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CRONACA DI UNA TURBOLENZA: DI TAGADÀ E PENSIERI SPARSI A 10.000 m

by 2:09 PM


Dopo essere salita sulle scalette o aver percorso il finger, da anni, da molti anni, un unico gesto accompagna la mia entrata, poco trionfale, in un aereo.

Con la mano destra, sempre la stessa, tocco insistentemente per qualche misero secondo, la carlinga.

Sono delle carezze, o dei leggeri buffetti, qualcosa di coscienziosamente (solo da parte mia) intimo, tra me e il mezzo più sicuro al mondo. 

Di qualsiasi stazza esso sia, a qualsiasi compagnia esso appartenga, lui avrà la mia attenzione, in un affettuoso gesto.

Nella mente, come quando si legge un libro senza proferire alcun suono, gli dico "portami a destinazione". Aggiungerei anche sana e salva, senza turbolenze, con atterraggio senza vento... ma non vorrei chiedere troppo, in fondo ho sempre paura di disturbare, quindi mi limito a chiedere l'essenziale.

Sono riuscita a trovare un equilibrio, benchè precario, con questi (passatemi il termine) "mostri" che solcano cieli, che surfano sulle ali del vento, che fanno vedere il mondo da una prospettiva tra le migliori. Wow, che vista da lì sopra, vi soffermate mai a guardare giù? Io sbircio ogni tanto, perchè a differenza di molti, il mio posto preferito non è quello al finestrino. In duecento e passa voli non mi sono mai seduta dalla parte dell'oblò, all'inizio per paura di guardare sotto, poi con gli anni non so nemmeno io il perchè. Poco male non devo litigare con nessuno per accappararmelo...

Dicevo...Un equilibrio fatto di compromessi, di voglia di viaggiare, di qualche goccia di xanax, di una grossa quantità di fiducia verso chi li guida, riesce a farli decollare ed atterrare.

Capita a volte che con i piedi ben fermi sulla terra, quando alzo la testa al cielo inseguendo una scia nel blu, io pensi che è quasi "magia".

So bene che è ingegneria, di quella seria, ma pensare da sognatrice mi fa affrontare tutto con un po' di leggerezza... forse.

Durante il mio ultimo volo, da Catania a Bologna, mi sono (beh in realtà tutti i passeggeri, non solo io) imbattuta in una turbolenza, forte, fortissima, maledettamente forte.

Nella mia lista di turbolenze, dove tengo come riferimento solo il primo posto, troneggiava quella sopra l'Argentina, da Buenos Aires a El Calafate, quando l'aereo ha preso una perturbazione e i vuoti d'aria non erano decisamente piacevoli. Credo di aver reagito abbastanza male, facendo un testamento mentale, chiamando senza avere il telefono mia mamma a casa, cose così, a caso, dettate dalla paura.

L'Argentina, nella nuova classifica, viene surclassata dall'Italia, da un volo di circa un'ora.

Eh bravi quelli che dicono, "ma sì dura solo un'ora il volo, cosa sarà mai."

Bravi loro. Un applauso (e non al pilota quando atterra, vi prego è il suo lavoro, allora applaudite anche me quando consegno un testo scritto con i controfiocchi eh eh...).

Le paure nascono e si alimentano, perchè non abbiamo il controllo su di esse... e questo vale per ogni tipo di paure. E questo vale per me.

Il Pilota di cognome faceva Rodriguez

Io ho un'ammirazione per tutti i piloti, anche se il mio preferito resta ovviamente il Capitano Sully. Non lo conoscete? Provate a googlare Sully Hudson.

Da brava paurosa di volare, sono ossessionata da tutto ciò che riguarda il tema aereo. Di quello che posso sapere suglia aerei, so tutto, leggo mi informo, guardo serie tv, film....

Ho imparato ad amarli gli aerei, a renderli parte di un viaggio, perchè mi serve usarli.  Viaggiare fa parte della mia vita.

Gli aerei sono amanti un po' scomodi, lo so: a volte turbolenti, spesso mai puntuali. 

Nel volo capitanato da Rodriguez, nella mia testa, non ci sarebbero state turbolenze perchè il cielo era limpido, non c'erano perturbazioni lungo lo stivale....eh beh certo, visto che io sono anche una meteorologa dei voli adesso, avevo la presunzione che in alta quota non ci sarebbero stati agenti esterni a disturbare il mio viaggio.

Arrivato in quota l'aereo comincia a danzare, dentro di me ordino in fila indiana le parolacce che mi passano per la testa e prendo per mano le mie compagne. Una alla mia destra e una alla mia sinistra. Io nel mezzo con gli occhi chiusi e le cuffie nelle orecchie. Ascoltavo "Always" di Bon Jovi.

Rodriguez avvisa i passeggeri che stiamo sorvolando un'area con leggere turbolenze.

Si certo, leggerissime.

All'inizio forse.

Avete presente il Tagadà? Ecco peggio...

In 200 voli presi nella mia vità, la versione peggiore del tagadà non l'avevo ancora vissuta.

Per me l'aereo stava precipitando, sfuggito ai comandi del pilota (mi perdonino tutti i piloti del mondo, è la mia mente che parla, non sono io).

Forse non tiro fuori le palle. Ecco il vero problema, nel momento di vera paura non affronto razionalmente la situazione, o forse dovrei affrontarla irrazionalmente?

L'aereo ha cominciato a scendere, a risalire a piegarsi di lato (ecco lì è stato davvero brutto, per me, mi sembrava di vivere il momento dal di fuori, impossibilitata a fare qualsiasi cosa, tranne che a farmi venire un attacco di ansia).

La percezione è diversa da persona a persona e so che magari a me sembrava che fosse sceso di 50 metri mentre forse erano due. Cosa non fa fare un po' di fifa...solo un po'.

Cazzo sono a diecimila metri di altezza, non posso chiedere di accostare come in macchina, aprire lo sportello e scendere per riprendere aria.

Mi sembrava di stare in uno di quei tori meccanici che quando ci sali sopra vanno ovunque e inaspettatamente non nella direzione che si pensa.

Passato tutto il buon Rodriguez dice che siamo passati in una zona di forti turbolenza...dirlo prima?

Forse meglio che non l'abbia detto? Mah.

Ormai era passato tutto, ma non il mio senso di disagio.

Il resto del viaggio l'aereo ha volato a bassa quota per via dei venti e io ho volato vergognandomi della mia reazione, mettendo nel calderone delle emozioni tutte le colpe che pensavo di avere. Ma in fondo che colpe avevo?

Grazie a vita alle mie compagne di viaggio Milena e Giannella, per le loro mani e le loro parole. Io non ricordo bene quello che ho combinato, magari ho confessato cose, oppure ho imprecato.. ma vi ringrazio a prescindere.



ONEPARK: IL PARCHEGGIO PERFETTO PER LA TUA AUTO

by 8:45 AM



Una delle maggiori cause di stress è trovare parcheggio.
Non so se per voi è lo stesso, ma per me lo è, soprattutto se devo cercarlo in città, magari nell'ora in cui tutto il mondo si muove per le strade, dove avvistare un posto, che sia bianco o blu, diventa una caccia al tesoro. 
A volte, mi è capitato, di tornarmene a casa perché stavo perdendo troppo tempo a trovarne uno.

E il tempo, si sa, è prezioso, e a volte è meglio impiegarlo in modo diverso, invece di restare in attesa di un posto auto.

Questo vale nella città in cui vivo, ma anche un po' in tutte quelle che per viaggio o per lavoro mi sono trovata ad andare a visitare. 
A volte pur avendo Google Maps a portata di mano, non riesco a capire se il posto auto trovato sia vicino al centro della città da visitare; e se poi mi tocca parcheggiare lontano e farmi tutta quella strada a piedi e magari sotto la pioggia?
Ma a tutto (o quasi) c'è una soluzione, ed è per questo che vi invito a conoscere Onepark,  un sito che vi permette di scegliere il parcheggio che preferite (in città, all'aeroporto, in stazione ecc.) e di prenotarlo per tempo per non rimanere... a piedi!

Onepark è una piattaforma di prenotazione parcheggi sul web e e su applicazione mobile  che vi consente di prenotare in anticipo (mesi, giorni, ore) il vostro posto auto, in base alla destinazione.
Dovete andare in aeroporto e non sapete quale parcheggio scegliere, e cominciate a mandare una mail, compilare un form per sapere se c'è posto? Con Onepark tutto diventa più semplice perché basta inserire la destinazione e le date e l'applicazione trova tutti i parcheggi liberi della zona. Scegliete quello più adatto alle vostre esigenze, prenotate con un click e non ci pensate più.

Io l'ho provato poco tempo fa.
Ho prenotato il parcheggio all'aeroporto di Bologna, dove ho lasciato la mia auto per quindici giorni mentre ero in viaggio in California. 
È bastato veramente un click, prenotazione confermata, lasciata la macchina in parcheggio e la navetta mi ha portato in qualche minuto al terminal partenze.
Tutto qui, semplice, facile e l'eventuale disdetta è gratuita.
Come mi sono trovata? Molto bene, non ho perso tempo in fase di prenotazione e nemmeno al desk del parcheggio, e al mio ritorno l'auto era bella e pronta per tornare a casa... io un po' meno ma questo è un altro discorso.




Ovviamente potete prenotare il vostro posto auto in città, in stazioni, insomma un po' ovunque. Pensate che ci sono più di duemila parcheggi in molti paesi Europei, come Italia, Francia, Svizzera ecc.
Onepark propone i migliori prezzi sul mercato e prenotando potrete risparmiare fino al 60% grazie alle loro offerte speciali, mica male direi.

Vi invito caldamente a provare la piattaforma Onepark per il prossimo vostro viaggio, o per la gita fuori porta e per il vostro weekend romantico.
Ancora per qualche settimana potrete usufruire di uno sconto se prenotate attraverso questo link!



Mi raccomando poi fatemi sapere come vi siete trovati.
Buon viaggio e buon parcheggio.


Foto Unsplash
Articolo in collaborazione con Onepark





STATUA DELLA LIBERTÀ, STORIA E CURIOSITÀ

by 9:28 AM




Qual è la prima cosa che viene in mente quando pensate a New York?
La mia è la Statua della Libertà.

Sarò scontata, o poco imprevedibile, ma per me è sempre stata un simbolo solenne. Uno dei monumenti più importanti che esistano al mondo, non tanto per la sua imponenza, ma per quello che sta a significare: libertà.
Si trova al centro della baia di Manhattan su Liberty Island. Il nome originale della statua sarebbe La Libertà che illumina il mondo, e in effetti il suo scopo era di illuminare ed accogliere gli immigrati che con le navi raggiungevano il porto di New York.
Penso sempre all'emozione che provavano quegli occhi sul ponte della nave, quando intravvedevano le prime luci e passavano di fianco a lei, al simbolo della loro libertà in un nuovo paese, nella loro nuova vita, volti pieni di paura e speranza. 
A me vengono i brividi, mi commuovo di fronte a questo pezzo di storia.
È una delle cose da non perdere a New York e anche il portale magazine di Expedia Explore la inserisce tra le 20 cose che vale assolutamente la pena di visitare durante un viaggio nella Grande Mela.






La sua storia è affascinante, mi ha sempre incuriosito, e quando finalmente qualche anno fa ho avuto il piacere di poterla visitare, ho esaudito un desiderio che avevo custodito nel mio cassetto.

La storia

Tutto è cominciato nella seconda metà del 1800 quando un certo Sig. Laboulaye, un professore di diritto che in Francia si batteva per l'accesso allo studio e sosteneva con passione le ragioni dell'unione nella Guerra di Secessione Americana. Ha pensato quindi che fosse necessario fare un regalo, un monumento che rendesse concreta l'idea di fratellanza tra la Francia e l'America, un monumento che fosse paladino della giustizia e della libertà. Ad ascoltare quelle parole tra la folla durante il discorso c'era uno scultore di nome Berthald che in pochi istanti immaginò nella sua mente quella che sarebbe diventata la Statua della Libertà, posizionata all'imboccatura del porto di New York, con lo sguardo rivolto al mare, come l'antico colosso di Rodi. Non fu da solo, perché nella costruzione della statua fu coinvolto anche l'ingegnere Eiffel, esattamente quello della famose torre a Parigi che ideò la struttura portante, cioè lo scheletro della grande scultura.

Arte e tecnologia dovevano convivere assieme: la statua doveva essere vuota all'interno, con un'unica anima di reticolati in acciaio, mentre l'esterno doveva essere fatto con tanti fogli di rame sbalzati e uniti da dei rivetti. La base sulla quale doveva essere appoggiata era in granito rosa proveniente dal Connecticut.

Ovviamente costruire una statua di tali dimensioni aveva un costo non indifferente, quindi si studiarono delle strategie per poter avere dei finanziamenti di avanzamento lavori, come per esempio quella di esporre la testa della statua nella sua totale maestosità ai giardini del Palais du Trocadero dove i visitatori entusiasti cominciarono a dare dei soldi per diventare parte del progetto.
Lo stesso vale per il basamento, mancavano i fondi per terminarlo, così il New York Times lanciò una sottoscrizione pubblica alla quale risposero prontamente in molti. Furono i Newyorkesi con il loro denaro a rendere possibile la costruzione del piedistallo che l'avrebbe sorretta. 

Fu regalata dai Francesi agli Stati uniti nel 1883 in casse trasportate a New York a bordo di una piccola nave, furono quindi necessari più viaggi.
Infine furono assemblatati i 300 pezzi che la compongono come un puzzle ad incastro, un pezzo alla volta.
Nel 1886 viene inaugurata nella sua splendida bellezza in 93 m di altezza per 156 tonnellate.




Qualche dettaglio e curiosità

La Statua è una figura femminile avvolta da una lunga toga. 
Ai suoi piedi, che sbucano appena fuori dalla veste ci sono delle catene spezzate in segno di libertà.
La corona che tiene in testa ha sette punte come i sette mari e i sette continenti.
Il braccio destro è spoglio dalla veste e tiene una fiaccola accesa che testimonia la libertà e la giustizia (e che fungeva da faro), quello sinistro invece è piegato verso il corpo e sostiene una tavola sulla quale si legge 4 luglio 1776, la data della dichiarazione di indipendenza.
In origine era color rame che nel giro di vent'anni si è ossidato diventando l'attuale verde.

Gli studi ingegneristici di Eiffel furono fondamentali, infatti la statua deve avere la possibilità di compiere delle oscillazioni per resistere al vento e non spezzarsi anche in caso di dilatazione del metallo durante i cambiamenti di temperatura.

Una scala principale sale dal basamento alla corona e una molto più piccola consente la salita fino alla fiaccola.

Sul piedistallo è incisa una citazione intitolata The New Colossus composta dalla poetessa statunitense Emma Lazarus, che è un inno alla libertà, scritto dopo che lei stessa fece visita ai quartieri di quarantena degli immigrati nel porto:

"Tenetevi o antiche terre, la vostra vana pompa- grida essa con le silenti labbra- Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dlle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata."



Visibile da una distanza di 40 km rappresenta ancora oggi un simbolo di speranza.
È visitabile giornalmente, malgrado ci siano stati in passato chiusure per motivi di sicurezza, non solo per allarmi terroristici, ma anche per situazioni atmosferiche, tipo uragani.

Ogni anno viene visitata da circa 4 milioni di persone.


Articolo in collaborazione con Expedia 


DEATH VALLEY, I LUOGHI DA NON PERDERE

by 9:16 AM



La Death Valley è il parco nazionale più grande degli Stati Uniti e deve il suo nome al fatto che non può esserci vita in quanto si tratta di una zona desertica in cui durante i periodi più caldi la temperatura può raggiungere i cinquanta gradi centigradi.

Le precipitazioni raggiungono i 5 cm l'anno e li ho presi tutti io nei due giorni in cui ci sono stata.
Era inverno, 
era fresco, e i colori erano degni di un quadro impressionista.
Luogo perfetto per chi ama la fotografia.

Ci ho dedicato un paio di giorni scarsi tra acquazzoni e squarci di sole, che hanno reso i paesaggi ancora più colorati. 

Segnatevi questi quattro posti, per il prossimo viaggio!

Zabriskie Point
Sicuramente è il punto panoramico più famoso della Death Valley, ma merita assolutamente di essere visto. Una una terra arida e cattiva dove non può crescere nessuna forma di vita. Zabriskie point è nato dai sedimenti del lago Furnace Creek che si è prosciugato "appena" cinque milioni di anni fa...
Troverete un po' di gente in confronto al resto del parco, ma questo è il prezzo da pagare per visitare luoghi splendidi. C'è la possibilità di fare una breve escursione di circa tre km per vedere da vicino le rocce e i colori che assumono nei vari momenti della giornata... o stagione.





Devil's Golf Course
Tra Furnace Creek e Badwater si trova il campo da golf del diavolo, composto da grandi formazioni di sale che si estendono a perdita d'occhio. Un paesaggio brullo e singolare che merita una breve fermata, per ammirarlo e per camminare sopra alle rocce non rocce fatte di sale. Attenti a non cadere, il terreno è instabile...ma molto affascinate.
"Solo un diavolo può giocare a golf su questa superficie".





Mesquite Flat Sand Dunes 
Sono le dune più accessibili della Death Valley e raggiungono i trenta metri di altezza. Nel vostro itinerario dovete assolutamente includerle e perderci del tempo, perché andarsene via sarà difficile. Che siate bambini o meno rotolare giù dalle dune risulterà l'attività più divertente del giorno. Ovviamente il momento migliore per visitarle è all'alba o al tramonto: d'estate per motivi di temperatura, e d'inverno per gustarsele con i migliori colori che la natura riesce a donare. Percorsi non ce ne sono, o meglio vengono cancellati dalla sabbia portata dal vento come in tutti i deserti, quindi lasciatevi ispirare dal momento, e passeggiate senza meta, toglietevi le scarpe, sedetevi ad ascoltare il silenzio e a scrutare l'orizzonte.





Artist's Palette
Più di cinque milioni di anni fa in seguito a ripetute eruzioni vulcaniche l'intera zona è stata ricoperta da ceneri e minerali che si sono depositati a formare delle piccole montagne. Questi minerali erano chimicamente alterati dal calore e dall'acqua e da altri elementi. Alcuni minerali colorati sono l'ematite rossa e il clorito verde che danno origine ad una vera e propria tavolozza di colori creata dall'artista Natura. Le nuvole che di giorno passano e le rare (ma io sono stata fortunata e le ho trovate) precipitazioni cambiano le intensità dei colori, rendendo ogni momento diverso.
Artist's Drive è una strada panoramica lunga circa una quindicina di chilometri. Prendetevi un po' di tempo per fare una passeggiata tra le rocce colorate.





Se programmate il viaggio nei mesi estivi, vi consiglio di portare molta acqua: la prima volta che ci sono stata molti anni fa ad agosto le temperature erano alte e avevamo in auto una scorta abbondante di liquidi. L'acqua serve anche d'inverno, ma ovviamente in quantità minori. Attenzione perché i punti ristoro sono pochi, quindi meglio avere del cibo in auto per qualsiasi evenienza.
Scarpe sportive, meglio se da trekking, cappello per le giornate di sole e giacca impermeabile per quelle di pioggia, perché sì, può capitare...

Dove dormire
Ve lo consiglio o non ve lo consiglio?  Sì dai: Panamint Spring Resort.
Eh eh, era l'unico posto disponibile per il pernottamento all'interno della Death Valley, e secondo me poteva benissimo essere il set di un film dell'orrore. Ma se ci dovete passare una notte va benissimo. Un po' spartano, con dei buchi qua e là in stanza, ma con tutto il necessario. Per cena il ristorante del motel serve degli ottimi hamburger e apple pie.
Purtroppo il paesaggio era tutto avvolto nella nebbia, anche la mattina;  non ho foto, ma si dice che da lì si ammiri un panorama mozzafiato... ci credo sulla parola!
Il check-in si fa al piccolo market poco distante, dove si possono comprare anche generi di prima necessità.






  

 Ciaoooo










SKYLINE DA NON PERDERE IN GIRO PER IL MONDO

by 8:23 AM



Guardare una città (e non intendo dal finestrino di un aereo) mi è sempre piaciuto, fondamentalmente per due motivi: 
1. la vista spazia a trecentosessanta gradi
2. l'emozione va guadagnata salendo altissimi palazzi.

Da quando i viaggi sono parte integrante della mia vita, ogni meta scelta, se possibile, ha una tappa che mi permette di vedere ciò che mi circonda dall'alto.

Le vertigini passano in secondo piano, la felicità supera la fatica o, in caso di salita in ascensore, la paura.

Ecco qui una lista degli skyline che ho conquistato:

New York - Top Of The Rock

Lo so, vinco facile, però c'è da dire che in molti preferiscono salire sull' Empire. Sul Top of The Rock ci sono salita principalmente perché la fila all'altro grattacielo era infinita, ma è pure vero che permette di vedere l'Empire State Building visto dall'alto, cosa da non trascurare. L'osservatorio si trova ad un'altezza di circa 270 metri e si estende su tre piani, l'ultimo è all'aperto, ovviamente con le protezioni, e la vista spazia a 360 sulla grande mela! Non è proprio economico, però acquistando la New York City Pass si risparmia qualcosa; in ogni caso, non lo vuoi fare un salto lì sopra? 
L'ora migliore per andarci? Senza dubbio al calar del sole, quindi calcolate bene gli orari del tramonto prima di prenotare, per non perdervi la golden hour su una delle città più belle del mondo.
Curiosità: il grattacielo, inaugurato nel 1933 ha 60 ascensori all'interno...



Parigi -  Galeries Lafayette

Avrei voluto parlarvi della Tour Eiffel, o dellAarco di Trionfo, ma sarei stata troppo scontata. Ci sono salita su tutti e due, e ve lo consiglio vivamente.  Esiste un posto però dove la torre può essere parte del panorama, ed è pure gratuito: è la Galeries Lafayette, e dal suo ultimo piano è possibile godere di una vista incredibile su Parigi che va dalla splendida torre Eiffel  alla collina di Montmartre con il Sacre Coeur. Di indubbia bellezza sono anche i grandi magazzini con la loro cupola neo bizantina; e poi, dopo la sosta in terrazza, potete fermarvi a fare un po' di shopping!

Curiosità: la terrazza è stata costruita per far vedere Parigi in un colpo d'occhio...




Breslavia o Wroclaw - Unversità / Sky Tower Observation Deck

A Breslavia, la città degli gnomi, sono salita su due palazzi per vederla dall'alto. Il primo, e più bello è l'università: all'esterno si può vedere la torre matematica che una volta era l'osservatorio astronomico e le quattro statue che rappresentano la medicina, la filosofia, il diritto e la teologia. Dovete salire molti gradini, farvi venire un gran fiatone per ammirare la città dall'alto, ma vi assicuro che ne varrà la pena!
L'altro punto panoramico è la Sky Tower Observation Deck, sul quale con qualche Sloty potrete salire per avere una vista molto interessante sulla città polacca. Il biglietto si acquista nel centro commerciale sottostante e dovrete scegliere un orario per salire (in ascensore) i 49 piani, sperando ci sia poca foschia ed un cielo sgombro di nuvole...
Curiosità: Nel 1863 due fratelli, Karl e Louis Stangen, hanno aperto a Breslavia la seconda agenzia di viaggi del mondo.




Bangkok - Lebua Tower, Sky Bar il Sirocco


Se volete passare una notte da leoni... no dai è solo un chiaro richiamo al film che sopra a questa torre è stato girato per alcune scene. Lo Sky Bar al Lebua resta per me un posto incredibile per vedere Bangkok dall'alto. Panorama bellissimo, no che dico, superlativo: dal sessantaquattresimo piano la città brilla ai vostri piedi. Solo due postille... dress code abbastanza rigido, ma se sono passata io, via libera, e cocktail non proprio economici, ma chi se ne importa, la vista da lassù ripaga tutto. 
Curiosità: sono vietate le foto sulla scalinata dove è stata girata la scena del film "Una notte da Leoni."




Budapest - Il Bastione dei pescatori a Buda

Budapest è una città che incanta sempre con il suo fascino elegante, ma la sera quando il sole si spegne e si accendono le luci, per me diventa magica. Il posto più bello, per ammirare questa magia è nella città di Buda, dall'altra parte del Danubio, sopra il Bastione dei Pescatori, uno di quei luoghi che portano indietro nel tempo... mmm quasi mi sentivo una dama medioevale! Tutto gratuito, e incredibilmente bello, voi che ne pensate?
Curiosità: Il bastione prende il nome dalla corporazione dei pescatori che era stata incaricata di difendere questo tratto di mura della città durante il medioevo. 




Berlino - Panoramapunkt

Se volete vedere la storica città con una vista a 360 gradi all'aperto, dovete recarvi all'ultimo piano del Kollhoff, il grattacielo alto cento metri che si affaccia su Potsdamer Platz. Si dice che l'ascensore sia il più veloce di tutta Europa, e in una manciata di secondi può portarvi in cima all'edificio. Se andate d'inverno con temperature polari (parlo per esperienza) all'interno trovate un caffè dove riscaldarvi con una calda cioccolata e una vista sul mondo!
Non ho foto, perdonatemi, ma i -11 gradi e un vento un poco impegnativo, non me l'hanno permesso. Facciamo che ci torno con la bella stagione! 
Curiosità: L'ascensore ci mette dieci secondi a raggiungere il ventiquattresimo piano.

Los Angeles - Griffith Observatory 

Basta parcheggiare per qualche minuto la macchina lungo il ciglio della strada nel Griffith Park e sperare non ci sia troppa foschia per riuscire a catturare la città degli angeli da una prospettiva intrigante. Troverete un sacco di gente che si sta recando all'osservatorio, ma in realtà negli spiazzi panoramici, si può scorgere un nuovo modo di vivere la caotica Los Angeles, che da quell'altezza potrà sembrarvi calma e rilassante... fateci caso!
Curiosità: Il Signor Griffith una volta ha detto: "Se tutta l'umanità potesse guardare attraverso quel telescopio, ciò potrebbe cambiare il mondo." 


Questo post sarà in continuo aggiornamento per ogni nuovo skyline che visito in giro per il mondo.
La curiosità ad un passo dal cielo!

Ciao Viaggiatori.



*Tutte le foto sono di mia proprietà*

IL PARCO NAZIONALE DEL JOSHUA TREE IN UN GIORNO

by 6:44 PM



Visitare la California in inverno ha i suoi lati positivi. Uno di questi è che non fa caldo, quel caldo che fa schiattare, di conseguenza ci si può godere parecchi parchi senza il termometro che segna i 50 gradi all'ombra.
Direi che gennaio è un mese perfetto, l'aria primaverile tendente al fresco regna sovrana, l'unico neo è che le giornate sono corte, ma si può rimediare svegliandosi presto la mattina (risatina hiihih).

Il Joshua Tree è stato il primo parco visitato durante il mio ultimo viaggio tra la California e il Nevada. C'ero già stata, solo di passaggio in realtà, e questa volta ci ho dedicato un po' di tempo in più, anche se lo sappiamo tutti che il tempo non è mai sufficiente in viaggio soprattutto in posti come questi dove l'ambiente ha da mostrare mille lati e mille sfide, dove vorresti non doverti togliere le scarpe da trekking dai piedi ma continuare ad esplorare in lungo e in largo.

Il parco si trova a nord est di San Diego, da dove sono partita, e ci si arriva in circa tre ore contando soste varie. 
Il nome Joshua Tree è stato dato dai Mormoni per gli alberi di yucca che crescono esclusivamente in questa zona del mondo: gli alberi di Giosuè, sembrano protendere i rami, quindi le braccia, al cielo come il personaggio biblico.
Però a molti di voi il nome di questo parco suona familiare per altri motivi, infatti è il titolo di un album degli U2, affascinati da questo incredibile posto.
E in effetti incredibile lo è, conservo un ricordo indelebile.







All'interno del parco ci sono tantissimi percorsi da fare per immergersi nel deserto e vedere molto da vicino la bizzarra vegetazione. D'estate le temperature alte demoralizzano i visitatori che risalgono quasi subito in macchina e proseguono, ma fuori stagione è una meraviglia potersi soffermare più a lungo e decidere di fare uno dei percorsi proposti.
Anche solo passandoci in auto regala emozioni, ma vuoi mettere di potersi fermare e fare qualche passo nel deserto?
Tra i vari percorsi proposti ho fatto la Hidden Valley, un itinerario lungo circa 2 chilometri, facile e tranquillo. Si parte e si arriva nello stesso punto. Si chiama così perché era un facile nascondiglio per briganti e ladri di bestiame che cercavano riparo tra gli enormi massi di roccia.
Ovviamente i due chilometri sono stati fatti in un tempo lunghissimo, perché ogni angolo voleva essere fotografato e ogni roccia scalata...
Quello che colpisce subito è il silenzio, qualcosa al quale non siamo più abituati. Il piacere di ascoltare la natura nei suoi piccoli e a volte impercettibili suoni. 
Se oltre agli alberi di Giosuè, vi piacciono anche i grandi massi dirigetevi e fermatevi a Jumbo Rocks, uno dei luoghi più turistici (tranquilli troverete sempre poca gente) del parco, con percorsi e pareti dove fare arrampicata e dove vedere la famosa Skull Rock ovvero la roccia con le sembianze di un teschio.



Di cose da vedere e di sentieri segnati ce ne sono in larga quantità, purtroppo è sempre il tempo che manca, anche se questa volta il mio itinerario californiano era focalizzato solo nella parte sud dello stato, mi ci sarebbero voluti almeno tre giorni per tappa... ci dovrò ritornare una terza volta mi sa!








Info sul Parco
Entrare al parco costa 20 dollari ad auto, e si paga ad uno degli ingressi: ce ne sono tre, uno a nord, uno a sud e uno ad ovest.
All'interno non ci sono punti ristoro, quindi attrezzatevi con cibarie varie e acqua, molta acqua. In estate protezione e cappellino, in inverno si sta bene, anche in maniche corte.

Dove dormire
Di scelte per dormire (non costose) non ce ne sono poi tante; noi abbiamo dormito in un piccolo Motel un po' fatiscente, probabilmente con la moquette, anche se non ricordo bene, ma tutto sommato pulito e funzionale, con colazione inclusa. Si chiama Super 8 Motel e si trova nella Yucca Valley.

Dove mangiare
Volevamo andare a Pioneertown un vecchio set di film western dove oltre ad esserci qualche casa c'è un ristorante che dicono essere molto caratteristico: il Pappy & Harriet's Pioneer Palace. Ecco se volete andarci prenotate con largo anticipo, o bevete otto litri di birra nell'attesa che si liberi un tavolo...
In alternativa se vi piace la buona carne vi consiglio Sizzler, vicinissimo al Motel!

Guide usate
Due settimane i California di Paola Annoni  e Gianni Mezzadri- Viaggiautori 
Lonely Planet - California







L'ISOLA DI CEBU, DUE GIORNI TRA MARE E SORRISI

by 6:46 PM





Continua il mio racconto sulle Filippine, paese di una bellezza estrema, luogo dove i sorrisi sono contagiosi.

Siamo arrivati a Cebu da El Nido con un volo della super compagnia aerea Air Swift.
Anche questa volta, prima di salire ho fatto testamento, ma come nel volo precedente da Manila a El Nido, tutto è andato bene, nonostante il minuscolo aeroplanino a eliche.

Cebu è una provincia delle Filippine che si trova nella regione delle Visayas e comprende l'isola più grande, Cebu appunto, e altri 150 isolotti.

Cebu è stata una meta decisa all'ultimo, su due piedi. Il motivo per cui non l'avevamo messa da subito in programma si chiama "stagione delle piogge" e abbiamo di conseguenza aspettato per vedere quale luogo sarebbe stato meno colpito in quei giorni
Avremmo voluto vedere e fare tantissime cose, ma con il tempo a disposizione e con gli imprevedibili tempi di spostamento filippini, abbiamo optato per fermarci un paio di giorni nello stesso posto, cioè a Mactan, una piccola isola (unita da due ponti) poco lontana dalla più grande Cebu della quale fa parte.
Proprio in questa isoletta morì il navigatore Magellano nella famosa battaglia di Mactan il 27 aprile del 1521. Pare che il Re Filippino Lapu-Lapu non volesse sottostare al nuovo Re di Spagna Enrico V, e fu quindi attaccato da tre navi dove durante lo scontro ci furono molte vittime, tra le quali appunto il famoso navigatore Magellano.

Come nel resto del Paese, anche in questa isola i sorrisi sono la parte migliore, soprattutto quelli dei bambini. Le città sono fatte da chi le abita e a Lapu Lapu, città principale di Mactan, ogni angolo parla, ogni persona sorride.
Due giorni sono molto pochi, ma sono stati un ottimo assaggio delle meraviglie da vedere. Ci siamo fondamentalmente dedicati al mare, perché in luoghi come questo, lui è il protagonista e non se ne ha mai abbastanza. 




Per la nostra giornata in mare abbiamo contrattato direttamente al porto con il proprietario di una bangka, la barca tipica Filippina.
Solo noi, e il piacere di non fare tour turistici ma di entrare nella cultura locale. 
La giornata è trascorsa in balia delle calme onde al largo dell'isola, tra vari spot dove fermasi a fare snorkeling o dei grandi tuffi. Con noi una signora filippina anche lei proprietaria della barca che avrà avuto si e no settantanni e che ci ha fatto compagnia silenziosamente per tutto il tempo, tranne in due momenti: per venderci degli oggetti di artigianato e per dirci che il temporale stava arrivando e che era ora di rientrare.
La giornata è stata splendida, senza alcun dubbio, i pesci da ammirare sono colorati, e solo il paesaggio mette in pace con il mondo.
Per mangiare, prima della partenza, abbiamo fatto la spesa in un panificio, prendendo pressoché cose a caso, che per fortuna si sono rivelate molto buone: panini di vario tipo, dolci e salati.





Dove dormire?
Noi abbiamo soggiornato all'Hotel Be Resort Mactan, non economicissimo (circa 100 euro la tripla) ma molto bello e ad un passo dal mare. Il giorno in cui siamo arrivati siamo stati ad ammirare il tramonto stesi su comode poltrone. C'è anche una bellissima piscina, dove neanche a dirlo i bambini si sono tuffati mille mila volte. Beh sì, bambini, perché ero in viaggio con la mia amica Milena, e se non avete letto i post precedenti a questo sulle Filippine, correte subito a farlo!!!!

Dove mangiare?
Il cibo Filippino ha fatto breccia nel mio cuore e questi posti, se passate da quelle parti, dovete assolutamente provarli!
Il primo è Maribago Grill e Restaurant (Maribago, Lapu-Lapu), cucina tradizionale e OTTIMA! Il locale è all'aperto e si mangia sotto delle capanne di legno rialzate da terra. Non mi ricordo bene cosa ho mangiato, chiedo venia, ma di sicuro c'era qualche gambero in mezzo!

Il secondo è l'Inday Pinas Sutukil (Punta Engaño Rd, Lapu-Lapu City) e si trova all'interno di un mercato. La cosa bella è che ti puoi scegliere il pesce che poi cucineranno. In realtà non si sa se effettivamente cucineranno proprio quel pesce, ma mi piace pensarlo. Il locale dove si mangia sembra il piano superiore della casa del proprietario, in una grande terrazza con vista sulla baia di Magellano. Si vocifera che le patate fritte siano state le migliori mangiate nelle Filippine, credo di non aver fatto in tempo ad assaggiarle per poterlo confermare. Confermo invece la bontà di tutti gli altri piatti, compreso il pesce!

Il giorno seguente lo abbiamo dedicato a navigare verso la meta successiva, con la stessa bangka del giorno precedente, con la stessa signora settantenne o forse più e con un temporale da ricordare... ma questa è un'altra storia!







LOS ANGELES IN DUE GIORNI

by 11:09 AM





Los Angeles, la città degli angeli, degli sfarzi, del cinema.
La città che non dorme mai, dove ogni angolo lo hai già visto in qualche serie tv o in qualche film che hai amato.

La verità è che mi immaginavo tutto molto più romantico. Lo so, lo so, ma dovete capire che io sono cresciuta con il mito di Hollywood e di tutta la grande fabbrica cinematografica che ci sta dietro. La mia prima volta in California, e parlo di undici anni fa, a Los Angeles e dintorni non ci ero voluta andare, forse per mantenere intatto il mondo che mi ero immaginata. Sono sicura di non essere l'unica a pensarla così e soprattutto non sono l'unica ad aver deciso alla fine di controllare con i propri occhi. Molte cose, per esempio, me le immaginavo diverse, altre però sono riuscite lo stesso ad emozionarmi un pochino, beh capitemi... 
Io nel frattempo continuo a sognare, la realtà è un'altra cosa.

Ma in due giorni, di più non le ho dedicato, cosa si può vedere a Los Angeles?

Griffith Observatory

Un vero e proprio osservatorio astronomico che domina la città di Los Angeles ed è situato all'interno del Griffith Park, un immenso parco dove potete trovare un'ottantina di chilometri di percorsi aridi e selvaggi per passeggiare e fare trekking.
Non l'ho potuto visitare perché quando ci sono andata i posti per parcheggiare erano esauriti, anche lungo la strada. Pazienza mi sono detta, mica può andare sempre tutto bene, anche perché era una giornata molto fosca. Mi sono fermata in uno spiazzo e ho fatto questa foto alla città, che io trovo estremamente affascinante...



Scritta "Hollywood"

Dai, è uno sfizio che mi sono tolta, potevo non ammirala? La scritta originale risale al 1923 e in realtà non era "Hollywood", ma "Hollywoodland" il tempio dell' industria cinematografica, ed era illuminata anche di notte. Il progetto prevedeva che fosse un'insegna a termine, ma poi il flusso dei turisti fece cambiare idea e invece di toglierla l'hanno accorciata e restaurata così come la vedete ora, a dominare da sopra la collina la grande città. Ci sono molti punti dal quale poterla ammirare, io ho scelto quello meno invasivo e forse anche quello in cui non la si vede proprio bene, ma suvvia, non c'era nessuno in quel posto! Ho scelto una via, una delle tante del quartiere di Hollywood che era perpendicolare alla scritta. Una via residenziale lunga e diritta dove all'orizzonte si scorgono le grandi lettere. La via è Beachwood Drive e ho parcheggiato lungo la strada per poi tuffarmici in mezzo per far le foto. Ricordate che è una via residenziale, quindi se vedete il proprietario della casa davanti alla quale avete posteggiato l'auto, chiedete il permesso e magari fatevi due chiacchiere! 



Walk of fame

Chissà cosa mi ero messa in testa io. Le stelle sul marciapiede con il nome del grande artista di turno si sono rivelate una grande delusione. Viste e straviste in tv e in rete mi immaginavo qualcosa di molto più fico, invece la magia probabilmente è scemata per colpa di tutto il business che si è creato attorno, con negozi dai mille souvenir a qualsivoglia tema kitsch e milioni di statuine degli oscar in vari formati e colori.



Le impronte delle star

Lungo la Walk of Fame, davanti al TLC  Chinese Theatre si trovano le impronte di mani e piedi delle più famose star di Hollywood. A differenza del marciapiede stellato, questo luogo mi ha trasmesso un senso di "vero". Le impronte sono vere, insomma ho messo il palmo della mia mano sopra a quello di Al Pacino, chiedetemi se non ero felice?? Dal 1927 grandi star del cinema hanno lasciato la loro impronta sul cemento davanti a questo teatro. Curiosità: per lasciare l'orma bisogna essere in vita e aver ricevuto almeno un Oscar! Ad oggi si contano più di 200 impronte di mani, piedi e autografi.





UCLA

È l'Università pubblica tra le più prestigiose al mondo e io mi ci sono persa dentro, non ero mai stata in un Campus così grande, o meglio in un'università in generale escludendo quella della mia città che è tra le più antiche del mondo!
Mi ci ha portato in visita la mia amica californiana, attraverso i luoghi dove ha studiato e dove tutt'ora torna per le sue ricerche di lavoro; sono passata in mezzo a centinaia di studenti che: studiavano, chiacchieravano, mangiavano, leggevano, si baciavano e telefonavano. Sono passata in mezzo alle loro vite in sordina, ammirando tutto quello che c'era attorno. Da non perdere lo store con i gadget dell'università, penne, matite, cappellino, felpe, magliette e qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente in questo momento. E poi il campo da football, perché lì lo sport durante gli anni universitari è una cosa seria!



Urban Light

A voi piacciono le installazioni? A me tantissimo e non volevo assolutamente perdermi questa di Chris Burden che si trova all'entrata del LACMA, il Los Angeles County Museum of Art. Sono duecentodue lampioni stradali provenienti dal sud della California, tutti diversi tra di loro e rimessi a nuovo dall'artista che li ha definiti così: "dichiarazione di una società civilizzata e sofisticata, danno sicurezza nelle ore di buio e sono belli da vedere".
Senza ombra di dubbio, aggiungo io.
Il loro massimo splendore lo si può ammirare al crepuscolo e alla sera quando si illuminano, ma a volte per questioni "logistiche" si finisce per vederli in pieno giorno. L'effetto wow è comunque assicurato!






Beverly Hills

Non è proprio un quartiere nel mio stile, sì insomma non posso nemmeno fare shopping perché dovrei fare un nuovo mutuo, ma io sono della generazione di Brenda e Brandon Walsh e di Beverly Hills 90210 e non potevo di certo perdermi questo posto. Un luogo ricco di eccessi e di persone a tratti stravaganti che merita di essere visto, anche solo per dare un'occhiata alle vetrine o per ammirare l'hotel di Pretty Woman!
Non ho una foto decente da pubblicare... sorry, ma vi metto questa che va bene lo stesso hihihi.



Photo Credit Web

Venice Beach

Una piccola Venezia, fatta di ponti e canali, forse è la zona meno conosciuta di Venice Beach, dove tutti invece si riversano sulla spiaggia e sul lungo mare. Quella zona poco conosciuta è fatta di una tranquillità piacevole e di case da urlo, che potenzialmente non potrò mai permettermi, ma perfette, quasi da sembrare finte. In riva all'oceano invece tutto cambia, tutto si trasforma in base alle esigenze. Negozi di chincaglierie o marijuana, artisti di strada, e suonatori improvvisati, senza tetto in mezzo alla sporcizia e pattinatori impavidi a schivare i passanti. Ma la cosa più bella per me resta lo skate park sulla spiaggia vista oceano. Io ci ho passato un bel po' di tempo ad osservare le mirabolanti acrobazie di giovani ragazzi e ragazze. 







Santa Monica

Il quartiere perfetto dove passare del tempo, o la vita. L'Oceano rumoroso, una spiaggia infinita, un luna park perenne sul molo, gente che fa sport a qualsiasi ora del giorno, e spazi dedicati ai più piccoli: niente male come prima impressione no? Santa Monica, dove finisce, o inizia (punti di vista) la mitica Route 66, dove l'ottovolante scende in picchiata verso il mare, dove ci si può sedere sulla sabbia e guardare uno spettacolo in prima fila senza stancarsi mai...






Nei giorni in cui sono stata a Los Angeles ero ospite della mia amica, quindi non ho testato molti posti, ma qualche consiglio riesco a darvelo...


Dove mangiare:

Se siete in zona Hollywood, tra Walk of Fame e impronte delle star andate a fare un salto da In & Out Burger (Sunset Blvd 6201) consigliato da Paola di Scusateiovado dove mangerete per niente sano, ma gli Hamburger sono davvero ottimi e ad un costo veramente cheap! Accaparratevi i tavolini all'aperto così eviterete di assorbire tutto l'odore di cibo hihihi. 

Se invece state passeggiando per Venice Beach e lo stomaco comincia a brontolare, fermatevi da Zelda's Corner (eh eh già il nome piace!). Un localino mignon in una strada laterale (9 Westminster Ave) che fa panini per tutti i gusti, ma la cosa che non scorderete mai per il resto della vostra vita saranno i mini Donuts che preparano al momento e che vi porteranno in paradiso per qualche minuto. Fateveli cospargere di zucchero e cannella!!!!

Se state passeggiando a Beverly Hills e avete voglia di qualcosa di dolce andate a fare un salto da Ladurée per prendervi delle gioie dolci dolci come i macarons (North Beverly Drive), non molto cheap, ma molto in stile Rodeo Drive!

Dove dormire:

Oltre ad abusare dell'ospitalità della mia amica, che comunque abita a settanta chilometri da Los Angeles una notte ho dormito in zona Santa Monica, in un appartamento prenotato al volo su booking. Non proprio economico, ma con una vista che spaziava fino all'oceano MERAVIGLIOSA. Un'appartamento per sei persone, e noi eravamo in sei, più accogliente di casa mia, con vetrate sul mondo per ammirare lo spettacolo dell'alba e del tramonto! Non trovo più il link, forse non è più disponibile, ma continuo le ricerche e poi vi faccio sapere; nel frattempo gustatevi la vista!


















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