PINATUBO, FILIPPINE DA SCOPRIRE

by 9:31 PM





Siamo stati a Manila il tempo di una dormita veloce, disturbata da un jet lag importante, e di un bagno in piscina.
Nulla più se non il sole caldo nelle prime ore del mattino che si alternava ai nuvoloni minacciosi di pioggia.
Eravamo nel pieno del periodo delle piogge.
Ma che ci importava a noi.
Eravamo nelle Filippine, in quelle isole così lontane da tutto, a quattordici ore dall'Italia.
Ho fatto questo viaggio con la mia amica Milena di Bimbieviaggi, senza troppi programmi, nei limiti ovviamente del caso, tranne per alcune mete decise e volute a tutti i costi.
Una di queste è stata il Pinatubo.
Il Pinatubo è un vulcano attivo. L'ultima sua eruzione è avvenuta nel millenovecentonovantuno (dopo cinque secoli di inattività). Era stata prevista, di conseguenza decine di migliaia di persone furono fatte evacuare e messe in salvo, ma tutto il territorio circostante subì dei danni, soprattutto per la colata di cenere mista all'acqua delle piogge (il Lahr) che distrusse abitazioni e coprì tutto con la sua coltre. Tutto questo è ancora visibile.
Ma andiamo con ordine.
La distanza tra Manila e Santa Juliana (località scelta per il pernottamento prima di visitare il vulcano) è di circa centotrenta chilometri, ma il tempo che ci si impiega non è prevedibile. Noi abbiamo noleggiato un pulmino con autista e contrattato anche per il ritorno due giorni dopo. 

Alla fine siamo arrivati in un tempo indefinito, verso sera, dopo quattro ore di traffico, soste per foto, pioggia, traffico, traffico, traffico...

La vita fuori da quel mezzo scorreva veloce attraverso il finestrino. Prima il traffico della grande città, poi le grandi distese, campi incolti, altri coltivati, la gente per strada, i motorini ovunque, il caos, la calma, i colori che cambiano, le nubi che corrono. Il senso di smarrimento, il fuso orario ancora fortemente presente, un pranzo veloce e strano lungo la strada. 
L'inizio di un viaggio.








Sul Pinatubo non ci puoi andare da solo, ma ci si deve affidare ad una guida che per tutto il giorno ti sta vicino, fa trekking con te fino alla cima del vulcano e ti riaccompagna al ritorno.
Il Pinatubo è meno turistico di quel che si pensi, il business non è ancora arrivato, quindi non sono ancora molti i locali che ti possono accompagnare. Noi ci siamo affidati ad Alvin, proprietario della Guest House dove abbiamo alloggiato per due notti e che ci ha organizzato il tour. 
Alvin è una persona splendida, il suo sorriso è contagioso e l'amore per la sua terra sì è osmoticamente trasmesso dentro di me. 
Santa Juliana è un piccolo paesino tagliato in due da una strada prevalentemente di terra che si trasforma in fango con un po' di pioggia. Ha un fascino incredibile per me, il fascino delle piccole cose, quelle che ti fanno lasciare il telefono, inutile, da parte e ti portano a conoscere persone e bambini che corrono a piedi nudi e sorridono di una felicità autentica. Nell'aria si sentono profumi di cibo agrodolce e lungo la strada ci sono piccoli bazar dove trovare di tutto, dall'acqua alla spazzola per capelli, come quella che ho acquistato perché me l'ero dimenticata a casa. Venti centesimi per una piccola spazzola verde fluorescente dalla quale si staccava sempre un pezzo quando la usavo, ma che ho ancora nel mobile del mio bagno qui a casa...







La sveglia il mattino dopo è stata all'alba, perché per raggiungere la base del vulcano da dove inizia il trekking ci sono volute due ore di jeep in strade tutt'altro che agevoli.
Torrenti, una piana sconnessa, la pioggia, infinita e torrenziale pioggia, un paesaggio quasi lunare con i cumuli di la cenere ancora visibile dall'ultima eruzione ad accompagnarmi lungo tutto il tragitto.
Ovviamente sono arrivata bagnata fradicia, perché il tempo fa sempre un po' quel che vuole, e in quelle due ore ne ha fatte di tutti i colori, ingrossando anche piccoli corsi d'acqua e mettendo in difficoltà altre jeep che hanno dovuto essere trainate con le funi.
Esperienze, di quelle in cui pensi: e se succede qualcosa? Ma cosa ho portato a fare mio figlio qui se viene giù un fiume di terra e detriti?

Eh c'è anche quel rischio, perché lì quando comincia a piovere lo fa seriamente e a quel punto si fa marcia indietro e si torna alla base.
Per fortuna non ce n'è stato bisogno e abbiamo proseguito fino a destinazione.
Alla base del vulcano si lascia l'auto e si prosegue per circa tre chilometri a piedi in salita. L'umidità era tanta, il fiato corto (il mio). Ho camminato in mezzo ad una giungla, attorniata da un verde brillante, con tuoni in lontananza, e passo dopo passo ero felice, emozionata, bagnata e desiderosa di arrivare in cima.




E poi eccolo, il cratere nella sua completa bellezza. I colori hanno dato il meglio grazie all'uscita temporanea del sole che ha fatto brillare il tutto. Purtroppo il temporale è arrivato in men che non si dica, quindi abbiamo pranzato velocemente, scattato qualche foto e siamo letteralmente corsi via.

Il ritorno in discesa è stato veloce, mentre rivoli d'acqua sorprendevano i piedi all'improvviso. I tuoni hanno continuato, la pioggia pesante ci ha risparmiati nel ritorno.

Non servono molti aggettivi, non sarebbero comunque all'altezza e sufficienti. 

Sono esperienze, belle e potenti, di quelle in cui dici, cazzo sono salita fino in cima al vulcano Pinatubo dall'altra parte del mondo. Ho visto paesaggi incredibili, incontrato persone di una gentilezza disarmante, assaporato un territorio in dormiveglia, pronto a svegliarsi ancora...

Questo video, assolutamente amatoriale è l'unione di alcuni momenti trascorsi durante quella giornata. Li avevo pubblicati sul mio account Instagram durante il viaggio. Ehmmm a tratti è comico per la mia imbranataggine, ma suvvia fa parte di me e del viaggio!



Informazioni utili

Alvin Guest House (Alvin Guest House) si trova a Santa Juliana a circa 130 km di auto da Manila. Il costo per una stanza compresa colazione è di 1500 php a notte (circa 25 euro). Le camere sono carine e pulite, si mangia all'aperto e c'è un'ottima compagnia di cani e gatti. 

Il tour dalla guest house fino al Pinatubo, compreso di due guide, e pranzo è costato 2000 php a persona (circa 40 euro).




TRAVEL & FOOD: IL GULASH UNGHERESE

by 4:03 PM



A febbraio ho fatto un viaggio in Ungheria, a Budapest.
Una città splendida, che ha stravolto le mie aspettative. Me l'aspettavo "fredda", invece mi ha donato un calore unico, dato dalle persone che ci abitano, dai palazzi sfarzosi e dalla magia di un castello...

Paese che vai cibo che trovi.
Ed infatti, subito subito la prima sera, mi sono fiondata a mangiare il tipico Gulash Ungherese.
Pensavo di trovarmi nel piatto il tipico gulash che ho sempre mangiato tra Alto Adige e Austria, e invece...
Quanto mi piace sbagliarmi e innamorarmi di piatti nuovi che trovano un motivo per sorprendermi.

La parola gulash deriva da goulya che significa mandria di bovini.
Una zuppa liquida fatta con la carne di bue che i mandriani, appunto, preparavano dentro ad una grande pentola messa sul fuoco a legna, all'aperto, mentre trasportavano il bestiame attraverso la pianura Ungherese fino ai mercati.
Un piatto ricco e caldo, per superare le fredde serate sotto le stelle. Mi piace molto questa immagine: il fuoco che fa scricchiolare la legna sotto un tetto di puntini luminosi e il (me lo immagino bello eh) bellimbusto mandriano che prepara con la camicia arrotolata fino ai gomiti la zuppa.
Ma spazziamo via l'immagine, per dirvi come ho preparato io il gulash qualche settimana fa, ovviamente nessun fuoco scoppiettante ma una bella pentola a pressione....addio romanticismo!
La ricetta è più o meno come l'originale, mettete in conto che sono una pasticciona e che ci metto sempre un po' di mio (il caso)...come nei viaggi!

Ingredienti

Carne di bovino tagliata a pezzetti
Una cipolla bella grossa, per piangere un po' e per dare sapore
Due tre pomodori maturi
Un peperone giallo e uno rosso (così per dare colore, se sono verdi va bene comunque)
Due tre carote
Due tre patate
Qualche seme di cumino
Vino rosso (buono, che poi finirai con il gulash in tavola)
Paprika (rigorosamente comprata in Ungheria...dai scherzo la trovate anche qui!). La ricetta originale dice di abbondare, io ho abbondato, ma con effetti collaterali. Quindi mettetene un pochino in meno dell'abbondante!

Per questioni di tempo ( io ne ho sempre poco, non so voi) invece del paiolo di Harry Potter, ho usato la pentola a pressione. Io non la amo, perché secondo la mia fervida immaginazione potrebbe scoppiare da un momento all'altro, ma devo dire che dimezza puntualmente il tempo di cottura.
Quindi, fate soffriggere la cipolla sminuzzata pensando ad un libro drammatico così vi sentirete più a vostro agio, sì insomma, avrete un motivo valido per piangere che non sia una cipolla. 
Aggiungete poi la carne a rosolare, il vino e via via tutti gli ingredienti tagliati a dadini (peperoni, patate e carote).
Aggiungete la paprika (abbondate poco eh), il cumino e l'acqua fino al livello di cottura della pentola. Chiudete ermeticamente e sperate che non faccia boom! Hhihiih scherzo. Impostate 20 minuti di cottura.
Se non avete la pentola a pressione potete farlo anche con quella normale, il procedimento è lo stesso, la cottura durerà un'ora circa.
E questo è il risultato finale! Un po' piccante (ho esagerato) ma buonissimo.





Se siete in zona Budapest invece andate ad assaggiarlo al Ristorante Korhely in Liszt Ferenc Ter, è più buono del mio, ma non troppo eh :).



FALKENSTEINER HOTEL IN CARINZIA A TROPOLACH, RELAX TRA LE MONTAGNE

by 9:18 AM


Qualche settimana fa mi sono presa un paio di giorni con il mio piccolo viaggiatore per passare del tempo assieme e goderci la natura nel suo momento, per me, più bello: l'autunno, con i suoi colori.
La destinazione è stata la Carinzia, che ho conosciuto in passato nel periodo invernale e in quello estivo, ma devo dirvi la verità, la mia stagione preferita è questa, di passaggio, dove tutto si incendia di rosso e giallo e ti mette in pace dai problemi di stress e lavoro accumulati; la natura fa del suo meglio per farci star bene.

Mi sono fatta coccolare all' Falkensteiner Hotel di Tropolach, in Austria ad una manciata di chilometri dal confine italiano.
Un wellness hotel che ha però molti occhi di riguardo per le famiglie, ed io e il mio bimbo ce ne siamo accorti subito.
Il Falkensteiner Hotel è immerso nella natura della piccola cittadina, che in autunno è vestita del foliage più splendido. In zona si possono effettuare passeggiate, escursioni e visitare i paesi vicini, un pezzetto di Austria tutto da scoprire.

Che ci siamo rilassati e divertiti molto ve lo devo dire?
Relax tra le montagne.
Per me l'autunno aiuta a generare nuove energie e farsi un tuffo nel relax totale e immergersi nella natura dovrebbe essere prescritto dal medico.
Noi lo abbiamo fatto e ne portiamo ancora i benefici addosso.
Il Falkensteiner Hotel ci ha accolti nel miglior modo possibile. La struttura in legno e la camera con vista sulle montagne, la doccia in mezzo alla stanza, racchiusa da vetrate, il calore di una coccola che si espande nell'hotel... uno spettacolo.
E la cosa che ha fatto saltare di gioia mio figlio è stato l'accappatoio in mini formato apposta per lui da usare nelle piscine dell'Hotel.
Non ci era mai capitata questa attenzione per i piccoli ospiti, che è stata super apprezzata e subito usata.
E tu non lo vorresti fare un tuffo nelle acque calde in piscina?





Dovete sapere che il Falkensteiner Hotel ha un'area wellness che sembra un sogno.
Acqua Pura, una piscina interna collegata ad una esterna con una temperatura di 30 gradi, una piccola piscina per bambini e la sala relax con vista sul Nessfeld, la montagna che fa da confine con l'Italia.
Poi c'e' un'area saune con sauna finlandese panoramica, Sanarium della valle del Gail, bagno turco, sauna infrarossi, fontana di ghiaccio, canale di acqua fredda, percorso Kneipp. Qui i bambini per ovvi motivi non possono accedere ma gli adulti sì, e con benefici fantastici; le luci soffuse e gli oli essenziali che aleggiano nell'aria creano un ambiente rilassante e una preziosa fonte di energia. 
E dove lascio il bambino mentre sono in sauna? Beh, il mio che è grandicello si legge un libro, ma per i più piccoli c'è a disposizione l'area Falky con baby sitting professionale
Eh eh qui non si scherza.





Al Falkensteiner Hotel, colazione, snack pomeridiano e cena sono una cosa seria.
La colazione, il pasto più importante della giornata, al quale dedico lentezza, in hotel ha sempre un sapore unico. 
Avrei voluto passarci tutta la mattina tra pane, marmellate, dolci, pancetta e uova, succhi di frutta, tè e mille altre cose che avrei voluto mangiare ma delle quali mi sono nutrita solo con gli occhi per evitare di tornare in Italia rotolando.
Nel pomeriggio, per chi torna da passeggiate ed escursioni o per chi fa una pausa dalla spa, c'è lo snack pomeridiano da gustare nel bar con terrazza. Una coccola fatta di zuppe, insalate e prelibatezze dolci e salate.
La sera invece al ristorante panoramico si cena con una super vista sulle montagne. Un ricchissimo, anzi di più, buffet e un menù con 5 portate a scelta saranno i vostri compagni di serata.
Vi segnalo che la cucina va incontro anche a chi ha intolleranze alimentari o è vegetariano.







L'autunno si è rivelata una stagione perfetta per una fuga di relax, e il Falkesteiner un hotel adatto a tutte le esigenze.
E la bellezza di viaggiare tra una stagione e l'altra è trovare meno gente tra i sentieri, la piscina meno affollata e poter così rilassarsi nel vero senso della parola!

Poco lontano da Tropolach, c'è un altro Falkensteiner, l'Hotel Sonnenalpe Nassfeld a 1500 m di altitudine. Un family hotel per vivere una perfetta vacanza in famiglia, sia in estate tra il sole e l'aria fresca, che in inverno ad un passo dagli impianti sciistici. Mi sa che ci farò una visitina prima o poi!



Articolo in collaborazione con il Falkensteiner Hotel in Carinzia

CONEGLIANO TRA STORIA E... BUON VINO

by 3:31 PM





Da buona e brava veneta quale sono non mi faccio mai mancare un buon bicchiere di vino.
Suvvia, abbiamo una reputazione non da poco in fatto di essere dei grandi bevitori, e non mi tiro indietro se mi chiedono di partecipare a feste in cui il protagonista assoluto è proprio lui: il Vino.
A fine settembre a Conegliano, in provincia di Treviso si è tenuta, come ogni anno, la festa dell'uva, a conclusione della vendemmia con i suoi dolci frutti trasformati in nettare divino.
Una gita fuori porta per me, poiché Padova dista circa un'oretta di strada da Conegliano. Le prealpi trevigiane sono una continua scoperta e se alla loro bellezza si abbina dell'ottimo vino e una tavola di prelibatezze, beh il gioco è fatto.

La città ha origini medioevali, delle quali ci sono ancora evidenti tracce nelle vie e sopra la collina che la sovrasta. La storia non manca in questo paese felice di raccontarla e di farla vedere ai suoi visitatori.
Vi dico la verità...io a Conegliano non c'ero mai stata, ma come mi sono ripromessa in questo nuovo anno, la ricerca di meraviglie dietro casa sta dando i suoi frutti.



Scuola Enologica e Museo Manzoni
La prima scuola enologica nata in Europa è proprio questa di Conegliano, non a caso tra le colline che producono vini amati in tutto il mondo. E' una scuola dove studiare e apprendere manualmente grazie ai molti laboratori e attrezzi presenti e al territorio utilizzato per esperimenti di coltivazione della vite. Molte sono le specializzazioni in atto che contano circa 1200 studenti. All'interno dell'istituto c'è anche il campus dell'università di Padova per la laurea triennale in scienze e tecnologie vitivinicole ed enologiche. 
Sempre all'interno si può visitare il Museo Manzoni dedicato al professore della scuola, che invita il visitatore a scoprire i materiali, tutti gli scritti e gli strumenti che si usavano per approfondire le tecniche scientifiche all'interno della scuola.

 

Castello di Conegliano e Museo Civico
Per la sua posizione strategica, nel Medioevo, fu costruito sopra il colle Giano un Castello. Da lì sopra si dominava la città e i dintorni. Dalla città bassa ci si può arrivare in macchina, ma io vi consiglio vivamente di percorrere la strada acciottolata a piedi guardando di tanto in tanto la cittadina che si fa man mano più piccola. Si fa un passo indietro nel tempo, quando dame indaffarate e cavalieri armati percorrevano le viuzze. Poi ad un tratto, a riposo da fiato corto, ecco il castello con la sua torre e le guglie ghibelline, anche se la guelfa Conegliano ghibellina non era.
Di visitabile è rimasta solo la torre che è sede del museo civico. Ogni piano ha un'esposizione differente, da opere pittoriche di grande rilievo a reperti romani trovati nelle zone circostanti. In cima poi godetevi il panorama sulla città. Quando ci sono stata la pioggia era battente, ma la vista era di grande fascino.



Pranzare al ristorante Castello
Dopo tutte queste salite di sicuro la fame si fa sentire e proprio vicino alla torre del museo si trova il ristorante Castello, dove provare una cucina semplice data dalla tradizione e dai prodotti che il territorio sa dare: radicchio, prosecco, funghi e formaggio...per concludere infine con un superbo Tiramisù nella sua terra natia.


A pancia piena si può scendere e trascorrere un po' di tempo tra le viuzze della cittadina, sorseggiando un fresco prosecco e ammirando Piazza Cima e tutto il centro storico.
In primavera e in estate potete proseguire la giornata o il vostro fine settimana gironzolando per le colline del prosecco alla scoperta di piccoli paesini e di cantine dove degustare il buon vino frizzante.





Informazioni Utili

Per informazioni e calendario eventi consultate il sito del Comune di Conegliano 
e del Museo Civico .

Per prenotare il ristorante andate sul sito Ristorante al Castello.

Per avere informazioni sulla scuola enologica e per le visite al Museo Manzoni andate nel sito Issis Cerletti Conegliano


[Nella foto di copertina Valentina di Diarioinviaggio]





GIORDANIA, QUANTO PERICOLO TRASMETTE QUESTO PAESE?

by 9:49 AM





A volte penso sia un problema di geografia.
A volte di ignoranza, non nel senso cattivo del termine, ma solamente perché qualcuno ignora, non sa, non si informa.

Sto parlando della Giordania, di qual paese che ho imparato ad amare, nel bene e nel male e che mi manca enormemente, e delle difficoltà che trovo a parlarne con altre persone; mi guardano come se fossi una matta, mi fanno domande tipo:

-Ma vuoi andare ancora in quel posto dove ci sono le bombe?
-Ma come fai a fidarti di andare in Medio Oriente?
-E ci vuoi portare anche tuo figlio?
-Ma almeno te la fai un’assicurazione per un viaggio in sicurezza?

Beh, qui qualcuno non sa bene dove si trova la Giordania e soprattutto la confonde con altri paesi.
Un ripasso di geografia non fa male a nessuno, e soprattutto è bene sapere che Medio Oriente non è sinonimo di guerra.



La Giordania confina con Siria, Iraq e Arabia Saudita ed è bagnata dal Mar Rosso. Questo non implica che sia un paese a rischio rispetto all’Europa. Ne abbiamo un esempio con gli attentati terroristici che capitano da noi come in qualsiasi parte del mondo: siamo davvero così sicuri di sapere quale luogo sia più sicuro di un altro?
Mi sento veramente più protetta in Piazza San Marco a Venezia che non a Rainbow Street ad Amman?

E rispondo sempre allo stesso modo:
-Sì voglio andare ancora in quel posto, e no le bombe non ci sono e spero non ci saranno mai.
-Mi fido del mio istinto, forse incosciente, ma in Giordania mi sono sempre sentita al sicuro.
-Certo mio figlio viaggia con me e in Giordania non ho mai percepito il minimo pericolo.
-Beh, le assicurazioni di viaggi vanno fatte a prescindere, soprattutto se vuoi trascorrere un viaggio sereno senza preoccupazioni.

Troppi ragionamenti per luoghi comuni e per sentito dire o semplicemente perché non si conosce un paese.
Alcuni di voi lo sanno, altri magari lo scoprono ora, ma ho scritto una guida sulla Giordania.
L'ho scritta per molti motivi, tra i quali far conoscere un paese troppo spesso messo da parte per paure infondate.

È un territorio che ha migliaia di anni di storia sulle spalle, e dopo aver imparato ad accettare la situazione politica e a rispettare le tradizioni della cultura araba, quello che rimane è il passato che si intreccia con paesaggi straordinari, rendendolo un luogo unico, bello, tanto da affascinare in modo indelebile i visitatori che hanno avuto la fortuna di visitarlo.
Chiunque faccia un viaggio in Giordania, torna inevitabilmente con occhi nuovi, con nuove percezioni.


Tutto quello che un momento prima sembrava azzardato, pericoloso, non adatto, si trasforma in qualcosa di piacevole, da condividere, dove le parole a volte non bastano e nemmeno le foto rubate ai nostri occhi.

E io ci tornerei all'istante, perché mi manca, perché ci sono paesi con i quali ci si sente sempre un po' in debito, come l'essere venuta via di fretta l'ultima volta senza averla salutata a dovere, o per averla vissuta solo in due stagioni, mentre le altre due mi stanno reclamando. E perché semplicemente un paese non si finisce mai di conoscere, magari lo pensiamo, ma non è mai così. Per quante volte tu ci sia stata, c'è sempre una pagina nuova da leggere ad alta voce, quasi a volerla urlare per non essere l'unica ad ascoltarla.

Non è un paese facile, lo dico sempre, soprattutto per noi donne, in particolare durante il periodo di ramadan. Ma, come in ogni altro luogo, è fondamentale rispettarne la cultura, anche negli episodi che possono apparire assurdi. Bisogna imparare a conoscere un paese, a rispettarlo e come dico sempre provare ad amarlo: con la Giordania per me è stato complicato, l'amore a prima vista non è sbocciato, visto che ha tutte le carte in regola per farsi odiare appena messo piede in aeroporto.
Ma credetemi, una volta scartato l'involucro, non potrete più farne a meno.








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