IL SENTIERO DEL MONTE VENDA






In 20 km partendo da Padova dove posso arrivare?

Ho preso la macchina e ho dato inizio a gennaio a questo progetto che durerà un anno.
Vi ho parlato di Torreglia, di Cervarese Santa Croce e il castello di San Martino, di Cava Bomba, di Piazzola sul Brenta e Villa Contarini e del Castello di San Pelagio.

Oggi vi porto in un altro posticino sui miei amati Colli Euganei, Il Monte Venda.
Con i suoi 603 m è il più alto di tutti i colli e tocca i comuni di Teolo, Cinto Euganeo, Galzignano e Vo'...
Se dalla pianura lo distinguiamo dagli altri per le installazioni militari, al suo ridosso ci regala un panorama incantevole fatto di vigneti che si intervallano a piccoli colli in un paesaggio fatto di colori e profumi diversi per ogni stagione.

Ai piedi del Monte Venda parte un sentiero molto carino per scoprire la flora e la fauna (se si è fortunati) del territorio. Si chiama sentiero n.9, un nome forse poco fascinoso, io gli darei un nome più fiabesco...
Una gita fuori porta con pic nic annesso è la soluzione ideale per vivere appieno questo percorso, adatto anche ai più piccoli; un tratto del sentiero è predisposto anche per i disabili.

La passeggiata è tranquilla, con poco dislivello e intervallata da panchine dove fermarsi, e punti informativi da dove trarre informazioni e curiosità.
Il piccolo viaggiatore, che è curioso come un gatto, mi ha fatto fare diverse tappe: per raccogliere i ricci delle castagne, per raccogliere dei rami secchi, e osservare da vicino un verme in transito o uno scarabeo multicolore.



Camminando si attraversa un bosco di roverella (cioè la specie di quercia più diffusa in italia), accompagnato da piante di corbezzolo, di erica, tiglio e altri arbusti tipici della zona collinare,mentre per quanto riguarda gli "animali", che ovviamente non ho visto, ci sono il gufo, la civetta, la volpe, il riccio, la donnola, il ramarro e molti altri...quando ho letto che si potevano incontrare queste specie, beh mi sono sentita fortunata ad esserci andata vicino!

Sui Colli Euganei la coltivazione del castagno da frutto ha un'antica tradizione e il consumo della castagna era molto importante nell'economia domestica. Con gli anni questa tradizione è andata un po' perduta e purtroppo i castagneti sui Colli Euganei si possono trovare solo in poche aree; una di queste è proprio il Monte Venda che vanta castagni da frutto pluricentenari.




Incontrerete poi lungo il cammino un cartello con scritto: Laghetto dei Maronari del Monte Venda
Purtroppo quando ci sono passata io il laghetto era un po' in secca, ma in alcuni periodi dell'anno il bacino naturale che raccoglie l'acqua piovana che scende dal monte si riempie diventando così un luogo molto importante per la riproduzione e la conservazione di vari anfibi. Oltre ad essere naturalisticamente importante, lo è anche storicamente visto che ai margini del laghetto c'è un antico castagneto con degli alberi secolari di importanti dimensioni...eh mica si scherza qui sui Colli!

Ora non vi resta che passeggiare, e godervi lo spettacolo di panorami che ad ogni scorcio, ad ogni curva si insinuano all'orizzonte.



Però prima un'ultima cosa. 
Vi racconto cos'è il mestiere del carbonaro, che si svolgeva tra i boschi dei Colli Euganei.
Un tempo l'unica fonte di energia era il fuoco, che serviva per riscaldare e per cucinare; per questo motivo era nata la figura del carbonaro, un saggio boscaiolo che sapeva riconoscere gli alberi e gli animali che lo abitavano, quindi gestiva il bosco in modo da non compromettere l'ambiente. Costruiva la sua carbonaia delimitandola con pietre e ammucchiava la sua pira di legna necessaria fino a farla diventare una catasta alta 3 m con all'interno un camino di alimentazione. Una volta terminata ed isolata, il carbonaro l'accendeva, questa la fase più complicata, per dare inizio alla combustione del legno; quindi chiudeva il foro superiore e preparava una croce da metterci sopra come buon auspicio.
Il carbonaro se ne stava da qual momento seduto a monitorare in silenzio la legna fumante, giorno e notte per non lasciarla incustodita. A volte la combustione durava anche una settimana, fino a quando fuoriusciva il fumo di color azzurrognolo che ne annunciava la fine. Il carbonaro si metteva poi, dopo il raffreddamento, a raccogliere il carbone dentro a dei sacchi per andarli a vendere in paese.
Mestieri (affascinanti) che non ci sono più...

Vi aspetto sui Colli!










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