VAL DI ZOLDO, TRE ESCURSIONI DA NON PERDERE

by 6:44 PM




Ho spento il cellulare, ho volutamente dimenticato a casa il pc e sono partita per qualche giorno tra le montagne Venete.
Un po' per disintossicarmi, un po' per staccare dal lavoro, un po' perché le mie vacanze erano ancora lontane e avevo bisogno di una pausa mentale e fisica.
Sì, fisica perché mi sono messa alla prova.
Da quest'inverno ho cominciato ad allenarmi un po' più spesso e costantemente rispetto ai miei standard. A casa quando il tempo non lo permetteva e in esterna con camminate sui colli e in pianura.
Non che avessi in programma di scalare cime impossibili, ma mi sono messa di buona lena visto che ultimamente mi ero rilassata troppo e la pigrizia aveva preso il sopravvento, e poi devo dirvi la verità, dopo i quarantanni ho voluto mettermi degli obiettivi all'orizzonte, da raggiungere, un passo alla volta. 
Uno di questi è quello di allenare il mio fisico alla resistenza.
E sto meglio. 
Veramente.
Ma bando alle ciance e parliamo di cose serie.


Sono stata qualche giorno in Val di Zoldo, nelle splendide dolomiti Bellunesi, patrimonio UNESCO e meraviglia della natura.
Avevo guardato varie mete, anche in altre regioni, ma poi ha vinto il mio Veneto, e i molti luoghi che ancora non conosco.
Ho preso in affitto un appartamento a Pecol, esattamente con il Monte Pelmo da una parte e il Monte Civetta dall'altra. Giuro, non li avevo ancora visti da così vicino, e devo dirvi la verità che mi sono emozionata.
Quando ero giovane (suvvia più giovane di ora) mi ero perfino inerpicata in trekking della durata di alcuni giorni, dormendo in rifugi e ammirando spettacoli che non si riescono nemmeno a spiegare.
Ma da un po' di anni e con un bambino piccolo alle calcagna le cose si erano allentate. Ora lui non è più tanto piccolo ed è molto bravo e determinato nel raggiungere la meta, forse dovrei imparare da lui...

Vi racconto tre escursioni fatte con gli scarponcini ai piedi, con il sole in fronte (quasi sempre) e la voglia di camminare passo dopo passo, senza fretta, perché la fretta è una brutta cosa se vuoi goderti il più possibile la montagna.

Rigugio Coldai

Ne avevo tanto sentito parlare, poi avevo anche sbirciato foto online e cercato informazioni. Era bellissimo in quelle immagini, con la roccia viva del Civetta alle sue spalle, ed un laghetto lì vicino dal quale si può ammirare la Marmolada.
Ero carica di aspettative, e sono andata a vedere con i miei occhi e a toccare con mano quella roccia.
Sono partita dal rifugio Palafavera (1500 m circa) per arrivare al rifugio Coldai  (2197 m) con un dislivello di circa 700 m. Si può scegliere di fare il primo tratto il seggiovia (10 minuti) o a piedi (1 oretta) e arrivare fino a Malga Pioda. Già qui il paesaggio è qualcosa di incredibile, lo spettacolo della natura riesce sempre e comunque a stupire. Dalla Malga Pioda bisogna seguire le indicazioni per il Rifugio Coldai e salire per un'altra oretta; poi dipende se ci si ferma a fare ottocento foto, o a prendere respiro o solamente a guardarsi attorno e ringraziare, non so ancora chi, per il paesaggio.
Durante questa scarpinata ho scoperto che la vecchiaia fa brutti scherzi: mai sofferto di vertigini, eppure ho avuto parecchio fastidio, finché un signore gentile (che mi abbia vista sull'orlo del baratro?) mi ha spiegato come ripigliarmi per compiere gli ultimi trecento metri.
Così sono arrivata a toccare con un dito le pareti verticali del Civetta, a godermi un paesaggio senza eguali, a sentire il vento freddo sferzare e spettinarmi i capelli e a immergermi in un contesto lontano dalla mia vita di tutti i giorni. Qui non c'è confusione, non c'è nulla, c'è solamente l'uomo che convive con la montagna, e che la rispetta... sempre.
A quindici minuti dal rifugio si raggiunge il laghetto Coldai, dai colori cangianti, dipende se c'è sole o una nuvolona che passa sopra. Lì ho pranzato con un panino in silenzio, ascoltando i passi attorno a me.
Dal rifugio Coldai si può raggiungere in un'altra oretta e mezza il rifugio Tissi. Ma questo lo farò l'anno prossimo, promesso!

















Rifugio Venezia

Altro giorno, altro rifugio. 
Per arrivare al rifugio Venezia sono partita dal Passo Staluanza ed ho seguito il sentiero 472d, parte dell' Alta via n. 1. Un percorso non molto complicato, è quasi sempre in piano tranne una salita iniziale e poi verso la fine quando manca veramente poco per arrivare al rifugio; è uno dei più antichi delle dolomiti. La durata è di circa sei ore in totale, anche qui senza contare eventuali fermate foto, merende o soste per guardare a testa in su le pareti del maestoso Monte Pelmo. C'è anche une deviazione (che non ho fatto) per vedere un masso che conserva i fossili del passaggio dei dinosauri risalente a duecentoventi milioni di anni fa.
Dicevo che il percorso è abbastanza tranquillo, un sali scendi fino in quota, ma così splendido da fare che anche se fosse stato più faticoso, mi sarebbe piaciuto lo stesso. La particolarità di questo sentiero è quella del paesaggio circostante che cambia continuamente: prima un bosco, poi un lungo sentiero di pini mughi, poi un pascolo ed infine roccia viva e ghiaia fino ad arrivare al rifugio Venezia che si trova su una piccola altura alla base sud orientale del monte Pelmo. Appena arrivata mi sono fermata a godermi il paesaggio, a respirare l'aria pulita e fresca, ma poi sono entrata nel rifugio a bermi una birra e a mangiarmi un piatto di pasta: avevo sete... e fame!
















Rifugio Città di Fiume.

Il nome di questo rifugio mi incuriosiva, un po' come mi incuriosiscono le copertine dei libri e il loro titolo, e li compro senza leggere di cosa trattano: lo stesso è stato per il rifugio, mi incuriosiva il nome, e dovevo scoprire perché si chiama così. In realtà non c'è poi molto da dire se non che è stato inaugurato nel 1964 e il suo nome ricorda i Fiumani in esilio. Delusa? Nemmeno un po' perché anche questa passeggiata si è rivelata bellissima: il Pelmo domina incontrastato, una delle viste più emozionanti di sempre.
Ci sono molti sentieri che portano al rifugio, io ho preso quello che parte da un tornante poco dopo Passo Staulanza. Non credo abbia un nome ma è ben visibile con un parcheggio ai piedi del grande massiccio.
La camminata dura circa un'oretta e non è complicata, il sentiero è adatto a tutti, passeggini compresi; col senno si poi ne avrei scelto un altro un po' più avventuroso. L'arrivo alla rifugio è stato con un bel wooooww di sottofondo... sì perché la vista del Pelmo da lì è stupefacente. Ho scritto stupefacente???? 
Nessuna foto o descrizione rendono giustizia al paesaggio, quindi dovete vederlo con i vostri occhi!
Lì le mucche erano al pascolo, mi sono seduta ad ascoltare i campanoni che dal loro collo venivano cullati e a far prendere un po' di sole alla mia pelle troppo bianca. Ma l'ozio è durato poco e mi sono diretta a fare quattro passi nel bosco verso la Forcella Forada, un punto di incontro sotto il grande Pelmo, una diramazione di vie che si incontrano e si lasciano al destino nello stesso istante. Ne è valsa la pena affondare nel fango per un metro, se la vista poi era questa...






Una birra e dei buoni salumi non me li ha tolti nessuno al rifugio, una volta rientrata: poi con la parete del Pelmo lì davanti il pranzo è diventato uno dei migliori mai fatti.






 Ciaooo






 P.S.
I cappellini che indosso nelle foto sono frutto di una collaborazione. Se volete dare un occhio ai vari modelli, anche personalizzabili guardate qui: Atlantis.


































LA VALIGIA DEL PICCOLO VIAGGIATORE

by 12:41 PM



Una della domande che mi vengono fatte spesso è: ma come la fai la valigia del tuo piccolo viaggiatore?
Ora  dovete capire che io faccio fatica a fare la mia di valigia, quindi potete ben pensare come posso essere non rigorosamente ligia per quella di mio figlio.
Ma il tempo ha fatto il suo corso ed ora alla veneranda età di quasi dieci anni decide più o meno su tutto quello che si vuole portare, vestiti e abbinamenti compresi (non so da chi ha preso).

Dipende dalla meta, ma solitamente viaggiamo molto leggeri, bagaglio a mano quasi sempre se viaggiamo in aereo; paradossalmente se andiamo in montagna per tre giorni sembra di partire per tre mesi.

Lui ha un trolley (che io amo) della Lufthansa, preso con i punti miles and more, e ha le ruote che si illuminano mentre viene trainato. La verità è che sta diventando un po' piccolo, ma come si fa ad abbandonarlo?
Lì dentro ci sta il suo mondo.
Potrei elencarvi:
tre mutande,
due calzini,
una canottiera
ecc...
Ma sinceramente anche no.

Tutti sappiamo cosa portarci dietro, le cose serie da mettere in valigia sono ben altre, quelle che non vuoi e puoi dimenticare, perché ne sentiresti la mancanza, o servono per occupare il tempo nelle attese, oppure semplicemente perché le abbiamo sempre usate e farne a meno per qualche giorno ci potrebbe creare qualche disagio... e chi dice che siano tutte indispensabili?

Giochi da viaggio
Qualche anno fa il nostro amico californiano aveva regalato al piccolo viaggiatore un set di giochi da viaggio decisamente cool. Mini scatoline azzurre che contenevano giochi come dama, scacchi e backgammon con pedine minuscole calamitose. Queste scatoline sono diventate indispensabili, sono della marca Kikkerland e le trovate anche online su questo sito (che ho scoperto vende un sacco di cose fighissime) kikkerland.com
Poi ovviamente non possono mancare le classiche carte da uno, quelle da scala quaranta e da scopa.



Libri
Benchè abbia nove anni è un buon lettore, e la sua curiosità lo porta a leggere cose spaziali (nel vero senso della parola) libri sugli aerei...strano no? Adesso però si sta cimentando con il primo libro della saga di Harry Potter...e chiedetemi se sono felice! Quindi ricapitolando per libri e libretti c'è sempre posto, ma anche per riviste: è usanza comprargliene una ad ogni viaggio in aereo, e devo dire che ce ne sono di super carine, come Focus Junior o National Geographic Junior.
Non disdegna nemmeno il simil settimana enigmistica per bambini, ma a volte finisce che la faccio io!!!



Tecnologia
Ha un Ipad che ormai non fa nemmeno più gli aggiornamenti, ma poco importa se fa ancora il suo servizio. Al suo interno qualche gioco e molti film da guardare nei lunghi viaggi in macchina o come intrattenimento sui voli di medio raggio senza la tv nel sedile.
Ha anche uno smartphone (mi prendo insulti ora?), senza sim che usa per fare foto e giocare.
Quando ho cambiato la mia reflex qualche anno fa, ho dato la mia vecchia a lui. Eh in cuor mio spero si appassioni di fotografia e al momento siamo sulla buona strada... solo che dopo aver provato la mia attuale brontola un poco... mai contento eh!



Indispensabili per un viaggiatore provetto
Il cannocchiale pieghevole, sia mai che ci sia un'aquila reale da avvistare. Una piccola pila, anche qui il buio è dietro l'angolo, però devo dire che ha la sua utilità in molti campi! Qualche moschettone che può tornare utile (al mare non molto, ma anche qui non ci giurerei), il Boys' Book per ragazzi in gamba, che definirlo libro è un poco riduttivo, per quello non è in quella sezione, ed è un indispensabile per cavarsela in varie situazioni o per imparare a costruirsi una canna da pesca o leggere le cartine; insomma un concentrato di avventura per ragazzi e lo potete trovare anche online, casa editrice Giunti.

Beauty ecc...
Se pensate che un bambino non abbia di queste necessità beh vi sbagliate di grosso. Tutto in formato minipipitaglia (non l'avete visto Hotel Transilvania?) per quanto riguarda doccia schiuma shampoo e gel. Una piccola spazzola per domare il ciuffo, spazzolino da denti, noi ad esempio usiamo gli spazzolini elettrici Philips da viaggio (così lavarseli diventa un gioco e non un obbligo), crema solare protezione 50 e il dopo punture per gli insetti.

Ah ed un paio di occhiali da sole, che oltre a fare figo proteggono anche gli occhi, e cappellino sempre in testa mi raccomando anche a voi!






Post scritto in collaborazione con Philips.



IN PROVENZA A CACCIA DI LAVANDA E NON SOLO

by 10:16 AM


In Provenza è periodo di lavanda in fiore. 
E il web è invaso da foto con i campi di lavanda e ragazze travestite da fate bianche e dorate che paiono volare sopra il viola di quel fiore inebriante.
La Provenza mi ha sempre affascinato, o forse più l'idea dei campi di lavanda, del profumo, dei piccoli paesini che compongono un quadro perfetto.
La prima volta che l'ho visitata era un agosto di forse dodici anni fa. Bellissima, come non innamorarsene, ma mancava la lavanda, quel fiore che dona un profumo perenne, che si impregna nelle case e nelle cose.
Mi ero promessa di ritornarci per ammirarla nel suo splendore di luglio.
Ma sono arrivata tardi (o quasi) anche nell'ultima occasione che ho avuto di visitarla.
La fioritura della lavanda dipende da molti fattori e soprattutto dalle zone, ma la più bella, a detta di molti, è sicuramente la zona di Valensole. Ed è proprio lì che mi sono diretta, al limite del periodo in cui ammirare i campi, trovandone ahimè solo uno.
Il mio itinerario di viaggio non è stato organizzato nel dettaglio (come sempre…) e ho deciso giorno per giorno dove spostarmi.
Dopo essere atterrata e aver passato una giornata a Marsiglia mi sono diretta verso Aix en Provence, dove abitano dei miei amici e dove mi sono fermata un paio di giorni.
Patria di Paul Cezanne, ha tutto ciò che una città provenzale può dare: tranquillità, profumi nell'aria, mercati dove perdersi, formaggi da assaggiare e buon vino da bere. La città vecchia è qualcosa di unico, sembra di entrare in un quadro dipinto con colori caldi e suadenti; i protagonisti sono piccole piazze, fontane, caffè all'aperto, atelier e angoli nascosti da scoprire.
Da non perdere il mercato in Place des Precheurs che si tiene tutti i giorni!





La mia caccia alla lavanda (ero sicura di trovarla) è cominciata verso Valensole, nella piana che ospita campi immensi di fiori...ma volete vedere come li ho trovati?





Campi spennacchiati, ciuffetti di piante con qualche fiore ancora rimasto attaccato: la mietitura aveva lasciato poco spazio anche all'immaginazione. Pazienza, non mi sono scoraggiata: la Provenza, mi sono detta, ha molto altro oltre alla lavanda. Ed ecco che all'improvviso, mentre raggiungevo la meta del giorno, un piccolo campo di lavanda si è materializzato davanti a me. Piccolo ma adorabilmente bello e viola, di un viola inconfondibile. Appena ho aperto la portiera della macchina un'ondata di profumo mi ha travolta e come se avessi sniffato chissà quale portentosa droga mi sono lasciata trasportare tra i suoi fiori mentre il ronzio delle api fortunate creava un suono melodioso. Da quanto fashion sono (haha) mi ero portata, nel bagagliaio, un vestito bianco che mi era stato regalato per l'occasione, e in mezzo ad un'orda di cinesi che stavano invadendo la piazza mi sono cambiata di abito con mutande al vento per poi avere una foto come questa... ne valeva la pena no?




Sarei stata lì tutto il giorno, giuro, ma la macchina che mieteva anche quell’ultimo piccolo pezzo di campo è arrivata ad infrangere il sogno: per non commuovermi troppo mi sono rimessa in marcia.
Così sono risalita in macchina e ho proseguito lungo la strada che mi avrebbe portato verso le Gorge du Verdon.
Venticinque chilometri di roccia scavata dalla forza del fiume Verdon, formano un profondo canyon che è qualcosa di stupefacente, no meraviglioso, no dai spettacolare, vabbè avete capito, qualcosa che merita di essere visto! Il fiume di color smeraldo può essere guardato da ben settecento metri di altezza, tanto profondo arriva ad essere il canyon; le strade che costeggiano la gola offrono viste incredibili sulla natura che si è creata. Molti i punti dove fermarsi lungo il percorso per guardare il canyon o gli avvoltoi che volano sopra le alture (secondo me erano aquile o simili, ma mio figlio mi ha appena detto che erano avvoltoi, e chi sono io per non credergli?)
Fuori dalle gole ho fatto poi un pic nic in mezzo ad un boschetto con tanto di maestrale che mi faceva volare i panini, ma che dire, è stata una bellissima esperienza!










Mi sono poi diretta a Isle sur la Sorgue. In questo paesino c'ero già stata e mi era piaciuto così tanto che ho deciso di tornare: mi ero innamorata del suo mercato, della tapenade di olive e dell'aria provenzale che ti rende leggera ad ogni passo.
Qui ho soggiornato in una chambres d'hotes-gites che mi premuro di consigliarvi perché è super bella, e la colazione...beh la colazione con formaggi, frutta fresca dolci fatti in casa era da urlo, servita all'aperto tra alberi e fronde spostate dal vento, e la natura tutta attorno. Ah, si chiama Mas la Vitalis.
La cittadina si affaccia sul fiume Sorgue e su altri canali creando dei giochi grazie alla presenza di piccoli salti e antiche ruote idrauliche oramai coperte di muschio: passeggiate senza meta tra i negozietti di antiquariato, localini super carini e mercati!
Restando in zona sono andata a scoprire dove sorge il fiume Sorgue. Il villaggio si chiama Fontaine de Vaucluse, ed è, pensate un po', proprio in questo luogo, che Petrarca scrisse alcuni versi romantici... come non capirlo?
La sorgente si raggiunge con una breve camminata in mezzo alla natura direttamente dal villaggio. Per una nota legge della sfiga (come per la lavanda), la sorgente era in secca, altrimenti avrei visto sgorgare dalla cavità nella roccia una cascata d’acqua che può arrivare fino a venti metri cubi al secondo. Io non ho trovato molto affollamento ma si dice che in certi periodi ci sia molta affluenza e quindi di prevedere la visita di mattina presto
.



Mi sono spostata poi verso l'Abbazia di Senanque.
Che non la vuoi vedere la chiesa più fotografata della Provenza? E' bella, mentirei se dicessi il contrario... è anche molto affollata, ma c'era la lavanda e questo è stato un punto positivo a suo favore. Però non stava scritto da nessuna parte che per fare le foto che si vedono sulle riviste patinate avrei dovuto arrampicarmi su un muretto alto un metro e mezzo, e che con la mia potenza ginnica, e bassezza, avrei fatto ridere tutti i giapponesi che si stavano fotografando accovacciati su cespugli viola lungo il percorso. Ma ce l'ho fatta che vi credete (in realtà ho anche una foto che immortala il momento, ma ve la risparmio, insomma certi segreti bisogna tenerseli!). Bellissima, profumosa, assolutamente da vedere.




Sulla strada del ritorno volevo fermarmi a Gordes, un borgo arroccato, teatro delle riprese del film che tutti abbiamo amato e visto almeno una volta - A good year- ovvero -Un'ottima annata- con Russel Crowe. Ma non sono nemmeno riuscita a trovare un parcheggio a chilometri di distanza, quindi mi sono fermata su uno spiazzo per fare questa foto. Carino vero? Sarà per la prossima volta.




Poi ho proseguito per Arles e la Camargue ma ve lo racconterò un'altra volta!
Mi è piaciuta la Provenza? Per la seconda volta dico di sì, e non solo per la lavanda o quello che ne era rimasto, ma soprattutto per l'aria che si respira, la tranquillità che si percepisce, i sapori francesi che si insinuano nel palato, la natura protagonista e la storia che ci cammina a fianco.

ROMA, QUALCHE CURIOSITÀ DA SCOPRIRE

by 9:51 PM



 Roma nun fà la stupida stasera
damme 'na mano a faje di de si.
Sceji tutte le stelle
più brillarelle che poi
e un friccico de luna tutta pe' noi.


Di canzoni su Roma ce ne sono tantissime, tutte canticchiabili, tutte belle, tutte che ti rimandano ad un'atmosfera che solo la capitale riesce a dare.

Venditti ...
Quanto sei bella Roma quann'è sera,
quando la luna se specchia dentro ar fontanone...


Eh lo so che state cantando il motivetto, ma questa la conoscete? Di Luca Barbarossa!

Roma venduta per due soldi a una vecchia americana
Roma nascosta sotto il fumo nero dei nostri cannoni
Roma incantata lasciami suonare una serenata

Una padovana cresciuta con le canzoni su Roma...fa un po' strano eh?
A Roma ci sono stata un po' di volte, meravigliandomi sempre per qualcosa di nuovo, curiosando dove non ero stata la volta precedente, amandola come lei sa farsi amare.
La prima volta, ero giovanissima e ancora inesperta di viaggi, ho pernottato in un hotel a due passi dalla stazione Termini, che vabbè, sorvoliamo.
La seconda e la terza volta ci sono andata per gli internazionali di Tennis, e la quarta ci ho portato mio figlio per fargli un assaggioun assaggio (purtroppo i giorni erano pochi) della città eterna.
Sempre in treno, sempre felice di arrivare, con il mondo che scorre fuori da un finestrino.

Come si racconta una città come Roma?
Per me è una grande responsabilità: quali le cose che meritano più di altre, per non fare un articolo lungo da qui a domenica.
Mi sono imbattuta online su un articolo del magazine di Expedia Discover che parla di Roma segreta e mi ha affascinato non poco, così ho pensato di parlarvi dal mio punto di vista di una Roma curiosa!

SAMPIETRINI
I Sampietrini sono la tipica pavimentazione romana, amata perché molto bella, odiata perché con i tacchi non è proprio comoda, hanno una storia che parte nel 500. Furono inventati per facilitare il passaggio delle carrozze per le vie della città: piccoli cubi di pietra basaltica. Il nome sampietrino (detto anche selcio) deriva dal luogo in cui è stato utilizzato per la prima volta, cioè Piazza San Pietro.
Visto la scomodità avevano proposto di sostituirli con l'asfalto pensando di creare anche un business che prevedeva la vendita delle pietre ai turisti. Ovviamente i venditori abusivi avevano cominciato questa attività di frodo... non sapendo però che alcuni di quei sampietrini erano di nazionalità cinese usati per rifare il manto stradale che con gli anni era stato sostituito.


L'ISOLA TIBERINA
Ad un certo punto il Tevere, mentre scorre lungo Roma, disegna una doppia ansa che nella parte più bassa, di quel tratto, forma un'isola lunga circa 300 m e larga 90 ed ha la forma di una barca, e proprio da qui nasce la leggenda...
Pare che quando l'ultimo Re di Roma, Lucio Tarquinio Superbo, nel 509 A.C. fu scacciato, il popolo di Roma avesse gettato sul fiume il suo deposito di grano, ma era talmente tanto che formo l'attuale isola Tiberina!

BUCO DELLA SERRATURA AL COLLE AVENTINO
Questo lo conoscete in molti no? Imperdibile per chi ama spiare dal buco di una serratura o per chi è solamente curioso di vedere Roma da una insolita prospettiva. Per guardare attraverso questo curioso buco, si deve salire fin sopra al Colle Aventino, però prima di dirigervi al portone passate per il giardino degli aranci, un luogo che io amo particolarmente, ma penso di non essere l'unica a nutrire questo sentimento!
Il Famoso buco della serratura è proprietà del priorato dei Cavalieri di Malta. Il portone fa parte della villa che da sulla piazza dei priorati di Malta; da lì potrete chiudere un occhio e con l'altro osservare la cupola di San Pietro in fondo al viale del giardino della villa.

ILLUSIONE NELLA CUPOLA DI SAN PIETRO
Di nuovo San Pietro... Per vedere una bellissima illusione ottica, che sembra quasi magia, dovete recarvi in via Niccolò Piccolomini (si raggiunge da Villa Pamphili). Una volta lì camminate verso la cupola, vi sembrerà che più vi avvicinate a San Pietro più la cupola si allontana, viceversa se vi allontanate, la cupola di ingrandisce.
Uno splendido effetto ottico ottenuto da più elementi, quali la disposizione degli edifici, dalla larghezza della strada e dal punto di osservazione.
Troppo bello!



FONTANELLA CHE DAVA AMORE ETERNO
A due passi dalla famosa, nonché stupenda, Fontana di Trevi si trova una piccola fontanella, chiamata Fontanella degli innamorati. La leggenda racconta che le fanciulle romane, prima che i loro baldi giovani partissero per fare i soldati, andassero a bere l'acqua di Trevi per fare in modo che i loro uomini tornassero da loro. Il rito consisteva nel bere l'acqua da bicchieri di vetro portati da casa che poi rompevano per suggellare il loro amore per sempre... e i due getti d'acqua che si incrociano prima di cadere nella fontana, costruita da Nicola Salvi, fanno proprio pensare all'amore eterno! 

Ce ne sono molte altre curiosità, che spero di raccontarvi presto, magari direttamente da Roma! Se ne conoscete, scrivetele nei commenti qui sotto, perché non so se lo sapete... ma io sono curiosa!



Articolo in collaborazione con Expedia


VILLA DEI CEDRI, UN GIORNO AL PARCO

by 12:05 PM




Associo sempre la parola terme alla parola relax.
Indubbiamente è un'accoppiata perfetta, soprattutto se le terme sono all'interno di un parco.
Qualche tempo fa ho avuto il piacere di passare una giornata di coccole e relax a Villa dei Cedri, il Parco termale del Garda a Colà di Lazise in provincia di Verona.

Una calda giornata di primavera, con il sole che comincia a scaldare seriamente e un'auto cabrio da scapottare dopo il lungo inverno.

La Villa è immersa in tredici ettari di parco in cui si trovano piante rare, alberi secolari e due laghi termali con vasche a temperature differenti tra di loro.
Tutti i laghi e le piscine hanno idromassaggi, getti d'acqua per le cervicali (adoro!), cascate, geyser per il totale relax di mente e corpo: sì, perché non ne trae beneficio solo il corpo ma anche la mente che è immersa in un luogo naturale, di pace e tranquillità.


@ParcoTermale


L'acqua termale arriva da due falde che si trovano una a centossessanta e l'altra a duecento metri di profondità e sgorga rispettivamente a trentasette e quarantadue gradi; quindi si può fare il bagno nei laghi non solo nelle stagioni calde, ma anche in inverno, infatti il parco termale rimane aperto tutto l'anno: mica male!

L'acqua ha effetti antinfiammatori, grazie alle sostanze minerali che contiene, tra le quali calcio, magnesio e silicio.
Il lago principale è grande circa cinquemila metri quadri e il ricambio d'acqua avviene in meno di ventiquattro ore grazie alla continua immissione dalla fonte.  

Ma cosa si può fare in una giornata in questo splendido posto?

Rilassarsi ovviamente! 
Spegnete il telefono, mettetevi il costume e lasciate che i tempo passi lento. Mettete  i pensieri da un'altra parte e godetevi la natura.


@ParcoTermale


Fate un salto alla piscina termale.
Questa piscina si trova in un'area del parco ed è anche centro riabilitativo e palestra. Sia interna che esterna alla struttura, è dotata di fontane e idromassaggi. Qui c'è la possibilità di avere lettini e di usufruire di spogliatoi e di un bar. La balneoterapia è efficace nelle terapie riabilitative, in medicina sportiva e anche nelle affezioni dermatologiche. Ovviamente tutti i programmi riabilitativi sono gestiti da dottori specializzati e da personale qualificato.




Coccolatevi al centro benessere.
Il centro è stato costruito all'interno delle antiche scuderie e della foresteria di fine '800, trasformate in un luogo moderno e funzionale ma che richiama la struttura del passato. All'interno si possono scegliere una serie di trattamenti che vanno dal bagno turco alle saune finlandesi, dalle docce emozionali con cromoterapia alla sala relax con tanto di camino.

Soggiornare nelle residenze di Villa dei Cedri.
Se un giorno è troppo poco per rilassarvi, vi consiglio di passare una o più notti nelle residenze della Villa. Sono degli appartamenti restaurati da vecchi fabbricati e possono ospitare da una a sette persone... e hanno una splendida vasca idromassaggio, oltre a una meravigliosa vista sul parco! 


@ParcoTermale

Passeggiate nel parco.
Perdetevi ed entrate in simbiosi con il verde e la natura che c'è tutto intorno, tra sentieri, prati e vecchie serre da ammirare.
Il profumo sarà quello del muschio e della corteccia, i passi saranno morbidi sopra i prati dove ci si vorrebbe solo rotolare, e vorrete solo pensare che quello è un posto in cui passare del buon tempo, di qualità, con un libro, un bambino, un amore, un amico.





Per un fine settimana, per una fuga di un giorno, è il luogo adatto per ricaricare le pile. 
Per altre informazioni, costi ed orari di apertura consultate il sito villadeicedri.it



Articolo in collaborazione con Villa dei Cedri, Parco Termale del Garda.


Tutte le foto sono di mia proprietà, quelle con didascalia sono di proprietà del Parco Termale.
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