URUGUAY E ARGENTINA...IN CASO DI MALATTIA



Prima di parlarvi del mio ultimo viaggio tra Argentina e Uruguay, vi parlo dell'esperienza sanitaria che ho avuto, purtroppo, modo di vivere.
Dico purtroppo perché il piccolo viaggiatore si è ammalato, ed essendo un viaggio itinerante, non è stato sempre semplice gestire la cosa.
Sono inconvenienti che possono succedere, non vorremmo mai succedessero, ma in un viaggio bisogna metterli in conto.
A volte le medicine portate da casa non sono quelle necessarie: io, per esempio, non me la sento di dare antibiotici senza conoscere il motivo della febbre, del resto non sono un medico, e lascio questo lavoro a chi è competente.

A Montevideo, in Uruguay, il termometro un pomeriggio segna 38,5 di febbre.
Niente di grave, capita, magari la stanchezza del viaggio da Buenos Aires che ci ha visto prendere prima un traghetto e poi un autobus con l'aria condizionata sparata a palla mentre fuori c'erano circa quaranta gradi.
In Hotel chiedo alla reception se c'è un medico che posso chiamare per farlo visitare; mi dicono che loro sono convenzionati con un pediatra, e che nel giro di mezzora arriverà a visitare il bambino.
Nel frattempo la febbre sale, mal di testa, bambino sudato e io mi sento una mamma snaturata che lo trascina in viaggio.
In realtà non è così, probabilmente lui è più entusiasta di me per il viaggio, ma in questo momento il senso di scoramento e impotenza lontano dalla propria pediatra prende il sopravvento.
Il dottore lo visita, non trova niente di che, gola un poco arrossata, gli prescrive ibuprofene.
Sollevata comincio la cura.
La febbre però fatica a scendere e alle quattro di mattina mi chiudo in bagno con il pc e seduta sul water chiamo via skype la mia pediatra che mi tranquillizza e mi dice di continuare la cura, probabilmente è una forma di influenza che provoca febbre alta.
Ma giunge il tempo di cambiare destinazione e ci aspettano due voli per arrivare alle cascate Iguazu. Il piccolo viaggiatore sembra stare meglio, la febbre è scesa e veniamo catapultati in una realtà che ha come scenografia una foresta verde e strade di fango.
Visitiamo le cascate, meravigliose, uniche e spettacolari.
La sera però la febbre sale nuovamente, e il senso di disagio pure.
Il giorno dopo lo porto in una clinica, diciamo una clinica approssimativa, dove non parlano una parola di inglese e un medico, che probabilmente è un ortopedico, dopo aver fatto aprire la bocca al bambino e aver guardato sommariamente la gola (senza far abbassare la lingua e senza luce) gli ordina dell'antibiotico.
Ok, io non sono un medico, lui sì, fidiamoci, probabilmente la gola è infiammata.
La febbre sale e scende ancora, i giorni alle cascate sono terminati ed è ora di prendere altri due voli per arrivare in Patagonia.
In aereo la febbre scende sempre, che sia un miracolo?
Giunti in Patagonia però la temperatura torna ad alzarsi e ormai comincio a essere preoccupata; così mi faccio consigliare un buon pediatra e mi reco nella clinica privata di El Calafate.
Un signore dalla faccia tranquilla mi dice che il bambino non ha particolari sintomi, ma che se ha febbre da sette giorni, potrebbe esserci qualcosa sotto.
"Le consiglio di fare gli esami del sangue, delle urine ecc.; sa, siete stati in zone a rischio Dengue (confine con il Brasile). Il cercare di spiegargli che la febbre ce l'ha da prima di andare alle cascate non serve un granché.
Mi spiega che la febbre non è scesa perché le dosi dell'antibiotico che mi hanno prescritto a Iguazu sono sbagliate, il piccolo aveva bisogno di dosi più alte...
Più confusa di prima, e molto più preoccupata (ahhh!! il cuore di mamma) mi fiondo a scrivere una mail alla pediatra in Italia, che mi rassicura dicendo di non fare niente, e di andare da lei appena saremmo rientrati.
Il giorno dopo, non ha più nulla, febbre passata, così com'è venuta.
Rientrati in Italia, lo porto a visitare e si scopre essere una normale influenza del periodo, influenza che lascia a letto molti bambini con febbre alta per una settimana...

Ah non vi ho detto.
Arrivata a El Calafate, la febbre era salita anche a me! Un bel 38 e degli aghi piantati nella gola.
Sono andata in ospedale, e che ospedale! A parte lo scenario incredibile che gli fa da contorno, il servizio è stato ottimo e impeccabile. Mi hanno visitato subito, ordinato i medicinali (giusti!!) e il giorno dopo ero, più o meno a posto!
Costo della prestazione: gratis.

Che dirvi, siamo viaggiatori, il rischio è il nostro mestiere, certo che a volte capitano queste cose tra capo e collo che creano un poca di apprensione.
Vuoi che sei dall'altra parte del mondo, vuoi che la lingua non è proprio quella che mastichi meglio, io penso sempre che sia meglio partire con una buona assicurazione viaggio.
L'Argentina e l'Uruguay si sono dimostrati dei Paesi economici per questo tipo di spese, ma è anche vero che alla fine non abbiamo avuto bisogno di particolari cure. Nonostante tutta la mia preoccupazione ero conscia che in caso la faccenda si fosse aggravata avrei potuto contare sulla mia assicurazione sanitaria.




3 commenti:

  1. Mamma mia che ansia Cri! >.<
    Temo che se un giorno avrò dei figli potrei essere una madre un po' apprensiva...

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  2. Un articolo davvero interessante, grazie per aver condiviso la tua esperienza! Davvero utile!

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  3. bell' articolo cara!!!
    http://www.bbmarcopolo.com/it/

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