IL CASTELLO DI TINTAGEL, TRA LEGGENDE E MAGIA IN CORNOVAGLIA.

by 9:54 PM



Spesso mi viene chiesto cosa assolutamente non si deve perdere in Cornovaglia.
Chi decide di fare un viaggio in Cornovaglia deve mettersi scarpe comode ed essere pronto a riempirsi gli occhi e il cuore di paesaggi incredibili da esplorare.I posti da vedere sono tanti, e la natura è la protagonista, ma ad ogni domanda io rispondo sempre che nella lista dei luoghi non deve mancare il Castello di Tintagel.

Il Castello di Tintagel è stata una delle mete che mi ero segnata di fare durante il mio viaggio in quella terra fatta di brughiere e spiagge infinite, e si è rivelato essere incredibilmente bello.



Cos'è Tintagel?
Se siete appassionati della saga di Re Artù e delle gesta dei Cavalieri della Tavola Rotonda sapete di cosa sto parlando, ma anche se non lo siete, il posto merita di essere visitato e conosciuto e si sa mai che vi innamorerete anche voi delle gesta dei cavalieri: perché un luogo di così rara bellezza mista a magia non è facile da trovare.
Il Castello di Tintagel si trova sulla costa Atlantica della regione, nella omonima cittadina, ed è considerato, ancora oggi, il luogo di nascita di Artù, proprio quel famoso Artù che nel cartone Disney chiamano Semola e che ha estratto la spada dalla roccia.
I primi scavi risalgono ai primi anni del '900 e hanno affermato l'esistenza del sito sin  dall'epoca romano-britannica.




Recentemente sono stati fatti dei ritrovamenti, delle incisioni che hanno confermato Tintagel come importante crocevia commerciale tra l'Atlantico e il Mediterraneo.
Io sono fan di Re Artù e non posso che promuovere questo posto incorniciato da scogliere meravigliose e perfette.

La leggenda (una delle tante...) narra che il Re Uther Pendragon si innamorò di Igraine, la moglie del Duca di Cornovaglia che abitava a Tintagel. La situazione era complicata, quindi il grande Merlino con la sua magia fece assumere le sembianze del Duca al Re Uther che in quel modo poté entrare nel castello e nella camera della Regina... da quell'ingannevole incontro, si narra venne al mondo il Re di Camelot.

Del Castello rimangono solo delle rovine, ma credetemi quando vi scrivo che quelle rovine hanno un fascino senza tempo, e che non faccio fatica a definirlo uno dei posti più belli che ho visitato, uno di quei posti che lasciano spazio all'immaginazione che riporta indietro negli anni, in quel tempo in cui Merlino pensava alla magia nelle grotte che ancora esistono e si possono vedere sotto la scogliera a picco sul mare.

A Tintagel si cammina, e non poco, se volete visitare il sito in ogni angolo possibile. Ci sono alcuni tratti un po' esposti, ma con un po' di attenzione è tutto fattibile, anche con bambini che ne rimarranno estasiati. Il mio al tempo aveva cinque anni e un braccio ingessato, ma gli è piaciuto talmente tanto che ancora oggi ne parla innamorato.








Vi consiglio di visitare il sito la mattina sul presto per evitare di trovare troppa gente; meglio se in una giornata di sole, ma anche in caso di tempo grigio l'atmosfera è sicuramente suggestiva! Io sono stata fortunata e il sole mi ha accompagnata nella mia visita.
L'ingresso è a pagamento, ma ci sono stata qualche anno fa, quindi meglio se controllate nel sito ufficiale i costi.







La storia di Tintagel si estende per circa 2000 anni ed è ancora immersa nel mistero. Ciò che è noto fornisce una base per la leggenda di Artù. Tuttavia, quando la foschia si muove vorticando attraverso la grotta di Merlino, è facile vedere come il mito sia sopravvissuto fino ad oggi...


DOVE DORMIRE A VASTO: ALLA CANALE, UN B&B VISTA MARE

by 7:20 PM




"Mamma, questo è il posto al mare più bello dove ho dormito!"
La voce della verità di un bambino di quasi dieci anni; e come dargli torto, quando il mare è il protagonista incontrastato del B&B Alla Canale, sulla Costa dei Trabocchi a Vasto.

L'Abruzzo, dopo le Marche, è stata la seconda tappa del mio on the road tutto italiano. Vasto era una città che desideravo da molto visitare, ma che per un motivo o per un altro è sempre e solo stata di passaggio nei miei viaggi verso sud.

Dove dormire a Vasto?

Abbiamo soggiornato al B&B alla Canale, un piccolo cuore pulsante affacciato sul mare Adriatico e gestito da due persone speciali e da una piccola gattina di nome Lulù. Ma è vero che definirlo un posto per dormire è un po' riduttivo.

Una terrazza sul mare, una brezza costante e profumata e il silenzio interrotto solo dal suono delle onde: questo il primo impatto, questo l'imprinting nato all'istante, accompagnato da una stretta di mano, un brunch improvvisato e imprevisto, e la storia di quel luogo raccontata dalla voce e dagli occhi di chi l'ha sognato e realizzato.



La terrazza con una vista superlativa sulla costa dei trabocchi è a disposizione degli ospiti per la colazione, per i momenti di relax con un libro in mano, per osservare il mare in silenzio, per dondolarsi al tramonto sull'amaca.

La mattina la terrazza si popola di prelibatezze abruzzesi e pugliesi, fatte con amore dai fornai locali: pizza, focaccia con ventricina, panzerotti con le alici e poi dolci, cornetti e biscotti, da assaporare tra i dettagli che popolano la casa, tutti con una storia, tutti inseriti in un certo posto per un motivo speciale.







Le stanze per gli ospiti sono due e si raggiungono dal pian terreno con una scala a chiocciola. Quella dove abbiamo dormito si chiama Berubara (per chi non lo sapesse è il nome originale del manga La rosa di Versailles, ovvero Lady Oscar) ed è piena di fumetti e libri dedicati all'eroina della rivoluzione francese e alla sua regina Maria Antonietta. Tutti i libri sono a completa disposizione... che meraviglia! La stanza è anche piena di sole che entra da un terrazzo sul mare ne completa la perfezione: quel terrazzo la mattina mi ha visto aspettare il nascere del sole dal mare. Ho puntato la sveglia e mi sono goduta lo spettacolo in prima fila, nel silenzio, con la mia reflex e i brividi dell'alba.
E io, lo sapete, sono miss pigrizia, amo i tramonti e non le albe perché "chi me lo fa fare ad alzarmi?": eppure sono super felice di aver tolto ore ad un sonno che aspettava solo di essere interrotto da tale bellezza...








Valore aggiunto è l'accesso privato alla spiaggia attraverso una scala nel verde. La spiaggia della Canale è fatta di scogli e sassi ed ha un mare dai colori splendidi, che invita ad entrarci, piano piano instabilmente fino a lasciarsi prendere dalle onde e dal loro fragore quando sbattono contro le rocce. Un trabocco a destra e uno a sinistra, anche loro con una storia da raccontare nella loro fragilità che li tiene quasi sospesi nel mare.







Come accennato sopra, i dettagli incontrati nell'accogliente dimora sono stati un piacere per gli occhi. Amo la cura che si mette nell'arredare e rendere accogliente un luogo e devo dire che questo B&B la mostra in ogni angolo. Tutto merito di Isabella dice Maurizia, il suo compagno, io dico che sono due persone speciali che hanno creato un nido unico!




Il B&B la Canale è un ottimo punto di partenza per visitare la città veccia di Vasto, Vasto Marina, la costa dei Trabocchi, Punta Aderci e... ma questo ve lo racconto più avanti!



#incollaborazione


































VAL DI ZOLDO, TRE ESCURSIONI DA NON PERDERE

by 6:44 PM




Ho spento il cellulare, ho volutamente dimenticato a casa il pc e sono partita per qualche giorno tra le montagne Venete.
Un po' per disintossicarmi, un po' per staccare dal lavoro, un po' perché le mie vacanze erano ancora lontane e avevo bisogno di una pausa mentale e fisica.
Sì, fisica perché mi sono messa alla prova.
Da quest'inverno ho cominciato ad allenarmi un po' più spesso e costantemente rispetto ai miei standard. A casa quando il tempo non lo permetteva e in esterna con camminate sui colli e in pianura.
Non che avessi in programma di scalare cime impossibili, ma mi sono messa di buona lena visto che ultimamente mi ero rilassata troppo e la pigrizia aveva preso il sopravvento, e poi devo dirvi la verità, dopo i quarantanni ho voluto mettermi degli obiettivi all'orizzonte, da raggiungere, un passo alla volta. 
Uno di questi è quello di allenare il mio fisico alla resistenza.
E sto meglio. 
Veramente.
Ma bando alle ciance e parliamo di cose serie.


Sono stata qualche giorno in Val di Zoldo, nelle splendide dolomiti Bellunesi, patrimonio UNESCO e meraviglia della natura.
Avevo guardato varie mete, anche in altre regioni, ma poi ha vinto il mio Veneto, e i molti luoghi che ancora non conosco.
Ho preso in affitto un appartamento a Pecol, esattamente con il Monte Pelmo da una parte e il Monte Civetta dall'altra. Giuro, non li avevo ancora visti da così vicino, e devo dirvi la verità che mi sono emozionata.
Quando ero giovane (suvvia più giovane di ora) mi ero perfino inerpicata in trekking della durata di alcuni giorni, dormendo in rifugi e ammirando spettacoli che non si riescono nemmeno a spiegare.
Ma da un po' di anni e con un bambino piccolo alle calcagna le cose si erano allentate. Ora lui non è più tanto piccolo ed è molto bravo e determinato nel raggiungere la meta, forse dovrei imparare da lui...

Vi racconto tre escursioni fatte con gli scarponcini ai piedi, con il sole in fronte (quasi sempre) e la voglia di camminare passo dopo passo, senza fretta, perché la fretta è una brutta cosa se vuoi goderti il più possibile la montagna.

Rigugio Coldai

Ne avevo tanto sentito parlare, poi avevo anche sbirciato foto online e cercato informazioni. Era bellissimo in quelle immagini, con la roccia viva del Civetta alle sue spalle, ed un laghetto lì vicino dal quale si può ammirare la Marmolada.
Ero carica di aspettative, e sono andata a vedere con i miei occhi e a toccare con mano quella roccia.
Sono partita dal rifugio Palafavera (1500 m circa) per arrivare al rifugio Coldai  (2197 m) con un dislivello di circa 700 m. Si può scegliere di fare il primo tratto il seggiovia (10 minuti) o a piedi (1 oretta) e arrivare fino a Malga Pioda. Già qui il paesaggio è qualcosa di incredibile, lo spettacolo della natura riesce sempre e comunque a stupire. Dalla Malga Pioda bisogna seguire le indicazioni per il Rifugio Coldai e salire per un'altra oretta; poi dipende se ci si ferma a fare ottocento foto, o a prendere respiro o solamente a guardarsi attorno e ringraziare, non so ancora chi, per il paesaggio.
Durante questa scarpinata ho scoperto che la vecchiaia fa brutti scherzi: mai sofferto di vertigini, eppure ho avuto parecchio fastidio, finché un signore gentile (che mi abbia vista sull'orlo del baratro?) mi ha spiegato come ripigliarmi per compiere gli ultimi trecento metri.
Così sono arrivata a toccare con un dito le pareti verticali del Civetta, a godermi un paesaggio senza eguali, a sentire il vento freddo sferzare e spettinarmi i capelli e a immergermi in un contesto lontano dalla mia vita di tutti i giorni. Qui non c'è confusione, non c'è nulla, c'è solamente l'uomo che convive con la montagna, e che la rispetta... sempre.
A quindici minuti dal rifugio si raggiunge il laghetto Coldai, dai colori cangianti, dipende se c'è sole o una nuvolona che passa sopra. Lì ho pranzato con un panino in silenzio, ascoltando i passi attorno a me.
Dal rifugio Coldai si può raggiungere in un'altra oretta e mezza il rifugio Tissi. Ma questo lo farò l'anno prossimo, promesso!

















Rifugio Venezia

Altro giorno, altro rifugio. 
Per arrivare al rifugio Venezia sono partita dal Passo Staluanza ed ho seguito il sentiero 472d, parte dell' Alta via n. 1. Un percorso non molto complicato, è quasi sempre in piano tranne una salita iniziale e poi verso la fine quando manca veramente poco per arrivare al rifugio; è uno dei più antichi delle dolomiti. La durata è di circa sei ore in totale, anche qui senza contare eventuali fermate foto, merende o soste per guardare a testa in su le pareti del maestoso Monte Pelmo. C'è anche une deviazione (che non ho fatto) per vedere un masso che conserva i fossili del passaggio dei dinosauri risalente a duecentoventi milioni di anni fa.
Dicevo che il percorso è abbastanza tranquillo, un sali scendi fino in quota, ma così splendido da fare che anche se fosse stato più faticoso, mi sarebbe piaciuto lo stesso. La particolarità di questo sentiero è quella del paesaggio circostante che cambia continuamente: prima un bosco, poi un lungo sentiero di pini mughi, poi un pascolo ed infine roccia viva e ghiaia fino ad arrivare al rifugio Venezia che si trova su una piccola altura alla base sud orientale del monte Pelmo. Appena arrivata mi sono fermata a godermi il paesaggio, a respirare l'aria pulita e fresca, ma poi sono entrata nel rifugio a bermi una birra e a mangiarmi un piatto di pasta: avevo sete... e fame!
















Rifugio Città di Fiume.

Il nome di questo rifugio mi incuriosiva, un po' come mi incuriosiscono le copertine dei libri e il loro titolo, e li compro senza leggere di cosa trattano: lo stesso è stato per il rifugio, mi incuriosiva il nome, e dovevo scoprire perché si chiama così. In realtà non c'è poi molto da dire se non che è stato inaugurato nel 1964 e il suo nome ricorda i Fiumani in esilio. Delusa? Nemmeno un po' perché anche questa passeggiata si è rivelata bellissima: il Pelmo domina incontrastato, una delle viste più emozionanti di sempre.
Ci sono molti sentieri che portano al rifugio, io ho preso quello che parte da un tornante poco dopo Passo Staulanza. Non credo abbia un nome ma è ben visibile con un parcheggio ai piedi del grande massiccio.
La camminata dura circa un'oretta e non è complicata, il sentiero è adatto a tutti, passeggini compresi; col senno si poi ne avrei scelto un altro un po' più avventuroso. L'arrivo alla rifugio è stato con un bel wooooww di sottofondo... sì perché la vista del Pelmo da lì è stupefacente. Ho scritto stupefacente???? 
Nessuna foto o descrizione rendono giustizia al paesaggio, quindi dovete vederlo con i vostri occhi!
Lì le mucche erano al pascolo, mi sono seduta ad ascoltare i campanoni che dal loro collo venivano cullati e a far prendere un po' di sole alla mia pelle troppo bianca. Ma l'ozio è durato poco e mi sono diretta a fare quattro passi nel bosco verso la Forcella Forada, un punto di incontro sotto il grande Pelmo, una diramazione di vie che si incontrano e si lasciano al destino nello stesso istante. Ne è valsa la pena affondare nel fango per un metro, se la vista poi era questa...






Una birra e dei buoni salumi non me li ha tolti nessuno al rifugio, una volta rientrata: poi con la parete del Pelmo lì davanti il pranzo è diventato uno dei migliori mai fatti.






 Ciaooo






 P.S.
I cappellini che indosso nelle foto sono frutto di una collaborazione. Se volete dare un occhio ai vari modelli, anche personalizzabili guardate qui: Atlantis.


































LA VALIGIA DEL PICCOLO VIAGGIATORE

by 12:41 PM



Una della domande che mi vengono fatte spesso è: ma come la fai la valigia del tuo piccolo viaggiatore?
Ora  dovete capire che io faccio fatica a fare la mia di valigia, quindi potete ben pensare come posso essere non rigorosamente ligia per quella di mio figlio.
Ma il tempo ha fatto il suo corso ed ora alla veneranda età di quasi dieci anni decide più o meno su tutto quello che si vuole portare, vestiti e abbinamenti compresi (non so da chi ha preso).

Dipende dalla meta, ma solitamente viaggiamo molto leggeri, bagaglio a mano quasi sempre se viaggiamo in aereo; paradossalmente se andiamo in montagna per tre giorni sembra di partire per tre mesi.

Lui ha un trolley (che io amo) della Lufthansa, preso con i punti miles and more, e ha le ruote che si illuminano mentre viene trainato. La verità è che sta diventando un po' piccolo, ma come si fa ad abbandonarlo?
Lì dentro ci sta il suo mondo.
Potrei elencarvi:
tre mutande,
due calzini,
una canottiera
ecc...
Ma sinceramente anche no.

Tutti sappiamo cosa portarci dietro, le cose serie da mettere in valigia sono ben altre, quelle che non vuoi e puoi dimenticare, perché ne sentiresti la mancanza, o servono per occupare il tempo nelle attese, oppure semplicemente perché le abbiamo sempre usate e farne a meno per qualche giorno ci potrebbe creare qualche disagio... e chi dice che siano tutte indispensabili?

Giochi da viaggio
Qualche anno fa il nostro amico californiano aveva regalato al piccolo viaggiatore un set di giochi da viaggio decisamente cool. Mini scatoline azzurre che contenevano giochi come dama, scacchi e backgammon con pedine minuscole calamitose. Queste scatoline sono diventate indispensabili, sono della marca Kikkerland e le trovate anche online su questo sito (che ho scoperto vende un sacco di cose fighissime) kikkerland.com
Poi ovviamente non possono mancare le classiche carte da uno, quelle da scala quaranta e da scopa.



Libri
Benchè abbia nove anni è un buon lettore, e la sua curiosità lo porta a leggere cose spaziali (nel vero senso della parola) libri sugli aerei...strano no? Adesso però si sta cimentando con il primo libro della saga di Harry Potter...e chiedetemi se sono felice! Quindi ricapitolando per libri e libretti c'è sempre posto, ma anche per riviste: è usanza comprargliene una ad ogni viaggio in aereo, e devo dire che ce ne sono di super carine, come Focus Junior o National Geographic Junior.
Non disdegna nemmeno il simil settimana enigmistica per bambini, ma a volte finisce che la faccio io!!!



Tecnologia
Ha un Ipad che ormai non fa nemmeno più gli aggiornamenti, ma poco importa se fa ancora il suo servizio. Al suo interno qualche gioco e molti film da guardare nei lunghi viaggi in macchina o come intrattenimento sui voli di medio raggio senza la tv nel sedile.
Ha anche uno smartphone (mi prendo insulti ora?), senza sim che usa per fare foto e giocare.
Quando ho cambiato la mia reflex qualche anno fa, ho dato la mia vecchia a lui. Eh in cuor mio spero si appassioni di fotografia e al momento siamo sulla buona strada... solo che dopo aver provato la mia attuale brontola un poco... mai contento eh!



Indispensabili per un viaggiatore provetto
Il cannocchiale pieghevole, sia mai che ci sia un'aquila reale da avvistare. Una piccola pila, anche qui il buio è dietro l'angolo, però devo dire che ha la sua utilità in molti campi! Qualche moschettone che può tornare utile (al mare non molto, ma anche qui non ci giurerei), il Boys' Book per ragazzi in gamba, che definirlo libro è un poco riduttivo, per quello non è in quella sezione, ed è un indispensabile per cavarsela in varie situazioni o per imparare a costruirsi una canna da pesca o leggere le cartine; insomma un concentrato di avventura per ragazzi e lo potete trovare anche online, casa editrice Giunti.

Beauty ecc...
Se pensate che un bambino non abbia di queste necessità beh vi sbagliate di grosso. Tutto in formato minipipitaglia (non l'avete visto Hotel Transilvania?) per quanto riguarda doccia schiuma shampoo e gel. Una piccola spazzola per domare il ciuffo, spazzolino da denti, noi ad esempio usiamo gli spazzolini elettrici Philips da viaggio (così lavarseli diventa un gioco e non un obbligo), crema solare protezione 50 e il dopo punture per gli insetti.

Ah ed un paio di occhiali da sole, che oltre a fare figo proteggono anche gli occhi, e cappellino sempre in testa mi raccomando anche a voi!






Post scritto in collaborazione con Philips.



IN PROVENZA A CACCIA DI LAVANDA E NON SOLO

by 10:16 AM


In Provenza è periodo di lavanda in fiore. 
E il web è invaso da foto con i campi di lavanda e ragazze travestite da fate bianche e dorate che paiono volare sopra il viola di quel fiore inebriante.
La Provenza mi ha sempre affascinato, o forse più l'idea dei campi di lavanda, del profumo, dei piccoli paesini che compongono un quadro perfetto.
La prima volta che l'ho visitata era un agosto di forse dodici anni fa. Bellissima, come non innamorarsene, ma mancava la lavanda, quel fiore che dona un profumo perenne, che si impregna nelle case e nelle cose.
Mi ero promessa di ritornarci per ammirarla nel suo splendore di luglio.
Ma sono arrivata tardi (o quasi) anche nell'ultima occasione che ho avuto di visitarla.
La fioritura della lavanda dipende da molti fattori e soprattutto dalle zone, ma la più bella, a detta di molti, è sicuramente la zona di Valensole. Ed è proprio lì che mi sono diretta, al limite del periodo in cui ammirare i campi, trovandone ahimè solo uno.
Il mio itinerario di viaggio non è stato organizzato nel dettaglio (come sempre…) e ho deciso giorno per giorno dove spostarmi.
Dopo essere atterrata e aver passato una giornata a Marsiglia mi sono diretta verso Aix en Provence, dove abitano dei miei amici e dove mi sono fermata un paio di giorni.
Patria di Paul Cezanne, ha tutto ciò che una città provenzale può dare: tranquillità, profumi nell'aria, mercati dove perdersi, formaggi da assaggiare e buon vino da bere. La città vecchia è qualcosa di unico, sembra di entrare in un quadro dipinto con colori caldi e suadenti; i protagonisti sono piccole piazze, fontane, caffè all'aperto, atelier e angoli nascosti da scoprire.
Da non perdere il mercato in Place des Precheurs che si tiene tutti i giorni!





La mia caccia alla lavanda (ero sicura di trovarla) è cominciata verso Valensole, nella piana che ospita campi immensi di fiori...ma volete vedere come li ho trovati?





Campi spennacchiati, ciuffetti di piante con qualche fiore ancora rimasto attaccato: la mietitura aveva lasciato poco spazio anche all'immaginazione. Pazienza, non mi sono scoraggiata: la Provenza, mi sono detta, ha molto altro oltre alla lavanda. Ed ecco che all'improvviso, mentre raggiungevo la meta del giorno, un piccolo campo di lavanda si è materializzato davanti a me. Piccolo ma adorabilmente bello e viola, di un viola inconfondibile. Appena ho aperto la portiera della macchina un'ondata di profumo mi ha travolta e come se avessi sniffato chissà quale portentosa droga mi sono lasciata trasportare tra i suoi fiori mentre il ronzio delle api fortunate creava un suono melodioso. Da quanto fashion sono (haha) mi ero portata, nel bagagliaio, un vestito bianco che mi era stato regalato per l'occasione, e in mezzo ad un'orda di cinesi che stavano invadendo la piazza mi sono cambiata di abito con mutande al vento per poi avere una foto come questa... ne valeva la pena no?




Sarei stata lì tutto il giorno, giuro, ma la macchina che mieteva anche quell’ultimo piccolo pezzo di campo è arrivata ad infrangere il sogno: per non commuovermi troppo mi sono rimessa in marcia.
Così sono risalita in macchina e ho proseguito lungo la strada che mi avrebbe portato verso le Gorge du Verdon.
Venticinque chilometri di roccia scavata dalla forza del fiume Verdon, formano un profondo canyon che è qualcosa di stupefacente, no meraviglioso, no dai spettacolare, vabbè avete capito, qualcosa che merita di essere visto! Il fiume di color smeraldo può essere guardato da ben settecento metri di altezza, tanto profondo arriva ad essere il canyon; le strade che costeggiano la gola offrono viste incredibili sulla natura che si è creata. Molti i punti dove fermarsi lungo il percorso per guardare il canyon o gli avvoltoi che volano sopra le alture (secondo me erano aquile o simili, ma mio figlio mi ha appena detto che erano avvoltoi, e chi sono io per non credergli?)
Fuori dalle gole ho fatto poi un pic nic in mezzo ad un boschetto con tanto di maestrale che mi faceva volare i panini, ma che dire, è stata una bellissima esperienza!










Mi sono poi diretta a Isle sur la Sorgue. In questo paesino c'ero già stata e mi era piaciuto così tanto che ho deciso di tornare: mi ero innamorata del suo mercato, della tapenade di olive e dell'aria provenzale che ti rende leggera ad ogni passo.
Qui ho soggiornato in una chambres d'hotes-gites che mi premuro di consigliarvi perché è super bella, e la colazione...beh la colazione con formaggi, frutta fresca dolci fatti in casa era da urlo, servita all'aperto tra alberi e fronde spostate dal vento, e la natura tutta attorno. Ah, si chiama Mas la Vitalis.
La cittadina si affaccia sul fiume Sorgue e su altri canali creando dei giochi grazie alla presenza di piccoli salti e antiche ruote idrauliche oramai coperte di muschio: passeggiate senza meta tra i negozietti di antiquariato, localini super carini e mercati!
Restando in zona sono andata a scoprire dove sorge il fiume Sorgue. Il villaggio si chiama Fontaine de Vaucluse, ed è, pensate un po', proprio in questo luogo, che Petrarca scrisse alcuni versi romantici... come non capirlo?
La sorgente si raggiunge con una breve camminata in mezzo alla natura direttamente dal villaggio. Per una nota legge della sfiga (come per la lavanda), la sorgente era in secca, altrimenti avrei visto sgorgare dalla cavità nella roccia una cascata d’acqua che può arrivare fino a venti metri cubi al secondo. Io non ho trovato molto affollamento ma si dice che in certi periodi ci sia molta affluenza e quindi di prevedere la visita di mattina presto
.



Mi sono spostata poi verso l'Abbazia di Senanque.
Che non la vuoi vedere la chiesa più fotografata della Provenza? E' bella, mentirei se dicessi il contrario... è anche molto affollata, ma c'era la lavanda e questo è stato un punto positivo a suo favore. Però non stava scritto da nessuna parte che per fare le foto che si vedono sulle riviste patinate avrei dovuto arrampicarmi su un muretto alto un metro e mezzo, e che con la mia potenza ginnica, e bassezza, avrei fatto ridere tutti i giapponesi che si stavano fotografando accovacciati su cespugli viola lungo il percorso. Ma ce l'ho fatta che vi credete (in realtà ho anche una foto che immortala il momento, ma ve la risparmio, insomma certi segreti bisogna tenerseli!). Bellissima, profumosa, assolutamente da vedere.




Sulla strada del ritorno volevo fermarmi a Gordes, un borgo arroccato, teatro delle riprese del film che tutti abbiamo amato e visto almeno una volta - A good year- ovvero -Un'ottima annata- con Russel Crowe. Ma non sono nemmeno riuscita a trovare un parcheggio a chilometri di distanza, quindi mi sono fermata su uno spiazzo per fare questa foto. Carino vero? Sarà per la prossima volta.




Poi ho proseguito per Arles e la Camargue ma ve lo racconterò un'altra volta!
Mi è piaciuta la Provenza? Per la seconda volta dico di sì, e non solo per la lavanda o quello che ne era rimasto, ma soprattutto per l'aria che si respira, la tranquillità che si percepisce, i sapori francesi che si insinuano nel palato, la natura protagonista e la storia che ci cammina a fianco.
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