivo perché un paese italiano non parlasse italiano. Ancora una volta mi sono sentita profana, per aver lasciato in secondo piano l'identità di un popolo.

Perchè a volte ci viene raccontato solo un punto di vista e non va mai bene. 

Viene raccontato quello che si vuole far passare per giusto, e nemmeno questo va bene.

Non aggiungo altro, anzi no.

Ho deciso di passare qualche giorno in quegli splendidi posti l'estate prossima, visitare con una nuova consapevolezza la "nuova" Curon, quella riemersa dalle acque del lago e rinata con la forza e la voglia di vivere.




Foto dal web










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5 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie mille Giada. Mi piace sempre raccontare le storie, farle conoscere e appassionarmi con loro.

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  2. Posti bellissimi, vedrai che non ti pentirai di trascorrerci qualche giorno! :)

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  3. Ho appena finito di leggere io resto qui , dopo aver visitato l' alto Adige per la prima volta quest'estate.La storia raccontata nel castello di Tirolo mi ha fatto conoscere la sofferenza di uomini e donne attaccati alla propria terra ,alla propria lingua ed alle proprie tradizioni.

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