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LANZAROTE O FUERTEVENTURA?

by 9:08 PM


Clima primaverile tutto l'anno, paesaggi lunari, spiagge immense, vulcani da ammirare e paesini da scoprire: queste sono le isole Canarie, raggiungibili in poche ore dall'Italia, belle e calorose come le persone che le abitano, che hanno fatto del vento e della natura la loro dimora.
Le canarie sono formate da sette  isole principali e di queste ne ho visitate per ora due: Lanzarote e Fuerteventura.
Oggi vi parlerò di queste due sorelle e di cosa non lasciarsi scappare tra i loro confini. 
Sorelle vulcaniche diverse, ma che sotto sotto assomigliano alla loro madre natura che le ha create con amorevole passione.
Se volete invece avere qualche informazione in più sul resto dell'arcipelago, vi rimando a quest'articolo online scritto dalla rivista di Expedia  Explore, che riesce a dar una panoramica generale sul particolare carattere di ognuna di esse.  

Non sapevo cosa aspettarmi prima di conoscerle. 
Avete presente quando partite senza aspettative, magari solo con qualche commento in testa che dice: beh sì carine, niente di che.
Il niente di che è ben lontano da quello che ho scoperto visitandole.
Sono stata ammaliata, un colpo di fulmine, un tuffo al cuore, continuo con le sdolcinature?
Lanzarote e Fuerteventura si trovano a circa cento km dalla costa africana del Marocco nell'Oceano Atlantico. Soffia spesso il vento, direi inevitabile, ma è primavera dodici mesi l'anno e questo non fa che rendere ancora più forte il desiderio di partire.
A chi mi chiede spesso se una sia meglio rispetto l'altra rispondo sempre che il metodo migliore per scoprirlo è vederle entrambe.
Così come ho fatto io, ma non è che ho risolto il dilemma, perché sono splendide tutte e due.

Lanzarote
Il calore in formato isola, ancora palpabile ad anni di distanza.
Una terra aspra, dove l'acqua non si trova nel sottosuolo, dove gli unici animali sono le capre e le piante più ricorrenti i cactus e dei vigneti molto particolari: detta così la vita in questo posto sembra tutt'altro che facile, eppure...
I vulcani che la formano, circa centoquaranta, non sono più attivi ma donano al paesaggio delle sembianze "lunari" molto affascinati, grazie anche alle molteplici sfumature di colore che la terra assume nei vari momenti della giornata, fino ad infuocarsi al tramonto.
Tutto è molto rilassato, ci si fa presto ad abituare ai ritmi lenti, la trovo per questo una meta ideale per staccare la spina e svuotare la mente troppo spesso affollata di pensieri.

Cosa non perdere a Lanzarote? (ci sarebbe da non perdere nulla, ma risulterei troppo prolissa...)

I vigneti a La Geria. Che voi siate amanti del vino o meno, non potete perdervi la particolarità di questa coltivazione. Le vigne crescono e danno i loro frutti grazie alla cenere del vulcano dove sono piantate. Vivono in condizioni estreme con poca acqua che assorbono dall'umidità e per non essere sradicate dal vento vengono piantate in  buche coniche protette da dei muretti a secco. Nasce così un vino sublime.




Spiaggia (Playa) Papagayo. Si trova nel sud dell'isola sulla costa del Rubicon e ci si arriva dopo una breve passeggiata ad effetto wow grazie ai colori paradisiaci che l'acqua assume con la luce del sole. La spiaggia è l'ideale per una mezza giornata di relax sole e mare: io ci ho fatto il bagno, a prova che non è poi così freddo! 


Foto scattata da Valentina Besana

Parco Nazionale del Timanfaya. Il simbolo del parco è El Diablo, un piccolo diavoletto che secondo le leggende del posto pare prevedesse le eruzioni vulcaniche di Lanzarote. Il parco è completamente formato da lava, non piante, alberi, solo lava a rendere il paesaggio ruvido e irregolare. L'entrata è a pagamento e il parco non si può visitare in autonomia ma solo lungo un itinerario stabilito e a bordo di un bus, questo per preservarne l'ambiente. Da fare assolutamente e se poi avete fame fermatevi al ristorante El Diablo per una cucina "vulcanica"!
Ah dimenticavo, Kubrik qui ci ha girato 2001 Odissea nello spazio...rende l'idea del luogo?






El Golfo del Charco de los Clicos o la Laguna verde. Il lago verde smeraldo si è formato nel cratere di un vulcano e nel 1730 dopo la sua ultima eruzione si è ingrandito formando così la laguna verde che è semplicemente di una bellezza strabiliante. Curiosità: il lago è collegato nel sottosuolo con l'oceano che ne rigenera sempre le acque. Vietato farsi il bagno, per questo è recintato, è una riserva naturale. Nel vicino paesino di El Golfo potrete rifocillarvi dopo aver stancato gli occhi con cotanta bellezza.



Cesar Manrique. Lui fu un 'artista con la A maiuscola, una persona talmente legata alla sua Isola tanto da farne la sua casa e disseminare opere e bellezza ovunque. Si potrebbe dire che il sinonimo di Lanzarote più azzeccato è Cesar Manrique. Ha letteralmente reso l'Isola un museo a cielo aperto realizzando opere che fossero in accordo con l'armonia dell'ambiente circostante. Visitate la Fondazione, da lui creata, una finestra sull'arte nel vero senso della parola, quell'arte che ha riempito la sua vita fino alla sua morte in un incidente...misterioso. Andate a scoprire la sua arte su tutta l'isola, sarà emozionante.




Teguise. In realtà tutti i paesini che abitano l'isola sono belli, perfetti e costruiti secondo un canone ben preciso: tutte casette bianche a forma di L per proteggersi dal vento, quando in certe giornate soffia incessante. Teguise, l'antica capitale spagnola non è invecchiata di un giorno, la sua impronta coloniale le regala ancora fascino incontrastato. Pare che la domenica ci sia un imperdibile mercato...





Cosa non perdere a Fuerteventura? (anche qui vale il "non perdere nulla)

Fuerteventura si arriva con circa un'ora di traghetto da Lanzarote. Un'ora che passa velocissima perché durante la navigazione stare a sbirciare a trecentosessanta gradi quello che c'è attorno è d'obbligo.
È la seconda isola in ordine di grandezza ed io la ricordo come un luogo dove la natura e i paesaggi ti vengono a prendere per mano e ti cullano per strade, spiagge e sentieri.
C'è da dire anche che è una meta ideale per gli amanti di windsurf, surf, vela, sci d'acqua e diving, quindi è vietato annoiarsi tra i trecentoquaranta chilometri di costa e le centocinquanta spiagge.

Dune di Corralejo. Sono delle dune che il vento proveniente dal Sahara Marocchino modella costantemente, cambiandone la conformazione giorno dopo giorno. Provate a pensare a dieci chilometri di dune vista oceano, un wow non è sufficiente: sabbia bianca e fine da calpestare rigorosamente a piedi nudi, scalare, con cui giocare. 
Attenti a parcheggiare in zona dune, è facile insabbiarsi e avere difficoltà ad uscirne poi. 







Los Lobos. Ecco qui, se si potesse, mi costruirei casa, lontano da tutto e da tutti per tornarci nei momenti in cui si necessita di silenzio. Se fossi uno scrittore mi ritirerei qui per scrivere il mio nuovo libro. Los Lobos è una piccola isola facilmente raggiungibile da Fuerteventura dalla quale dista due chilometri, dove il tempo si è veramente fermato, non è un eufemismo, qui non c'è la corrente elettrica, le uniche abitazioni che si incontrano sono quelle dei pescatori o di qualche persona privata che ha avuto la fortuna di poterlo fare al tempo; ora c'è la possibilità di campeggiare per una notte e di mangiare nell'unico ristorante. Ovviamente anche Los Lobos è di origine vulcanica, con tanto di cratere e sentiero per arrivarci! Ma c'è una novità: dato che in passato era invasa giornalmente dai turisti, hanno visto bene di limitare gli arrivi giornalieri a 400 persone, per preservare anche le specie animali e vegetali. Quindi è bene prenotare almeno un giorno prima attraverso il sito ufficiale entrees.es, o prenotando il biglietto del traghetto con la compagnia di linea che vi porterà nell'isola: in questo modo avrete di diritto il permesso.





Betancuria invece è l'antica capitale dell'isola. Il suo nome deriva dal suo scopritore, un certo Sig. Jean de Bethencourt, esploratore normanno che nel 1402 sbarcò per primo nelle Canarie. Si trova al centro dell'isola e a farle da guardiani ci sono due enormi statue alte circa quattro metri dei Re Ayoze e Guize che fino a prima della conquista spagnola si sono divisi l'isola, uno a capo del sud e uno del nord. Una città coloniale piena di storia dove perdersi tra le sue vie. Da non perdere la chiesa di Santa Maria ed il Museo Archeologico.




Scoprire l'isola. Fuerteventura la si può vivere per il mare ma  alcune meraviglie si possono scoprire e vivere visitando il suo interno, e devo dire che è ricca di percorsi favolosi, adatti a tutti e con vari gradi di difficoltà da affrontare a piedi, in bici e anche a cavallo. L'isola ha bisogno di essere raccontata anche attraverso le persone che la conoscono: Damiano è una di queste, ha trasformato la sua passione in lavoro ed ora accompagna i turisti alla scoperta dei lati più belli dell'isola, anche gastronomicamente parlando! Andate a vedere i suoi tour su natouraladventure.com.





Informazioni utili
Dall'Italia ci sono voli giornalieri che arrivano nelle due isole delle Canarie, molti di questi low cost e diretti. Va ricordato che i voli sono economici se prenotati con almeno sei mesi prima della data di partenza. Sappiamo tutti che ad agosto e sotto Natale le cifre salgono fino alle stelle, quindi se potete prendervi dei giorni fuori stagione, è la soluzione ideale anche in termini di traffico turistico.
Consiglio di noleggiare un'auto perché i mezzi pubblici, per quanto presenti, non arrivano ovunque. 
E poi prendetevi il vostro tempo...senza fretta.


Articolo in collaborazione con Expedia

 

ONEPARK: IL PARCHEGGIO PERFETTO PER LA TUA AUTO

by 8:45 AM



Una delle maggiori cause di stress è trovare parcheggio.
Non so se per voi è lo stesso, ma per me lo è, soprattutto se devo cercarlo in città, magari nell'ora in cui tutto il mondo si muove per le strade, dove avvistare un posto, che sia bianco o blu, diventa una caccia al tesoro. 
A volte, mi è capitato, di tornarmene a casa perché stavo perdendo troppo tempo a trovarne uno.

E il tempo, si sa, è prezioso, e a volte è meglio impiegarlo in modo diverso, invece di restare in attesa di un posto auto.

Questo vale nella città in cui vivo, ma anche un po' in tutte quelle che per viaggio o per lavoro mi sono trovata ad andare a visitare. 
A volte pur avendo Google Maps a portata di mano, non riesco a capire se il posto auto trovato sia vicino al centro della città da visitare; e se poi mi tocca parcheggiare lontano e farmi tutta quella strada a piedi e magari sotto la pioggia?
Ma a tutto (o quasi) c'è una soluzione, ed è per questo che vi invito a conoscere Onepark,  un sito che vi permette di scegliere il parcheggio che preferite (in città, all'aeroporto, in stazione ecc.) e di prenotarlo per tempo per non rimanere... a piedi!

Onepark è una piattaforma di prenotazione parcheggi sul web e e su applicazione mobile  che vi consente di prenotare in anticipo (mesi, giorni, ore) il vostro posto auto, in base alla destinazione.
Dovete andare in aeroporto e non sapete quale parcheggio scegliere, e cominciate a mandare una mail, compilare un form per sapere se c'è posto? Con Onepark tutto diventa più semplice perché basta inserire la destinazione e le date e l'applicazione trova tutti i parcheggi liberi della zona. Scegliete quello più adatto alle vostre esigenze, prenotate con un click e non ci pensate più.

Io l'ho provato poco tempo fa.
Ho prenotato il parcheggio all'aeroporto di Bologna, dove ho lasciato la mia auto per quindici giorni mentre ero in viaggio in California. 
È bastato veramente un click, prenotazione confermata, lasciata la macchina in parcheggio e la navetta mi ha portato in qualche minuto al terminal partenze.
Tutto qui, semplice, facile e l'eventuale disdetta è gratuita.
Come mi sono trovata? Molto bene, non ho perso tempo in fase di prenotazione e nemmeno al desk del parcheggio, e al mio ritorno l'auto era bella e pronta per tornare a casa... io un po' meno ma questo è un altro discorso.




Ovviamente potete prenotare il vostro posto auto in città, in stazioni, insomma un po' ovunque. Pensate che ci sono più di duemila parcheggi in molti paesi Europei, come Italia, Francia, Svizzera ecc.
Onepark propone i migliori prezzi sul mercato e prenotando potrete risparmiare fino al 60% grazie alle loro offerte speciali, mica male direi.

Vi invito caldamente a provare la piattaforma Onepark per il prossimo vostro viaggio, o per la gita fuori porta e per il vostro weekend romantico.
Ancora per qualche settimana potrete usufruire di uno sconto se prenotate attraverso questo link!



Mi raccomando poi fatemi sapere come vi siete trovati.
Buon viaggio e buon parcheggio.


Foto Unsplash
Articolo in collaborazione con Onepark





IL NATALE DI GIUELE, LA MAGIA A FINALE LIGURE

by 7:53 PM


Non ricordo quando ho smesso di credere a Babbo Natale, perché la magia in me non si è mai affievolita.
Da quando sono mamma ovviamente tutto l'amore per il Natale si è accentuato all'ennesima potenza, e come potrebbe essere altrimenti?
Un figlio cresce Grinch se anche i genitori un po' lo sono, ma diciamo che in questo caso io ho una componente predominante oh oh oh.

Così quando mi è stato proposto di vivere l'esperienza del Natale di Giuele a Finale Ligure, mi si sono illuminati gli occhi e i campanellini hanno cominciato a suonare nella mia testa tanto da spingermi ad ascoltare in anticipo le canzoni natalizie.

Il Natale di Giuele è un villaggio dove non importa quale sia la vostra età, l'importante è che voi siate disposti a divertirvi e a trovare quella spensieratezza che magari avevate tenuta nascosta nel cassetto per dare spazio alla fretta.
Ad aspettare grandi e piccini non solo ci sarà Babbo Natale in persona ma anche elfi e aiutanti che renderanno la permanenza al Villaggio magica.

Fino al 6 dicembre potrete vivere una favola tra i mercatini che ospitano dei carinissimi chalet di legno, dove artigiani presentano le loro opere e in alcuni casi fanno vedere passo dopo passo come vengono realizzate (io, per esempio, mi sono comprata un anello splendido!). Si possono trovare molte idee per i vostri regali di Natale, mai banali, e soprattutto fatte con amore e passione.





Altra attrazione è il Magic Land, una piazza dove divertirsi è la parola d'ordine: dal Castello gonfiabile di Santa Claus al volo del Dragallo, una teleferica super. Dagli acquascontri Bumper Boat agli Ho Ho car (dei carinissimi go kart) in una pista che sembra un serpente da quante curve ci sono... il circuito della North Pole Route!
C'è poi l'Ottovolante, cioè la slitta di Babbo Natale che vola sulle rotaie, e  da quanto divertente è stata ci sono salita ben due volte urlando quando prendeva velocità. Scherzo è molto slow!



Non mancano poi la pista di pattinaggio, la renna meccanica che ha fatto impazzire mio figlio e moltissime altre attrazioni per tutte le età da scoprire lentamente, magari intervallandole con lo spettacolo al Circo "La Magia del Tempo", di Mr David and the Family Dem, che noi abbiamo trovato superlativo, o una cioccolata calda presa al bar per riposarsi dal troppo divertimento.




Non dimenticate di segnarvi il Villaggio degli Elfi, dove fare diverse attività con gli aiutanti di Babbo Natale e la sua casa, interamente arredata in stile nordico, dove una foto con lui è d'obbligo!

Al Villaggio di Natale di Giuele si può anche soggiornare, quindi anche se abitate lontano da Finale Ligure, non avete più scuse per non andarci.
Ci sono a disposizione le piazzole per i camper ma anche dei confortevoli appartamenti con cucina per chi vuole organizzarsi i pasti da solo.
Per chi vuole, invece, avere tutto il pacchetto completo, al Villaggio si può avere colazione pranzo e cena, il tutto rigorosamente accompagnato dagli elfi: al villaggio le cose si fanno seriamente!
Al ristorante da Giuele, le scelte del menù a la carte sono veramente per tutti i gusti e la cucina della tradizione ligure è davvero molto buona. Per i più piccoli ovviamente c'è a disposizione il menù bimbi.
Ricordatevi che ogni venerdì sera è possibile cenare con Babbo Natale in persona, in un convivio di 25 persone, in un posto riservato e intimo. Che ve lo volete perdere?




Iniziativa importantissima e a cui tengo molto.

Il Natale di Giuele su molti pacchetti che propone online, devolverà una percentuale sul ricavato a sostegno del progetto "Accogliere oltre che curare", il centro di accoglienza bambino e famiglia in collaborazione con l'Ospedale Gaslini di Genova. 

L'iniziativa del Villaggio si chiama INSIEME A CHI VUOI BENE, per regalare un po' di tempo felice ai bambini e alle loro famiglie.
Questo è un valido motivo per fare visita al Villaggio!


Informazioni Utili

Il Villaggio di Natale è gratuito, a pagamento ci sono le attrazioni che uno sceglie di fare, e si acquistano attraverso dei gettoni da comprare a pacchetti o singolarmente.
All'interno del villaggio potrete far divertire i vostri bambini: ci sono attività per tutte le età, per esempio mio figlio che ha undici anni si è divertito moltissimo, magari crede un po' meno a Babbo Natale ma la magia del periodo lo affascina ancora (tutto sia madre!!!).
Per gli adulti consigliato il mercatino, la mostra del villaggio di Natale ed il Circo, che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta.
Tutte le altre informazioni le potete trovare a questo link Il Natale di Giuele






Viaggio e articolo in collaborazione con Il Villaggio di Giuele e Visit Finale.

Photo Credit (foto di copertina e quella con Babbo Natale) di Milena di Bimbieviaggi  💓

AMSTERDAM CON BAMBINI, COSA NON PERDERE

by 1:44 PM


Ad Amsterdam erano anni che ci volevo andare, poi si sa come ogni altra meta facilmente raggiungibile dall'Italia, la si lascia un poco in disparte, perché tanto ce l’abbiamo a portata di mano. Però quest’anno ho deciso che era arrivato il momento e che lo avrei condiviso con mio figlio e la sua inguaribile, per fortuna, curiosità.

Resto sempre del parere che non esista una città più o meno adatta ai bambini. Ognuna a modo suo ha da offrire ai piccoli viaggiatori stimoli e momenti indimenticabili, anche se questo implica entrare in un museo o camminare qualche chilometro per scoprire angoli e posti nascosti.

Quindi questo articolo non vi dirà di fare solo cose adatte ad un bambino, ma piuttosto racconterà la mia esperienza di viaggio personale condivisa insieme ad un bambino, divertendoci e imparando; perché sì anche un adulto ha sempre da imparare durante un viaggio! 
Ecco allora qui di seguito la mia scelta su cosa non perdere con i bambini ad Amsterdam. 

Museo Van Gogh

Amare l’arte significa anche andarla a scoprire in giro per il mondo e far conoscere a mio figlio i grandi artisti che mi hanno emozionato durante i miei studi e che mi emozioneranno sempre guardando un loro quadro dal vivo. Van Gogh è uno di quei pittori che mi fanno battere il cuore, e dopo aver acquistato il volo è stata la prima cosa che ho prenotato per il mio breve soggiorno ad Amsterdam.

È stata un’immersione, un viaggio nel viaggio, un passo più in là per avvicinarmi a Vincent, alla sua storia, alla sua vita travagliata trasposta nei colori. E mio figlio si è incantato tra quelle pennellate, tra i paesaggi e i colori forti che gli hanno fatto fare un tuffo nella cromia, in quella magia che solo un disegno può evocare. La semplicità del plein air, quello che Van Gogh aveva visto e fotografato con gli occhi anche noi lo abbiamo assaporato. Non avremo più voluto andarcene, ma mannaggia ad Amsterdam, c’erano troppe cose da vedere. 





Mangiare patatine fritte da Vlaamse Friteshuis

E non le vuoi mangiare due patatine fritte ad Amsterdam, dove si dice siano nate e dove si dice si possano trovare quelle più buone in assoluto? Eh, mica facile resistere ad un cono di croccanti patatine da passeggio con sopra una delle mille mila salse che vengono proposte (no dai, sono “solo venti”).

Non è la merenda più salutare del mondo lo ammetto, ma che non si dica poi che noi non proviamo il cibo della tradizione olandese! Se invece volete intraprendere un percorso conoscitivo più ricco tra i piatti tipici della cultura olandese, potrete trovare a questo link del magazine online di Expedia un post sulle 10 pietanze assolutamente da non perdere e mangiare ad Amsterdam. 




Micropia il Museo dei Microbi

Avete mai visto da vicino un microbo? Beh, allora se siete nella capitale olandese non dovete assolutamente farvi sfuggire questa occasione. Una volta usciti di lì state pur sicuri che non toccherete più tante cose come prima e soprattutto vi laverete le mani molto ma molto bene!

Micropia è un’avventura da vivere attraverso un percorso alla scoperta dei microbi che popolano l’interno e l’esterno del corpo umano. Lo stupore di mio figlio era direttamente proporzionale alla mia faccia nauseata (hihih). All'entrata consegnano un passaporto sul quale si possono imprimere i timbri di tutti i microbi che si possono vedere e capire. Immaginatevi microscopi, schermi dove questi minuscoli esserini vengono ingranditi, vasi ammuffiti, spazzolini da denti usati, spugne da piatti, maniglie delle porte e così via.

In fondo non si possono vedere ma sono qui che ci circondano… mamma… Però è anche vero che quando li guardi da vicino, molto vicino, ci viene rivelato un mondo, più spettacolare di quanto possiamo immaginare. 






Giro dei canali in barca

Visitare una città costruita sull'acqua solo a piedi non le rende giustizia. Uno dei modi per vederla anche da un altro punto di vista è quello di scivolare tra i suoi canali a bordo di una barca, ammirando le splendide case sulle rive, passando sotto a ponti, qualcuno dei quali si solleva per far passare imbarcazioni più grandi.

La rete di canali che attraversa la città ha più di quattrocento anni ed è stata aggiunta alla lista del patrimonio mondiale Unesco nel 2010. Il giro in barca della durata di un’ora è quello ideale, per riposarsi e vedere comunque molte attrazioni della città da un posto privilegiato. 




Museo Marittimo


Il museo raccoglie una delle più ricche collezioni di oggetti legati alla storia della navigazione, ma soprattutto illustra come la cultura olandese sia stata modellata dal mare. All'interno dello spazio museale ci sono interessanti esposizioni, alcune con percorsi interattivi per far scoprire ma anche rivivere cinquemila anni di storia marittima. Anche qui non è facile andarsene per tutto quello che c’è da vedere, leggere e in alcuni casi toccare.

La sede del Museo è lo storico Arsenale, un edificio che era il deposito della marina militare olandese e che risale al 1656. Ormeggiata accanto c’è la riproduzione della nave East Indiaman, ed è l’esemplare più grande della collezione museale: qui c’è da perdersi nel guardare come vivevano i marinai, dove c’erano le scorte di cibo o dove andava a fare la pipì il capitano!



Biblioteca pubblica di Amsterdam

la Openbare Bibliotheek Amsterdam è una delle biblioteche più belle d’Europa, esempio di architettura e design: un edificio all'avanguardia, dove passare almeno un’ora per poi salire fino all'ultimo piano ed ammirare dall'alto la città.

Si sviluppa su tre livelli per un totale di ventottomila metri quadrati dove trovare volumi di vario genere: dalla musica all’arte, dalla storia ai viaggi, il reparto bambini carinissimo, e i comics. Ovviamente si possono consultare i libri ma non portare via! La scala mobile è fantastica perché crea un andamento che si sposa perfettamente con l’architettura. Nel piano interrato si trova il parcheggio per le bici… e ne può contenere fino a duemila! 









E poi i ponti, China Town, il mercato dei fiori, la pioggia presa e le corse fatte per ripararci, il vento a spettinarci, e le risate a rincorrerci. Serve altro?



ISOLA DI TEXEL, L'OLANDA DA SCOPRIRE

by 9:07 AM



Con il senno di poi a Texel ci sarei rimasta qualche giorno in più.
Perché quando incontri un luogo con cui sei in sintonia, non vorresti più andartene.
Texel è una ventata di freschezza, quella che solo un'isola sa dare, quella che solo un'isola del nord sa donare.

Texel è la più grande delle isole Frisone e si trova nel mare del nord ad una quarantina di chilometri da Amsterdam: una meta facile da raggiungere per chi dalla capitale vuole immergersi nella calma che si trova nelle immense spiagge e nella natura che cresce rigogliosa a profusione.
Un 'isola lunga una trentina di chilometri caratterizzata da piccoli villaggi, da pecore che pascolano indisturbate, dalla birra che prende il nome dell'isola, dalle tante attività che si possono fare.




Per raggiungere l'Isola la soluzione migliore è il traghetto che parte da Den Helder con la compagnia Teso che in 20 minuti attraversa il piccolo tratto di mare. Noi eravamo con il nostro van, ma si può ovviamente anche salire senza auto e utilizzare poi i mezzi pubblici che ci sono sull'isola. Le operazioni di sbarco e imbarco sono velocissime e il traghetto è molto accogliente che quasi quasi ti dispiace lasciarlo: poltrone interne con vista esterna o interna, posti ponte con panchine, bar e tavola calda a disposizione dei passeggeri, e per ultimo, ma non meno importante, i bagni puliti.
Eravamo partiti la mattina da Egmond Aan Zee con un tempo da lupi e siamo arrivati a Texel con il vento che fortunatamente aveva spazzato via tutte le nuvole e lasciato posto ad un tiepido sole.
Fuori dal finestrino case colorate in tipico stile nordico si alternano ai grandi spazi, campi coltivati, cavalli e pecorelle liberi, e il profumo di mare, quello forte che ti entra nelle narici e ti guida per non farti perdere la strada.
La meta è stata la punta estrema a nord dell'isola, dove ho alloggiato al Dune Park Camping Robbenjager, uno dei campeggi, per non dire il campeggio, più bello dove io sia mai stata. Una location bellissima tra le dune ed il mare a due passi dal faro di Eierland.

Il van ha riposato su un prato d'erba in mezzo alla vegetazione, a due passi dal bagno accessoriato di qualsiasi cosa: phon, sapone, bagnoschiuma, lavatrice, asciugatrice e lavastoviglie. Profumava di buono e c'era di sottofondo una registrazione che rimandava al cinguettio degli uccellini...mai mi sono imbattuta in qualcosa del genere.
Alla sera si potevano ordinare il pane e le brioche freschi per la colazione del giorno dopo che venivano fatti trovare in un apposito spazio vicino alla reception: splendido!



Pur essendo un'isola di piccole dimensioni di cose da fare ce ne sono moltissime e come ho anticipato nelle prime righe, un giorno in più ci sarebbe stato tutto per visitarla con più calma e scoprire qualche altro posto che sicuramente ci è sfuggito.

Cosa fare e vedere a Texel?

Il faro di Eierland

Da amante di fari non potevo non visitare questo meraviglioso esemplare del nord europa! Sulla punta settentrionale dell'isola si trova il faro di Eierland; dai suo 45 metri di altezza si ha una vista mozzafiato sul mare di Wadden e sul mare del nord, sull'isola di Texel di Vlieland e nelle giornate più limpide anche su Tershelling. Il faro risale al 1864 e durante la seconda Guerra Mondiale fu gravemente danneggiato dai bombardamenti, quindi fu costruito un muro attorno alla torre danneggiata: ad oggi sono ancora visibili i fori di proiettile tra il vecchio ed il nuovo muro. Io all'interno non ci sono stata, ma pare sia molto bello, con la scala a chiocciola e il pavimento in ghisa rimasti intatti. Sei degli otto livelli sono aperti al pubblico e la caratteristica del faro consiste nell'avere due flash di luce molto brevi seguiti da otto secondi di oscurità.



Mudflat walks ovvero la passeggiata nel fango

Da bambini avete mai provato ad affondare i piedi nel fango e a giocarci dentro (magari poi rimproverati dai genitori)? A Texel potete farlo senza prendere parole da nessuno, anzi sarete accompagnati da una guida che vi spiegherà curiosità e misteri del mare quando c'è la bassa marea. Infatti l'acqua, ritirandosi, lascia spazio ad un mondo che non conosciamo perché sommerso. Camminare sul terreno che sprofonda ad ogni passo è una piacevole sensazione, bisogna però essere muniti di stivali o galosce nei mesi più freschi, mentre in estate bastano le scarpette da scoglio. Mi raccomando mai avventurarsi da soli perché può essere pericoloso; affidatevi alle uscite organizzate, come quelle del Museo Ecomare o contattate direttamente l'ufficio turistico.






Bere una Texels

Beh pensavate che non provassi la birra prodotta nell'isola? Me la sono gustata a cena verso le nove, mentre fuori il sole non accennava a tramontare, e mi è piaciuta un sacco. Ora non sto a dirvi tutto quello che le mie papille gustative hanno sentito, anche perché non conosco i termini tecnici, ma una buona birra assaporata davanti a un paesaggio sensazionale è difficile da dimenticare. A Texel c'è anche la possibilità di visitare la fabbrica dove la producono. Ci sono dodici tipi di birra fermentata ognuna con caratteristiche diverse; è disponibile in tutta l'isola ma sta diventando popolare anche in tutta l'Olanda. I birrai di Texel per le loro birre usano luppolo, lievito di grano e orzo che cresce nei campi vicino al birrificio.



E poi?

Perdetevi tra le stradine, e ascoltate il silenzio interrotto da qualche belato delle pecorelle, camminate a piedi nudi sulla spiaggia e tra le dune, in contatto con la natura. Passate del tempo seduti sulla sabbia vicino al faro, quando la marea ha creato delle pozze qua e là e semplicemente inspirate l'aria di mare, ossigeno puro che fa bene al cuore.







Se avessi avuto più' tempo avrei potuto fare mille altre cose, come per esempio un giro in bicicletta per le splendide stradine dell'isola, o visitare il Museo Ecomare, o andare a pesca di gamberetti con una vera nave da pesca.
Quindi non mi resta altro che tornarci!


Informazioni Utili

L'itinerario del mio viaggio in Olanda è raccontato minuziosamente nell'articolo Olanda del nord in van. Ho dormito in campeggi. Quasi tutti erano attrezzati non solo per i van e le tende ma anche con casette come quello a Texel, il Dune Park and Camping Robbenjager. Il costo è stato di circa 35 euro a notte.

Per informazioni riguardanti il vostro soggiorno sull'isola e le attività da fare (tra le quali la camminata nel fango e la visita nel birrificio) vi consiglio il sito dell'Ufficio del turismo Texel.net 

Per prendere il traghetto vi suggerisco di farvi trovare al terminal del porto con un anticipo di venti minuti, giusto per non trovarvi a dover prendere la corsa successiva. In Olanda sono estremamente puntuali, non aspettano nessuno.



Viaggio in collaborazione con l'Ente Turistico di Texel e Goboony.








OLANDA DEL NORD IN VAN, ITINERARIO DI VIAGGIO

by 10:48 AM




Durante la mia infanzia ho sempre fatto le vacanze in tenda in campeggio, ho all'attivo anche una breve esperienza in roulotte in Sardegna, durante la mia prima vacanza da diciassettenne con gli amici.
Una vita fa.
Esperienze di libertà, quella che solo il campeggiare sa dare.

Negli ultimi anni, anche con il mio bimbo, ho fatto qualche fine settimana in montagna e al mare con la tenda "magica" che si monta (quasi) in poco tempo, e che regala, suvvia, molte soddisfazioni. Deve piacere questo stile di vacanza: e monta e smonta, e gonfia il materassino e accendi la lampada e vestiti in orizzontale e i bagni in comune… non è per tutti lo so.
Ma a me piace, mi è sempre piaciuto, anche se con l’avanzare degli anni le comodità hanno preteso un po’ più di spazio.

Quest'anno per il mio viaggio estivo ho scelto un tipo di esperienza diversa, mai fatta prima: è stata la mia prima volta in un Van, in un on the road che mi ha portato ad esplorare un pezzetto dell'Olanda del nord.

La verità è che non sapevo cosa aspettarmi, mi sono messa in gioco in un viaggio che poteva essere disastroso o dall'altro verso indimenticabile. Ci sono sempre delle variabili e delle incognite, che finché non ti si posizionano davanti non sai come andranno affrontate; però ce la siamo cavata bene, è stato divertente, istruttivo (ho imparato cose che ignoravo totalmente) e ho messo le basi per dire a me stessa che sì, è una cosa forte, e mi piacerebbe rifarla.

Il van, un T3 Volkswagen Westfalia con cui ho viaggiato, è degli anni Ottanta, quindi prima regola: si viaggia slow.

Effettivamente a più di 100 km all'ora in discesa in autostrada non è mai andato, quindi se sei sempre di fretta e vuoi vedere il più possibile in poco tempo, allora non è la soluzione adatta; se invece ti piace gustarti la calma, il momento, l'avventura, ti adatti ai campeggi, è il top.

Il Van ha quattro posti letto, due nel sotto tetto che si apre una volta fermi in campeggio o in libera quando è permesso, e due abbattendo i sedili posteriori. Ha frigo, fuochi a gas, lavello, mobiletti vari per provviste e vettovaglie. In esterno c’è una veranda per proteggersi dal sole, o dall'umidità (eh eh…dipende dal tipo di meta) da completare con un tavolino e le sedie. Ha tutto ciò di cui si ha bisogno per vivere in libertà un viaggio senza doversi preoccupare troppo.

Dopo due giorni ad Amsterdam siamo arrivati a Zaanse Schans, la piccola cittadina dei mulini a vento, dove mi è stato consegnato il van e siamo partiti a gonfie vele con il sorriso sulle labbra di chi non sa esattamente cosa aspettarsi, ma anche di chi dice, chi se ne importa, vada come vada sarà un successo!

L'itinerario è stato scelto in modo da non stare sempre alla guida, quindi con distanze più o meno brevi, anche se poi, come dicevo prima, le variabili e gli inconvenienti si possono sempre trovare dietro l'angolo e ci si ritrova in ritardo per gite prenotate, per esempio a causa di piogge torrenziali o ponti levatoi alzati. Quindi ho imparato che con un van dell’82 bisogna calcolare un quaranta minuti in più (abbondanti) sul tempo di percorrenza che indica google maps!

Ecco qui il mio itinerario fatto in sei giorni.




Da Zaanse Schans ci siamo diretti a Egmond Aan Zee per una prima notte sul mare a vedere un tramonto iniziato alle nove e mezza e concluso con un tè caldo in spiaggia. Volevamo vedere il faro, ma l'abbiamo trovato incartato per restauro... Ci siamo diretti, il giorno dopo, sotto il diluvio universale, verso Den Helder per prendere il traghetto che ci ha portati all'isola di Texel, la più grande delle Frisone, che si è rivelata stupenda. Con il senno di poi avrei dedicato un paio di giorni e non uno a questo posto meraviglioso; è anche vero che se avesse piovuto tutto il tempo probabilmente un giorno sarebbe stato sufficiente, ma avendola vissuta con il sole, l’isola ha rapito tutti i miei sensi, e la voglia di ritornarci è fortissima: dune di sabbia, un faro da favola ed un sole che non vuole andare a mai dormire.

Da Texel ci siamo diretti verso est facendo tappa a Afsluitdijk, attraversando la grande diga dei Paesi Bassi e fermandoci al museo che ne racconta la storia, del perché e come è stata costruita. Da lì abbiamo proseguito verso Lauwersoog dove ci siamo fermati un paio di giorni a rilassarci in mezzo la natura, perché l'on the road è splendido, ma anche fermarsi ogni tanto a godere lentamente delle cose ha il suo fascino.

Dopo Lauwersoog abbiamo fatto la tappa più lunga che ci ha portati prima a Utrecht passando per Lemmer, e poi ad Haarlem dove abbiamo lasciato il nostro van per spostarci per un altro giorno e mezzo ad Amsterdam.




Con i diesel si deve parcheggiare fuori dalle grandi città, ma non è un problema visto che è tutto perfettamente collegato e servito dai mezzi pubblici come treni (che ho preferito) e bus.

Circa cinquecentosessanta chilometri di strada, di natura, di bellezze architettoniche, di arte, di storia, di biciclette e rispetto per l'ambiente che, almeno per quest’ultimo aspetto, in alcune situazioni mi ha portato a pensare che qui in Italia siamo un pochino indietro sulla tabella di marcia rispetto agli olandesi…

Pioggia, vento, sole e stupore, ecco cosa ho incontrato lungo la strada.



Una nota di merito va assolutamente ai campeggi olandesi. Prenotati un po' a caso, dico la verità, li ho trovati di un'efficienza unica, che purtroppo non ho mai trovato in Italia. Puoi anche non portarti appresso shampoo e bagnodoccia, perché all'interno dei bagni c'è tutto l'occorrente, anche il phon (che io a volte manco trovo negli hotel). Tutto pulito, piazzole ben tenute, bagno con disinfettante, e tante piccole accortezze che rendono piacevole il soggiorno. Per esempio, ad Egmond Aan Zee ci siamo "leggermente" bagnati per smontare la tettoia del van sotto una pioggia torrenziale, ed eravamo fradici....meno male c'era un'asciugatrice che ha sistemato i vestiti zuppi.

Questo era solo l'itinerario con un piccolo assaggio di tutto quello che ho visto. Nei prossimi post vi racconterò le tappe, i campeggi, e le meraviglie che ho visto.




Viaggio in collaborazione con GoBoony  portale di noleggio camper, van ecc. in Italia e in Europa.

STATUA DELLA LIBERTÀ, STORIA E CURIOSITÀ

by 9:28 AM




Qual è la prima cosa che viene in mente quando pensate a New York?
La mia è la Statua della Libertà.

Sarò scontata, o poco imprevedibile, ma per me è sempre stata un simbolo solenne. Uno dei monumenti più importanti che esistano al mondo, non tanto per la sua imponenza, ma per quello che sta a significare: libertà.
Si trova al centro della baia di Manhattan su Liberty Island. Il nome originale della statua sarebbe La Libertà che illumina il mondo, e in effetti il suo scopo era di illuminare ed accogliere gli immigrati che con le navi raggiungevano il porto di New York.
Penso sempre all'emozione che provavano quegli occhi sul ponte della nave, quando intravvedevano le prime luci e passavano di fianco a lei, al simbolo della loro libertà in un nuovo paese, nella loro nuova vita, volti pieni di paura e speranza. 
A me vengono i brividi, mi commuovo di fronte a questo pezzo di storia.
È una delle cose da non perdere a New York e anche il portale magazine di Expedia Explore la inserisce tra le 20 cose che vale assolutamente la pena di visitare durante un viaggio nella Grande Mela.






La sua storia è affascinante, mi ha sempre incuriosito, e quando finalmente qualche anno fa ho avuto il piacere di poterla visitare, ho esaudito un desiderio che avevo custodito nel mio cassetto.

La storia

Tutto è cominciato nella seconda metà del 1800 quando un certo Sig. Laboulaye, un professore di diritto che in Francia si batteva per l'accesso allo studio e sosteneva con passione le ragioni dell'unione nella Guerra di Secessione Americana. Ha pensato quindi che fosse necessario fare un regalo, un monumento che rendesse concreta l'idea di fratellanza tra la Francia e l'America, un monumento che fosse paladino della giustizia e della libertà. Ad ascoltare quelle parole tra la folla durante il discorso c'era uno scultore di nome Berthald che in pochi istanti immaginò nella sua mente quella che sarebbe diventata la Statua della Libertà, posizionata all'imboccatura del porto di New York, con lo sguardo rivolto al mare, come l'antico colosso di Rodi. Non fu da solo, perché nella costruzione della statua fu coinvolto anche l'ingegnere Eiffel, esattamente quello della famose torre a Parigi che ideò la struttura portante, cioè lo scheletro della grande scultura.

Arte e tecnologia dovevano convivere assieme: la statua doveva essere vuota all'interno, con un'unica anima di reticolati in acciaio, mentre l'esterno doveva essere fatto con tanti fogli di rame sbalzati e uniti da dei rivetti. La base sulla quale doveva essere appoggiata era in granito rosa proveniente dal Connecticut.

Ovviamente costruire una statua di tali dimensioni aveva un costo non indifferente, quindi si studiarono delle strategie per poter avere dei finanziamenti di avanzamento lavori, come per esempio quella di esporre la testa della statua nella sua totale maestosità ai giardini del Palais du Trocadero dove i visitatori entusiasti cominciarono a dare dei soldi per diventare parte del progetto.
Lo stesso vale per il basamento, mancavano i fondi per terminarlo, così il New York Times lanciò una sottoscrizione pubblica alla quale risposero prontamente in molti. Furono i Newyorkesi con il loro denaro a rendere possibile la costruzione del piedistallo che l'avrebbe sorretta. 

Fu regalata dai Francesi agli Stati uniti nel 1883 in casse trasportate a New York a bordo di una piccola nave, furono quindi necessari più viaggi.
Infine furono assemblatati i 300 pezzi che la compongono come un puzzle ad incastro, un pezzo alla volta.
Nel 1886 viene inaugurata nella sua splendida bellezza in 93 m di altezza per 156 tonnellate.




Qualche dettaglio e curiosità

La Statua è una figura femminile avvolta da una lunga toga. 
Ai suoi piedi, che sbucano appena fuori dalla veste ci sono delle catene spezzate in segno di libertà.
La corona che tiene in testa ha sette punte come i sette mari e i sette continenti.
Il braccio destro è spoglio dalla veste e tiene una fiaccola accesa che testimonia la libertà e la giustizia (e che fungeva da faro), quello sinistro invece è piegato verso il corpo e sostiene una tavola sulla quale si legge 4 luglio 1776, la data della dichiarazione di indipendenza.
In origine era color rame che nel giro di vent'anni si è ossidato diventando l'attuale verde.

Gli studi ingegneristici di Eiffel furono fondamentali, infatti la statua deve avere la possibilità di compiere delle oscillazioni per resistere al vento e non spezzarsi anche in caso di dilatazione del metallo durante i cambiamenti di temperatura.

Una scala principale sale dal basamento alla corona e una molto più piccola consente la salita fino alla fiaccola.

Sul piedistallo è incisa una citazione intitolata The New Colossus composta dalla poetessa statunitense Emma Lazarus, che è un inno alla libertà, scritto dopo che lei stessa fece visita ai quartieri di quarantena degli immigrati nel porto:

"Tenetevi o antiche terre, la vostra vana pompa- grida essa con le silenti labbra- Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dlle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata."



Visibile da una distanza di 40 km rappresenta ancora oggi un simbolo di speranza.
È visitabile giornalmente, malgrado ci siano stati in passato chiusure per motivi di sicurezza, non solo per allarmi terroristici, ma anche per situazioni atmosferiche, tipo uragani.

Ogni anno viene visitata da circa 4 milioni di persone.


Articolo in collaborazione con Expedia 


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