PARK HOTEL SOLE PARADISO A SAN CANDIDO, UNA FAVOLA IN VAL PUSTERIA

by 4:12 PM



Il Park hotel Sole Paradiso è una favola.

Si trova appena fuori da San Candido, lungo la strada che porta a Sesto.
In questo periodo tutto è coperto da un manto di neve, e per me che abito in pianura, avvolta dalla nebbia, questo è un paesaggio che mi emoziona sempre.
Ma credo che questa volta abbia emozionato di più mio figlio, bramoso di neve come lo può essere una lucertola in cerca del sole.
Lungo la strada abbiamo dovuto fermarci prima di arrivare a destinazione perché non stava più nella pelle.
La sua emozione mi ha riportato ad essere nuovamente un po' bambina.



Il Park hotel Sole Paradiso lo scorgi subito; è una struttura in legno che fa subito pensare ad un palazzo antico ed elegante: i suoi colori si stagliano nella bianca neve e la magia prende inizio.
L’hotel vanta sulle sue spalle ben 135 anni di età. Chiamato anche albergo del “Buonritorno”, ed è facile intuirne il motivo, mantiene viva la tradizione del passato anche nel presente.
Nato come maso agricolo, il proprietario Franz Ortner nel 1882 aveva visto il potenziale sviluppo turistico della valle e decise così di trasformarlo in albergo.
La lungimiranza non è mai troppa!
E qui stiamo parlando della fine ottocento, di un periodo storico lontano da noi ma in cui il turismo già esisteva, tanto che l’Hotel era conosciuto anche fuori dall’Italia ed era considerato un punto di riferimento per i viaggiatori che arrivavano in Val Pusteria.
Con il tempo l’hotel ha mantenuto la sua fama e nomi illustri vi hanno soggiornato, come Alcide De Gasperi, Susanna Agnelli e molti altri amanti della montagna e dell’atmosfera tirolese racchiusa nell’hotel.




Le stanze sono arredate con i mobili originali, e questo dona alla struttura, se possibile, un’aria ancora più elegante.
La colazione con vista sulle montagne porta i sapori e il calore dei luoghi. Miele e marmellate fatte in casa, yogurt, pane, torte e focacce da accompagnare con un infuso montano da tenere tra le mani mentre fuori la neve brilla ai primi raggi del sole che filtrano dalle montagne. Un’attenzione particolare è dedicata a chi soffre di intolleranze alimentari.



La cena è un’esperienza sensoriale. Non sono brava a descrivere i piatti e il loro gusto, ma sono brava a mangiarmeli in ogni forma.
Zuppe calde “scaldaspirito” e primi di carne abbinati a secondi di pesce con una piacevole maestria hanno fatto risvegliare le mie papille gustative.
Per non parlare dei dolci, le mille foglie 
alla crema con i frutti di bosco o il gelato al sambuco; mi hanno colpita nel profondo.











Altra cosa che ho amato è stata la zona relax in piscina e sauna: dopo una giornata in montagna è un momento che fa bene dedicarsi, tramite una nuotata in piscina con vista sulla neve e una sauna per coccolare corpo e spirito.
Poi sarebbe utile uscire nudi sulla neve ma in alternativa può andare bene anche la piscina con acqua fredda!

Davanti all’hotel passa una pista di sci da fondo e dietro un sentiero che in pochi minuti porta in centro di San Candido…ma di questo e altre cose ve ne parlerò nel prossimo articolo!

CASCATE IGUAZÚ

by 10:00 AM




Le Cascate di Iguazú o Cataratas del Iguazú sono state nella mia lista dei desideri per molto tempo.
L'idea che fossero al confine tra tre stati, Argentina, Brasile e Paraguay, mi affascinava moltissimo.
La natura qui vive nella sua parte migliore, rumorosa e sfavillante di acqua.

Durante il mio viaggio in Argentina non potevano mancare nell'itinerario.
Da Buenos Aires partono più voli giornalieri che in appena un'ora raggiungono Iguazu.
Già dal finestrino la natura fa la sua apparizione nelle vesti di un verde brillante intervallato da corsi d'acqua. Se si ha la fortuna di essere dal lato giusto del finestrino si riescono ad intravedere le nubi di vapore acqueo delle cascate.
Ci sono stata a febbraio, ed è uno dei mesi più caldi.
Con il senno di poi avrei saltato questa tappa, per poterle vedere in un periodo più consono.
Ho viaggiato in molti posti in cui l'umidità e il caldo raggiungono livelli altissimi, ma questo li ha superati tutti. Non che non si possa fare, ma diciamo che non me lo sono goduta totalmente, anzi sono stata anche male dopo un colpo di calore.
Non sono una sprovveduta, ma certe volte bisogna dare retta al proprio fisico, e magari fermarsi prima che la situazione degeneri.
Niente di grave ma ho preso un po' di paura.

Puerto Iguazu è una piccola città che vive grazie alla presenza delle cascate ed è la base migliore per poterle visitare dal lato argentino. Alcune strade sono di terra battuta e inevitabilmente dopo un acquazzone (e ne capitano spesso) si infanga tutto.
C'è tutto a Puerto iguazu, tutto quello che può servire ad un viaggiatore: supermercati, farmacia, clinica medica (che ho dovuto utilizzare con il piccolo viaggiatore), qualche ristorante e negozietto di souvenir. Insomma una città basata sul turismo, un punto di partenza, nulla più.



Per visitare le cascate da Porto Iguazu, si può scegliere di prendere i bus che partono dalla stazione in centro città. In una mezz'ora giungono a destinazione (gli orari sono affissi in bacheca alla stazione). Io ho optato per un taxi visto che il bambino non stava molto bene e c'era una fila molto lunga per il bus. Con circa 15 euro un taxi ti porta alle cascate e vi consiglio di contrattare anche per il ritorno, anche se le probabilità che l'autista si presenti non sono altissime... infatti da me non si è presentato ed ho dovuto cercare un altro taxi.

Quando si arriva al parco, l'aria intrisa di umidità assieme all'odore di pioggia sono una presenza constante. Questa sensazione e il frastuono delle cascate, che si sente in lontananza, sono difficili da dimenticare. 
Vi consiglio di arrivare la mattina presto appena aprono, perché poi il caldo diventa insopportabile.
Duecentosettantacinque cascate che possono raggiungere gli ottanta metri di altezza.
Nascono alla confluenza del fiume Iguazú con il Rio Paranà creando un confine naturale tra tre stati, la triplice frontiera.

Si possono scegliere due percorsi all'interno del parco: il Paseo Superior che permette di guardare le cascate dall'alto percorrendo un sentiero molto pianeggiante, e il Paseo Inferior che scende verso il fiume e dà la possibilità di camminare sotto le cascate. Prendendo un trenino si può raggiungere la famosissima e impressionante Garganta del Diablo ovvero la Gola del Diavolo. 



Le mie impressioni.
Le cascate sono qualcosa di unico che va al di là di qualsiasi immaginazione.
Nessuna foto, nessun video può eguagliare quello che si vede e si sente. Il fragore, il rumore quasi assordante e a tratti fastidioso, diventa un suono che ti accompagna, più o meno intenso, lungo tutto il percorso. Lo spettacolo lo vedi in prima fila, sei spettatore di un'opera che la natura ha modellato nel tempo.
Ne consiglio la visita, ma non mento dicendo di aver scelto il periodo sbagliato per andarci. Non me la sono goduta appieno, il caldo era a tratti insopportabile e l'umidità per forza di cose altissima. C'erano molte altre cose da vedere, tra le quali le cascate dal lato Brasiliano, e altri percorsi, ma non ci sono riuscita.
Idratatevi molto e copritevi il capo con un cappello o con una bandana. Consigli scontati? Non direi, ho visto gente star male lungo i percorsi.
Adattissimo per i bambini, la natura li stupisce sempre! Ricordatevi un buon repellente per gli insetti che nella stagione umida popolano allegramente la zona.

Porto Iguazu oltre le cascate.
Ovviamente nessun'altra attrazione può competere con le cascate, ma voglio comunque suggerirvi un paio di posti che mi sono piaciuti molto, raggiungibili entrambi a piedi dal centro della città.
Jardin de los Picaflores, il giardino dei colibrì. 
I miei uccellini preferiti...ma come fanno a battere le ali 80 volte in un secondo? Ma ci pensate? Beh, in questo giardino, a conduzione familiare, si può assistere allo spettacolo della danza dei colibrì. Più di 15 specie diverse volano ad un palmo dalle persone e fanno acrobazie spettacolari. Io mi sono seduta sulla panca di pietra e fino al tramonto ho osservato quelle creature dai vari colori. Sembravano sospese, scappavano dal mio campo visivo per rientrare in un secondo momento dalla parte opposta. Da questo giardino i colibrì sono liberi di andare e venire a piacimento, e tornano sempre fino a quando il sole saluta il giorno...e anche loro salutano tutti fino all'indomani.
Orquidaio Indio Solitario. Il giardino delle orchidee.
A differenza di casa mia, qui le orchidee trovano un clima perfetto dove crescere rigogliose. E non a caso è uno dei luoghi più visitati della zona. Una giungla esotica in città, con circa quaranta specie di orchidee. Il proprietario aveva cominciato tutto questo come un hobby, ora il suo vivaio è diventato un simbolo di ecoturismo.


Informazioni utili.

Voli. Un'ora di volo da Buenos Aires con Aerolinas Argentina, i prezzi variano con il periodo dell'anno, ma le tariffe sono comunque economiche.

Dove dormire. Io ho dormito in un hotel un po' decadente, ma è anche vero che non c'è molto in zona a prezzi contenuti. Se volete darci un occhio si chiama Hotel Lilian.

Dove mangiare. Oltre a molti take away vi consiglio un ristorante molto bello e passatemi il termine chic: La Rueda. A parte l'aria condizionata che sembrava un tornado, ho mangiato molto bene e speso il giusto.

Cascate. L'ingesso delle cascate costa 500 peso (30 euro circa) per adulti e 130 peso (7 euro circa) per i bambini dai 6 ai 12 anni. Se tornate il giorno seguente, c'è uno sconto del 50%.
Ci sono in loco molte agenzie che organizzano tour guidati e gite in barca sotto le cascate, ma non avendone fatto uso non so consigliarvi la migliore.















IL RAGÙ: NORD VS SUD

by 5:05 PM




Questo post è nato tra le chiacchiere e un piatto di pasta fatto rigorosamente con la salsa di "giù" dal sapore inconfondibile, durante le feste di Natale.
Una secolare diatriba tra le usanze che uniscono il nord al sud.

Un post scritto a quattro mani, un breve viaggio tra due culture fatte di differenti tradizioni, ma unite dallo stesso amore per la cucina.
Il mio ragù del nord e quello raccontato da chi il sud lo conosce bene.

Il mio ragù qui al nord...
Profuma di domeniche passate in famiglia. La carne macinata, la cipolla, il sedano e le carote. Mia mamma ci aggiungeva anche un po’ di cannella, ed il ragù era una festa eccezionale.
Non ricordo bene quando è successo, ma me ne sono innamorata: il suo profumo mentre sobbolle per ore a fiamma bassa, o meglio sopra la stufa a legna che riempie di calore le giornate invernali.
Non può esistere una vita senza ragù, qui al nord è un’istituzione, un piatto da salvare in caso di incendio, una ricetta da tramandare di generazione in generazione, con il segreto acquisito, un po’ come la ricetta della coca cola, che non si deve 
dire a nessuno.
Al sud mica lo sanno fare il ragù, non come lo intendiamo qui al nord. La mia prima volta volevo ridere, poi lo so, sarei stata scortese e bannata dalla tavola, ma mica si può chiamare ragù un pezzo di carne di incerte dimensioni che “pippia” (gergo di giù) per ore affogato nella conserva di pomodoro (ops la salsa). Ma quando dico per ore, le ore sono veramente tante, tanto da essere la prima cosa che finisce sul fornello la mattina…ancora prima del caffè, e l’ultima che viene tolta la sera.
Sul risultato del sugo non ho nulla da dire, ragazzi al sud è tutto più gustosamente buono, ma non chiamatemelo ragù!!!!
Chiamatelo pezzodicarnechesicucinaperorefinoadinsaporirelasalsa.
Uhhh la salsa, un’eresia chiamarla conserva di pomodoro…e che è la conserva? Si chiama salsa per antonomasia, non azzardarti a trovare altri nomignoli!
Ci si scherza eh...io adoro il sud Italia!



Il mio ragù del sud invece, precisamente nel Beneventano... 
Quando penso ad una pasta al ragù, non penso alla pasta, ma alla cucina della casa di mia nonna, dove trascorrevo qualche settimana durante le vacanze estive. Quando mi alzavo la mattina e andavo a fare colazione, verso le nove, lei già girava per i fornelli per preparare il pranzo con il suo grembiule a fiori (ricordo sempre quel grembiule, con gli stessi disegni, forse ne aveva tanti tutti uguali!). E mangiavo il latte con i biscotti mentre il il ragù iniziava a cuocere. La guardavo preparare il soffritto e poi mettere la passata rigorosamente fatta in casa, e sciacquare con cura il "boccaccio" per non perdere una goccia di pomodoro. Dopo poco aggiungeva un grosso pezzo di carne, non troppo magro perché se no non viene buono, ma nemmeno troppo grasso, che il gusto poi si guasta, facendo attenzione che la carne fosse interamente immersa nel pomodoro. E così iniziava l'attesa, perché poi quel ragù doveva cucinare tutta la mattina. Eh, sì, il sugo deve pippiare, se no non è ragù. La nonna lo lasciava andare per ore, e ogni tanto gli dava una mescolata, controllando che si formasse la schiumetta chiara sopra. Altro rito importante era cacciar via i nipoti che si aggiravano minacciosi con una fetta di pane in mano durante la cottura. Verso mezzogiorno era finalmente pronto, ed era lei a raggiungerci con una fetta di pane col sugo sopra, una per bambino: ci chiedeva inutilmente se il ragù era buono, sapendo che le avremmo dato soddisfazione.
Ecco, ogni volta che qualcuno mi nomina una pasta al ragù rivedo interamente questa scena, che poi ho rivissuto innumerevoli volte nella cucina di mia madre, e in parte rivivo oggi nella cucina di casa mia. Certo, per mangiare un ragù alla maniera del Sud preferisco andare fisicamente nel Sud, mentre a casa si mangia più spesso il ragù del Nord, detto dalla gente del Sud "alla bolognese". E comunque a casa nel ragù del Nord mettiamo la passata fatta in casa del Sud, e ci dotiamo di pane pugliese fresco per la fetta di antipasto e per la scarpetta finale. Se si rispettano questi piccoli accorgimenti, allora il ragù per me resta una forma d'arte, che sia cucinato alla maniera settentrionale o meridionale.
E in ogni caso rivedo mia nonna intenta a cucinare con addosso il suo grembiule a fiori.


Lo sentite il profumo di ragù che aleggia nell'aria? Preparate un pezzo di pane per la scarpetta!


Foto di Dennis Klein- Unsplash

PARIGI, I QUATTRO LUOGHI CHE MI FANNO SENTIRE A CASA.

by 11:21 AM



Oggi vi faccio una confessione.
Parigi è la città che più amo al mondo (di quelle visitate finora s'intende), ma credo che con fatica cederei il posto ad un'altra.
A Parigi ci sono stata molte volte, ed ogni volta l'amore che ritrovo è sempre più grande. Ogni volta provo una sensazione nuova, colgo un angolo nascosto, assaggio un piatto nuovo.
Come non amarla, per la grazia e l'eleganza di cui solo lei è capace?
Per me ritornarci è sempre una nuova scoperta, una missione, qualcosa che va oltre alla semplice visita, tra me e Parigi c'è un legame indissolubile che per forza di cose deve sempre essere alimentato.
Sbircio sempre i voli, possibilità economiche per volare a Parigi sono innumerevoli, da ogni aeroporto italiano. Sono sempre indecisa fino all'ultimo, e mi dico: ma ci sono stata tante volte...ho ancora tante città in Europa da visitare.

La cosa strana è che non ho mai scritto un post su cosa vedere, o su dove io amo ritornare quando vado a Parigi. Forse per gelosia, forse semplicemente perché tutti possono conoscere la città più e meglio di me. Di certo c'è chi la vive ogni giorno, io la assaporo lentamente ogni volta che ci torno.
Ogni volta è di rito una nuova scoperta, ma volete sapere gli irrinunciabili classici, per i quali anche una vista super veloce ci sta sempre?

Notre Dame de Paris

Io ci litigo con la religione cristiana, ma non per questo l'aria mistica che si trova all'interno e all'esterno delle chiese non mi affascina, anzi. Sono cresciuta con la leggenda del Gobbo di Notre Dame prima con il film di animazione della Disney, poi con il romanzo di Victor Hugo (a tratti pesantino, lo so). Mi sono sempre immaginata questa chiesa (che poi chiamarla semplicemente chiesa è un po' riduttivo) come una fortezza che potesse ripararmi in qualsiasi momento. La amo, certo come si può amare un'opera d'arte. Le sue sculture, i suoi bassorilievi sono vive testimonianze portatrici di storie, leggende e segreti; molti dei quali racchiusi in questo articolo del magazine di Expedia.
In una delle mie visite sono salita per i 378 gradini delle torri, e la presenza di un Quasimodo spaventato era viva, per non parlare dei gargoyle, quelle strane (ma bellissime) statue raffiguranti demoni e animali mostruosi.
 
Curiosità: nel piazzale antistante la cattedrale si trova il punto zero, da cui si calcola la distanza di Parigi da qualsiasi altra città di Francia






Le Sacre Coeur e Montmartre


Inflazionati, pieni di turisti, ma di un fascino incredibile. Anche Amelie Poulain ha lasciato il segno sulla bianca chiesa, e resta comunque uno dei monumenti più spettacolari di tutta la città. La pietra calcarea bianca spicca sulla cima della collina (la Butte in Parigino) e regala un quadro perfetto, lo stesso quadro che probabilmente qualche artista di strada dipinge nel quartiere bohemienne di Montmartre, tra colori mescolati en plein air e mani che con tocchi veloci danno vita ad immagini reali.
Se siete a caccia di emozioni questo è un luogo che te le sa regalare, incartare e fare in modo che quando le porti a casa e le scarti accuratamente siano lì, ancora intatte come quando le hai vissute.
Curiosità: in questo quartiere si trova l'unica vigna di tutta Parigi, motivo per il quale dal 1943 si festeggia la vendemmia.





Place des Voges
Al numero 6 di questa Piazza abitava Victor Hugo, e solo questo potrebbe essere è sufficiente a renderla una delle piazza più belle al mondo. Ma non è l'unico motivo! Place des Voges si trova nel quartiere Marais ed è la più antica piazza di Parigi; una piazza chiusa circondata da signorili palazzi ed al centro un giardino in cui prendersi del tempo nel dolce far nulla o con un libro in mano...magari "Il Gobbo di Notre Dame".
Lasciate fuori per un po' la frenesia della città e rifugiatevi qui, nel calore di un abbraccio.
Curiosità: al centro della piazza c'è la statua di Luigi XIII, il padre del famoso Re Sole; la piazza infatti venne inaugurata in occasione delle nozze del sovrano con Anna d'Austria.




Canal San Martin

Lo ammetto, Amelie Poulain ha cambiato un po' il mio modo di affrontare la vita e anche quello di vedere Parigi. Il film sicuramente l'avrete visto anche voi un trilione di volte; ogni volta mi dona un'emozione intervallata a una risata. Probabilmente anche voi come me prima di guardare questo film (a meno che non abitiate a Parigi) non sapevate dell'esistenza di questo canale. Io ci sono stata in un freddo febbraio, diciamo con poca magia, o per lo meno non la stessa del mondo di Amelie, che tra l'altro oltrepassa zone vietate per far rimbalzare i sassi nell'acqua. Il canale scorre per cinque chilometri nella Parigi orientale, costeggiato da alberi e localini dove prendersi una birra da passeggio. È un luogo romantico (e non solo per l'influenza cinematografica) perché conserva la purezza di qualcosa di non intaccato dal turismo di massa.
Curiosità: L'attrice che interpreta Amelie, Audrey Tatou, non sapeva far rimbalzare i sassi sull'acqua!





Tutti questi luoghi sono troppo scontati? Sì e probabilmente inflazionati, ma per me valgono il viaggio. Anche solo passarci davanti, sfiorarli con gli occhi, sentire che ci sono, mi fanno sentire a casa.




Articolo in collaborazione con Expedia.

UN'AVVENTURA (NON) QUALUNQUE LUNGO LA ROUTE 66

by 4:57 PM




Il post che sto per scrivere potrebbe andare bene per una pubblicità di antidiarroici, o di fermenti lattici.
Ma a pensarci bene potrebbe essere anche la trama di un film horror, o un pezzetto di trama, tanto veloce si è svolta la scena.

A distanza di anni ricordo questa avventura con un sorriso, ma diciamo che non c'era molto da ridere.. per me; per i miei compagni di viaggio, a quanto pare, sì.

Ero negli Stati Uniti, in California, lungo la mitica, quanto lunga, Route 66. Un viaggio on the road.
La mia prima volta in America.
La prima volta che testavo, in un agosto caldo, ma neanche tanto, il freddo gelido che accoglie chiunque varchi la soglia di un ristorante, locanda, hotel, motel, ecc.
I pinguini in Antartide hanno caldo al confronto.
L'aria condizionata negli Stati Uniti è uno stile di vita.
Per non parlare della quantità di ghiaccio che trabocca dai bicchieri.
Lo sapevo, cioè lo sapevo per sentito dire, poi magari pensavo fosse molto da ridimensionare il racconto di chi ci era già passato.
In effetti il maglioncino di cotone portato per emergenza non assolveva completamente al compito di scaldarmi dentro alle ghiacciaie.
Sprovveduta un po' lo ero suvvia, parlo di parecchi anni fa, e direte pure che un mal di pancia può capitare e tutti, e questo è vero, ma lungo la Route 66 può capitare di trovare il nulla per svariati e più chilometri.

Ho detto mal di pancia?
Beh tutto quel freddo quella mattina a colazione non aveva giovato alla mia flora intestinale e come capita a tutti è capitato anche a me di avere dei crampi fastidiosi e di aver bisogno di un bagno.
Un bagno, non si nega a nessuno, nemmeno un cespuglio a dir la verità, in caso di bisogno, ma in quel tratto di strada non c'erano alberi, cespugli o pietre grandi quanto un'auto dove ripararmi.
Però, la fortuna ha voluto, che in lontananza si scorgesse una stazione di servizio.
Wow, la legge di Murphy non mi era del tutto contro. Insomma una stazione di servizio un bagno ce lo doveva avere, no?

Quindi scendo dall'auto, un bel Cherokee bianco, di quelli che per le basse come me serve un salto o una pedana per salirci...
Mi guardo attorno e non si vede nessuno, mi avvicino e scopro che è tutto desolato.
Vetri rotti alle finestre,
il distributore della benzina mezzo rotto.
Sembrava il set abbandonato di un film, quelli da girare in bianco e nero, quelli dove qualcuno muore sicuramente, insomma niente storie d'amore dietro l'angolo.
Eppure qualcosa mi diceva che forse un bagno poteva comunque esserci, magari in non ottime condizioni, oppure chissà, potevo nascondermi dietro alla struttura.
Insomma avevo un mal di pancia di quelli assurdi e in quei momenti la lucidità perde colpi. E dietro al benzinaio c'erano effettivamente un paio di edifici che sembravano dimenticati da un po', senza segni di vita.

All'improvviso però ho sentito dei rumori.
La mia tranquillità si è trasformata in quasi paura mentre la mia mente cominciava a materializzare pensieri assurdi da film dell'orrore.
Non vi racconto neanche cosa mi ero immaginata.
Fatto sta che si affaccia dal nulla un cagnolino, di quelli piccoli e paffutelli, col pelo lungo. Quasi un batuffolo innocente.
Peccato che questo, all'apparenza dolcissimo, cagnolino, abbia cominciato a ringhiarmi contro.
Era immobile, mi fissava e mi ringhiava.
Ero immobile anch'io.
Lo ammetto avevo paura. Si insomma un cagnolino pelosino può essere bello quanto vuoi ma se comincia a ringhiare...
Non pago delle sua aggressività nei miei confronti prende la rincorsa e comincia a venirmi incontro.
Il minuscolo cane, che ora mi sembrava un leone stava correndo verso di me e il mio insopportabile mal di pancia. L'ambientazione desolata rendeva la scena talmente surreale e per qualche motivo carica di tensione.

Hanno raccontato del terrore nei miei occhi e di come in pochi secondi abbia raggiunto l'auto che era già stata messa in moto e aveva cominciato a marciare lasciandomi lo sportello aperto.
Ecco mi sono lanciata dentro l'auto in corsa battendo un record memorabile, che neanche Usain Bolt, con il cagnolino indemoniato che continuava a rincorrere la macchina.
Almeno mi fosse passato il mal di pancia dallo spavento...
Sono stata meglio la sera, le congestioni sono una cosa seria, in un luogo ameno, perso nel nulla di nome Twentynine Palms

E non riesco a togliermi dalla testa che anche i miei compagni di viaggio dovevano essere stati colti da quella strana sensazione di paura, visto che avevano acceso la macchina immediatamente...anche se non lo ammetteranno mai!


Comunque, vi voglio rassicurare perchè ora è stato tutto risistemato! Chissà se c'è ancora quel cagnolino ringhioso! Qui potete vedere la stazione di servizio messa a nuovo. Io, perdonatemi, non avevo tempo di fotografarvela in quel momento hihihi.

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