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LE ISOLE DI LUSSINO E CRES di Simone

by 10:07 AM



Chi meglio di Simone conosce la Croazia.
Per anni luogo e rifugio per vacanze immerse nella natura.
E qui ce la racconta...

Le isole di Lussino (Losinj) e Cherso (Cres).

Siamo nella neocomunitaria Croazia, nel Quarnaro, in due isole collegate tra loro da un minuscolo ponte, girevole: due sorelle così vicine e così diverse tra loro.
Attorniate dal mare, padre vigoroso e generoso, la madre terra emerge rigogliosa di vegetazione e profumi nella sinuosa Lussino, e brulla e aspra nella più interna Cres: queste due isole sono un crocevia di venti che dirigono il bello ed il cattivo tempo.



L’isola di Lussino è stata meta dei Principi Asburgici ed a loro si devono le numerose piante di pino marittimo ed i sentieri tracciaci; nel corso del settecento/ottocento era il principale centro di addestramento di capitani di velieri.
Nelle due isole vi sono diversi campeggi ben attrezzati (i maggiori ad Ossoro, Nerezine e Punta Kriza, quest’ultimo solo naturista) ed una diffusa offerta di appartamenti a prezzi non altissimi, specie fuori dal Lussin Piccolo e Cres, raggiungibili con il “passaparola” o attingendo alla buona mediazione delle agenzie turistiche: anche qui vi sono le categorie ed è bene incappare nei migliori. Nel mio caso ho alloggiato a Nerezine, un punto strategico per girare entrambe le isole.
Certo che l’ottimale sarebbe avere un gommone, una barca, od un semplice “guscio”, ma anche con l’auto ed il trekking sono raggiungibili bellissime spiagge.
Per chi ama camminare, Lussino e Cres offrono una moltitudine di sentieri che sono segnati in gratuite cartine richiedibili in ogni agenzia turistica dell’isola.
Al mio arrivo, in una giornata nuvolosa, mi sono subito addentrato nei boschi del Monte Televrina, affrontando quasi 600 metri di dislivello, per ammirare dall’alto le due isole e scorgere in lontananza anche la “mia” Italia. 



Tra le varie spiagge che segnalo, innanzi tutto merita quella di Lubenice. Situata nell'isola di Cherso, la cittadina è raggiungibile in auto per vie strette ma asfaltate (intravvedendo anche il Grifone di Cres),




ed è abitata solo da una decina di persone: era un monastero nei secoli passati, pur essendo un insediamento risalente a circa 4 mila anni fa. Abbarbicata sulla roccia si affaccia su una baia raggiungibile a piedi (la risalita poi è stata faticosa) con circa 400 metri di dislivello con alcuni punti piuttosto impegnativi: la conquista è stata però notevole. 





Nell’isola di Lussino le spiagge più belle sono quelle accessibili solo a piedi o con mezzi adatti (jeep).
Si menzionano quelle di Zabodarski, con un po’ di sabbia,



quella di Tizna,


 quella di Kurila 


 e Liska Slatina, una vera meraviglia con erica selvatica e poseidonie nel mare (a volte anche qualche medusa).


Tutte queste spiagge sono nella penisola di Artatore, vicine al piccolo aeroporto dell’isola.



 A Lussin Grande piccola cittadina meravigliosa, si parte per una bella passeggiata che porta ad alcune spiagge deliziose: Javorna


 Kriska.


Sempre nell'isola di Lussino una spiaggia molto bella, utilizzata quasi esclusivamente dai locali, si trova a Cunski: anche qui con una piccola passeggiata si arriva alla spiaggia di Za Osirom: un mare incantevole e pesci coloratissimi.


Nelle due settimane di permanenza ho toccato anche le isole di Ilovik e di Susak.
La prima è raggiungibile con un ferry boat da Mrtvaska (orari reperibili in loco) con 5 euro e 15 minuti di traversata. Attraversando la piccola isola (20 minuti a piedi) si raggiunge la spiaggia caraibica (sabbiosa) di Parzine.



Per Susak (Sansego) invece è preferibile una barca di escursione che parte la mattina e torna alla sera a Lussin Piccolo, nel mio caso la Davin, che in 45 minuti ti porta nell'isola e comprende anche la guida per la cittadina molto caratteristica, un tempo Monastero Benedettino.



Anche qui si trova una spiaggia caraibica, sabbiosa, Bok.



Entrambe, in agosto, infestate di barche.
Vi sono numerose altre baie nelle due isole, ed elencarle sarebbe impossibile.


Quello che rimane impresso sono i meravigliosi tramonti,





 il mare incantevole 






ed i profumi meravigliosi (in agosto timo e liquirizia selvatici su tutti).


Per qualsiasi altra informazione chiedete a Simone. Lo trovate su catturaattimi.it  

BAGHDAD: SI PARTE

by 3:31 PM





Non è una meta turistica, ma è una meta.
Giornalmente colleghi atterrano e partono da Baghdad, la "città della pace" in arabo.
Questo è il racconto di una partenza dall'aeroporto di una città in cui i controlli non hanno limiti.
Questo è il racconto di Paolo.


Baghdad. Settembre 2013.

Ci sono 20 minuti di macchina per arrivare all'aeroporto dal posto in cui sono, ma parto 4 ore prima del volo. Il primo motivo è il traffico, ci sono check-points innumerevoli, alternati a camionette della polizia ad ogni angolo e davanti ad ogni palazzo di un qualche significato, e quindi per arrivare all'aeroporto ci si può mettere fino a due ore in alcuni momenti.
Il secondo motivo è quello dei controlli…infatti non si arriva esattamente all'aeroporto  Si arriva ad un parcheggio dove inizia l’infinita trafila.
Saluto il mio guidatore e contratto il prezzo con un tassista autorizzato che possa trasportarmi per i 5 km che mi separano dal terminal. Ovviamente mica tutte le macchine possono arrivare al terminal, bisogna essere autorizzati (come alcuni tassisti) o avere una piccola dose di conoscenze. Sono indeciso tra l’anonima Renault bianca o il dodge suburban nero, cumulativo; alla fine trovo un suburban con un posto vuoto (ci stanno 7 persone più il guidatore) e monto nell'ultima fila di sedili, pensando di infilarmi nel bagagliaio; invece mi infilo nell'auto più grande in cui sia mai stato, chiaramente americana; sarà un regalo  al governo iraqeno, che non sa cosa farne, e ne mette a disposizione qualche decina per fare da spola tra terminal e Abbas square, il parcheggio oltre il quale le auto “normali” non possono proseguire.
Ad ogni modo dò 10 dollari al tassista, che moltiplicati per sette fanno 70 $, e mi infilo in auto. Dopo 20 metri ecco il primo stop. 5 minuti di coda e poi qualche domanda in arabo e tutti i passeggeri che devono mostrare il biglietto e il passaporto. Che efficienza, viene da pensare.
Il dodge riparte. Altri 200 metri e c’è un altro stop sotto una tettoia, dietro una fila di una decina di auto. Tutti fuori adesso, dice il taxi driver. Usciamo e ci mettiamo insieme ad altri viaggiatori sul bordo della strada, lasciando tutti le porte dell’auto aperte. Ed ecco avvicinarsi un tizio con un cane al guinzaglio che annusa tutte le auto e il contenuto. Finita la fila si può risalire, e via verso il terminal…
No invece, non ancora. Dopo 50 metri ci fermiamo di nuovo e dobbiamo scendere di nuovo. Stavolta però prendo con me i bagagli ed entro in un container dove ci sono dei banchetti. Mi viene fatto cenno di mettere le valigie su uno dei banchetti e di aprirle. Un ragazzo mette le mani in mezzo ai miei vestiti sporchi con un’inspiegabile malavoglia, e dopo un controllo eufemisticamente sommario mi dice che posso proseguire. Esco dal container e mi ritrovo un altro signore che mi chiede di mostrargli passaporto e biglietto…Ma non l’aveva controllato qualcun un paio di fermate prima?
Posso però risalire in auto, io e gli altri 6, e ora sì che si va a tutta velocità verso il terminal, a prendere il mio volo per tornare a casa. Ma prima di scendere l’autista mi regala un'altra fermata. Il suburban passa in mezzo a una gimcana di new jersey e qualcuno ci ferma: “Tickets and passports, please!”…Ancora???? Che solerti, ma qualcuno gli ha detto che il mio biglietto elettronico  posso anche farmelo io con photoshop? Meglio che non lo sappiano, altrimenti mettono un check point in più con un esperto bigliettaio .
Bene, finalmente siamo al terminal. Scendo dal suburban, ringrazio il tassista e vado verso l’ingresso. Anzi no, mi invitano gentilmente a fare una deviazione. Entro in una zona protetta da muraglioni in cemento: devo lasciare le mie valigie, e andarmene dietro uno dei muri che recintano quest’area; faccio la fila e poi mi perquisiscono tastandomi attentamente, mentre aspettiamo che si accumulino un po’ di bagagli al di là del muro, e un po’ di persone al di qua. Non so bene cosa stiano facendo, ho solo paura che qualcuno mi porti via le valigie che non ho modo di vedere…ma alla fine quello che succede è che mandano i cani a controllare i bagagli (due volte è meglio di una….).
Recupero insieme a tutti gli altri le mie valigie e sì!!! Ci sono!! Entro nel terminal!!!C’è un cartello gigante che campeggia sull'entrata che invita gentilmente a non introdurre armi nell'aeroporto...  Tranquillizzato, tiro un sospiro di sollievo ed entro, ma no, resto sulla porta automatica, perché c’è subito un controllo a raggi X. Faccio la fila. Butto l’acqua, tiro fuori il computer, non tolgo la cintura perché viaggio senza, non suono, recupero la mia roba e cerco un monitor per capire a quale banco per il check-in devo andare.
303.
I banchi per il check-in sono al di là di un vetro, trovo l’ingresso e trovo anche un altro controllo a raggi X. Posso protestare? Meglio di no, penso solo che ho fatto il controllo 15 secondi fa, e che forse sono solo molto cari e si preoccupano per la mia salute: vogliono scoprire se ho ossa rotte o qualche malattia strana? Faccio la fila. Non butto l’acqua (l’ho appena fatto!), tiro fuori il computer, non tolgo la cintura perché viaggio senza, non suono, recupero la mia roba.
Vado al 303. Faccio la fila. Chiedo un posto finestrino. Mi chiedono se ho solo bagaglio a mano e rispondo di sì. 8A. Splendido.
Controllo passaporto ora. Faccio la fila. Un poliziotto con pettinatura anni ’80 mi mette un timbro ed è fatta!!Però meglio fare un altro controllo a raggi X 5 metri dopo…stavolta solo i bagagli per fortuna. Non butto l’acqua, non tiro fuori il computer, non tolgo la cintura perché viaggio senza, non suono perché il mio corpo non viene controllato, recupero la mia roba.
Sala d’aspetto, ormai devo solo salire in aereo. Mi siedo e leggo un libro in attesa di conoscere il gate. Dopo mezzora i monitor mi dicono che è il 32. Vado, mi strappano il biglietto ed entro in una stanza e penso: “Questo mi mancava proprio!”, un bel controllino finale a raggi X. Faccio la fila. Non butto l’acqua, tiro fuori il computer, non tolgo la cintura perché viaggio senza, tolgo le scarpe perché qui non si lasciano sfuggire nulla, non suono, recupero la mia roba, ma non tutta, c’è un problema! Ho il mio sacchetto trasparente con i miei contenitori di sapone dentifricio crema per la pelle gel deodorante, tutti rigorosamente di volume inferiore ai 100 ml. Ma c’è un problema. Perché da oggi all'aeroporto internazionale di Baghdad non si può volare con alcun liquido nel bagaglio a mano. Provo a spiegare che ho una malattia alla pelle e ho bisogno della crema ogni due ore (non è proprio vero, ma il tubetto è nuovo di pacca, e costa 30 €); mostro loro le mie dita dove si vede la mia forma di allergia. Un arabo mi dice “è ok se devi usare la crema ogni 2 ore, puoi tenerla”; un austriaco (il volo è un Austrian) con baffi alla Jon Tiriac, inaspettatamente intransigente per il luogo in cui siamo, scuote la testa: “fammi vedere la ricetta del medico”…Vai a spiegargli che in Italia le creme per le allergie della pelle non sono nemmeno considerate dei farmaci e quindi non ho una ricetta, e anche se ce l’avessi perché dovrei portarmela? Non me l’hanno mai chiesta da nessuna parte. Mi decido e tiro fuori il mio asso:”E se poi in aereo mi sanguina la mano? Sono problemi vostri poi”. Lui, senza fare una piega, come se si aspettasse la mia scenata: “Nessun problema, andiamo dal medico dell’aeroporto”. Io: “Ma perché solitamente le regole consentono di portare liquidi? Perché al check-in non mi hanno avvertito?”. Lui tira fuori un foglio di carta di formaggio: “E’ una regola che in questi giorni è più rigorosa, è scritto qui, e c’era scritto anche in un cartello prima del controllo ai raggi X”. Io penso: “Quale controllo a raggi X?” e poi mi dico che non ne vale la pena imbarcarsi in una discussione infinita con un asburgico irremovibile, e che è meglio imbarcarsi in un aereo asburgico puntuale e veloce.

Si torna a casa. Grazie anche a questo infallibile apparato di controlli di sicurezza.

Paolo M.

LA PUGLIA CHE NON CONOSCEVO: SALENTO! di Giovanni

by 4:23 PM




Giovanni ci racconta la sua vacanza in Puglia, prima a Bari e poi in Salento, tra spiagge cristalline e buon cibo....
Buona lettura! 

Bari

Quest’anno finalmente sono riuscito a sfruttare le origini pugliesi di mia moglie per scoprire un tratto di questa bellissima regione assai famoso, ma a me sconosciuto: il Salento!

Ho soggiornato prima qualche giorno dai miei suoceri, che vivono sul lungomare di Bari avendo quindi modo di sperimentare la vita quotidiana del posto. Il cibo qui è tradizione, favolosi sono i latticini e fantastico il pesce cucinato nei modi più svariati o provato crudo per gustare meglio il sapore del mare. Mia suocera è una cuoca strepitosa, non barese ma di origine greca, come ci tiene a sottolineare, che però viene un po’ influenzata della cucina barese. Per il mare invece mi sono ‘rifugiato’ presso la spiaggetta nei pressi del Lido S.Francesco, gremita dai locali alla ricerca di refrigerio nelle calde ma ventilate giornate di Agosto.




Che belle poi le ‘pittoresche’ usanze della gente di qui, che ama ‘arricciare’ il polpo per poi mangiarlo crudo…



Punta Prosciutto – B&B Poseidon

Ci siamo quindi trasferiti nel Salento, imboccando da Bari la SS100 che attraversa Gioia del Colle e giunge a Taranto per poi inoltrarci nell'entroterra pugliese e attraverso Grottaglie, Manduria ed Avetrana raggiungere la nostra meta: Località Punta Prosciutto nei pressi di Porto Cesareo (LE).
Ad aspettarci una famiglia squisita, che gestisce un accogliente b&b: ‘Poseidon’ posizionato a soli 200 m. da una delle spiagge più belle del Salento: Lido degli Angeli – P.ta Prosciutto.



Cosimo e Antonia, con i figli Giovanni, Monica ed il genero Mimmo gestiscono la casa con molta cura, dedizione ed attenzione agli ospiti, riservando spesso loro piacevoli sorprese come i ricci di mare ‘all'improvviso’ trovati ad aspettarci di rientro dal mare innaffiati da uno squisito di Primitivo di Manduria, friselle con olio e pomodorini del loro orto o squisiti friggitelli (peperoni verdi leggermente fritti) come spuntino frugale ma tanto gradito per pranzo.



La casa è dotata di alcuni accorgimenti molto funzionali per una vacanza al mare: ad es. le docce all’aperto (oltre ovviamente a quella in camera) uno stendino e un ripiano di un frigo riservato ad ogni stanza ed un caminetto a disposizione degli ospiti.
Le camere sono confortevoli pulite ed ordinate entro la mattinata, sono dotate di aria condizionata e televisione (di cui però abbiamo fatto volentieri a meno).
La colazione, servita all’aperto sotto un gazebo, è abbondante (non prevedeva salato – sono sicuro tuttavia che se l’avessimo richiesto sarebbero stati felici di assecondare la nostra richiesta). Vengono offerti frutta appena raccolta, biscotti, dolcetti e marmellate fatti in casa davvero squisiti.

Punta Prosciutto – Lido degli Angeli 

Il mare è davvero a due passi e non ha tradito le nostre esigenti aspettative, in considerazione di quanto descrittoci. La baia, all’interno di un’area protetta, è lunga circa 2Km, offre 3 stabilimenti balneari e comunque molto spazio di spiaggia libera. In Agosto è davvero molto affollata, l’ideale è quindi, potendo evitare questo periodo, soggiornare qui nei mesi più tranquilli di Giugno, Luglio o Settembre.



L’acqua è cristallina ed in modo particolare nelle prime ore della mattina offre colori incantevoli. Per poter apprezzare quindi al meglio questo spettacolo ci siamo regalati delle lunghe e rilassanti passeggiate mattutine quando la spiaggia era ancora deserta ed il mare piatto come una tavola. Vi assicuro che lo sforzo di svegliarsi un po’ prima è stato di gran lunga ripagato.





Le dune di sabbia alle spalle della spiaggia la proteggono molto nelle giornate ventose lasciando comunque sempre soffiare una leggera brezza che rende piacevoli all’ombra anche le giornate più afose.



Salento – La cucina

Per cenare, da Punta Prosciutto è necessario muoversi con la macchina verso le vicine Torre Lapillo e Porto Cesareo. Oppure ci si può spostare leggermente verso l’interno per raggiungere le Masserie (ad es. Agriturismo Torre del Cardo nei pressi di S.Pancrazio o Agricola S.Anna sempre lungo la strada Torre Lapillo - Veglie) dove si può sperimentare la tipica cucina salentina con i prodotti da loro stessi coltivati.



Il rapporto qualità/prezzo è davvero ottimo, si mangia dal pesce alla carne a cifre ragionevoli ovunque. Molto interessanti le varianti offerte da pescherie/friggitorie dove è possibile scegliersi sul banco il pesce e farlo cucinare a proprio piacimento oppure gustarsi un succulento fritto misto appena preparato.



Una menzione particolare la meritano anche il Ristorante La Terrazza a Porto Cesareo dove la specialità è la carne alla griglia che si sceglie direttamente in vetrina e il Ristorante le Zagare lungo la Litoranea Porto Cesareo S. Isidoro. Qui assolutamente da provare le linguine al nero di seppia con aragostella e mandorle e linguine rosse al primitivo di Manduria con pesce spada e melanzane. Da non perdere infine la Puccia, una specialità del luogo, si tratta di un pane particolare cotto al forno che viene farcito al momento con verdure a scelta (grigliate o sottolio) . La si può assaggiare in centro a Torre Lapillo. Se sarete mai ospiti del b&b descritto sopra infine, lasciatevi guidare dai gestori non ve ne pentirete!

Giovanni Baldon

SHANGHAI di Simone

by 9:27 PM
Un viaggio di lavoro.
Per la prima volta dall'altra parte del mondo: destinazione Shanghai.
All'aeroporto di Zurigo mi imbarco su un aereo che le mie gambe lunghe hanno maledetto tutto il faticoso viaggio.


Arrivati in città, se di città si può parlare, sono rimasto subito colpito dalla sua imponenza e dalla modernità: c’è proprio da chiedersi cosa c’entri con la Cina.

Sistemato in albergo, alla faccia della superstizione, il diciassettesimo piano offre almeno un buon panorama.


Praticamente insonne sfrutto la giornata domenicale per sbirciare la città, per cogliere qualche angolo panoramico ed ammirare dal Bund l’imponenza della “City” finanziaria di Shanghai. 
La giornata splendida regala una vista da cartolina.


Nel giro turistico, mi sono imbattuto in un tempio: un inebriante profumo di incenso immerso nelle tipiche linee architettoniche cinesi.



Un’oasi di quiete che fa da contraltare alla proverbiale laboriosità che contraddistingue questa popolazione.



Passeggiando poi per la via dello shopping (Nanjing Road), in mezzo a migliaia di persone, improvvisamente si materializzano vicoli che sanno di tradizione: come se la vecchia Shanghai, con le unghie, resistesse alla modernità che tutto spazza via.



Accanto a fiumi di persone, per lo più a testa bassa sui telefonini, che si riversano nelle strade...


...si trovano anche brandelli di disperazione.



Una caratteristica della città la si nota di sera: un’esplosione di luce tra le strade e tra i grattacieli.



Ogni tanto anche loro adottano il nostro “m’illumino di meno” e sfortuna volle che fosse proprio coincidente con la serata che avevo disposto per la foto panoramica notturna dal Bund: metà dei grattacieli era priva di luci!! Nonostante la menomazione visiva, lo spettacolo è stato comunque incredibile.


Passeggiando tra i vari quartieri si incontrano delle immagini buffe, a volte stridenti con la realtà moderna della città, come articoli vintage fuori dal tempo.





Ma rimane impressionante la pulizia e la cura delle strade: migliaia di fiori ovunque.


Non poteva infine mancare l’ascesa all’apice del “cavatappi”: ancora per poco il più alto grattacielo del mondo.

Dal basso appare così...



...ma una volta saliti a quasi a 500 mt, la vista è mozzafiato. Nonostante la foschia e lo smog, si domina la città.




Tornati a terra, immersi nella foschia e nello smog, di nuovo ad intrufolarsi nella folla e nei colori di fiori e bandiere sventolanti, sempre sotto l’occhio vigile di telecamere e poliziotti.



Nei ritagli di tempo che il lavoro ha concesso, una toccata è stata data anche agli Yougarden, uno dei pochi luoghi tradizionali di una Shanghai oramai troppo simile a New York.

Nei negozi adiacenti ai giardini la folla è pressante, ma qualche sguardo si riesce comunque a catturare: umano...


 ...e non


All'interno dei veri e propri giardini, in viottoli stretti e scorci meravigliosi...


...immersi nei peschi precocemente in fiore


...si respira un’aria fuori dal tempo.


Dopo molte foto, intese a cogliere i particolari di questo posto incantevole, ci si ributta nella folla alla volta dei mercati.

Prima però un pranzo fugace nei viottoli colorati della Concessione Francese.


Arrivati nei “grandi magazzini” delle griffe "tarocche", c’è posto anche per un minuscolo negozio di tè, con un signore gentilissimo: dopo un’ora di conversazione e 5 tazze di tè, non si poteva uscire a mani vuote.


In definitiva questa è una città da considerare molto occidentale, come architettura e come frenesia, anche se la filosofia di vita di questo popolo rimane ancora la stessa: perché preoccuparsi tanto del futuro?

Una foto al Terminal 2 dell’aeroporto e via a collezionare ancora troppe ore di aereo scomodo.


Cosa mi porto a casa da questo viaggio?

Anziani arzilli che danzano in ogni parco...


Molto traffico di auto e clacson e fili...


..e la consapevolezza che tra modernità e tradizione, tra interiorità e consapevolezza, occorre posizionarsi sempre nel “centro”.




Simone S.
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