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EL NIDO, PARADISO IN TERRA

by 8:28 AM



El Nido si trova nell'isola di Palawan a sud ovest di Manila.
Una lunga striscia di terra, con spiagge di sabbia bianca, barriere coralline, lagune e speroni verdi che si innalzano dal mare.

Definendola in modo più romantico, direi che si potrebbe pensarla come un'idea di paradiso in terra. 

Dopo essere stata con la mia amica Milena sul Vulcano Pinatubo, ci siamo diretti verso quest'isola tanto decantata.


Ho smesso di partire con aspettative alte quando visito posti nuovi. Le foto che si trovano su internet potrebbero essere ritoccate, enfatizzate, così decido di rimanere nell'ignoranza per stupirmi come una bambina al primo arcobaleno.
Non esagero, non serve farlo, fino ad ora per me, El Nido, è il luogo più bello che abbia mai visto. 

Per raggiungere l'Isola di Palawan da Manila, da dove siamo partiti, ci sono diverse possibilità più o meno economiche, più o meno veloci.
Abbiamo scartato la barca perché i quindici giorni di viaggio a disposizione non ci sarebbero bastati, ma se avete molto tempo e non soffrite il mal di mare è una soluzione molto economica.
Abbiamo scartato pure il volo che da Manila atterra a Porto Princesa a metà dell'isola, perché poi avremmo dovuto prendere un bus e farci altre 6 ore (che sarebbero potute diventare il doppio) in bus.
Abbiamo optato quindi per il Volo diretto da Manila a El Nido con la Air Swift (splendida compagnia e non eccessivamente cara) che in un'ora scarsa, con un aereo ad elica minuscolo, ci ha portato a destinazione. Un volo super piacevole nonostante io avessi fatto testamento prima di salire a bordo!


El Nido è un paese precario, costruito sulla speranza che non arrivi un altro tifone troppo presto a distruggere la casa appena ricostruita. Le case sono e rimangono fragili, così risulterà più facile e meno oneroso ricostruirle.
Ma è comunque un paese vivo e sorridente che negli ultimi dieci anni si è aperto completamente al turismo, sua principale fonte di sostentamento, per fortuna o purtroppo, con tutte le conseguenza, sia positive che negative.
La cittadina si infanga con la pioggia presente pressoché tutto l'anno, in alcuni periodi più abbondante di altri, e i bambini scalzi giocano nelle pozze, sorridendo di quella ingenuità che solo loro possono avere. Non hanno molto, ma non si tirano indietro per condividerlo con te.
E i Filippini sono l'esempio da seguire, perché sono in grado di rialzarsi sempre, dopo ogni catastrofe naturale, che sia un terremoto o un uragano.

Il mercato di El Nido è uno spaccato di vita, un'immersione sulla terra ferma, un avvicinarsi ad un popolo che si impara ad amare già dal primo sguardo.

Piedi scalzi, motorini e tricicli dai colori fluorescenti e fiammanti, il banco del pesce stanco dalla pesca mattutina, quello dei mango e della frutta che profuma di fresco, quello della frutta secca, delle stoffe floreali che vorrebbero finire tutte nella mia valigia.
Ho nuotato tra la gente, tra la loro quotidianità. Ho avuto la fortuna di entrare per pochi attimi nella loro vita e imparare che per essere felici, a volte basta poco. Basta una battuta di pesca andata bene, un mango donato, o semplicemente la gioia di capire che delle cose futili possiamo veramente fare a meno.












A El Nido siamo stati quattro giorni e abbiamo pernottato in piccoli bungalow, senza lode e senza infamia, sulla spiaggia al Telesfora Beach Cottages, a cinque minuti di triciclo dal centro di El Nido. Anche se le stanze non erano super accessoriate, il bagno era più piccolo di una cabina telefonica e la colazione non molto varia, ci siamo trovati benissimo. 
Che mi importa del bagno minuscolo se posso cenare a piedi nudi sulla sabbia? 






Per le gite giornaliere, mica vorrete far nulla tutto il giorno eh, ci siamo affidati all'organizzazione del Telesfora Beach cottages, che propone come tutti gli altri Hotel di El Nido e dintorni, le gite A-B-C-D (nomi terribili e privi di fantasia), escursioni pre-confezionate di un giorno alla scoperta dei luoghi più nascosti, ma spesso anche più turistici dell'arcipelago. Queste uscite comprendono il pranzo in barca, o su una spiaggia, snorkeling, kayak e tuffi per tutti i gusti in un mare da sogno.
Noi abbiamo fatto i tour A e C. In linea di massima le destinazioni sono già definite, ma in base al flusso maggiore o minore di turisti (ahimè!), i marinai potrebbero cambiare rotta per spiagge più deserte. Devo dire che non abbiamo mai trovato grossi affollamenti, abbiamo sempre fatto i tour con la barca tipica Filippina, la bangka, che tiene un numero piccolo di persone, ma ci sono barche molto turistiche che arrivano nelle lagune con orde di persone, musica a palla e confusione varia. Sono intollerante lo so, ma certe situazioni rovinano il momento, la magia, la bellezza di un luogo che va visitato in silenzio, ascoltando il suono del mare, lo sciabordio dell'acqua, le risate dei bambini. 

Il tour A tocca le famose small lagoon da visitare in kayak, big lagoon, secret Island, Shimizu Island, mentre il tour C, fatto il giorno dopo, ci ha portati ad ammirare Hidden Beach, una spiaggia di cui non ricordo il nome, ripiego direi splendido per sfuggire ai turisti e ai mosquitos, e Helicopter Island.


Paradisi in cui ci è permesso sostare per qualche ora. Acque trasparenti, calde e invitanti. Pesci da sfiorare, sabbie di talco da calpestare, pranzi con una vista che è difficile dimenticare e il colpo di fulmine, quello che scatta all'istante, non si preannuncia, arriva e basta, e non puoi che farti travolgere.

Le foto parlano da sole, non aggiungo altro.














 Informazioni utili:

- L'Air Swift, compagnia aerea che non conoscevo, si è rivelata un'ottima soluzione. Oltre ad averci dato in aeroporto a Manila il lunch box nella sala d'attesa, ci hanno fatto un upgrade in una lounge mentre attendevamo il nostro volo.


- Il Telesfora Beach Cottage [con 100 € in totale a persona] ci ha offerto per 3 giorni il transfer da e per l'aeroporto, i due tour, il pernottamento, la colazione e la cena in spiaggia (pioggia permettendo) a gusto loro, cioè quello che c'era c'era e devo dire che è sempre stato tutto molto buono. 

Noi abbiamo usufruito anche del servizio di lavanderia.
In realtà offriva [gratis eh :)] anche dei tramonti ineguagliabili.

- I tour comprendevano il pranzo. Durante queste gite vi consiglio di portarvi, oltre ai teli mare, costumi, cappelli e creme solari, anche uno zaino impermeabile, perché oltre ad esserci degli acquazzoni improvvisi è facile che ci sia da fare qualche metro in acqua dalla barca alla spiaggia quando si scende per visitarla, e se vi cade in mare lo zaino...siete fritti! Io non ce l'avevo, e l'ho comprato lì per pochi pesos. C'è ovviamente anche la possibilità di noleggiare pinne e boccaglio per la giornata, sia per bambini che per adulti.


- Per spostarsi il mezzo più economico è il triciclo che può trasportare fino a tre adulti, o due adulti e due bambini, o la moto da prendere a noleggio o con autista tipo taxi.















FILIPPINE, IL VIAGGIO

by 6:27 PM




Sono le destinazioni che scelgono le persone, me ne sto convincendo sempre di più.

All'inizio doveva essere la Namibia, sognata da anni, pensavo mi chiamasse con tutta la forza che aveva a disposizione.
Ma mi sbagliavo, era un'altra la destinazione.

Un volo costato 372 euro mi ha portato assieme alla mia amica Milena di Bimbi e Viaggi nelle Filippine.
Non ci avevo mai pensato a questa meta, almeno non intensamente. Sapevo che erano lì, lontane, dall'altra parte del mondo. Avevo sbirciato foto, tutte splendide, ma di aspettative non me ne ero fatte molte, forse per scaramanzia, forse per meravigliarmi per la mia prima volta.

Quattordici ore separano Milano da Manila, un tempo infinito da passare dentro un aereo, quel mezzo che ancora riesce a stupirmi per tanta potenza e maestà. 
Quindici giorni sono quelli che ho passato in una terra nuova, con una forza interiore che prevale su tutto. 

Quindici giorni sono pochi, lo sapevo prima di partire e ne ho avuto conferma una volta lì. Quindi non è stato semplice decidere cosa fare, dove andare. Molte mete le abbiamo decise all'ultimo, anche perché da fine giugno inizia la stagione delle piogge, che avrebbe potuto farci cambiare itinerario. Tuttavia da questo punto di vista siamo stati molto fortunati. Qualche acquazzone e scroscio lo abbiamo preso, ma il sole ha continuato a splendere sul nostro cammino.

Non è facile visitare le Filippine, ma non è impossibile farlo. Non pensate che una volta arrivati a Manila tutto il resto viene da sé... I tempi si allungano, gli acquazzoni allagano le strade, il taxi non si presenta, per fare cinque chilometri ci si può mettere anche un'ora perché il traffico è intenso. Ma tutto quello che può sembrare un problema, come il non avere il controllo della situazione, passa in secondo piano. Perchè non serve a nulla arrabbiarsi, avere fretta, in quel posto ci si arriva lo stesso, se l'autista non è arrivato, se ne trova un altro, se quel giorno piove, pazienza.
Take it easy...

Loro, i filippini, hanno un sorriso contagioso,e vi assicuro che hanno avuto molti motivi negli ultimi anni per non sorridere.
Nel 2013 un forte terremoto di magnitudo 7.2 ha colpito la zona di Bohol portando morte e distruzione; nel 1991 il Pinatubo, uno dei vulcani più attivi del mondo, ha mostrato la sua forza con una immensa eruzione, definita spaventosa dai geologi. Ci sono stata, e dopo anni, molti anni, i segni sono ancora fortemente visibili.
Mettiamoci poi i frequenti tifoni che si abbattono sulle isole e allora lo scoraggiamento dovrebbe essere una costante per gli abitanti; invece si rimboccano le maniche, si armano di un sorriso e si aiutano per ricostruire, per rimettere assieme i cocci rotti, per dare la possibilità alle persone come me di visitare un paese unico, che non si dimentica, che non si può dimenticare.
Qualche settimana prima di partire notizie vaghe, come lo sono spesso le notizie che arrivano in Italia, parlavano di un possibile attentato a Manila, forse l'isis, forse non si sa.
In questi casi cosa si deve pensare? Come si deve agire?
Io sono molto fatalista, può succedere qualsiasi cosa anche dietro casa mia, di questo credo siamo consapevoli più o meno tutti.
Così si è deciso di partire e di portare con me anche il piccolo viaggiatore, perché in fondo come diceva Isabelle Eberhardt "partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni."

Nelle due settimane in cui ho visitato le Filippine non ho mai percepito il minimo pericolo, anzi ho capito che impressionarsi per delle notizie vaghe non ha nessun fondamento. Meglio spegnere la TV e leggersi la guida.

Le Filippine mi sono piaciute, in un modo in cui non avrei mai pensato prima. Forse ero un po' prevenuta, lo ammetto, ma difficilmente un paese mi è entrato dentro in questo modo. La differenza l'hanno fatta le persone.
" Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone"
Mio caro buon vecchio Steinbeck, avevi ragione.
I Filippini mi hanno dato una lezione di vita, difficile da dimenticare.

L'itinerario ha previsto tre voli interni, molti tricicli, jeepney, bangke, pioggia, tanto sole, tramonti che valgono da soli il viaggio, un vulcano da scalare, e acque dove immergersi per perdere la testa.

Presto il mio viaggio tra racconti e foto...










VIAGGIO NELLE FILIPPINE CAP. IV – 8°, 9° GIORNO – Negros

by 9:14 AM



Dopo il contest di tuffi a Cambugahay siamo finalmente diventati un gruppo: io perdo, almeno temporaneamente, l’etichetta, e il viaggio di un inviato asocial in un gruppo di travel blogger donne si trasforma in un semplice viaggio di un inviato che si ritrova troppo spesso a pensare come una femmina alla vista di fiori e parei. Ad ogni modo finiamo la giornata con una cena con vista romantica (appunto!!!) sull'arcipelago delle Visayas al Triad Coffee Shop e passiamo la notte al Coco Grove Beach Resport tra palme e gechi.

Il giorno successivo lasciamo Siquijor, diretti a Negros, isola molto più grande. Prendiamo il traghetto, e, dopo essermi sistemato all'esterno ricordo che non posso perdermi la proiezione sottocoperta, e rientro: il film non tradisce le mie aspettative: c’è tutto, dalle arti marziali, allo spionaggio…la traversata scorre rapidissima!!


Attracchiamo a Dumaguete, città piuttosto interessante e viva, con tanto di passeggiata lungomare e mercato coperto. Ci ritroviamo a camminare in mezzo ai banconi che mettono in vendita alghe, pesci che solitamente vediamo solo con maschera e boccaglio, uova multicolore. La sensazione è davvero quella di trovarsi in un luogo lontanissimo da casa, per la particolarità della merce, e allo stesso tempo in un mercato tanto simile a quelli delle nostre città per i colori, la confusione, i venditori sorridenti!







Durante la passeggiata incappiamo anche in un matrimonio, da far invidia ai vari boss delle cerimonie, per il numero di invitati, l’orchestra e il coro da messa di Natale, i vestiti coordinati, i fotografi e videomaker con giraffe e droni volanti…Per motivi inspiegabili (per me, uomo…) passiamo molto tempo ad aspettare l’arrivo della sposa, mentre tutto intorno la vita quotidiana scorre nel fiume di tricicli che invade le strade.





Dumaguete è forse la cittadina più interessante vista finora, ma non regge il confronto con il posto paradisiaco in cui arriviamo nel pomeriggio: l’Atmosphere Resort, lungo la costa sud-est dell’isola di Negros, è tutto quello che si potrebbe desiderare per rilassarsi. Camere splendide, doccia all'aperto in un giardino chiuso e patio all'ingresso con amaca; mare magnifico, un paio di piscine, area wellness, e persino una casa su un albero per fare meditazione o godersi la vista su Apo Island.


E il giorno dopo è proprio alla piccola isola delle tartarughe a cui siamo diretti. Infatti qui si dice che si possa fare il bagno insieme alle tartarughe giganti. Ci credo poco, ci vorrà un colpo di fortuna, come quando ti dicono che fai il bagno con i delfini…io li ho sempre visti solo da lontano.





Invece quando ci tuffiamo dalla super-banca che ci ha portato ad Apo Island, dopo qualche bracciata, nuotiamo davvero in mezzo alle tartarughe, in un’atmosfera surreale, ovattata dall'acqua che rende ancora meno reale la sensazione che provo mentre mi immergo a non più di un metro da loro. Indescrivibile. E non ci sono nemmeno foto decenti a documentare l’accaduto…meglio così, perché ci sono cose nella vita che bisogna soltanto provare, e non provare a riprodurre in qualche modo.


Di ritorno nel primo pomeriggio, dobbiamo salutare Negros alla volta di Manila, dove trascorreremo l’ultimo giorno di viaggio. Prima dell’aeroporto c’è tempo per una sosta speciale. Una specie di “sorpresa” che la guida ci ha voluto fare; sono giorni che chiediamo informazioni sul combattimento tra i galli. Nelle Filippine è una vera e propria istituzione, ci sono allevamenti di galli da combattimento dappertutto, e ogni filippino che si rispetti, almeno fuori dalle grandi città, ne possiede uno. Alcuni viaggiano di isola in isola con i loro campioni.




Non mi esprimo sul fatto che sia giusto o sbagliato che questi combattimenti avvengano; è però un fenomeno di costume locale, questo non si può negare, e non si può non guardarlo con curiosità. Ci sono delle vere e proprie arene dove è permesso il combattimento, ed è qui che entriamo per qualche minuto. Appena ci avviciniamo alla porta di ingresso sentiamo un baccano infernale, urla amplificate dalla copertura metallica della struttura; attraversiamo uno stretto corridoio, mi sento come Rocky Balboa prima di un incontro, e mi viene anche un pizzico di tensione, favorita da una serie di teste che si girano al nostro ingresso, incuriosite nel vedere le creature più improbabili che possano entrare nell’arena; sembra che per un istante le urla si plachino e tutta l’arena si fermi a guardarci, ma come al solito è solo uno dei miei film, interrotto bruscamente da un urlo a 10 centimetri dalla mia faccia che mi sfonda un timpano. Al centro c’è il ring, e in mezzo c’è il Cristo, che è il grande regista della rappresentazione: raccoglie le scommesse facendo gesti incomprensibili in risposta a urla incomprensibili e strani segni con le dita da parte del pubblico. Com’è possibile che capisca e che si ricordi tutto? Non prende note, memorizza tutto in testa, e dopo 5 minuti di confusione dice che si può partire con il combattimento. Nel frattempo i quattro contendenti, due allevatori e due galli, si preparano, i primi accarezzando e incitando i secondi. Quando l’incontro comincia sembra un balletto e i galli saltano di qua e di là studiando il punto debole dell’avversario come due pugili. Dopo qualche minuto uno degli animali non è più in grado di combattere, e il tutto finisce, il Cristo paga il vincitore e passa i soldi a chi ha vinto le scommesse. Entrano intanto due nuovi combattenti, mentre un addetto pulisce il terreno di gioco. E a questo punto ricomincia la raccolta delle scommesse, e le urla incomprensibili, e i gesti incomprensibili a cui il Cristo risponde con un gesto del capo, e via così come una giostra che gira tutto il sabato pomeriggio…E’ uno spettacolo improbabile, a cui non siamo abituati, ma è chiaro che per i filippini rappresenta un’attività importante: ci sono galli che valgono centinaia di dollari, o più, e danno prestigio ai loro allevatori. Insomma, è una cosa seria per loro.

Un po’ stordito mi ritrovo all’aeroporto di Dumaguete in attesa del volo per la capitale; lascio Negros grato per il relax e i pezzi di cultura locale che mi ha regalato, mentre un suonatore di chitarra ufficialmente ingaggiato dalle autorità aeroportuali intrattiene i viaggiatori in sala d’attesa con vecchie canzoni di Elvis.

...Continua…



Mr Q

VIAGGIO NELLE FILIPPINE CAP III – DIARIO DI UN INVIATO ASOCIAL IN UN GRUPPO DI TRAVEL BLOGGER DONNE – 6°, 7° GIORNO - Bohol e Siquijor

by 9:03 AM



La sveglia dell’ultimo giorno a Bohol suona alle 5.30 per andare a incontrare i delfini al largo dell’isola di Pamilakan, fare il bagno nelle acque paradisiache dell’isoletta e farsi massaggiare dalle sapienti mani delle signore locali. Saliamo su una banca con qualche difficoltà per le onde, e ci accorgiamo che al largo le onde sono chiaramente più alte…ma dopo un po’ ci si abitua, o meglio, il racconto della storia della vita di Sara riesce, nonostante tutto…, a distrarmi dai salti che facciamo.
Arrivati al largo di Pamilakan i delfini però non si vedono, e il capitano della banca (la barca Filipina), decide di attraccare e tornare in un secondo momento; il tempo poi volge al peggio e non si fa il bagno, e a me i massaggi non sono mai particolarmente piaciuti…Mettiamoci anche che sono in overdose di chiacchiere femminili, e quindi decido che Pamilakan merita una passeggiata in solitaria alla scoperta del villaggio di pescatori.


Comincio con una camminata sulla spiaggia dove conosco dei ragazzi francesi che passano qui qualche giorno in un cottage, anche loro un po’ in stand by per il tempo. Poi mi inoltro tra le case e scopro anche il campo da basket. I campi da basket nelle Filippine sono ovunque, retaggio dell’occupazione americana. Sembra essere la location perfetta per la pubblicità della Nike: “No matter where to play, just do it!” E i ragazzi locali, che quando mi vedono mi chiedono di giocare, sembrano sapere molto bene che l’importante è solo giocare: ridendo e saltando, con le loro infradito ai piedi, sono molto più forti di me…dopo un paio di tiri evito figuracce e li saluto.


Seguo poi l’unica strada asfaltata dell’isola che porta all'interno, trafficatissima a causa di una moto che fa avanti indietro per portare qualunque bene dalla costa al centro dell’isola e viceversa. L’improbabile cappello a forma di giaguaro di peluche del motociclista dà un aspetto ancora più surreale allo scenario.


Tornato sulla spiaggia mi dedico a cercare un po’ di conchiglie, in fondo quest’isola è famosa tra i Filippini anche per questo.


Mi riunisco alle ragazze che nel frattempo si sono sfondate di massaggi e ci concediamo un ennesimo pranzo perfettamente filippino. Sulla via del ritorno riusciamo finalmente anche ad imbatterci in un gruppo di delfini che mostra la coda e sembra davvero volerci salutare.


Tornati a Bohol, ci sistemiamo al MomoBeach House Resort in attesa della sera, che prevede la cena alla Bee Farm: un posto incantato dove si mangia vista mare, l’insalata è a base di ibisco e il dolce è il gelato con i gusti più tropicali possibili: Ube, Buko, Jackfruit, Dragonfruit, e ovviamente Mango!!


Dopo cena si chiude la serata con una gita in barca lungo il fiume Abatan per vedere i gruppi di lucciole che si raccolgono lungo le sponde attorno alle mangrovie. All'arrivo veniamo investiti da un’ondata di incenso che serve a cacciare via gli spiriti maligni che aleggiano sull'acqua, speriamo bene…Lo spettacolo è effettivamente incantevole, il buio è totale e rinuncio presto a fotografare, viste le mie difficoltà tecniche, e mi “accontento” di stare dentro la scena e non dietro l’obiettivo.
Sulla strada per l’hotel, facciamo una pausa in un supermercato: sosta magliette, parei e calamite…faccio un respiro profondo e mi concentro sulle birre; una volta rientrati ci concediamo la San Miguel a bordo piscina; grazie anche all'effetto dell’alcool, a me basta anche meno di una birra…,  le mie compagne di viaggio che all'inizio vedevo tanto diverse da me, mi sembrano ora molto più vicine, si parla un po’ più di noi e un po’ meno di tweet e followers, e mi danno pure qualche consiglio per i post…le Filippine sono decisamente un posto miracoloso!!


Il giorno dopo si prende di nuovo il traghetto alla volta di Siquijor; durante la traversata siamo tutti mezzi stanchi e ci riposiamo: ne approfitto per scattare a Sara una foto mentre dorme a bocca aperta con la bavetta…(evito di pubblicarla, meglio tenerla come arma per il futuro, insieme alla foto del suo passaporto, o a quella che le ha scattato Nunzia, o a quell'altra che…).

Siquijor è l’isola mistica dell’arcipelago. Si dice ci siano ancora in giro streghe che preparano pozioni magiche, ed una delle tappe del giro è proprio ad un banchetto di rivendita delle pozioni d’amore, braccialetti scaccia sfortuna e affini. Le ragazze si fiondano e comprano uno di tutto, io osservo, e quando mi chiedono perché non compro anch'io un po’ di pozione, allora faccio la battuta del giorno e rispondo “Non ne ho bisogno”.

Gelo…

Nessun segno di vita…

Rivedo allora la scena che si sarebbe svolta se ci fosse stato un gruppo di ragazzi: “No dai, ti pago io la fornitura per 100 anni!!”, “Non ne hai bisogno?? Prendi questa boccetta blu allora, estratto di viagra filippino!!”, “Signora ci sono mica delle supposte magiche???”…Cancello il mio dialogo immaginario e risalgo sul pulmino che ci porta alle cascate di Cambugahay.

Sapendo delle cascate sin dall'inizio, è tutto il giorno che spingo, in uno slancio improbabile di team building, per un salto collettivo nel vuoto; in realtà non ci credo molto, non so nemmeno se ci si può tuffare veramente; scendo delle scale ripidissime senza alcuna aspettativa, ma quando vedo il posto capisco che tutto può succedere e possiamo buttarci insieme e trovarci a metà strada pur partendo da sponde diverse.
E infatti il miracolo si compie e tutti ci facciamo un bagno nel fiume con tuffo dalla liana, o dalla più alta “piattaforma” per i più Braveheart.



Sono talmente stupito da quanto le Filippine hanno fatto accadere che cancello i pregiudizi che mi sono rimasti sulle donne e faccio qualcosa che mai avrei creduto possibile il giorno della partenza: dedico loro il resoconto dell’avventura come lo farei con i miei amici, con le pagelle.

CORINNA: è del tutto sicura di sé, è la prima a dire di volersi buttare in acqua, non sembra nemmeno una cittadina milanese, tanta è la determinazione a tuffarsi. Sarà il canottaggio o le passeggiate quotidiane che fa con il suo cane Ficutara, o Filicudi, o Filiqualcosa (NDR. il nome del cane è impronunciabile come qualsiasi spiaggia filippina), comunque appare prontissima. La liana non deve essere la sua specialità, e si vede: i suoi tuffi finiscono a pochi centimetri dalla sponda, evidentemente poco abituata a stringere con forza il guinzaglio del suddetto cane (e poi si scoprirà che effettivamente lo trasporta in braccio ovunque!!!). Non appena raggiunge però la piattaforma esegue un mezzo carpiato in perfetto stile ed eleganza senza battere ciglio. VOTO:9. SPORTIVA VERA

SARA: Parte subito a tutta anche lei sull'onda della sicurezza infusa dal volo dell'angelo di due giorni prima e grazie anche ai suoi trascorsi con rave party, tatuatori di iguane e frickettoni che le hanno già fatto provare diverse intensissime emozioni. Come Corinna la liana non è la sua specialità; ci si aspettava qualcosa di più da una che rolla come lei. Quando arriva in piattaforma appare insicura e ormai tutti si aspettano che molli, ma ad un tratto sfrutta l'esperienza di anni di yoga e si produce nella posizione della candela al vento nel monastero tibetano, sciorinando una prestazione di tutto rispetto e tecnica. VOTO 8 E MEZZO. ALTERNATIVA (A TANIA CAGNOTTO)

GRETA: tutti credono che il suo ruolo sia ormai relegato a quello di spettatrice, quando all'improvviso, temendo forse che i suoi lettori e i suoi gatti possano pensare che lei non ce l'abbia fatta, si toglie rabbiosa i vestiti e si produce nella prestazione alla liana migliore della giornata. Tecnicamente perfetta, attenta ai tempi di esecuzione. La confessione all'uscita dall'acqua di aver stretto talmente forte la liana da indurre l'indigeno a bordo vasca a urlarle di staccarsi, accresce ancora di più il valore della sua prova. Chissà cosa dirà suo marito quando scoprirà le sue doti con la fune. Probabilmente ha già visto il video condiviso in tempo reale e ha iscritto entrambi a un corso di bondage estremo.
VOTO: 8+. JANE

NUNZIA: Dopo aver studiato con attenzione la situazione mentre provvedeva a fare filmati e foto degne di Oliviero Toscani, decide di tuffarsi anche lei. Ibisco nei capelli e andatura da donna di altri tempi che si reca allo stabilimento "da Peppino" a Capri prima di un vernissage serale con la Napoli bene degli anni 50. Inaspettatamente il suo tuffo con la liana è secondo solo a quello di Greta per distanza coperta. Poco importa che uscita dall'acqua produca gorgheggi poco consoni al portamento a cui ci ha abituato a causa della quantità di acqua che ha ingerito, comunque il fiore è ancora al suo posto. Soffiatosi il naso, si porta sulla piattaforma; dopo aver valutato la situazione pensa che sia meglio evitare di dare ulteriori emozioni alle sue lettrici che con ogni probabilità si strapperebbero i capelli al vederla riuscire anche in questo. VOTO 8+. STILOSISSIMAMENTE VINTAGE

PAOLO: E’ il trascinatore di giornata: assaggia l'acqua per capire se può essere troppo fredda per le ragazze e rovinare gli effetti dei massaggi che si sono sparate a Pamilakan o intaccare (ma ovviamente non può) il rossetto di Nunzia; è il primo a gettarsi con la liana e dalla piattaforma; va su e giù incurante dei pericolosissimi massi scivolosi pur di aiutare le ragazze, o forse più perché in preda ad un parossismo da attività ludica da ragazzino; si presta a soddisfare i bisogni di attenzione del bagnino pur di tenerselo buono saltando sulla liana in coppia con lui. Purtroppo la caduta di stile quando si tappa il naso prima dell'ingresso in acqua segna gravemente la sua prestazione. VOTO: NP.



[Credits per gli anni di insegnamento a GiovanniTesta Scalza Baldon, il guru del Nord-Est per la redazione delle pagelle di qualsiasi tipologia di evento, sportivo e non].


#tuffatianchetudaunacascatacon4ragazze

Gli opposti a volte si attraggono, si incontrano a metà strada, si mescolano e danno vita ad un mix incredibile: tutto questo sono le Filippine!!


...Continua…
Mr Q

*Tutte le foto sono state fatte da Mr Q*


VIAGGIO NELLE FILIPPINE CAP.II DIARIO DI UN INVIATO ASOCIAL IN UN GRUPPO DI TRAVEL BLOGGER DONNE

by 3:49 PM


4°, 5° GIORNO - Bohol

Il traghetto per Bohol è un’esperienza di per sé. La sala partenze è affollatissima e la colonna sonora è assolutamente inattesa: galli che cantano dappertutto. Effettivamente abbiamo visto moltissimi galli in giro, senza mai chiederne il motivo…che ora invece appare ovvio. Cockfighting!!Ma non c’è tempo per approfondire il tema “combattimento tra galli” con la guida, saliamo a bordo e ci sistemiamo nei posti a sedere numerati pronti a fare un riposino mattutino…se non fosse per il film che viene sparato al massimo volume, un incrocio tra Megaloman, Power Rangers e Steven Seagal, tutto urla e combattimenti, che, a giudicare dal numero di occhi filippini incomprensibilmente fissi sul monitor, riscuote parecchio successo.

Dopo un paio d’ore di navigazione attracchiamo al porto di Tagbilaran. Guida nuova (Cecil, si rivelerà perfetta!), pulmino nuovo e un’innumerevole quantità di tricicli colorati pronti a portare in giro chiunque. Tutti i tricicli hanno frasi religiose dipinte sulla carrozzeria, che inneggiano alla religione cattolica, forse ultimi eredi dei missionari arrivati qui secoli fa. Con me non attacca, penso, ma è impossibile non restare incantati da questi curiosi mezzi di trasporto, possono caricare fino a 4 persone, ma in realtà è facile vederne a bordo molte di più…prima della fine del viaggio bisogna assolutamente farci un giro!!!


Ci spostiamo a Panglao, isoletta a sudovest di Bohol collegata all’isola principale da due ponti. Giornata di relax nella spiaggia del Bohol Beach Club , dove dopo il pranzo è previsto un giro in kayak fino ad uno spot per fare snorkeling. Prima della partenza le ragazze mi guardano e purtroppo capisco al volo…mi appendo una serie infinita di macchine fotografiche al collo e aspetto paziente che salgano sul loro kayak; vengo inondato da richieste di primi piani, ma attenzione che non ci sia nessuno dietro, e la linea dell’orizzonte, e il sole, e aspetta che mi giro, un attimo, ci sono, no ma perché ci si incrociano le pagaie…per fortuna che Corinna è campionessa nazionale di canottaggio under 35, almeno lei gestisce il mezzo con una certa disinvoltura, perché insomma voglio farmi il bagno pure io!!! 
Però non mi trovo male nel ruolo di fotografo ufficiale, è quasi divertente. Finalmente le ragazze partono, io rinuncio al kayak, decido di raggiungerle a nuoto e prendo la maschera e il boccaglio, incurante delle raccomandazioni di un ragazzo locale di non farmi male sui coralli. Gli rispondo non c’è problema, so nuotare…Dopo 50 metri però capisco che le raccomandazioni non erano inutili…la marea si sta abbassando e c’è poca acqua, vedo pesci pagliaccio, stelle marine blu e (ahime!!) cetrioli di mare, e sfioro sempre più i coralli con la pancia. Mi trovo un punto sabbioso e mi sbraccio; per fortuna che Greta viene a salvarmi e mi manda un kayak, dove salgo per raggiungere il gruppo e finirmi la nuotata.


Al ritorno passiamo il tempo a guardare stelle marine e altri animali che si possono vedere meglio con la bassa marea, prima di trasferirci all’Amorita Resort , ad Alona beach, la spiaggia più famosa di Panglao, che deve il suo nome ad una famosissima attrice locale. Più che dalla spiaggia però, siamo attratti dalla splendida infinity pool: qualche birra, rigorosamente San Miguel, made in Filippine, crea l’atmosfera adatta per chiacchiere da bordo piscina in attesa della cena, senza un telefono in mano…sono stupito, il gruppo continua a compattarsi.


Il giorno dopo è decisamente pieno. Prima tappa è il Santuario del Tarsio nell’entroterra di Bohol. Non ho ancora capito come le guide della riserva siano in grado di sapere su quale albero stiano i tarsi, visto che sono così piccoli che una persona normale non è in grado di vederli. Una volta però individuati gli esemplari più a disposizione di obiettivo, i poveri tarsi vengono sottoposti ad un servizio fotografico da ogni fronte…basta ricordarsi di non usare il flash!! E così scattiamo in una gara non dichiarata a chi farà la foto migliore. Io, puramente per cavalleria, decido di non vincere il contest.


Dopo la riserva ci dirigiamo lungo il fiume Loboc per una sessione di SUP (Stand Up Paddle) al PaddleboardCenter di Baranggay.
Qualche info da parte dei ragazzi del centro e poi capisco che come ieri non c’è altra soluzione che fare le foto a tutte e partire dopo di loro; cerco di giocarmela a mio vantaggio e guadagnare un altro po’ di credito…sperando che mentre filmo/fotografo qualcuna di loro cada in acqua. E invece niente tuffi purtroppo, Corinna è al solito troppo avanti, Greta quando ha la GoPro in mano (o in testa, in questo caso) acquisisce doti da funambolo, Sara non ha la più pallida idea di dove stia andando (come sempre????) ma non barcolla (come sempre????), l’unica speranza è su Nunzia, che però dopo un quarto d’ora trascorso in posizione fetale sulla tavola decide di attivare qualche sinapsi dimenticata pur di essere fotografata in posizione più o meno perfetta. 
Mi lancio pure io sulla tavola e realizzo che la navigazione lungo il fiume è spettacolare, in mezzo alle palme, uno scenario che ricorda Apocalypse Now e Cuore Di Tenebra. Al ritorno sulla terra ferma, quando in uno slancio di condivisione, reale, non virtuale, racconto alle ragazze le mie sensazioni, inspiegabilmente e citando esattamente le stesse parole che riservano per me i miei amici, mi rispondono che sono pesante…Forse però sono solo “distratte” dal primo (e resterà l’unico!!) italiano che incontriamo, Mattia (si chiamava così????) un idraulico che ha deciso di mollare tutto e tutti e farsi qualche mese in giro per l’estremo oriente, passando per Fiji, Australia, Filippine, qui in compagnia di una ragazza olandese conosciuta qualche giorno prima…è pure belloccio, ma conta poco, capisco che quando uno molla tutto per un viaggio, inevitabilmente provoca un effetto Johnny Depp in Don Juan de Marco su ogni travel blogger donna. Lui è comunque un grande, effettivamente molto più affascinante delle mie idee sul colonnello Kurtz (tra l’altro ho appena scoperto che Apocalypse Now è stato girato nelle Filippine…tutto torna!!).


Finito il giro in SUP arriva per me la prima vera emozione. Una corda pende sul fiume dagli alberi. Chiedo al ragazzo che ci aiuta se posso fare un tuffo. Certo. Seguimi. Guardo da sotto una scaletta altissima e instabilissima, che mi fa paura. Arrivo a 3 metri da terra, piedi bagnati su bamboo...non posso farcela e non posso tirarmi indietro. Goffamente mi aggrappo come riesco e in qualche modo raggiungo la piattaforma di partenza. È alto, troppo, non penso, penso, a me dà fastidio pure l’altalena, eppure allo stesso tempo sono attirato dal volo e dal vuoto, ma perché mi sono messo in questa situazione, Paolo lo fanno anche i bambini (io però non sono un bambino filippino), sento dal basso un Vai che non è affatto rassicurante, conto fino a tre (funziona sempre!!) e mi butto.
Provo a urlare, ma mi esce un mezzo urlo degno di un consumato attore di film hard, poi stacco le mani dalla liana e tutto si ferma: mi accorgo di essere sospeso sul fiume, vedo il verde tropicale tutto intorno, sento la ragazza al karaoke sull'altra sponda che canta stonatissima My Heart Will Go On (ti prego devi rovinare proprio così il mio momento???non c’erano altre canzoni???), e magicamente so che la vita è tutta racchiusa in questo istante. Peccato che nel momento in cui riesco a capire smetto di capire finendo in acqua.
Grazie a Nunzia che ha filmato tutto questo…

Grazie a Nunzia Cillo per il video.


Per me la giornata può anche finire qui, ma in realtà c’è molto altro. Intanto pranziamo su una barca in crociera lungo il fiume. Tradizione vuole che portino da mangiare su una tavola ricoperta da foglie di banano e si mangi con le mani. Io rispetto sempre le tradizioni e mi fiondo sul granchio, le ragazze sono un po’ più caute e si fanno portare le posate, ma dopo qualche balletto tipico con cui l’equipaggio ci intrattiene l’insospettabile Nunzia lascia da parte le posate e cede al granchio: il potere delle Filippine è insondabile!!
Finita la crociera e il pranzo si va verso le Chocolate Hills, formazione geologica particolare, che però di cioccolato ha ben poco. Le colline devono il loro nome al color marroncino che c’è in gran parte dell’anno, ma in giugno, quando comincia la stagione della pioggia il gusto diventa più quello del te verde. Comunque lo spettacolo è impressionante e unico, pur ricordando i Colli Euganei che sono vicino a casa mia. Ai locali piace pensare che le colline non siano altro che le lacrime di un gigante con il cuore spezzato dalla morte della sua amata mortale…in realtà ci sono diverse leggende e quasi tutte molto sdolcinate: i Filippini sono dei romantici!


L’altra grande attività della giornata è l’attraversamento del fiume Loboc su una Zip Line. Purtroppo però facciamo tardi e il Loboc Eco-Tourism Adventure Park è già chiuso. Ma super Corinna comincia a parlare con Cecil. Fanno alcune telefonate, e dopo poco ci annunciano che hanno scomodato pure il sindaco locale per mantenere aperto il centro e farci provare l’ebbrezza del volo d’angelo. Corinna diventa il mio nuovo idolo, le Filippine si confermano posto dove tutto è possibile. Ora però il problema è tranquillizzare le ragazze, visto che io sono l’unico ad aver già attraversato in passato un torrente lungo una teleferica. Tranquille, niente di che, qualche metro e non ci si accorge del vuoto. Inizio io, ovviamente, solo che quando arriviamo in posizione non si vede nemmeno il punto di arrivo, e comincio a preoccuparmi. Faccio finta che sia tutto ok, e che l’imbraco che mi mettono addosso sia del tutto normale, ma in realtà è completamente diverso dall'altra esperienza che credevo simile.


Pic by Nunzia Cillo 

Scaccio dalla mente immagini di cavi d’acciaio che si sfilacciano, parto e si vola….non sono proprio a mio agio, ma il panorama è splendido, sospeso a pancia in giù a un centinaio di metri sopra il fiume Loboc. Le ragazze partono dopo di me e affrontano la traversata molto meglio di me: Greta addirittura con la GoPro, Nunzia impeccabile come al solito e Corinna e Sara a braccia aperte volano e si divertono come matte…Con mille difficoltà ci facciamo passare su una chiavetta USB le foto scattate in automatico dal Parco (sembra quasi offensivo da parte nostra non volere il DVD che sono abituati a vendere) e la sera scopriremo che la vincitrice della zip line è di sicuro Sara: non ho idea di come abbia fatto a sorridere tutto il tempo così sospesa sopra il vuoto. Top!!
Dopo una giornata così piena finiamo a cena al Bluewater Panglao, altro splendido resort della catena Bluewater, già vista al Bluewater Maribago di Mactan Island due giorni prima. Sarà colpa della stanchezza, o dei funghi dentro ai noodles, comunque è splendido sentirsi dire da una delle ragazze (meglio non rivelarne il nome) che non pensava che nel resort ci fossero ben due ristoranti, credendo appunto fossimo di nuovo in quello di Mactan Island. Siamo piegati dal ridere, del resto sarà vero che le donne sono multitasking ma non hanno il GPS integrato.


...Continua…
Mr Q





Per qualsiasi altra informazione consultate It's More Fun in the Philippines 
















VIAGGIO NELLE FILIPPINE – DIARIO DI UN INVIATO ASOCIAL IN UN GRUPPO DI TRAVEL BLOGGER DONNE

by 10:25 AM




 1°, 2°, 3° GIORNO - Cebu e Mactan Island

Sto pianificando un viaggio da solo da qualche mese, ne ho proprio voglia. Viaggiare completamente da soli però non è mai facile, si sente sempre il bisogno del confronto con qualcuno, e poi la parte razionale prende sempre il sopravvento e chissà se partirò per davvero. Poi per caso Crinviaggio mi dà l’opportunità di prendere il suo posto. “C’è un Blog Tour nelle Filippine, io non so se riesco ad andare, vuoi andarci tu?”. Perché no, mi dico. “Ci sono altri 4 travel blogger, probabilmente tutte donne o quasi”. Altri 4 travel blogger? Io non sono un travel blogger, magari ho viaggiato più di alcuni di loro, e mi diverto a fare l’editor dei post di Crinviaggio e a scrivere ogni tanto qualche post per lei, oltre a fare l’editor di noiosissimi report tecnici in inglese, ma sono totalmente lontano dal mondo dei canali social. L’idea di dover interagire con facebook e twitter mi spaventa molto di più di qualsiasi imprevisto possa accadere alle Filippine. Comunque nasce così questo viaggio, in modo un po’ casuale, e le aspettative non sono altre che quelle di scoprire un posto nuovo e interagire alla meno peggio con il resto del gruppo. E invece, dopo 10 giorni di tour, mi porterò sempre nel cuore il ricordo delle Filippine, terra di contrari che si attraggono, il sole e la pioggia che convivono e si alternano in modo imprevedibile, il gusto dei cibi che mescola dolce, salato, aspro e piccante, le persone che sembrano guardarti male e invece poi si aprono in un sorriso contagioso, la miriade di isole separate eppure unite dal mare, il sacro che convive con il profano. Complici anche le compagne di viaggio più inaspettate e meno credibili che potessero capitarmi.



La sera prima di partire ho 5 minuti per documentarmi: c’è un uomo, Alessandro  per fortuna, lo conosco, l’ho incontrato in un altro blog tour un paio di anni fa, mi sembrava simpatico, chissà se si ricorda di me, comunque possiamo fare squadra contro le “femmine”; Nunzia la fashion blogger (poi mi dirà “Io non sono fashion, sono Lifestyle”, pensa davvero che io possa cogliere la differenza????); Greta, travel, è stata dappertutto; Sara, travel che a giudicare dalle poche parole che sento al riguardo non può non essere interessante; e poi c’è la nostra accompagnatrice, Corinna, blogger pure lei, dal tono delle sue e-mail non capisco se possa essere una ragazzina alle prime armi o una svelta e intelligente.



In treno verso Milano faccio un po’ di pretattica: i miei compagni di viaggio sanno o si accorgeranno immediatamente che non sono sui social e non posso interagire più di tanto con loro: veniamo da mondi diversi; l’unica chance che ho è portare il confronto sul piano più personale e vedere che succede, potrebbe essere un buon approccio, o forse no…da provare. Tra Milano e Malpensa mi siedo in treno vicino ad una ragazza con cappello, un po’ nascosta dalla sua esigenza di dimostrare che è diversa dagli altri, e sembra le piaccia mostrarlo soprattutto al telefono, niente di nuovo...faccio allenamento per i prossimi giorni. Provo a testarla e mi invento una domanda qualsiasi, lei risponde per cortesia, ma almeno la vedo un po’ in faccia. Bell’accento penso. Poi di nuovo il telefono…finché capto qualche parola che mi fa alzare le antenne mentre paradossalmente leggo un messaggio sul mio tel che si ripete in qualche modo nella voce dal bell'accento, sul fatto che l’unico altro maschio del gruppo non può più partire per un grave problema di famiglia. Coincidenze…mi dispiace per Alessandro; poi dò un’occhiata alla targhetta delle valigie, magari leggo qualcosa, posso mica fare figuracce, ma no, sono sicuro dai…ci vuole la frase giusta: “Allora andiamo alle Filippine insieme???” Lei si riprende dopo un po’, dopo un altro bel po’ capisce qualcosa, forse ho esagerato con l’approccio…”Piacere, Sara”. Si rolla una cartina, ci sta col personaggio, e scendiamo dal treno verso l’aeroporto.



Lì al gate vedo un altro cappello su una camicia troppo grande e delle scarpe assurde…ma io che ne capisco di moda…è la fashion-lifestyle, poi arriva Gretaescape con una valigia che mette in bella vista tutti i Paesi in cui è stata, e c’è anche la blogger-accompagnatrice, tutta sorrisi e espressioni sorprese: ho l’impressione che mi guardino come se non esistessi nel loro mondo, il che è effettivamente verissimo, non c’è posto per me in questo mondo femminile troppo social, al limite del 3.0. Come se non bastasse la lifestyle si esibisce fotografando una spremuta d’arancia accompagnata da un “se non lo instagrammi non esiste”: Paolo, calma, lo sapevi in partenza che sarebbe stato così, non ti preoccupare. Hai 5 giorni per farle passare dalla tua parte (perché tu di passare dalla loro parte non ci pensi minimamente, perso come sei nella tua convinzione di essere a posto così), alla peggio ti fai un viaggio da solo, che era l’obiettivo iniziale. Ora mi dispiace ancora di più che Alessandro non ci sia.



Saliamo a bordo del volo Cathay Pacific che ci porta via Hong Kong a Mactan Island, Cebu, nel cuore delle Visayas, le isole centrali delle Filippine. Posti in economy premium, e si viaggia decisamente bene. Siedo vicino a Greta, e iniziamo a parlare: non è così male, dai, non si parla solo di post e social media marketing, vedo uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.



L’arrivo è surreale, dopo aver questionato alla dogana per 15 minuti (se si ha un visto per l’Iraq sul passaporto è meglio prepararsi a fornire una serie infinita di spiegazioni…) raggiungo il gruppo e mi trovo una collana al collo versione Aloha, che tengo fino al ristorante, dove scatta l’amore con le Filippine: pesce alla griglia, gamberoni, frutti di mare, calamari, zuppa di pesce, il tutto servito su foglie di banano e accompagnato da riso e calamansi, cioè succo di lime, e poi ancora pollo e maiale. Non amo i cibi troppo speziati, ma qui c’è il giusto mix, sono estasiato, a parte quando scambio il peperoncino dentro la zuppa per un fagiolino e comincio a piangere disperato.





La giornata prosegue con un tour di Mactan Island, in particolare al parco dove c’è il monumento a Magellano, primo europeo a sbarcare qui: per qualche motivo i Filippini tengono parecchio alle loro origini intrecciate con l’occidente. Continuiamo il giro per l’isola e comincio a vederne i colori e le persone, tiro fuori la vecchia reflex e scatto foto dal pulmino mentre giriamo per le strade dei mercati.





E’ veramente tutto colorato, i muretti, i vasi dei fiori, mi piace. Intanto studio le mie compagne di viaggio, loro sono le creature più improbabilmente compatibili con me, e penseranno la stessa cosa di me, ammesso che pensino qualcosa su di me, cosa di cui non sono del tutto sicuro.



Ci sistemiamo al Costabella Resort, non vedo l’ora di fare un bagno, ma la pioggia mi blocca quel tanto che basta perché il sole tramonti e sia ora di cena. Sono nuovamente investito dai sapori locali, tanto pesce e chiusura con una serie di dolcetti a base di mango… 7 anni che non mangio un mango così…a Zanzibar lo chiamano mango imperiale, l’ho assaggiato solo in un paio di occasioni, e qui lo mangiano tutti i giorni!!! Durante la cena vengo fagocitato da un non ben precisato personaggio filippino seduto a tavola, che mi racconta la storia della sua vita, mentre le ragazze per lo più scattano foto al cibo e postano, a parte Corinna che sorride sempre e parla di continuo con la responsabile del resort lanciando di tanto in tanto qualche urletto di sorpresa.



Il secondo giorno mi alzo presto e faccio una passeggiata in spiaggia. Vengo immediatamente assalito da alcuni ragazzi che vogliono vendermi gite in barca e visite guidate a vedere i pesci, ma sono irremovibile; il più intraprendente, Jadel, dopo avermi raccontato un po’ della sua vita e avermi assicurato che il suo boss non c’è e può farmi un prezzo speciale, prova anche con il fumo!!! Un grande. Torno sui miei passi e mi siedo aspettando di fare colazione, mentre osservo divertito Nunzia ripercorrere la strada che ho appena fatto io: chiaramente viene bloccata subito dagli stalker e inspiegabilmente si volta e torna indietro…non credo sia arrivata al fumo…



Dopo tanto mango mattutino, il giorno è dedicato alla visita di Cebu, la città principale dell’area. Tutti sul pulmino e via, di nuovo scatti rubati alla strada, mentre visitiamo il Tempio Taoista a Beverly Hills (si chiama proprio così!!!), ma soprattutto il mercato e la basilica del Santo Nino. Il mercato è incredibile, persone che sorridono, colori a cui non sono abituato, starei qui tutto il giorno. Anche le ragazze corrono a destra e a sinistra a fotografare, siamo un gruppo di disperati che si emozionano alla vista di scene di ordinario caos filippino, e chissà cosa pensano veramente i venditori dietro i loro sorrisi, forse non ci capiscono, o forse credono che siamo solo un po’ matti.





La visita alla basilica del Santo Nino lascia pure un segno; a tutto avrei pensato tranne che le Filippine avrebbero risvegliato in me un, seppure minimo, interesse per la Chiesa e i suoi rituali: così tanta gente che vengono allestite tribune nello spiazzo all'aperto, dove viene celebrata la messa, trasmessa su un maxi-schermo anche all'interno della basilica, in uno splendido accostamento indoor-outdoor; fuori per la pioggia ci sono ombrelli tutti dello stesso colore, persone unitissime da uno stesso ideale: si respira aria di grande evento, ed è “solo” la messa domenicale.






Nel van gli argomenti di discussione parlano di tweet, retweet, post, followers, ci muoviamo in un campo minato, io sono nel fango, non ne vengo fuori. Ci ho provato, non importa. Più tardi però comincio a vedere qualche incrinatura, la sera al Resort Bluewater Maribago ci concediamo una San Miguel in spiaggia e cominciamo a parlare anche di altro oltre che di travel blogging: almeno è un terreno a me più congeniale.



Il terzo giorno arriva il mare.




Andiamo in banca, che nelle Filippine vuol dire usare una delle loro barche tipiche, diretti all’isola di Nalusuan. La guida ridacchia quando ci dice il nome della meta…chiediamo cosa ci sia di divertente e dopo un po’ di imbarazzo capiamo che la traduzione più corretta del nome è Fallo Island, a causa dei numerosi cetrioli di mare…Non posso fare a meno di pensare che le ragazze saranno contente, e fatico per evitare di dirlo a voce alta.





Il colore del mare è sorprendente, prendo maschera e boccaglio e faccio per buttarmi a nuotare con i pesci. Prima però Greta mi chiede di tenerle la GoPro, visto che io, in quanto maschio, ho il costume con le tasche; Nunzia si sbilancia e mi chiede di farle una foto sul pontile (Incredibile, lo prendo per un gesto intimissimo!!): si spara mille pose, io sparo mille scatti, e penso che sarebbe divertente se cadesse in acqua. Finito il reportage ci tuffiamo e nuotiamo in mezzo a una miriade di pesci, le ragazze sono molto interessate a farsi fare le foto, e io mi presto a fotografare, almeno un punto di contatto solido si è stabilito. Poi mi perdo i tra pesci pagliaccio e cerco accuratamente di evitare i cetrioli di mare. Dopo il bagno Nunzia mi rivolge di nuovo la parola (decisamente troppa confidenza), chiedendomi di farle una foto con un cocco in mano, perché io sono “bravino” nella composizione, probabilmente esasperata dall'incapacità totale degli indigeni, e dalle scarse doti dei travel, che sicuramente lei non ha sopravvalutato in partenza; sono incerto se inventarmi un impegno improvviso (poco credibile) o schiantare la sua macchina sulla sabbia, ma poi opto per fare il “bravino” e cementificare il rapporto con il gruppo.



Il picnic in barca è semplicemente favoloso, si mangia con le mani su foglie di banano: pesce, granchi, gamberoni, calamari e riso…potrei mangiare così per 10 giorni di fila!!!!




La seconda sessione di snorkeling viene soppressa causa temporale in arrivo. In rapidità la barca viene messa in assetto da gara e navighiamo prima verso l’occhio del ciclone (il capitano sostiene ci sia una secca nelle vicinanze…) e poi finalmente verso il sole.

Il pomeriggio e la serata trascorrono tranquilli nel resort, con le ragazze perse a postare, e io perso a camminare nella piccola baia davanti alla spiaggia, a scambiare poche parole con dei ragazzini che cercano stelle marine e frutti di mare da mangiare.

Il giorno dopo ci aspetta una traversata in traghetto verso Bohol, dove trascorreremo qualche giorno, e vado a dormire incuriosito da cosa devo aspettarmi nei prossimi giorni di viaggio.



...Continua…

Mr Q


















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