Visualizzazione post con etichetta Europa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Europa. Mostra tutti i post

DINTORNI DI LISBONA: CABO ESPICHEL E I DINOSAURI

by 8:04 PM



Mi capita spesso di pensare al Portogallo,
è una meta che mi ha lasciato un senso di libertà mescolata ad una nuova emozione per la quale non ho ancora trovato il nome giusto, che ho provato durante il viaggio.

Qualche anno fa, ho fatto un on the road settembrino, partendo da Lisbona e arrivando in Alentejo. In una settimana, con molta calma che non fa mai male, questo Paese è riuscito a suscitare in me una saudade che ancora mi scorre nelle vene, tanto da ritrovarmi spesso imbambolata a pensare a quando potrò ritornare ad assaporare un altro pezzetto di quella terra.

Ricordo l'impatto con la costa dopo aver lasciato Lisbona: boom! Un colpo al cuore, di quelli che ti mettono nostalgia prima ancora di andare via. Praia Grande merita una visita, e se volete collezionare momenti e non cose per qualche giorno, fermatevi al Dream sea surf camp un campeggio con vista (e che vista!) e con una marcia in più.

Ma torniamo a noi...

Ad un'ora da Lisbona, si trova Cabo Espichel, un promontorio sulla penisola di Setubal che si tuffa prepotentemente nell'Oceano Atlantico e dove tutto è colpito da venti incessanti che soffiano dal mare e piegano la vegetazione, inondandola di salsedine e racconti.
Un posto solitario, a tratti desertico, dove l'affluenza di visitatori è molto bassa e dove mi sono sentita a mio agio con tutto quello che mi stava attorno: i colori bruciati dalla passata estate, il caldo secco delle ore centrali del giorno e le scogliere a picco sul mare blu.
Per chi ama i posti un po' più frequentati con locali rumorosi e negozietti di souvenir non è l'ideale, ma per chi vuole passare qualche ora lontano da tutto in un'area quasi incontaminata, beh, segnate le coordinate nel vostro diario di bordo.



Il Santuario de Nossa Senhora do Cabo è un complesso architettonico che unisce la monumentalità dell'edificio alla spiritualità religiosa. Risale al 1701, fu costruito per dare asilo ai pellegrini che durante il loro vagare giungevano fino alla costa. Poco lontano dal santuario si trova un piccolo eremo, "L'Ermida da Memoria" dove le pareti interne sono tutte rivestite di azulejos del periodo settecentesco che narrano la leggenda di Senhora do Cabo. Pare che intorno al millequattrocento la Vergine sia apparsa in questo luogo ad una coppia di anziani signori.



Sulle scogliere che attorniano Cabo Espichel si trovano tracce di storia, nonché impronte di dinosauri. Gli studi hanno stabilito che quelle sulla scogliera Pedra da Mua sono state create da un branco di sauropodi, dentro al quale c'era anche un animale ferito, lo si vede dal passo irregolare rimasto impresso.
Le tracce sono perfettamente conservate sulla parete verticale della scogliera, quindi non facilissime da distinguere ad occhio nudo: armatevi di un binocolo o guardate con un obiettivo fotografico importante.





Le impronte a Lagosteiros, poco distante dal Cabo, sono più facili da distinguere, risalgono al periodo cretaceo.
Le tracce su due punti diversi delle scogliere risalgono a due periodi diversi nella preistoria, separati tra di loro da cinquanta milioni di anni, quindi doppio wow.

Il percorso segnalato è da fare a piedi e dura circa un'ora. Lungo la via troverete pannelli che vi spiegheranno la storia, i ritrovamenti e altre informazioni utili sulle impronte e sul territorio. 
Ora, non aspettatevi il calco perfetto della zampa di un T-Rex, alcune impronte sono approssimative, ma se siete appassionati del genere o se vostro figlio è nell'età dei dinosauri, beh non dovete perdervelo.  

Non c'è ombra e nelle ore più calde il sole picchia parecchio, quindi che ve lo dico a fare, mettette il cappello e portatevi dell'acqua!

Per il mio piccolo viaggiatore (ma anche per me) è stata una delle tappe più belle di tutto il viaggio, merito sicuramente dei dinosauri, ma anche del posto tranquillo, senza gente, dove poteva correre ed esplorare senza che io lo perdessi d'occhio.


















OLANDA DEL NORD IN VAN, ITINERARIO DI VIAGGIO

by 10:48 AM




Durante la mia infanzia ho sempre fatto le vacanze in tenda in campeggio, ho all'attivo anche una breve esperienza in roulotte in Sardegna, durante la mia prima vacanza da diciassettenne con gli amici.
Una vita fa.
Esperienze di libertà, quella che solo il campeggiare sa dare.

Negli ultimi anni, anche con il mio bimbo, ho fatto qualche fine settimana in montagna e al mare con la tenda "magica" che si monta (quasi) in poco tempo, e che regala, suvvia, molte soddisfazioni. Deve piacere questo stile di vacanza: e monta e smonta, e gonfia il materassino e accendi la lampada e vestiti in orizzontale e i bagni in comune… non è per tutti lo so.
Ma a me piace, mi è sempre piaciuto, anche se con l’avanzare degli anni le comodità hanno preteso un po’ più di spazio.

Quest'anno per il mio viaggio estivo ho scelto un tipo di esperienza diversa, mai fatta prima: è stata la mia prima volta in un Van, in un on the road che mi ha portato ad esplorare un pezzetto dell'Olanda del nord.

La verità è che non sapevo cosa aspettarmi, mi sono messa in gioco in un viaggio che poteva essere disastroso o dall'altro verso indimenticabile. Ci sono sempre delle variabili e delle incognite, che finché non ti si posizionano davanti non sai come andranno affrontate; però ce la siamo cavata bene, è stato divertente, istruttivo (ho imparato cose che ignoravo totalmente) e ho messo le basi per dire a me stessa che sì, è una cosa forte, e mi piacerebbe rifarla.

Il van, un T3 Volkswagen Westfalia con cui ho viaggiato, è degli anni Ottanta, quindi prima regola: si viaggia slow.

Effettivamente a più di 100 km all'ora in discesa in autostrada non è mai andato, quindi se sei sempre di fretta e vuoi vedere il più possibile in poco tempo, allora non è la soluzione adatta; se invece ti piace gustarti la calma, il momento, l'avventura, ti adatti ai campeggi, è il top.

Il Van ha quattro posti letto, due nel sotto tetto che si apre una volta fermi in campeggio o in libera quando è permesso, e due abbattendo i sedili posteriori. Ha frigo, fuochi a gas, lavello, mobiletti vari per provviste e vettovaglie. In esterno c’è una veranda per proteggersi dal sole, o dall'umidità (eh eh…dipende dal tipo di meta) da completare con un tavolino e le sedie. Ha tutto ciò di cui si ha bisogno per vivere in libertà un viaggio senza doversi preoccupare troppo.

Dopo due giorni ad Amsterdam siamo arrivati a Zaanse Schans, la piccola cittadina dei mulini a vento, dove mi è stato consegnato il van e siamo partiti a gonfie vele con il sorriso sulle labbra di chi non sa esattamente cosa aspettarsi, ma anche di chi dice, chi se ne importa, vada come vada sarà un successo!

L'itinerario è stato scelto in modo da non stare sempre alla guida, quindi con distanze più o meno brevi, anche se poi, come dicevo prima, le variabili e gli inconvenienti si possono sempre trovare dietro l'angolo e ci si ritrova in ritardo per gite prenotate, per esempio a causa di piogge torrenziali o ponti levatoi alzati. Quindi ho imparato che con un van dell’82 bisogna calcolare un quaranta minuti in più (abbondanti) sul tempo di percorrenza che indica google maps!

Ecco qui il mio itinerario fatto in sei giorni.




Da Zaanse Schans ci siamo diretti a Egmond Aan Zee per una prima notte sul mare a vedere un tramonto iniziato alle nove e mezza e concluso con un tè caldo in spiaggia. Volevamo vedere il faro, ma l'abbiamo trovato incartato per restauro... Ci siamo diretti, il giorno dopo, sotto il diluvio universale, verso Den Helder per prendere il traghetto che ci ha portati all'isola di Texel, la più grande delle Frisone, che si è rivelata stupenda. Con il senno di poi avrei dedicato un paio di giorni e non uno a questo posto meraviglioso; è anche vero che se avesse piovuto tutto il tempo probabilmente un giorno sarebbe stato sufficiente, ma avendola vissuta con il sole, l’isola ha rapito tutti i miei sensi, e la voglia di ritornarci è fortissima: dune di sabbia, un faro da favola ed un sole che non vuole andare a mai dormire.

Da Texel ci siamo diretti verso est facendo tappa a Afsluitdijk, attraversando la grande diga dei Paesi Bassi e fermandoci al museo che ne racconta la storia, del perché e come è stata costruita. Da lì abbiamo proseguito verso Lauwersoog dove ci siamo fermati un paio di giorni a rilassarci in mezzo la natura, perché l'on the road è splendido, ma anche fermarsi ogni tanto a godere lentamente delle cose ha il suo fascino.

Dopo Lauwersoog abbiamo fatto la tappa più lunga che ci ha portati prima a Utrecht passando per Lemmer, e poi ad Haarlem dove abbiamo lasciato il nostro van per spostarci per un altro giorno e mezzo ad Amsterdam.




Con i diesel si deve parcheggiare fuori dalle grandi città, ma non è un problema visto che è tutto perfettamente collegato e servito dai mezzi pubblici come treni (che ho preferito) e bus.

Circa cinquecentosessanta chilometri di strada, di natura, di bellezze architettoniche, di arte, di storia, di biciclette e rispetto per l'ambiente che, almeno per quest’ultimo aspetto, in alcune situazioni mi ha portato a pensare che qui in Italia siamo un pochino indietro sulla tabella di marcia rispetto agli olandesi…

Pioggia, vento, sole e stupore, ecco cosa ho incontrato lungo la strada.



Una nota di merito va assolutamente ai campeggi olandesi. Prenotati un po' a caso, dico la verità, li ho trovati di un'efficienza unica, che purtroppo non ho mai trovato in Italia. Puoi anche non portarti appresso shampoo e bagnodoccia, perché all'interno dei bagni c'è tutto l'occorrente, anche il phon (che io a volte manco trovo negli hotel). Tutto pulito, piazzole ben tenute, bagno con disinfettante, e tante piccole accortezze che rendono piacevole il soggiorno. Per esempio, ad Egmond Aan Zee ci siamo "leggermente" bagnati per smontare la tettoia del van sotto una pioggia torrenziale, ed eravamo fradici....meno male c'era un'asciugatrice che ha sistemato i vestiti zuppi.

Questo era solo l'itinerario con un piccolo assaggio di tutto quello che ho visto. Nei prossimi post vi racconterò le tappe, i campeggi, e le meraviglie che ho visto.




Viaggio in collaborazione con GoBoony  portale di noleggio camper, van ecc. in Italia e in Europa.

ROLAND GARROS, TERRA ROSSA E SUDORE (CONSIGLI UTILI)

by 5:21 PM





Sono stata al Roland Garros.
Esatto, il famoso torneo di tennis a Parigi.

E chi non vorrebbe andarci almeno una volta? Beh ovvio, solo se il tennis è tra le tue passioni, o se lo mastichi da un bel po' di anni.
Non posso dire di essere una giocatrice, ma d'altra parte mica tutti i tifosi di calcio ci giocano, così non tutti gli amanti del tennis impugnano una racchetta...anche se in realtà quando ero giovane ci giochicchiavo, mi si diceva che avevo un buon dritto e un buon tempo sulla palla, ma io non ci ho mai creduto.
E poi la verità è che il mio rovescio faceva pena! 

Negli ultimi quindici anni ho visto qualche torneo di tennis: un paio di volte gli Internazionali a Roma, le ATP Finals a Londra e qualche torneo minore in Italia e devo dire che è sempre un gran bello spettacolo. 
Uno sport elegante, ecco come l'ho sempre definito, e continuo a crederlo.

Il Roland Garros (questo il nome dello stadio dove si tiene il torneo) si tiene ogni anno a maggio dal 1891, ed è il secondo dei tornei del Grande Slam, l'unico che si svolge su terra battuta.
Dal 1967 il torneo internazionale diventò open, cioè da quell'anno fu consentita l'iscrizione a tutti i giocatori professionisti di tennis e non solo agli iscritti del circolo, che da parte loro consideravano i primi, traditori dello spirito dello sport.

Su quei campi si sono scontrati i più grandi giocatori del mondo, e lo stanno facendo anche in questi giorni. Vi dicono niente questi nomi?
Bjon Borg, John McEnroe, Pete Sampras, Andre Agassi, Roger Federer e Rafael Nadal...
E molti altri a calpestare e scivolare su quella terra rossa che si impregna sulla pelle sudata, sulla passione, sui sacrifici e sulla voglia di vincere.
Sul tennis ci sarebbero molte cose da raccontare, ma non è questo il posto adatto, voglio invece dirvi come organizzare un viaggio per passare uno o più giorni al Roland Garros.
Parigi è sempre una buona idea ed è semplice abbinarla ad uno dei tornei più famosi al mondo.




Come arrivare a Parigi?
Partendo dall'Italia, Parigi è una delle capitali più servite da voli di linea e low cost. Io ho volato con Easy Jet da Venezia su Charles De Gaulle. I prezzi sono sempre molto abbordabili. Il mio volo partiva il sabato mattina all'alba e rientrava il lunedì in tarda serata. Una buona soluzione dal nord italia è anche il treno che per esempio da Torino  impiega circa sei ore.

Dove acquistare i biglietti del Roland Garros?
I biglietti  si acquistano sul sito ufficiale del torneo, ma solamente a partire da una certa data che è circa un paio di mesi prima dell'inizio dei match. Ci sono varie tipologie e ovviamente vari prezzi. Il torneo dura quindici giorni e si tiene ogni anno tra fine maggio e inizio giugno; le prime partite di qualificazione hanno un costo abbastanza basso, mentre più ci sia avvicina alle finali, piu' i costi crescono in modo esponenziale.
L'acquisto del tkt consente di prenotare un posto in uno dei campi centrali e di girare in tutti i campi minori del circolo.
C'è la possibilità di stare in attesa online per qualche ora prima dell'acquisto, questo perché molte persone sono collegate per prendersi i posti migliori.
Io ho acquistato il tkt per il court Simonne Mathieu (uno dei tre campi principali) che mi mi ha permesso di vedere due partite bellissime, la prima tra il francese Gasquet e il tedesco Zverev (Misha) e la seconda tra Wawrinka e Kovalik, inframezzate da altri match nei campi secondari.
Il costo del mio biglietto giornaliero è stato di 67 euro.



Come funziona il Roland Garros?
Ovviamente non si sa a priori chi giocherà contro chi, quindi i biglietti si comprano un po' alla cieca, sempre sperando che le partite siano belle e che non piova, in quest'ultimo caso viene tutto rimandato e si perdono i tkt. Per questo esiste un'assicurazione in caso di annullamento di partita, da stipulare in fase di acquisto.
Tutto è perfettamente organizzato, il tkt scaricato sull'App dedicata, le frequenti metro e bus dal centro di Parigi al quartiere Bois de Boulogne (anche se il mio bus ha saltato una corsa...).
La fila per entrare è stata poca cosa, ma forse a mio favore c'è stato anche il fatto di aver scelto il primo lunedì del torneo.
Si passano i controlli, tipo aeroporto e poi si entra in un mondo bellissimo.

Ad ogni angolo addetti alla sicurezza e alle informazioni sono a completa disposizione per consigli e chiarimenti. 



Un punto di favore per l'applicazione mobile che mi ha permesso di vedere in tempo reale quali e dove fossero le partite e i punteggi, senza perdere ulteriore tempo, anche perché la distanza tra i campi estremi si compie in circa quindici minuti.
Se per qualche motivo non potete più partecipare, si possono mettere in vendita i biglietti e anche acquistarli all'ultimo se qualcuno ci ha rinunciato.



Una travolgente esperienza, un'atmosfera emozionante.
Il puro e vero tennis, quello che nel silenzio interrotto solo dal rimbalzo della pallina, fa girare la testa a destra e a sinistra (chi si ricorda la sigla di Jenny la tennista?), quello delle ovazioni dopo un punto e del silenzio durante un servizio, quello dei monologhi sottovoce dei tennisti, e di tutti quei rituali che un giocatore fa concentrarsi.






















IN PROVENZA A CACCIA DI LAVANDA E NON SOLO

by 10:16 AM


In Provenza è periodo di lavanda in fiore. 
E il web è invaso da foto con i campi di lavanda e ragazze travestite da fate bianche e dorate che paiono volare sopra il viola di quel fiore inebriante.
La Provenza mi ha sempre affascinato, o forse più l'idea dei campi di lavanda, del profumo, dei piccoli paesini che compongono un quadro perfetto.
La prima volta che l'ho visitata era un agosto di forse dodici anni fa. Bellissima, come non innamorarsene, ma mancava la lavanda, quel fiore che dona un profumo perenne, che si impregna nelle case e nelle cose.
Mi ero promessa di ritornarci per ammirarla nel suo splendore di luglio.
Ma sono arrivata tardi (o quasi) anche nell'ultima occasione che ho avuto di visitarla.
La fioritura della lavanda dipende da molti fattori e soprattutto dalle zone, ma la più bella, a detta di molti, è sicuramente la zona di Valensole. Ed è proprio lì che mi sono diretta, al limite del periodo in cui ammirare i campi, trovandone ahimè solo uno.
Il mio itinerario di viaggio non è stato organizzato nel dettaglio (come sempre…) e ho deciso giorno per giorno dove spostarmi.
Dopo essere atterrata e aver passato una giornata a Marsiglia mi sono diretta verso Aix en Provence, dove abitano dei miei amici e dove mi sono fermata un paio di giorni.
Patria di Paul Cezanne, ha tutto ciò che una città provenzale può dare: tranquillità, profumi nell'aria, mercati dove perdersi, formaggi da assaggiare e buon vino da bere. La città vecchia è qualcosa di unico, sembra di entrare in un quadro dipinto con colori caldi e suadenti; i protagonisti sono piccole piazze, fontane, caffè all'aperto, atelier e angoli nascosti da scoprire.
Da non perdere il mercato in Place des Precheurs che si tiene tutti i giorni!





La mia caccia alla lavanda (ero sicura di trovarla) è cominciata verso Valensole, nella piana che ospita campi immensi di fiori...ma volete vedere come li ho trovati?





Campi spennacchiati, ciuffetti di piante con qualche fiore ancora rimasto attaccato: la mietitura aveva lasciato poco spazio anche all'immaginazione. Pazienza, non mi sono scoraggiata: la Provenza, mi sono detta, ha molto altro oltre alla lavanda. Ed ecco che all'improvviso, mentre raggiungevo la meta del giorno, un piccolo campo di lavanda si è materializzato davanti a me. Piccolo ma adorabilmente bello e viola, di un viola inconfondibile. Appena ho aperto la portiera della macchina un'ondata di profumo mi ha travolta e come se avessi sniffato chissà quale portentosa droga mi sono lasciata trasportare tra i suoi fiori mentre il ronzio delle api fortunate creava un suono melodioso. Da quanto fashion sono (haha) mi ero portata, nel bagagliaio, un vestito bianco che mi era stato regalato per l'occasione, e in mezzo ad un'orda di cinesi che stavano invadendo la piazza mi sono cambiata di abito con mutande al vento per poi avere una foto come questa... ne valeva la pena no?




Sarei stata lì tutto il giorno, giuro, ma la macchina che mieteva anche quell’ultimo piccolo pezzo di campo è arrivata ad infrangere il sogno: per non commuovermi troppo mi sono rimessa in marcia.
Così sono risalita in macchina e ho proseguito lungo la strada che mi avrebbe portato verso le Gorge du Verdon.
Venticinque chilometri di roccia scavata dalla forza del fiume Verdon, formano un profondo canyon che è qualcosa di stupefacente, no meraviglioso, no dai spettacolare, vabbè avete capito, qualcosa che merita di essere visto! Il fiume di color smeraldo può essere guardato da ben settecento metri di altezza, tanto profondo arriva ad essere il canyon; le strade che costeggiano la gola offrono viste incredibili sulla natura che si è creata. Molti i punti dove fermarsi lungo il percorso per guardare il canyon o gli avvoltoi che volano sopra le alture (secondo me erano aquile o simili, ma mio figlio mi ha appena detto che erano avvoltoi, e chi sono io per non credergli?)
Fuori dalle gole ho fatto poi un pic nic in mezzo ad un boschetto con tanto di maestrale che mi faceva volare i panini, ma che dire, è stata una bellissima esperienza!










Mi sono poi diretta a Isle sur la Sorgue. In questo paesino c'ero già stata e mi era piaciuto così tanto che ho deciso di tornare: mi ero innamorata del suo mercato, della tapenade di olive e dell'aria provenzale che ti rende leggera ad ogni passo.
Qui ho soggiornato in una chambres d'hotes-gites che mi premuro di consigliarvi perché è super bella, e la colazione...beh la colazione con formaggi, frutta fresca dolci fatti in casa era da urlo, servita all'aperto tra alberi e fronde spostate dal vento, e la natura tutta attorno. Ah, si chiama Mas la Vitalis.
La cittadina si affaccia sul fiume Sorgue e su altri canali creando dei giochi grazie alla presenza di piccoli salti e antiche ruote idrauliche oramai coperte di muschio: passeggiate senza meta tra i negozietti di antiquariato, localini super carini e mercati!
Restando in zona sono andata a scoprire dove sorge il fiume Sorgue. Il villaggio si chiama Fontaine de Vaucluse, ed è, pensate un po', proprio in questo luogo, che Petrarca scrisse alcuni versi romantici... come non capirlo?
La sorgente si raggiunge con una breve camminata in mezzo alla natura direttamente dal villaggio. Per una nota legge della sfiga (come per la lavanda), la sorgente era in secca, altrimenti avrei visto sgorgare dalla cavità nella roccia una cascata d’acqua che può arrivare fino a venti metri cubi al secondo. Io non ho trovato molto affollamento ma si dice che in certi periodi ci sia molta affluenza e quindi di prevedere la visita di mattina presto
.



Mi sono spostata poi verso l'Abbazia di Senanque.
Che non la vuoi vedere la chiesa più fotografata della Provenza? E' bella, mentirei se dicessi il contrario... è anche molto affollata, ma c'era la lavanda e questo è stato un punto positivo a suo favore. Però non stava scritto da nessuna parte che per fare le foto che si vedono sulle riviste patinate avrei dovuto arrampicarmi su un muretto alto un metro e mezzo, e che con la mia potenza ginnica, e bassezza, avrei fatto ridere tutti i giapponesi che si stavano fotografando accovacciati su cespugli viola lungo il percorso. Ma ce l'ho fatta che vi credete (in realtà ho anche una foto che immortala il momento, ma ve la risparmio, insomma certi segreti bisogna tenerseli!). Bellissima, profumosa, assolutamente da vedere.




Sulla strada del ritorno volevo fermarmi a Gordes, un borgo arroccato, teatro delle riprese del film che tutti abbiamo amato e visto almeno una volta - A good year- ovvero -Un'ottima annata- con Russel Crowe. Ma non sono nemmeno riuscita a trovare un parcheggio a chilometri di distanza, quindi mi sono fermata su uno spiazzo per fare questa foto. Carino vero? Sarà per la prossima volta.




Poi ho proseguito per Arles e la Camargue ma ve lo racconterò un'altra volta!
Mi è piaciuta la Provenza? Per la seconda volta dico di sì, e non solo per la lavanda o quello che ne era rimasto, ma soprattutto per l'aria che si respira, la tranquillità che si percepisce, i sapori francesi che si insinuano nel palato, la natura protagonista e la storia che ci cammina a fianco.

MARSIGLIA IN UN GIORNO

by 10:41 AM


A Marsiglia ci si arriva con un volo di circa un'ora da Venezia.
A scegliere la meta è stato anche un po' il destino: avevo trovato una tariffa super economica (1 euro) per la tratta Marsiglia-Venezia con Volotea; l'andata un po' meno economica ma sempre vantaggiosa, si parla di circa 20 euro, l'ho fatta con EasyJet.
Potevo farmi sfuggire l'occasione di visitare un pezzetto di Provenza a luglio, quando nell'aria aleggia il profumo di lavanda? Beh direi di no...
In questo articolo però vi parlo solo di Marsiglia, meravigliosa città, da visitare, se possibile, in più di un giorno; io purtroppo avevo troppa fretta di andare nell'entroterra!
Ho preso la macchina perché poi mi sono spostata per cinque giorni, ma  Marsiglia si visita benissimo a piedi, accompagnati dalla piacevole brezza che solo una città di mare sa dare.

COLAZIONE CON VISTA E PORTO VECCHIO
Per prima cosa, visto che sono arrivata intorno alle otto di mattina, ho fatto una colazione di quelle che si ricordano negli anni a venire, non solo per quello che ho mangiato ma per la vista che avevo mentre la facevo!
Il posto si chiama La Caravelle ed è un bar, un ristorante, un hotel e molte altre cose,  lungo la passeggiata del porto. Non è facile scovarlo, si trova al secondo piano di un palazzo, ma alla fine la troverete quella porticina che vi porterà su per le scale. Lì potete decidere se sedervi fuori in terrazzino (super consigliato) o stare all'interno. Cosa prendere? La scelta è vasta ma vi consiglio tanti pain au chocolate! Non ho avuto tempo di fare foto, ero impegnata!!!! Vi lascio questa del porto.



PADIGLIONE A SPECCHIO DI FOSTER
Up and down. Un padiglione tra terra e mare che possa creare continuità tra i due, ecco cosa ha progettato Foster. Una liscia copertura fatta di un materiale riflettente sul quale si specchia il mondo terreno. Vietato non alzare la testa.
Leggendo queste righe potrà sembrarvi una cosuccia di poco conto, ma credetemi, per me è stato difficile uscirne! Guardate bene la foto qui sotto.




QUARTIERE PANIER
Il quartiere Panier è il più antico di Marsiglia, fatto di molta street art, di localini dove fermarsi a bere e a mangiare qualcosa e di negozietti dove è impossibile non entrare. Un sali e scendi di scalini a tratti rotti che portano sulle loro spalle anni di passi indecisi, porte colorate di quei colori che solo la Provenza sa donare, il profumo del sapone, giustamente di Marsiglia che impregna le vie strette. Avete presente quei posti dai quali non vorresti più andar via? Ecco, questo è uno di quelli!
Ah, e mi sono comprata un cappello, carino carino, che poi ho usato per tutto il viaggio!








MUCEM
Eh eh il Mucem è tanta roba!
Il Mucem è il museo delle civiltà d'Europa e del Mediterraneo e si trova nel porto vecchio della città. Quarantacinquemila metri quadri di spazio espositivo con mostre permanenti e non; un tuffo in un'architettura che è semplicemente splendida. Diciamo che anche il solo passeggiare all'interno di corridoi, rampe e scale è di effetto, tutto quanto riempie di armonia e cultura. Non solo esposizioni, ma un vero e proprio punto di incontro. Assolutamente consigliato.






 Marsiglia con un bambino? Assolutamente sì! Un parco giochi tra murales, vie strette e scalinate, e ovviamente il mare...

Sicuramente ci ritornerò, perché Marsiglia è una città da vivere lentamente, soffermandosi; forse anche per questo motivo ho scelto di vedere poche cose, ma bene.



Tutte le foto in questo articolo sono di mia proprietà.

PARIGI, I QUATTRO LUOGHI CHE MI FANNO SENTIRE A CASA.

by 11:21 AM



Oggi vi faccio una confessione.
Parigi è la città che più amo al mondo (di quelle visitate finora s'intende), ma credo che con fatica cederei il posto ad un'altra.
A Parigi ci sono stata molte volte, ed ogni volta l'amore che ritrovo è sempre più grande. Ogni volta provo una sensazione nuova, colgo un angolo nascosto, assaggio un piatto nuovo.
Come non amarla, per la grazia e l'eleganza di cui solo lei è capace?
Per me ritornarci è sempre una nuova scoperta, una missione, qualcosa che va oltre alla semplice visita, tra me e Parigi c'è un legame indissolubile che per forza di cose deve sempre essere alimentato.
Sbircio sempre i voli, possibilità economiche per volare a Parigi sono innumerevoli, da ogni aeroporto italiano. Sono sempre indecisa fino all'ultimo, e mi dico: ma ci sono stata tante volte...ho ancora tante città in Europa da visitare.

La cosa strana è che non ho mai scritto un post su cosa vedere, o su dove io amo ritornare quando vado a Parigi. Forse per gelosia, forse semplicemente perché tutti possono conoscere la città più e meglio di me. Di certo c'è chi la vive ogni giorno, io la assaporo lentamente ogni volta che ci torno.
Ogni volta è di rito una nuova scoperta, ma volete sapere gli irrinunciabili classici, per i quali anche una vista super veloce ci sta sempre?

Notre Dame de Paris

Io ci litigo con la religione cristiana, ma non per questo l'aria mistica che si trova all'interno e all'esterno delle chiese non mi affascina, anzi. Sono cresciuta con la leggenda del Gobbo di Notre Dame prima con il film di animazione della Disney, poi con il romanzo di Victor Hugo (a tratti pesantino, lo so). Mi sono sempre immaginata questa chiesa (che poi chiamarla semplicemente chiesa è un po' riduttivo) come una fortezza che potesse ripararmi in qualsiasi momento. La amo, certo come si può amare un'opera d'arte. Le sue sculture, i suoi bassorilievi sono vive testimonianze portatrici di storie, leggende e segreti; molti dei quali racchiusi in questo articolo del magazine di Expedia.
In una delle mie visite sono salita per i 378 gradini delle torri, e la presenza di un Quasimodo spaventato era viva, per non parlare dei gargoyle, quelle strane (ma bellissime) statue raffiguranti demoni e animali mostruosi.
 
Curiosità: nel piazzale antistante la cattedrale si trova il punto zero, da cui si calcola la distanza di Parigi da qualsiasi altra città di Francia






Le Sacre Coeur e Montmartre


Inflazionati, pieni di turisti, ma di un fascino incredibile. Anche Amelie Poulain ha lasciato il segno sulla bianca chiesa, e resta comunque uno dei monumenti più spettacolari di tutta la città. La pietra calcarea bianca spicca sulla cima della collina (la Butte in Parigino) e regala un quadro perfetto, lo stesso quadro che probabilmente qualche artista di strada dipinge nel quartiere bohemienne di Montmartre, tra colori mescolati en plein air e mani che con tocchi veloci danno vita ad immagini reali.
Se siete a caccia di emozioni questo è un luogo che te le sa regalare, incartare e fare in modo che quando le porti a casa e le scarti accuratamente siano lì, ancora intatte come quando le hai vissute.
Curiosità: in questo quartiere si trova l'unica vigna di tutta Parigi, motivo per il quale dal 1943 si festeggia la vendemmia.





Place des Voges
Al numero 6 di questa Piazza abitava Victor Hugo, e solo questo potrebbe essere è sufficiente a renderla una delle piazza più belle al mondo. Ma non è l'unico motivo! Place des Voges si trova nel quartiere Marais ed è la più antica piazza di Parigi; una piazza chiusa circondata da signorili palazzi ed al centro un giardino in cui prendersi del tempo nel dolce far nulla o con un libro in mano...magari "Il Gobbo di Notre Dame".
Lasciate fuori per un po' la frenesia della città e rifugiatevi qui, nel calore di un abbraccio.
Curiosità: al centro della piazza c'è la statua di Luigi XIII, il padre del famoso Re Sole; la piazza infatti venne inaugurata in occasione delle nozze del sovrano con Anna d'Austria.




Canal San Martin

Lo ammetto, Amelie Poulain ha cambiato un po' il mio modo di affrontare la vita e anche quello di vedere Parigi. Il film sicuramente l'avrete visto anche voi un trilione di volte; ogni volta mi dona un'emozione intervallata a una risata. Probabilmente anche voi come me prima di guardare questo film (a meno che non abitiate a Parigi) non sapevate dell'esistenza di questo canale. Io ci sono stata in un freddo febbraio, diciamo con poca magia, o per lo meno non la stessa del mondo di Amelie, che tra l'altro oltrepassa zone vietate per far rimbalzare i sassi nell'acqua. Il canale scorre per cinque chilometri nella Parigi orientale, costeggiato da alberi e localini dove prendersi una birra da passeggio. È un luogo romantico (e non solo per l'influenza cinematografica) perché conserva la purezza di qualcosa di non intaccato dal turismo di massa.
Curiosità: L'attrice che interpreta Amelie, Audrey Tatou, non sapeva far rimbalzare i sassi sull'acqua!





Tutti questi luoghi sono troppo scontati? Sì e probabilmente inflazionati, ma per me valgono il viaggio. Anche solo passarci davanti, sfiorarli con gli occhi, sentire che ci sono, mi fanno sentire a casa.




Articolo in collaborazione con Expedia.

CARINZIA IN AUTUNNO, DUE COSE + UNA DA NON PERDERE

by 10:20 PM




C'è chi ama la montagna d'estate per fare del trekking e trovare una temperatura più fresca mentre in pianura la calura si fa sentire troppo; c'è chi la ama d'inverno tutta innevata con gli sci ai piedi e in corpo l'adrenalina.
C'è anche chi ama la montagna delle mezze stagioni, quelle che in molti snobbano, ma che a parere mio sono le più belle.

Prima che l'inverno facesse capolino sono stata in Carinzia, vicino a Hermagor dove ho soggiornato al Falkensteiner Hotel.

Un week end in pieno autunno, di quelli in cui la natura fa dei regali, quelli tra i più belli al mondo: i colori.
Chiamatelo foliage, indian summer o come vi pare, ma quella magia di incendiare (metaforicamente eh) foglie e alberi mi manda in visibilio.



In Carinzia io c'ero stata sia in estate che in inverno, splendida, funzionale, direi perfetta. Ma in autunno ha raggiunto per me l'apice della bellezza.
Primo fra tutti per la presenza di pochi turisti, poi come vi dicevo sopra, i colori, e le temperature ottimali hanno fatto il resto.

In un fine settimana si possono fare tante o poche cose, dipende dallo spirito con cui si affronta il viaggio. Io avevo deciso di rilassarmi e di stare a contatto con la natura.


Passare una mezza (o intera) giornata al Garnitzenklamm o forra del Garnitzen

No, non lo so pronunciare, e sì, è assolutamente da vedere. La natura in questo sentiero che poi si trasforma in forra ha lavorato di fantasia e di precisione. Posso veramente definirlo come un percorso incantevole, che fa restare a bocca aperta anche i più insensibili. Ci sono tratti in cui non si sa se guardare in alto, all'orizzonte o il sentiero che si calpesta, metteteci poi un po' di magia autunnale e il quadro diventa perfetto.

Il percorso è adatto ai bambini (che siano un po' camminatori però eh), agli amanti della natura e agli appassionati di geologia visto che ci sono duecento milioni di anni di storia impressi sulle formazioni rocciose.
Si costeggia un torrente che accompagna durante tutto il percorso con il suo fragore, si attraversano ponti e ponticelli (attenti alle vertigini). Alcuni tratti sono attrezzati con corde per facilitare il passaggio, che in alcuni punti può risultare scivoloso o a ridosso di una scarpata, ma vi assicuro che non c'è niente di pericoloso.
Il sentiero si può percorrere tutto ed è ad anello, oppure si può scegliere di tornare indietro prima di imboccare la strada forestale dove il tracciato diventa un po' più impegnativo, soprattutto con i bambini.
Una delle passeggiate più belle che io abbia mai fatto.












Lago di Pressenger ad Hermagor

Il lago, posizionato in un contesto meraviglioso e attorniato dalle montagne si trova al centro di una delle più grande cinture di canneti dell'Austria che hanno il compito di filtrare l'acqua rendendola così sempre pulita e cristallina... e si dice pure potabile. 

Ovviamente d'estate le attività da fare sono innumerevoli e varie, tanto da passarci un'intera vacanza, in autunno invece diventa un posto dove rilassarsi, fare passeggiate e perché no, leggere un buon libro mentre il sole durante il giorno lo permette.
Attorno al lago c'è un sentiero da percorrere passeggiando, ma è anche l'ideale per fare jogging in un'oasi naturale. Il percorso attorno al lago e' lungo circa sei chilometri e attraversa tutta la cintura di canne palustri.

Egger Alm


Se avete ancora un po' di tempo a disposizione fatevi un giretto presso Egger Alm, in quota. Da lì partono molti sentieri, si dice che se si mettono tutti insieme si raggiunge una lunghezza di mille chilometri...wow. Quando ci sono stata io il tempo non  era dei migliori e faceva freddo (non ero vestita adeguatamente) quindi ho solo dato una sbirciatina al carinissimo paesello che fa da passo. Passeggiando tra quelle casette in legno che parevano uscite da una favola, sentivo nell'aria il profumo invitante che usciva dalle locande lungo la strada.

Direi che ci devo ritornare, non solo per fare del trekking ma anche per assaggiare le specialità culinarie in alta quota!





Informazioni Utili
Ho soggiornato a Tropolach, poco distante da Hermagor al Falkensteiner Hotel, e la mia esperienza l'ho raccontata nell' articolo: Falkensteiner in Carinzia, relax tra le montagne

Hermagor di trova ad una manciata di chilometri dal confine Italiano, quindi può essere anche meta di una gita fuori porta per i vicini abitanti del Friuli Venezia Giulia.


La forra di Garnitzen si trova a Eggeralmstrasse ad Hermagor (sulla strada che porta a Egger Alm). C'è un parcheggio dove lasciare la macchina e all'interno ci sono panchine se si vuole fare un pic nic.


#incollaborazione


Powered by Blogger.