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HALLOWEEN E UNA CACCIA AL TESORO TUTTA PADOVANA!

by 12:09 PM






Scuri vampiri,
Occhi feroci,
Maghi barbuti,
Orride voci...


Dolcetto o scherzetto? Non ditemi che non festeggiate Halloween, questa consumistica e pagana festa che arriva (si dice) dagli Stati Uniti!
Si dice, perché mia madre mi racconta sempre che nel suo paesino natale si festeggiava qualcosa di simile. Non c'erano le zucche intagliate e molte altre cose, ma la sera del giorno dei morti si andava a spaventare le persone al buio, con lumi accesi e scherzi improvvisati! ci si divertiva così da ragazzi, mi dice ancora...
Me lo racconta da sempre e da sempre ne sono incantata! E questo molti anni prima del boom di questa festa!
Io la festeggio da anni, che vi devo dire, mi piace, mi piace l'autunno, i colori, l'aria frizzante e le zucche! 
Di solito ne compro una che più grossa non ce n'è e la intaglio. Non sempre il risultato è quello sperato ma ci provo, mi diverto, il senso è anche quello : divertirsi!
E quest'anno cosa farò?
Oltre ad organizzare una festina per il mio piccolo viaggiatore vestito da scheletro luminoso ed altri suoi amichetti, parteciperò ad un evento qui a Padova!
Una caccia al tesoro!
Penserete che non ho più l'età per queste cose, e a dire il vero l'ho pensato anch'io.
Ma poi ho pensato anche che divertirsi è uno degli scopi principali della vita, assieme al viaggiare, mangiare e ..... beh avete capito!

Play the City, in collaborazione con Padova Eventi ha organizzato una vera e propria caccia al tesoro nella mia città! Si andrà alla scoperta di miti, leggende e di antichi mostri (ho quasi paura) che hanno abitato Padova.
Quando? Venerdì 31 ottobre  e sabato 1 novembre.
Una caccia al tesoro Social! Eh sì, perché i giocatori, singolarmente o in squadra andranno alla scoperta della città con uno smartphone in mano, tra indizi e enigmi. Sarà una vera e propria sfida che verrà condivisa in tempo reale sui principali social network che andrà ad aumentare il punteggio di gara!
Non vi sembra un'idea carinissima?
Io farò squadra il 31 con un'altra blogger (che mi piace un sacco)! Valentina di Diarioinviaggio. Saremo in quattro in maschera per le strade di Padova a sfidare altre squadre...
Ci manca solo il nome da dare alla squadra, anzi se avete suggerimenti ne saremo felici!!!!
Ragazzi siete ancora in tempo per iscrivervi (qui le indicazioni), e se siete un po' troppo lontani seguiteci a distanza!


(photo credit tuttohalloween.it)






LANZAROTE O FUERTEVENTURA?

by 9:08 PM


Clima primaverile tutto l'anno, paesaggi lunari, spiagge immense, vulcani da ammirare e paesini da scoprire: queste sono le isole Canarie, raggiungibili in poche ore dall'Italia, belle e calorose come le persone che le abitano, che hanno fatto del vento e della natura la loro dimora.
Le canarie sono formate da sette  isole principali e di queste ne ho visitate per ora due: Lanzarote e Fuerteventura.
Oggi vi parlerò di queste due sorelle e di cosa non lasciarsi scappare tra i loro confini. 
Sorelle vulcaniche diverse, ma che sotto sotto assomigliano alla loro madre natura che le ha create con amorevole passione.
Se volete invece avere qualche informazione in più sul resto dell'arcipelago, vi rimando a quest'articolo online scritto dalla rivista di Expedia  Explore, che riesce a dar una panoramica generale sul particolare carattere di ognuna di esse.  

Non sapevo cosa aspettarmi prima di conoscerle. 
Avete presente quando partite senza aspettative, magari solo con qualche commento in testa che dice: beh sì carine, niente di che.
Il niente di che è ben lontano da quello che ho scoperto visitandole.
Sono stata ammaliata, un colpo di fulmine, un tuffo al cuore, continuo con le sdolcinature?
Lanzarote e Fuerteventura si trovano a circa cento km dalla costa africana del Marocco nell'Oceano Atlantico. Soffia spesso il vento, direi inevitabile, ma è primavera dodici mesi l'anno e questo non fa che rendere ancora più forte il desiderio di partire.
A chi mi chiede spesso se una sia meglio rispetto l'altra rispondo sempre che il metodo migliore per scoprirlo è vederle entrambe.
Così come ho fatto io, ma non è che ho risolto il dilemma, perché sono splendide tutte e due.

Lanzarote
Il calore in formato isola, ancora palpabile ad anni di distanza.
Una terra aspra, dove l'acqua non si trova nel sottosuolo, dove gli unici animali sono le capre e le piante più ricorrenti i cactus e dei vigneti molto particolari: detta così la vita in questo posto sembra tutt'altro che facile, eppure...
I vulcani che la formano, circa centoquaranta, non sono più attivi ma donano al paesaggio delle sembianze "lunari" molto affascinati, grazie anche alle molteplici sfumature di colore che la terra assume nei vari momenti della giornata, fino ad infuocarsi al tramonto.
Tutto è molto rilassato, ci si fa presto ad abituare ai ritmi lenti, la trovo per questo una meta ideale per staccare la spina e svuotare la mente troppo spesso affollata di pensieri.

Cosa non perdere a Lanzarote? (ci sarebbe da non perdere nulla, ma risulterei troppo prolissa...)

I vigneti a La Geria. Che voi siate amanti del vino o meno, non potete perdervi la particolarità di questa coltivazione. Le vigne crescono e danno i loro frutti grazie alla cenere del vulcano dove sono piantate. Vivono in condizioni estreme con poca acqua che assorbono dall'umidità e per non essere sradicate dal vento vengono piantate in  buche coniche protette da dei muretti a secco. Nasce così un vino sublime.




Spiaggia (Playa) Papagayo. Si trova nel sud dell'isola sulla costa del Rubicon e ci si arriva dopo una breve passeggiata ad effetto wow grazie ai colori paradisiaci che l'acqua assume con la luce del sole. La spiaggia è l'ideale per una mezza giornata di relax sole e mare: io ci ho fatto il bagno, a prova che non è poi così freddo! 


Foto scattata da Valentina Besana

Parco Nazionale del Timanfaya. Il simbolo del parco è El Diablo, un piccolo diavoletto che secondo le leggende del posto pare prevedesse le eruzioni vulcaniche di Lanzarote. Il parco è completamente formato da lava, non piante, alberi, solo lava a rendere il paesaggio ruvido e irregolare. L'entrata è a pagamento e il parco non si può visitare in autonomia ma solo lungo un itinerario stabilito e a bordo di un bus, questo per preservarne l'ambiente. Da fare assolutamente e se poi avete fame fermatevi al ristorante El Diablo per una cucina "vulcanica"!
Ah dimenticavo, Kubrik qui ci ha girato 2001 Odissea nello spazio...rende l'idea del luogo?






El Golfo del Charco de los Clicos o la Laguna verde. Il lago verde smeraldo si è formato nel cratere di un vulcano e nel 1730 dopo la sua ultima eruzione si è ingrandito formando così la laguna verde che è semplicemente di una bellezza strabiliante. Curiosità: il lago è collegato nel sottosuolo con l'oceano che ne rigenera sempre le acque. Vietato farsi il bagno, per questo è recintato, è una riserva naturale. Nel vicino paesino di El Golfo potrete rifocillarvi dopo aver stancato gli occhi con cotanta bellezza.



Cesar Manrique. Lui fu un 'artista con la A maiuscola, una persona talmente legata alla sua Isola tanto da farne la sua casa e disseminare opere e bellezza ovunque. Si potrebbe dire che il sinonimo di Lanzarote più azzeccato è Cesar Manrique. Ha letteralmente reso l'Isola un museo a cielo aperto realizzando opere che fossero in accordo con l'armonia dell'ambiente circostante. Visitate la Fondazione, da lui creata, una finestra sull'arte nel vero senso della parola, quell'arte che ha riempito la sua vita fino alla sua morte in un incidente...misterioso. Andate a scoprire la sua arte su tutta l'isola, sarà emozionante.




Teguise. In realtà tutti i paesini che abitano l'isola sono belli, perfetti e costruiti secondo un canone ben preciso: tutte casette bianche a forma di L per proteggersi dal vento, quando in certe giornate soffia incessante. Teguise, l'antica capitale spagnola non è invecchiata di un giorno, la sua impronta coloniale le regala ancora fascino incontrastato. Pare che la domenica ci sia un imperdibile mercato...





Cosa non perdere a Fuerteventura? (anche qui vale il "non perdere nulla)

Fuerteventura si arriva con circa un'ora di traghetto da Lanzarote. Un'ora che passa velocissima perché durante la navigazione stare a sbirciare a trecentosessanta gradi quello che c'è attorno è d'obbligo.
È la seconda isola in ordine di grandezza ed io la ricordo come un luogo dove la natura e i paesaggi ti vengono a prendere per mano e ti cullano per strade, spiagge e sentieri.
C'è da dire anche che è una meta ideale per gli amanti di windsurf, surf, vela, sci d'acqua e diving, quindi è vietato annoiarsi tra i trecentoquaranta chilometri di costa e le centocinquanta spiagge.

Dune di Corralejo. Sono delle dune che il vento proveniente dal Sahara Marocchino modella costantemente, cambiandone la conformazione giorno dopo giorno. Provate a pensare a dieci chilometri di dune vista oceano, un wow non è sufficiente: sabbia bianca e fine da calpestare rigorosamente a piedi nudi, scalare, con cui giocare. 
Attenti a parcheggiare in zona dune, è facile insabbiarsi e avere difficoltà ad uscirne poi. 







Los Lobos. Ecco qui, se si potesse, mi costruirei casa, lontano da tutto e da tutti per tornarci nei momenti in cui si necessita di silenzio. Se fossi uno scrittore mi ritirerei qui per scrivere il mio nuovo libro. Los Lobos è una piccola isola facilmente raggiungibile da Fuerteventura dalla quale dista due chilometri, dove il tempo si è veramente fermato, non è un eufemismo, qui non c'è la corrente elettrica, le uniche abitazioni che si incontrano sono quelle dei pescatori o di qualche persona privata che ha avuto la fortuna di poterlo fare al tempo; ora c'è la possibilità di campeggiare per una notte e di mangiare nell'unico ristorante. Ovviamente anche Los Lobos è di origine vulcanica, con tanto di cratere e sentiero per arrivarci! Ma c'è una novità: dato che in passato era invasa giornalmente dai turisti, hanno visto bene di limitare gli arrivi giornalieri a 400 persone, per preservare anche le specie animali e vegetali. Quindi è bene prenotare almeno un giorno prima attraverso il sito ufficiale entrees.es, o prenotando il biglietto del traghetto con la compagnia di linea che vi porterà nell'isola: in questo modo avrete di diritto il permesso.





Betancuria invece è l'antica capitale dell'isola. Il suo nome deriva dal suo scopritore, un certo Sig. Jean de Bethencourt, esploratore normanno che nel 1402 sbarcò per primo nelle Canarie. Si trova al centro dell'isola e a farle da guardiani ci sono due enormi statue alte circa quattro metri dei Re Ayoze e Guize che fino a prima della conquista spagnola si sono divisi l'isola, uno a capo del sud e uno del nord. Una città coloniale piena di storia dove perdersi tra le sue vie. Da non perdere la chiesa di Santa Maria ed il Museo Archeologico.




Scoprire l'isola. Fuerteventura la si può vivere per il mare ma  alcune meraviglie si possono scoprire e vivere visitando il suo interno, e devo dire che è ricca di percorsi favolosi, adatti a tutti e con vari gradi di difficoltà da affrontare a piedi, in bici e anche a cavallo. L'isola ha bisogno di essere raccontata anche attraverso le persone che la conoscono: Damiano è una di queste, ha trasformato la sua passione in lavoro ed ora accompagna i turisti alla scoperta dei lati più belli dell'isola, anche gastronomicamente parlando! Andate a vedere i suoi tour su natouraladventure.com.





Informazioni utili
Dall'Italia ci sono voli giornalieri che arrivano nelle due isole delle Canarie, molti di questi low cost e diretti. Va ricordato che i voli sono economici se prenotati con almeno sei mesi prima della data di partenza. Sappiamo tutti che ad agosto e sotto Natale le cifre salgono fino alle stelle, quindi se potete prendervi dei giorni fuori stagione, è la soluzione ideale anche in termini di traffico turistico.
Consiglio di noleggiare un'auto perché i mezzi pubblici, per quanto presenti, non arrivano ovunque. 
E poi prendetevi il vostro tempo...senza fretta.


Articolo in collaborazione con Expedia

 

VAL DI FASSA E ALBE IN MALGA, LA MAGIA DEL SOLE CHE SORGE

by 9:40 PM



Quando penso all'alba ho gli occhi che mi si illuminano.
Poi ci penso più intensamente e tra me e me dico: ma chi me lo fa fare? Svegliarmi così presto la mattina? Facciamo che preferisco il tramonto...

Ma il mattino ha l'oro in bocca, spiega un detto, e l'alba direi che ha tutti insieme i metalli più preziosi per rendere più magico quel momento.

Senza nulla da togliere al sole che va a dormire, quello che sorge ha una specie di magia che condivide con il mondo intero, piano piano da est verso ovest.
Una settimana fa ho avuto il piacere di andare con il mio bambino in Val di Fassa, a provare questa splendida esperienza.

L'avventura, perché è di questo che si tratta, è cominciata un pomeriggio a Pozza di Fassa, da dove con la cabinovia Buffaure siamo saliti fino a fino a 2354 m non solo a respirare l'aria più rarefatta, ma ad ammirare un paesaggio che ti fa fermare, sedere per terra e restare in silenzio, perché è l'unico modo di goderselo.
La guida Alpina, Giuliano, ci ha spiegato cosa i nostri occhi vedevano: il gruppo del Monzoni che si stagliava lì davanti a noi in silenzio... eppure parlava.
Ci siamo poi incamminati verso Baita Cuz dove avremmo visto il tramonto sulle dolomiti, mangiato e riposato (poco) in attesa dell'alba.





Un rifugio caldo e accogliente in una sera che rinfrescava velocemente. Una stanza che profumava di legno con dettagli che solo chi ama la montagna può apprezzare. Lenzuola con cervi e cuori di legno intagliati a decorare una finestra sulle Dolomiti, dove il vento che si alzava portava profumi che erano rimasti nell'ultimo cassetto della mia memoria. Prati, muschio, fiori...pioggia che sarebbe arrivata da lì a poco.
Dormire con la pioggia battente sopra la testa è sempre rilassante, ma il pensiero di non riuscire a svegliarmi e a svegliare mio figlio mi ha fatto riposare gran poco, contando i secondi che separavano i lampi dal tuono.

E la sveglia ha suonato alle quattro e mezza, ovattata dal morbido cuscino e dal piumino (eh si, avevo freddo!) tutto sgualcito dalla notte, mentre vicino a me un piccolo viaggiatore era ancora nel mondo dei sogni, raggomitolato come un gattino.
Ho scostato la tenda, giù a valle le luci della città splendevano e una leggera ombra di luce si affacciava tra cielo e montagne.

L'alba, la magia del sole che sorge, il suo calore che si espande lentamente.
Il freddo, prima pungente, piano piano ha lasciato spazio alla meraviglia, ad un paesaggio di quelli che scaldano il cuore e l'anima.



Ci siamo incamminati di buonora verso Malga Jumela, con il freddo frizzante di una mattina ancora da formarsi, il sole che era ancora nascosto, la voglia di scoprire nuove cose.
Per esempio la vita da malgaro, quell'affascinante mestiere che chi come me vive in pianura difficilmente ha modo di conoscere da vicino.

Cosa fa il malgaro di mattina presto?
Munge le mucche, le spazzola e pulisce la stalla, raccoglie le uova e porta gli animali al pascolo.
Vi assicuro che non è per niente facile! Il mio bambino, più bravo di me nella mungitura, ha poi preso in mano gli attrezzi per la spazzolatura prendendo confidenza con le mucche che si lasciavano accarezzare.
A pensare che molti bambini che vivono in città non hanno mai visto un pulcino, mi sento di consigliare questa splendida esperienza, fatta di natura e genuinità.
Non c'è stanchezza che tenga e anche la levataccia passa in secondo piano tra tutte le cose da ascoltare, da fare, da imparare.

E così sporchi, infangati, assonnati ma con un sorriso enorme abbiamo atteso una delle colazioni più buone della mia vita. 
La colazione che si fa in malga ha un gusto tutto particolare, fatta di prodotti genuini, che ripaga di tutte le fatiche fatte appena scesi dal letto.
Perchè il burro di malga ha un sapore nuovo, e poi le torte appena sfornate, il pane caldo e la marmellata fatta in casa, le uova e lo speck, il latte caldo e il profumo di caffè che fa subito convivialità. 
Lì fuori le montagne, testimoni di una splendida mattinata, fatta di cose semplici, che forse abbiamo dimenticato, ma che rimarranno nel nostro bagaglio di esperienze splendide.



Dopo colazione il mio piccolo (che tanto piccolo non è) è rimasto a giocare in malga con altri bambini mentre io e un altro gruppo con una guida sono salita fino al Sas de pere da fech fino a raggiungere la croce dopo il bosco di pini mughi e cembri. Da lì il panorama è spettacolare su tutta la Val di Fassa. Lo ammetto, ad un certo punto volevo fermarmi, ero stanchissima, ma poi un passo alla volta sono arrivata in cima e ne sono stata felice, ripagata da una vista incredibile! 
Davanti a me il Catinaccio, il Latemar e il Sassolungo.



Tutto poi era in discesa, tappa a Malga Jumela per riprendere il mio piccolo viaggiatore e proseguire fino a valle.
Stanchi ma felici, si può dire?


Per partecipare alla splendida esperienza di un'alba in malga consulta il sito www.fassa.com


Post in collaborazione con Val di Fassa





FINE SETTIMANA A CAORLE: CINQUE COSE DA NON PERDERE

by 10:07 AM

 


Finalmente con l'arrivo della bella stagione i maglioni vanno riposti nell'armadio invernale e i vestiti leggeri, i costumi e le infradito fanno capolino per essere indossati nelle giornate di sole estive.

E il mio primo vero fine settimana di sole ed azzurro ho deciso di passarlo nel mio Veneto, in un pezzetto di laguna che amo e in cui torno sempre con grande piacere: Caorle.
Tra laguna e lembi di terra la Venezia Orientale attira viaggiatori e amanti della natura per il suo essere ancora in parte selvaggia e in parte legata al passato del piccolo borgo di pescatori.
Mi piace sempre immaginare le barche colme di pesce appena pescato, solcare le ultime onde e dirigersi verso il porto e le case tutte colorate.

Vi chiederete oltre al mare cosa ha da offrire questo piccolo borgo. Beh, ecco in assoluto le cinque cose da non perdere.


Il Santuario della Madonna dell'Angelo e la Scogliera Viva

Una passeggiata lungo il mare, con l'acqua e la brezza marina da una parte e il borgo di Caorle dall'altra. Nel mezzo la Scogliera Viva che ospita una diga...o viceversa. Dal millenovecentonovantadue lo scultore trevigiano Sergio Longo ha dato vita a dei semplici massi poggiati sul mare scolpendo soggetti marini. L'idea piacque a tal punto che Caorle assieme allo scultore decisero di creare un premio internazionale chiamato appunto Scogliera Viva dove artisti da tutto il mondo si sono espressi nel loro modo migliore, creando così una galleria d'arte a cielo aperto!
E lì, in fondo alla passeggiata, il Santuario della Madonna dell'Angelo sembra essere sospeso tra cielo, mare e terra creando un quadro perfetto. Una leggenda racconta che dei pescatori videro galleggiare in mare la statua della madonna ma che ogni loro sforzo fosse risultato vano nel portarla a riva. Solo alcuni bambini innocenti con le loro manine riuscirono a portarla via dal mare e ad adagiarla a terra.
Non è una leggenda invece il fatto, definito quasi un miracolo, che la piccola chiesa dopo una tremenda inondazione restò indenne. A ricordarlo questa scritta all'esterno della chiesa all'altezza di una croce:
" Nella spaventosa inondazione marina del 31 dicembre 1727, l'acqua salita fino a questa crocetta, senza che una sola goccia penetrasse nel Santuario". Ogni cinque anni la seconda domenica di settembre si festeggia la Madonna alla quale i caorlotti sono devoti. In quel periodo la piccola città di mare si veste di festa e tradizioni.





Il centro storico

Il centro storico di Caorle è un tripudio di colori. E' rimasta intatta la tradizione del passato che voleva abbinato per ogni marinaio un colore alla propria casa, in modo che potesse riconoscerla di ritorno dalla giornata lavorativa specialmente nei periodi di fitta nebbia, che spesso sono parte integrante del paesaggio lagunare veneto.
Si potrebbe definire una piccola Venezia, anche se ora tutti i canali sono stati interrati per lasciare spazio alle vie asfaltate. Rio Terrà (interrato) è la via principale del centro storico dove passeggiare durante il corso dell'anno, perché Caorle è meravigliosa in ogni stagione, soprattutto al di fuori degli affollati mesi estivi.





Il Porto e il mercato ittico comunale

Quanto mi piacciono i porti pieni di pescherecci e mani di abili pescatori che sistemano le reti dopo la giornata di pesca. Passeggiando per il porto di Caorle è possibile imbattersi nella storia di questi uomini di mare che tornano a casa con i segni del sole e del mare e con il loro carico di pesce, mentre a casa la famiglia li aspetta ora come un tempo, perché certi mestieri rimangono invariati. Del resto la pesca è sempre stata l'attività principale di Caorle, pesce che poi finisce sulle tavole degli abitanti, dei viaggiatori di passaggio e di chi ha fatto della cittadina la sua seconda casa lontano dal traffico e dallo stress quotidiano. Lungo il porto si possono ancora vedere dei "Bragossi" o Bragozzi, la tipica barca a vela tutta colorata e decorata con lo stemma delle nobili famiglie.




La spiaggia della Brussa

Tra Caorle e Bibione c'è una spiaggia che non ha niente a che fare con il litorale adriatico, lontana dall'idea di ombrelloni e stabilimenti balneari, ma vicina all'idea di fascino e naturalezza. La spiaggia della Brussa si estende per quattro chilometri lungo il litorale nell'oasi naturale di Valle Vecchia. Il termine che più le si addice è "selvaggia", ecco questa è la spiaggia che tanto amo. Pensate che la prima volta che ne ho sentito parlare è stato leggendo un libro, Marittimo Blues di Andrea Mella, e poi ci sono andata per dare un'immagine reale a quello che i miei occhi avevano solo letto. Dal parcheggio delle auto una piacevole (se non fosse per le zanzare) passeggiata immersi nella vegetazione vi fa arrivare fino alla spiaggia libera, ancora incontaminata e a parere mio splendida.




I Casoni e la Valle Vecchia

Le abitazioni tipiche della Valle Vecchia nella laguna di Caorle sono i casoni, delle capanne costruite con materiale di recupero della laguna, quindi canne, paglia e argilla. Una volta erano ricoveri per pescatori o cacciatori che si appostavano nei mesi propizi per la loro attività di caccia e pesca, come lo scrittore Hemingway che ha passato un pezzetto della sua vita tra questi luoghi, poi descritti nel suo "Al di là del fiume e tra gli alberi".
Ora la maggior parte dei casoni è dedicata alle visite turistiche, qualcuno è diventato un buon ristorante di pesce e altri sono stati ristrutturati acquistati da privati.
Sono affascinata ogni volta che tra le acque calme della laguna scorgo un tetto a punta e provo ad immaginare come fosse quel posto una sessantina di anni fa, lontano da tutto e tutti, solo in simbiosi con la natura, con i suoi suoni e i suoi colori.






A Caorle e in laguna ci torno sempre volentieri. In meno di due ore da Padova vengo catapultata in una nuova dimensione, in cui abbandonare i pensieri e staccare la spina.
Questa volta un solo giorno non bastava a ricaricarmi e quindi ho optato per un residence con piscina a due passi dal mare. 
Quelle soluzioni indipendenti ma piene di comodità.
I riferimenti per il residence Roberta sono disponibili sul sito dell'agenzia Luna Rossa ed è stato una piacevole sorpresa. Se posso darvi un consiglio evitate i mesi estivi più affollati e godetevi i mesi di maggio giugno e settembre. Parcheggiate la macchina e lasciatela lì fino al momento di ripartire, piuttosto noleggiate una bicicletta e andate alla scoperta di posti nuovi.
Caorle è piena di ristorantini carini dove mangiare dell'ottimo pesce e anche delle ottime gastronomie per una squisita fritturina da asporto!




Week end e post in collaborazione con Luna Rossa

ESAPOLIS L'INSETTARIO A PROVA DI BAMBINO...E GLI AMICI A SANGUE FREDDO

by 11:05 AM


 Vi dico la verità, scrivendo questo post mi sono venuti un po' di brividi, e non di freddo, visto che questa sarà una settimana dalle temperature bollenti.

A Padova, c'è Esapolis, un museo per grandi e piccini.
Ma chiamarlo museo non è proprio esatto, diciamo pure che Esapolis è un'esperienza da provare.
La mia città vanta il primo grande insettario d'Italia.
Pensate che ci andavo anch'io nel periodo giurassico, da bambina in gita scolastica.
Una volta si coltivavano i bachi da seta, che in Veneto, nel passato, hanno avuto una grande importanza commerciale...mi ricordo una scatola in classe con i bozzoli e il loro ciclo vitale, e noi piccoli bambini andavamo a curiosare se il bruco si mangiava o meno la foglia di gelso.
All'interno del museo c'è una sezione in cui si ripercorre tutta la loro storia, l'allevamento, come si forma il baco, le varietà che esistono in natura, come viene filato fino a diventare seta, e ci sono dei laboratori da frequentare per conoscere da vicino questa meravigliosa tecnica.
Ora si allevano in Bacologia, in un edificio vicino, dove mantengono in vita le varie razze e fanno anche ricerca medica, infatti stanno studiando la seta per utilizzarla in chirurgia oftalmica perché è un materiale che non dà rigetto.

Non solo bachi da seta, ma moltissime specie di insetti accompagnano il visitatore stanza dopo stanza alla scoperta di comportamenti, di specie nuove e di come possono essere pericolosi o no per l'uomo.
Io non amo gli insetti, ragni, serpenti e cose piccole e viscide, ma devo dire che quello che mi spaventa un po' mi affascina e quindi capita che spesso accompagni mio figlio al museo.
Non vi dico il numero di volte che ci siamo andati, ma vi posso dire che ogni volta riesce a stupirsi di fronte ad un ragno, al momento del pasto, a prendere in mano una blatta o un insetto stecco (bleah) o la muta di una tarantola.
La curiosità non conosce limiti tra quelle mura di scienza e storia, di interattività e scoperta.

Un paio di settimane fa abbiamo partecipato ad un laboratorio un po' speciale, diciamo anche un po' viscido, uno di quelli che i bambini amano all'infinito: Amici a sangue freddo.
Una splendida esperienza per osservare e conoscere da vicino rettili e anfibi...che detta così per i più sensibili fa un po' schifetto, ma mi sono dovuta ricredere (io perché mio figlio era super emozionato) ed ammettere che è stato molto istruttivo e interessante.
Il laboratorio era tenuto dall'APAE Associazione Padovana Acquariologica Erpetologica. Ci hanno spiegato molte cose sulla salvaguardia dei rettili che ci vivono "accanto" e di quelli che da generazioni vivono in cattività (la loro libertà non sarebbe possibile per ovvi motivi) e di come si prendono cura di loro, e non da meno di quanto non siano pericolosi per l'uomo.
Con loro c'era Ciccio, la mascotte.
Ciccio è un sauro che ha subito delle ustioni e l'APAE si sta prendendo cura di lui, curandolo e dandogli tutta l'assistenza necessaria per farlo vivere nel miglior modo possibile in un luogo che non gli si addice. 
Ammetto che non avevo mai visto tanto amore da parte di un umano verso rettili e anfibi; la delicatezza con la quale li hanno maneggiati per spiegarci la loro storia e per farceli conoscere da vicino mi ha conquistata.
Adesso non è che i serpenti mi sono diventati simpatici, ma ho una consapevolezza in più.
Troppo spesso pensiamo che possano farci del male e la prima difesa che ci viene è quella di sbarazzarci di loro.
Non c'è cosa più sbagliata. Se trovate un serpente nel vostro giardino o un anfibio, chiamate l'apae non spaventatevi e non danneggiatelo.
Un buon insegnamento per tutti i bambini presenti al laboratorio (e anche per i genitori) che hanno fatto un sacco di domande e che estasiati dalla presenza di quei piccoli (e grandi) animali cercavano il loro contatto senza la minima paura.
Quanto li amo sti bambini!








ops c'e anche un piccolo video (molto artigianale eh)



Per tutte le informazioni relative ad Esapolis consultate il sito micromegamondo.com

Per conoscere l'APAE invece andate su apaeweb.com


Articolo in collaborazione con Esapolis

ASSOCIAZIONE NESOS, IL TREKKING ALLE EOLIE

by 4:28 PM


Po meno un anno fa mi accingevo a partire per un viaggio alle Eolie.
Era il mio ritorno dopo molti anni,
un ritorno per riassaporare quei luoghi colmi di natura e poesia. 
Ma delle Eolie non ci si stanca mai e dopo otto mesi, a novembre, ci sono ritornata, perché quelle isole sono una panacea per tutti i mali, un toccasana per la mente ed il corpo.

Molti, ancora, pensano che le Eolie siano belle da vivere solamente per il mare, per il relax sulla spiaggia e le nuotate nelle acque cristalline. Le Eolie sono anche questo, ma devo dire che per me la parola relax lì assume un significato diverso, cioè infilare scarpe e abbigliamento comodi, uno zaino con una bottiglia d'acqua pronto per essere riempito di nuove esperienze attraverso i sentieri che le sette sorelle offrono al visitatore.

Ci sono percorsi che si possono fare in autonomia, ma per altri io consiglio vivamente di affidarsi a delle guide esperte, non solo per una questione di sicurezza, ma anche di esperienza e conoscenza. Impagabile fare un percorso che passo dopo passo viene spiegato nella sua interezza, dalla storia del luogo alle erbe commestibili che si possono trovare lungo la strada.

Ho avuto il piacere di conoscere, nei miei ultimi due viaggi alle Eolie l'associazione Nesos, creata nel 2001 da un gruppo di ricercatori e guide naturalistiche con lo scopo di conservare e studiare la biodiversità e sostenere l'ecoturismo delle isole.

Nesos organizza escursioni durante tutto l'anno (sempre monitorando le condizioni meteo e del mare e il troppo caldo che nel mese di agosto può rendere particolarmente faticosa la camminata) alla scoperta dei cento e più sentieri che percorrono le sette isole.
Un'esperienza che consiglio di fare, perché scoprire un pezzo di isola attraverso  la passione di persone preparate e qualificate non ha prezzo.


Con l'Associazione Nesos ho fatto due escursioni.

La prima a marzo alla scoperta di Vulcanello e di alcune zone di Lipari con Pietro e la seconda a novembre sulla splendida isola di Filicudi con Flavia.



Vulcanello


Vulcanello è uno dei vulcani presenti nell'isola di Vulcano, rimasto attivo fino al sedicesimo secolo, ma soprattutto è stato lui a creare dopo una grandissima eruzione la penisola sulla quale ora giace e che l'ha congiunto a Vulcano che era sola soletta.

Un cono vulcanico alto circa cento metri raggiungibile facilmente con una passeggiata non impegnativa, partendo anche dal porto, dove giornalmente arrivano i traghetti dalle altre isole. La vegetazione nella zona è rigogliosa, ginestre ed oleandri abitano le pendici colorando il vulcano nei mesi di fioritura.
In cima si trovano un gruppo di tre crateri vicini tra di loro dai quali è fuoriuscita la lava nel periodo di attività che ha dato vita a Vulcanello.
Una piacevole immersione in una parte dell'isola che molto spesso viene tralasciata o alla quale non si dà la meritata importanza.
La cima offre un panorama spettacolare a trecentosessanta gradi, da un lato la vista su Vulcano (che toglie il fiato vi avviso) e il suo cratere, mentre dal lato opposto si ammira la parte meridionale di Lipari. Lanciando lo sguardo all'orizzonte a nord est si vede Panarea e la perfezione del cono si Stromboli, a nord ovest invece ci sono le sorelle Alicudi e Filicudi 
Suggestiva la valle dei Mostri, chiamata così per le formazioni di roccia lavica che hanno fantasiose e bizzarre sembianze di mostri e il panorama incantevole su Lipari che si trova a pochi chilometri di distanza.


Lipari vista da Vulcanello 


In viaggio con le mie amiche! Monica, io e Milena sopra Vulcanello

Lipari


Lipari è una risorsa infinita di posti poco conosciuti (per fortuna) e che hanno una storia alle spalle da raccontare. Pietro, mi ha fatto conoscere un'isola piena di ricchezze dal punto di vista geologico. Esiste un canyon di pomice che è stato scavato dalle piogge creando così un scenario quasi surreale da quanto è bello. Pensate che l'estrazione di pomice a Lipari iniziò nel quinto millennio avanti Cristo in corrispondenza dei primi insediamenti documentati e lo stesso vale per l'ossidiana, il nero vetro vulcanico formatosi per il rapido raffreddamento della lava e che nell'isola si trova spesso come formazione geologica diventata tutt'uno con il territorio, anche sotto forma di piccoli pezzetti e schegge che si possono scoprire camminando nei numerosi sentieri, facendo un viaggio nel tempo fino alla preistoria quando questa pietra veniva lavorata per costruire strumenti taglienti.
Altro posto visitato sono state le cave di caolino, oggi non più in uso, che si trovano sulla costa occidentale dell'isola, nella parte superiore delle scogliere. In un unico paesaggio ci si può immergere nel mondo della paleontologia, della geologia e vulcanologia, quello della mineralogia e della botanica, per non parlare dei colori che il paesaggio assume: magia allo stato naturale.



 Canyon di pomice


 Cava di pomice


Cave di caolino
Filicudi


A Filicudi invece ci sono stata ad ottobre con Flavia, in una giornata che non prometteva bene dal punto i vista meteorologico, ma che ha regalato nonostante un po' di pioggia e di umidità paesaggi incredibili e un tuffo nella storia di questa isola che da sola non avrei mai avuto il piacere di conoscere. Abbiamo camminato tanto, ma è stato così piacevole da non sentire la fatica, ascoltando storie, aneddoti e curiosità, imparando a conoscere le erbe selvatiche che ancora oggi si usano per preparare i piatti della tradizione Eoliana. Lungo la via abbiamo anche incontrato un Filicudaro che ci ha aperto le porte della sua casa e fatto vedere e comprare i frutti della terra: i capperi. Ci ha raccontato anche la storia della rivolta di Filicudi del '71 e la protesta contro i mafiosi, che non conoscevo, ma estremamente interessante.


Mulattiera di Filicudi

Flavia mi ha poi portata a conoscere i villaggi preistorici di Filo Braccio e Capo Graziano, camminando su mulattiere affacciate su mare. Che esperienza incantevole, che terra splendida.
Se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire il profumo della salsedine che mi si era attaccato addosso, la pioggia e poi il sole, caldo di novembre che mi ha asciugata e ritemprata per proseguire passo dopo passo lungo i sentieri dell'Isola.
Un Archeotrekking alla scoperta del passato, un viaggio nel tempo, raccontato e descritto con dedizione e passione da Flavia, che mi ha letteralmente ammaliata con la sua conoscenza e mi donato la consapevolezza che non bisogna mai dare nulla per scontato, che non basta leggere un paragrafo di una guida per pensare di aver capito tutto di un luogo.


Filicudi

La scoperta del villaggio di Filo Braccio lungo la costa sud orientale dell'isola, risale alla fine degli anni cinquanta ma altri scavi ripresero nel duemilanove portando alla luce altre nuove aree. Il villaggio è un insediamento dell'età del bronzo. Gli antichi abitanti scelsero quel luogo da chiamare casa perché il mare offriva protezione dagli attacchi e soprattutto un'opportunità per il commercio. C'erano capanne e depositi con ambienti a pianta ovale, tutto creato con pietre e ciottoli di mare.



Villaggio preistorico di Filo Braccio

Capo Graziano invece si trova a 174 metri sul livello del mare, e risale anch'esso all'antica età del bronzo. Qui gli scavi tra gli anni cinquanta e sessanta portarono alla luce più di venti capanne costruite con la pietra locale, anche in questo caso la posizione è stata strategica per difendersi dai frequenti attacchi all'isola via mare. Dopo una salita che si percorre in una quindicina di minuti si arriva al pianoro dove era costruito il villaggio e dove la vista sull'isola spazia su due versanti.



Verso Capo Graziano



Villaggio preistorico di Capo Graziano



Io, Flavia e Milena. Foto credit Milena Marchioni in viaggio con me :)


Che esperienza sublime, sicuramente da ripetere, anche perché io alle Eolie voglio ritornarci presto, appena possibile, e soprattutto voglio provare a fare lo scekking, il cammino lento con gli asini... non vedo l'ora!
Per contattare l'associazione Nesos visitate il loro sito Nesos.org, dove trovate molte info e tutti i contatti utili.




Esperienza in collaborazione con Associazione Nesos.





















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