CRONACA DI UNA TURBOLENZA: DI TAGADÀ E PENSIERI SPARSI A 10.000 m

by 2:09 PM


Dopo essere salita sulle scalette o aver percorso il finger, da anni, da molti anni, un unico gesto accompagna la mia entrata, poco trionfale, in un aereo.

Con la mano destra, sempre la stessa, tocco insistentemente per qualche misero secondo, la carlinga.

Sono delle carezze, o dei leggeri buffetti, qualcosa di coscienziosamente (solo da parte mia) intimo, tra me e il mezzo più sicuro al mondo. 

Di qualsiasi stazza esso sia, a qualsiasi compagnia esso appartenga, lui avrà la mia attenzione, in un affettuoso gesto.

Nella mente, come quando si legge un libro senza proferire alcun suono, gli dico "portami a destinazione". Aggiungerei anche sana e salva, senza turbolenze, con atterraggio senza vento... ma non vorrei chiedere troppo, in fondo ho sempre paura di disturbare, quindi mi limito a chiedere l'essenziale.

Sono riuscita a trovare un equilibrio, benchè precario, con questi (passatemi il termine) "mostri" che solcano cieli, che surfano sulle ali del vento, che fanno vedere il mondo da una prospettiva tra le migliori. Wow, che vista da lì sopra, vi soffermate mai a guardare giù? Io sbircio ogni tanto, perchè a differenza di molti, il mio posto preferito non è quello al finestrino. In duecento e passa voli non mi sono mai seduta dalla parte dell'oblò, all'inizio per paura di guardare sotto, poi con gli anni non so nemmeno io il perchè. Poco male non devo litigare con nessuno per accappararmelo...

Dicevo...Un equilibrio fatto di compromessi, di voglia di viaggiare, di qualche goccia di xanax, di una grossa quantità di fiducia verso chi li guida, riesce a farli decollare ed atterrare.

Capita a volte che con i piedi ben fermi sulla terra, quando alzo la testa al cielo inseguendo una scia nel blu, io pensi che è quasi "magia".

So bene che è ingegneria, di quella seria, ma pensare da sognatrice mi fa affrontare tutto con un po' di leggerezza... forse.

Durante il mio ultimo volo, da Catania a Bologna, mi sono (beh in realtà tutti i passeggeri, non solo io) imbattuta in una turbolenza, forte, fortissima, maledettamente forte.

Nella mia lista di turbolenze, dove tengo come riferimento solo il primo posto, troneggiava quella sopra l'Argentina, da Buenos Aires a El Calafate, quando l'aereo ha preso una perturbazione e i vuoti d'aria non erano decisamente piacevoli. Credo di aver reagito abbastanza male, facendo un testamento mentale, chiamando senza avere il telefono mia mamma a casa, cose così, a caso, dettate dalla paura.

L'Argentina, nella nuova classifica, viene surclassata dall'Italia, da un volo di circa un'ora.

Eh bravi quelli che dicono, "ma sì dura solo un'ora il volo, cosa sarà mai."

Bravi loro. Un applauso (e non al pilota quando atterra, vi prego è il suo lavoro, allora applaudite anche me quando consegno un testo scritto con i controfiocchi eh eh...).

Le paure nascono e si alimentano, perchè non abbiamo il controllo su di esse... e questo vale per ogni tipo di paure. E questo vale per me.

Il Pilota di cognome faceva Rodriguez

Io ho un'ammirazione per tutti i piloti, anche se il mio preferito resta ovviamente il Capitano Sully. Non lo conoscete? Provate a googlare Sully Hudson.

Da brava paurosa di volare, sono ossessionata da tutto ciò che riguarda il tema aereo. Di quello che posso sapere suglia aerei, so tutto, leggo mi informo, guardo serie tv, film....

Ho imparato ad amarli gli aerei, a renderli parte di un viaggio, perchè mi serve usarli.  Viaggiare fa parte della mia vita.

Gli aerei sono amanti un po' scomodi, lo so: a volte turbolenti, spesso mai puntuali. 

Nel volo capitanato da Rodriguez, nella mia testa, non ci sarebbero state turbolenze perchè il cielo era limpido, non c'erano perturbazioni lungo lo stivale....eh beh certo, visto che io sono anche una meteorologa dei voli adesso, avevo la presunzione che in alta quota non ci sarebbero stati agenti esterni a disturbare il mio viaggio.

Arrivato in quota l'aereo comincia a danzare, dentro di me ordino in fila indiana le parolacce che mi passano per la testa e prendo per mano le mie compagne. Una alla mia destra e una alla mia sinistra. Io nel mezzo con gli occhi chiusi e le cuffie nelle orecchie. Ascoltavo "Always" di Bon Jovi.

Rodriguez avvisa i passeggeri che stiamo sorvolando un'area con leggere turbolenze.

Si certo, leggerissime.

All'inizio forse.

Avete presente il Tagadà? Ecco peggio...

In 200 voli presi nella mia vità, la versione peggiore del tagadà non l'avevo ancora vissuta.

Per me l'aereo stava precipitando, sfuggito ai comandi del pilota (mi perdonino tutti i piloti del mondo, è la mia mente che parla, non sono io).

Forse non tiro fuori le palle. Ecco il vero problema, nel momento di vera paura non affronto razionalmente la situazione, o forse dovrei affrontarla irrazionalmente?

L'aereo ha cominciato a scendere, a risalire a piegarsi di lato (ecco lì è stato davvero brutto, per me, mi sembrava di vivere il momento dal di fuori, impossibilitata a fare qualsiasi cosa, tranne che a farmi venire un attacco di ansia).

La percezione è diversa da persona a persona e so che magari a me sembrava che fosse sceso di 50 metri mentre forse erano due. Cosa non fa fare un po' di fifa...solo un po'.

Cazzo sono a diecimila metri di altezza, non posso chiedere di accostare come in macchina, aprire lo sportello e scendere per riprendere aria.

Mi sembrava di stare in uno di quei tori meccanici che quando ci sali sopra vanno ovunque e inaspettatamente non nella direzione che si pensa.

Passato tutto il buon Rodriguez dice che siamo passati in una zona di forti turbolenza...dirlo prima?

Forse meglio che non l'abbia detto? Mah.

Ormai era passato tutto, ma non il mio senso di disagio.

Il resto del viaggio l'aereo ha volato a bassa quota per via dei venti e io ho volato vergognandomi della mia reazione, mettendo nel calderone delle emozioni tutte le colpe che pensavo di avere. Ma in fondo che colpe avevo?

Grazie a vita alle mie compagne di viaggio Milena e Giannella, per le loro mani e le loro parole. Io non ricordo bene quello che ho combinato, magari ho confessato cose, oppure ho imprecato.. ma vi ringrazio a prescindere.



ALTOPIANO DI PINÈ , VALLE DI CEMBRA E VALLE DEI MOCHENI: 9 ESCURSIONI DA NON PERDERE

by 2:57 PM

 


A distanza di quasi un anno ho preso in mano i ricordi di un mese passato in Trentino all'insegna della natura, a contare passi e dislivelli, a fare i conti con un ginocchio malandato che però mi ha dato grandi soddisfazioni e a deliziare il palato con piatti tipici della cultura locale. 

È stata una boccata d'aria, fresca come un temporale estivo, quando il muschio e tutto il sotto bosco bagnati dalla pioggia sprigionano profumi nuovi, di funghi e fragole, di corteccia e terra umida.

Sono stata nella zona del Pinè Cembra e Valle dei Mocheni, di una tranquillità soave, dove, è vero, non ci sono le montagne rocciose di dolomia che tutti cercano nell'ultimo periodo, ma che regala comunque paesaggi unici, vette da raggiungere e laghi dove specchiarsi e per i più temerari anche tuffarsi.

Ho fatto base a Baselga di Pinè, da dove a piedi, o spostandosi di pochi chilometri in auto si raggiungono sentieri di varie difficoltà e lunghezza, per famiglie, e per tutti i tipi di escursionisti.

In un mese ho camminato veramente tanto e io quando cammino, soprattutto in montagna sono felice.

Vi consiglio nove escursioni da fare, alcune con fiatone compreso, ma come dico sempre ogni fatica in montagna viene ripagata.

LAGO DI ERDEMOLO

Il lago di Erdemolo si trova nella Valle dei Mocheni, ed è, udite, udite, a forma di cuore. A dire il vero è stata anche l'escursione in cui ho vacillato un po'. Non è un percorso lungo, ma è molto pendente, quindi tra fiatone e ginocchio instabile mi sono fatta superare da una comitiva di nonnini che mi hanno incitata a proseguire...ahahah. 

Scherzi a parte, il Lago di Erdemolo è stato uno dei posti più belli e suggestivi che io abbia mai visto. Si trova a poco più di 2000 m e si raggiunge attraversando la natura spettacolare della catena del Lagorai, in un alternarsi di boschi, ruscelli e radure. Si parte dal parcheggio del campo sportivo nella località Palù del Fersina e dopo circa due ore e un dislivello di 460 m si arriva ad ammirare dall'alto lo specchio d'acqua che con la sua forma a cuore rinfranca gli animi e dà la carica per continuare il trekking. Il lago è spesso ghiacciato (a volte anche d'estate ha parti della superficie ghiacciata), ma ho visto qualcuno di molto corraggioso tuffarsi. Qui ci si può riposare, fare un pic nin (al momento il rifugio è ancora chiuso) o prendere altri percorsi di trekking per ammirare il lago da altri punti di vista o per raggiungere altre mete. Io sono tornata indietro seguendo la via dell'andata, in totale ci vogliono circa quattro ore di pura bellezza.



CASCATA DEL LUPO E PIRAMIDI DI TERRA DI SEGONZANO

La cascata del lupo si trova nel comune di Bedollo ed è uno dei luoghi da non perdere. Il sentiero per raggiungerla è veloce, lo si fa in circa venti minuti, ma non è molto agevole, quindi attrezzatevi con scarpe da trekking, perchè scende molto rapidamente e si rischia di scivolare, anche perchè le piogge tendono a renderlo non proprio perfetto. La cascata ha un salto d'acqua di 36 metri ed è molto scenografica perchè incastonata tra due pareti di porfido ricoperto di muschio. Da qui io ho proseguito il trekking fino alle Piramidi di Segonzano, circa un'altra oretta e mezzo attraverso una strada asfaltata e sentieri ben segnalati.


L'entrata al parco dove fare trekking per vedere le piramidi è a pagamento (3 euro) da luglio a settembre, durante il resto dell'anno l'entrata è gratuita.

La natura qui è stata davvero creativa realizzando le Piramidi di terra. I pinnacoli si innalzano eleganti dalla montagna sovrastati da un masso di porfido. questo è un fenomeno geologico unico in Trentino, e sono i resti di un deposito morenico che risale all'età della glaciazione. Il sentiero all'interno del parco si percorre in circa due ore e mezzo e attraverso percorsi ben segnalati si possono ammirare dal basso e dall'alto le piramidi. Ci sono anche aree ristoro per pic nic e fontanelle per l'acqua. Una volta arrivata in cima al sentiero (sono circa 270 m di dislivello) ho proseguito il trekking per ritornare al punto di partenza e concludere l'anello iniziato la mattina. Sono più o meno 15 chilometri in tutto, con un dislivello di circa 300 m.



RIFUGIO SETTE SELLE

Il rifugio Sette Selle è incastonato tra le cime del Lagorai. Si raggiunge con un trekking di media difficoltà che parte dalla Valle dei Mocheni con due ore di cammino e 600 m di dislivello. Il percorso si snoda tra i boschi, dove raccogliere anche i funghi (con la licenza mi raccomando) e sentire il profumo di muschio e resina. Verso la fine del percorso si presentano delle radure che danno la possibilità di ammirare lo spettacolo del Lagorai tutto attorno, e di prendere fiato...hahaha. Il rifugio, all'improvviso poi appare in tutta la sua bellezza di mattoncini e finestrelle azzurre, una perla a 2014 m, un luogo dove sedersi, riposare, mangiare dell'ottimo cibo, bere della grappina per scaldarsi, ma soprattutto per ascoltare il silenzio delle montagne. Un'escursione consigliatissima, che ricarica alla grande. Poi, per tornare indietro potete rifare il sentiero dell'andata o proseguire con il giro ad anello raggiungendo il Lago di Erdemolo.


MALGA CAMBRONCOI

Per arrivare a questa malga si parte dal passo Redebus (trovate tutte le segnaletiche) e si cammina in salita costante per circa un'oretta. Dopo la tempesta Vaja il percorso ha subito delle interruzioni. Le più grandi sono state sistemate ma rimangono degli alberi in mezzo ai sentieri da aggirare o scavalcare. Ci sono zone poi, che io chiamo "cimiteri degli alberi", dove Vaja ha lasciato segni più profondi e dove alberi ormai morti sono stesi a terra. È profondamente triste...

Arrivati alla malga potete decidere di continuare il percorso e salire in cima al Dosso di Costalta o rientrare per una strada forestale e concludere l'anello. Alla malga si possono acquistare i formaggi dell'alpeggio e fermarsi a mangiare con una vista spettacolare. 

DOSSO DI COSTALTA (dal Passo Redebus)

Sono partita dal Passo Redebus per questa meravigliosa escursione fino in cima al Dosso di Costalta, seguendo il sentiero 404. In circa due ore si passa da 1458 m a 1955 m attraverso boschi fitti, strade forestali con scorci sui paesaggi attorno. In alcuni punti la salita è un po' impegnativa ma come sempre la fatica ripaga e una volta in cima mi si è aperto davanti uno scenario incantevole. L'ultimo tratto esce dal bosco e dopo un'ultima salita si arriva alla croce respirando l'aria che fino a poco prima un po' mancava. Si vedono il Lago di Serraia e di Caldonazzo e poi la catena del Lagorai e il gruppo delle dolomiti del Brenta. Bellissimo trekking, super super consigliato.



MALGA STRAMAIOLO ( e rifugio Tonini)

Alla malga ci si arriva attraverso una forestale molto agevole e tranquilla (per i pigri si arriva anche in auto, ma perde tutto il fascino) partendo sempre dal Passo Redebus. Qui si può fare una sosta con i prodotti locali, pensate che è una delle poche malghe ancora adibite all'alpeggio.

Da qui in un'oretta di facile percorso (la salita si concentra tutta nel primo tratto) si arriva al rifugio Tonini (ora in costruzione dopo un incendio) dal quale ammirare il paesaggio montano a 360 gradi.

LAGO DI LASES

Il Lago di Lases si trova a Lona-Lases un comune poco distante da Baselga di Pinè. Un lago balneabile dove passare una piacevole giornata di relax sulle sue sponde. Il lago è di colore verde che muta in base alla luce del sole, veramente bello e rilassante. Ma se siete come me e di stare troppo fermi non è nelle vostre corde vi consiglio un paio di itinerari da fare:

- Il giro del lago. La passeggiata è circumlacuale e dura circa un'oretta. Non è propriamente in piano perchè raggiunge un dislivello di 190 m, ma è piacevole con tratti sotto bosco e altri con vista sulle colorate acque del lago.

- Biotopo Lases e buche del ghiaccio. Io di geologia ne so poco, quindi questa scoperta mi ha lasciata letteralmente a bocca aperta. C'è un sentiero che parte dal lago, il C46: seguite le indicazioni, ma soprattutto leggete i cartelli informativi che vi spiegheranno l'origine geologica del fenomeno delle buche di ghiaccio. Questo posto prende il nome di Val Fredda perchè è caratterizzato dalla presenza di buche createsi alla base di una antichissima frana dalle quali esce continuamente aria fredda. Mentre si cammina si sentono dei soffioni freddi uscire dalla terra. Non c'è che dire rinfrescano anche le giornate più calde!

LAGO DI SANTA COLOMBA E IL SENTIERO DELLE CANOPE

Il Lago di Santa Colomba si trova a sud della Valle di Cembra. Anche questo posto è geologicamente interessante perchè il bacino è nato dalla dislocazione su una faglia che separa rocce di natura lavica da rocce di natura sedimentaria. Il lago offre uno scenario da fiaba in cui gli abeti che lo avvolgono si specchiano vanitosi nelle sue acque. Anche qui potete scegliere tra i vari sentieri che partono da lago per brevi escursioni: uno che vi consiglio è il Sentiero delle Canope. Questo luogo rivestiva un ruolo importante nel Trentino per le attività estrattive dell'argento durante il medioevo. Il sentiero, lungo circa 3 km, attraversa cadini e canope ovvero imbocchi sia verticali che orizzontali sulla terra che testimoniano il lavoro e lo sfruttamento degli antichi minatori alemanni. Molto, molto interessante. Pensate che l'abbigliamento dei canopi doveva essere molto semplice: una tunica di lino con cappuccio che poteva essere riempito di paglia per attutire i colpi alla testa, calzamaglie e calzature di cuoio e per vincere il buio del sottosuolo si realizzavano con la roccia locale dei lumini alimentati da grasso animale

CRÒS DEL CUC

Questa è una escursione semplice ma di effetto della durata di un paio d'ore in totale. Si parte da Bedollo e si prende la strada forestale che sale dolcemente fino alla croce bianca sulla cima del Cròs del Cuc. Da lì sopra lo sguardo spazia sui laghi di Piazze e Serraia, e poi in fondo si riconosce la Paganella e il Monte Bondone. Al ritorno potete fermarvi alla Baita Alpina per una birra e un piatto tipico con vista!


Sono montagne affabili e silenziose quelle di questo territorio, fatte di tradizioni e ottima cucina. Sono dotate di una bellezza che a volte sfugge ai più, richiamati da vette alte e rocciose.

Sono luoghi in cui è sempre bello tornare...







 

UN GIORNO A FRAMURA

by 9:10 AM

 


In questo periodo la voglia di mare e salsedine che si appiccica alla pelle si fa sentire in modo prepotente.

Il calore sulla pelle per i raggi del sole allo zenith, quel sole che non manca solo al corpo, ma che è diventato una necessità, che assume il significato di libertà.

Per riassaporare queste sensazioni mi piacerebbe molto tornare a Framura. La conoscete?

Framura è un comune piccino in provincia di La Spezia, nella spendida Liguria. Un borgo di nemmeno 700 abitanti, incastonato tra le onde che si infrangono a riva e sugli scogli e i sentieri di macchia mediterranea solcati da appassionati di trekking.

A Framura ci sono stata una giornata estiva, ero a Levanto e in bicicletta l'ho raggiunta lungo la ciclabile che passa per Bonassola, ovvero la vecchia linea ferroviaria che intervalla gallerie fresche a scorci incantevoli sul mare. Ci si può arrivare anche in auto, ma vi perdereste tutta la bellezza di questo percorso.

Cosa non perdere a Framura se vuoi stare al mare

Il Porticciolo

Arrivati nel borgo, sul lungomare, una scalinata o un ascensore panoramico vi faranno scendere ad un piccolo porto, dove si può fare il bagno, fare merenda con una buona focaccia comprata a Levanto o aspettare le imbarcazioni dei pescatori che fanno ritorno a casa dopo il lavoro. O semplicemente il dolce far nulla, del quale troppo spesso ci dimentichiamo l'esistenza.

La spiaggia di Torsei

La piccola spiaggia di Torsei è tra le più visitate di Framura, quindi dovete arrivare presto per prendervi un posticino. In alternativa potete dare una sbirciatina e fare un bagno con vista sui due scogli: Furmigua e Agua.

Porto Pidocchio

Questa piccola insenatura si può raggiungere da Porticciolo, o dalla pista ciclabile. Un vero gioiellino incastrato nella roccia, molto suggestiva e beh direi romantica! 

E se vuoi sgranchirti le gambe?

A Framura e nei dintorni ci sono molti percorsi per fare trekking e passeggiate. Io in quella splendida giornata ho fatto il percorso delle cinque frazioni: Anzo, Castagnola, Costa, Ravecca e Setta tutti collegati da una ripida scalinata.Una piacevole passeggiata che sale e scende per stradine e scale alla scoperta di ville, orti e giardini bellissimi. Si torna un po' indietro nel tempo, si passeggia tra il silenzio e la brezza dal mare che muove ulivi e piante della macchia mediterraneo sprigionando profumi incredibili.

Framura è una meta ideale per chi vuole stare in un posto poco affollato, dove godersi il mare ma anche le bellezze di un borgo con vista. 

Nei dintorni potete visitare anche Bonassola, Deiva Marina e Levanto. Ogni stagione porta colori e profumi diversi, ma quello della focaccia non cambia mai, da gustare ad ogni ora del giorno.

Come manca...

Spero di tornare presto.





Articolo in collaborazione con Visit Levanto.
















CINQUE POSTI NEL MONDO DOVE AMMIRARE I PIÙ BEI TRAMONTI

by 9:55 PM

All'alba ho sempre preferito il tramonto.

Un po' perché sono pigra cronica, un po' perché mi è sempre piaciuto concludere le giornate guardando calare il sole. 

La fine di una giornata pessima che ti travolge con i colori degni di un pittore realista.

La conclusione di una bella giornata, magari in viaggio, a suggellare un posto che merita di essere visto anche per un sole che infuoca e si butta a nascondersi tra il mare, dietro una montagna, tra le nuvole ad alta quota, sotto la nebbia o lungo una strada che sembra non finire mai.

Quando sto viaggiando, il tramonto diventa un rito, a volte una vera corsa contro il tempo per riuscire ad arrivare nel punto migliore in tempo.

A volte si arriva con il fiatone, ma credetemi ne vale sempre la pena.

Ho deciso di raccogliere i cinque posti in cui il tramonto mi ha tolto le parole, e per fortuna aggiungo, perché a parlare davanti a spettacoli del genere è oltremodo inutile e sconsigliato.


San Diego

San Diego ha visto nascere e affermare il mio amore per i tramonti. Vinco facile, penserete. Sì, vinco facile, lo ammetto. Ci sono tornata tre volte dal 2006 e ogni volta mi sono imbambolata con i piedi nella sabbia, con il suono dell'oceano di sottofondo e i surfisti ad attendere l'onda perfetta. La prima volta con amici e Californiani incontrati per caso abbiamo atteso il Green Flash (che non abbiamo visto) con in mano una birra ghiacciata e chiacchiere controvento appena sussurrate per non intralciare i pensieri portati dal mare. La seconda nel 2019 e l'ultima nel 2020 con una nostalgia nel cuore e un gennaio frizzante alle porte che offriva colori per scaldarsi. Difficile trovare le parole giuste per delle emozioni così grandi. Amo l'oceano, il suo fragore, amo la California, amo quelle tavole da surf che tirate a lucido posano leggere sopra il mare, aspettando di cavalcarlo con un'eleganza che solo loro riescono ad indossare. Non mi resta che ritornare, perché quel raggio verde che dura un attimo, nell'istante in cui il sole scompare all'orizzonte, beh un giorno lo devo vedere.


Cabo da Roca

Cabo da Roca si trova in Portogallo, ed è il punto più a ovest di tutta Europa. Che dite? È un posto abbastanza cool dove aspettare un tramonto? A dire il vero non l'ho aspettato, ma l'ho rincorso, perché sono arrivata lunga non avendo calcolato bene i tempi, ma la mia dose di inebetimento l'ho presa tutta. Che fascino, ci pensate che lì in fondo, dopo l'oceano c'è l'America? Il promontorio si presta ad una breve passeggiata a strapiombo sul mare, lungo un sentiero battuto dal vento che scompiglia capelli e pensieri. Non c'è nulla tutto attorno, solo un faro e una caffetteria, poi natura incontaminata a perdita d'occhio. Fino al quattordicesimo secolo si pensava che le scogliere di Cabo da Roca fossero il confine del mondo… Saudade.


Vulcano

Come dice Donnie Brasco: "Che te lo dico a fare…" Eh che ve lo dico a fare di quanto sono belli i tramonti alle Eolie? Da qualunque delle sette isole vi troviate, il sole si tuffa in mare e dona colori che non sono replicabili in nessun altro posto nel mondo; gli studiosi sostengono che le ceneri vulcaniche conferiscano ai tramonti colori particolari (Grazie Viaggi e Vulcani), ma preferisco pensare che sia una magia che succede solo lì . Tra tutte le isole ho scelto Vulcano solo per il semplice fatto che dal suo cratere si possono vedere tutte le altre isole sorelle. Uno spettacolo che commuove, e commuoversi per la natura è una delle cose che amo di più. Dovreste provare a sedervi per terra, con il vento che porta a spasso l'odore inconfondibile di zolfo, e aspettare, perché aspettare è una cosa che stiamo disimparando a fare


Grand Canyon

Eh...anche qui la lacrima è stata facile. Io mica ci credevo a quello che i miei occhi stavano guardando. Pensavo, boh sogno? Son desta? Quindi in tre giorni ci sono ritornata più volte per assicurarmi che un posto del genere fosse vero. Lo è eccome, e al tramonto (ma questi sono gusti personali) diventa un quadro dipinto finemente, quasi che il pittore abbia intinto il pennello direttamente dal sole. Sbam! All'improvviso ti ritrovi su una balaustra e sotto di te ti si apre un mondo nuovo, della serie le foto che si vedono in giro fanno un baffo alla pura realtà. Le nuvole hanno lasciato spazio ad un cielo in continua trasformazione, nel giro di qualche minuto il pittore ha posato il pennello ed è andato a dormire tra silenziosi applausi.

Vi confesso che ho visto il Grand Canyon anche all'alba, e che è dura scegliere il momento più bello!

(In foto una me giovanissima nel lontano 2006).


Wadi Rum 

Un tramonto da mille e una notte, mancava solo la lampada di Aladdin e poi ero a posto per la vita. Si scherza, ma non sul fatto che il tramonto fosse degno dell'irresistibile fascino del deserto. Prima della sera il vento a Wadi Rum accarezza le rocce e alza la sabbia rossa nomade in cerca di casa, quella casa che non troverà mai. E non resta che pensare a Lawrence D'Arabia che ne aveva fatto la sua dimora e non fatico a capirne il motivo.

Attendere poi la notte, infreddolita per vedere una delle stellate più belle della mia vita è stata solo una piacevole, unica, conseguenza.



E voi, il tramonto più bello dove lo avete visto?


DOLOMITI, DUE TREKKING DA NON PERDERE PARTENDO DA CALALZO

by 6:56 PM




Dall’alto della montagna tu puoi vedere come sia grande il mondo, e come siano ampi gli orizzonti.

(Paulo Coelho)


Come ha ragione Paulo Coelho, e quanto abbiamo bisogno di guardare nitidamente l'orizzonte in questo periodo.

Adoro camminare e abito in Veneto, una regione che regala talmente tanti sentieri montani da avere solo l'imbarazzo della scelta. Davvero ci sono volte in cui mi sento in difficoltà nello scegliere la meta, perché la lista si allunga sempre di più e vorrei vedere più posti possibile.

Ovviamente nella stessa lista ci sono anche percorsi che ho già fatto, anni fa, e che ora vorrei far fare a mio figlio, che si sta rivelando un grande camminatore.

Che ci volete fare, alla bellezza non c'è mai fine, tanto vale mettersi di impegno ed esplorare il più possibile.

Così durante un mite novembre siamo saliti sulle dolomiti, tra Valle di Cadore e Calalzo per vivere un po' di montagna al limite tra l'autunno e l'inverno, quando non ha ancora nevicato tanto e gli alberi hanno ancora le foglie color ruggine addosso.

Siamo in provincia di Belluno tra le montagne rocciose che regalano colori incredibili al tramonto e all'alba, fenomeno che prende il nome di enrosadira, dal ladino diventare rosa: l'essenza delle dolomiti. 

Anche scegliere i sentieri, tra le tante proposte non è stato semplice, abbiamo quindi optato per un paio di percorsi meno battuti a dispetto di altri famosi presi d'assalto nell'ultimo periodo. Entrambi si possono fare in tutte le stagioni; con la neve, d'inverno, sono adatti anche a ciaspolate.


SENTIERO LE CORTE - MONTE TRANEGO

Si parte da Pozzale, a circa cinque chilometri da Calalzo, dove si lascia l'auto e si prosegue seguendo le indicazioni per il sentiero 252 che sale verso il Monte Tranego. Ad un certo punto la strada si divide e si può scegliere tra il percorso più ripido che si inerpica per il bosco o per la strada forestale più dolce e tranquilla e forse più noiosa. Ovviamente abbiamo optato per la prima opzione e abbiamo cominciato a salire in compagnia del mio fiatone (ah ah!) e della purezza dell'aria. Abbiamo incontrato giusto un paio di persone e un po' di neve rimasta dalla leggera nevicata di qualche giorno prima, e si sa, la neve rende tutto più magico e bello. Si sale ancora un po' tra rocce e prati ora che il bosco non c'è più, fino ad incrociare la strada forestale di prima che ci ha accompagnato fino in cima con i suoi sei tornanti. Il paesaggio è splendido e come sempre la fatica viene ripagata. Arrivati in cima al Monte Tranego sua Maestà l'Antelao era lì a darci il benvenuto con la sua bellezza e imponenza. abbiamo pranzato sopra una panchina con i piedi sulla neve e con un sole che ci scaldava nonostante le temperature fossero rigide. Dieci km, circa 800 m di dislivello, una buona dose di fatica, e un sole che assieme ad un cielo azzurro scaldava corpo e anima. Poi in cima tutto passa, tutto assume un altro aspetto.


VAL D'OTEN - RIFUGIO CAPANNA DEGLI ALPINI- CASCATA DELLE PILE

La Val d'Oten si trova tra il massiccio dell'Antelao e la catena delle Marmarole, praticamente la valle, di origine glaciale, fa da separatore. La conoscevo? Ovviamente no, ma è stata una scoperta di quelle belle, come quando una bella notizia ti cambia il corso della giornata iniziata un po' così e così. 
Abbiamo preso uno dei tanti sentieri della Val d'Oten, quello che porta alla cascata delle Pile. Sono circa dieci chilometri, poco dislivello, ma tanta bellezza. Un sentiero innevato, spruzzato di magia dove mi aspettavo di incontrare qualche fatina o un paio di gnomi, ma credo che per il freddo se ne siano rimasti al calduccio. Il silenzio interrotto solo dal rumore dei passi è qualcosa di unico, in una cornice come le Dolomiti ancora di più. Una boccata d'aria fresca e pulita, che in questo periodo è una delle cose più preziose. Quando ci sono stata io a fine novembre la neve aveva solo fatto capolino, ma la valle per nulla esposta al sole aveva conservato il manto bianco regalando un paesaggio incredibile.
Dopo aver raggiunto il Rifugio Capanna degli Alpini abbiamo proseguito verso la cascata delle Pile qualche centinaio di metri più avanti. Abbiamo provato a risalire la cascata, c'è un sentiero attrezzato con scalette di ferro e ponticelli, ma il ghiaccio rendeva tutto molto scivoloso e poco sicuro, almeno per noi.
Per percorrere questo sentiero l'auto si lascia a Praciadelan a circa cinque chilometri da Calalzo, dove trovate un parcheggio e da dove partono più sentieri.


Entrambe le escursioni mi sono ripromessa di provarle anche d'estate, magari allungandole quel pochino che non siamo riusciti a raggiungere con la neve ed il ghiaccio. Speriamo riaprano anche i rifugi e che si possa riprendere a camminare con la leggerezza che ci manca, portando solo il peso dello zaino...

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