PARIGI, I QUATTRO LUOGHI CHE MI FANNO SENTIRE A CASA.

by 11:21 AM



Oggi vi faccio una confessione.
Parigi è la città che più amo al mondo (di quelle visitate finora s'intende), ma credo che con fatica cederei il posto ad un'altra.
A Parigi ci sono stata molte volte, ed ogni volta l'amore che ritrovo è sempre più grande. Ogni volta provo una sensazione nuova, colgo un angolo nascosto, assaggio un piatto nuovo.
Come non amarla, per la grazia e l'eleganza di cui solo lei è capace?
Per me ritornarci è sempre una nuova scoperta, una missione, qualcosa che va oltre alla semplice visita, tra me e Parigi c'è un legame indissolubile che per forza di cose deve sempre essere alimentato.
Sbircio sempre i voli, possibilità economiche per volare a Parigi sono innumerevoli, da ogni aeroporto italiano. Sono sempre indecisa fino all'ultimo, e mi dico: ma ci sono stata tante volte...ho ancora tante città in Europa da visitare.

La cosa strana è che non ho mai scritto un post su cosa vedere, o su dove io amo ritornare quando vado a Parigi. Forse per gelosia, forse semplicemente perché tutti possono conoscere la città più e meglio di me. Di certo c'è chi la vive ogni giorno, io la assaporo lentamente ogni volta che ci torno.
Ogni volta è di rito una nuova scoperta, ma volete sapere gli irrinunciabili classici, per i quali anche una vista super veloce ci sta sempre?

Notre Dame de Paris

Io ci litigo con la religione cristiana, ma non per questo l'aria mistica che si trova all'interno e all'esterno delle chiese non mi affascina, anzi. Sono cresciuta con la leggenda del Gobbo di Notre Dame prima con il film di animazione della Disney, poi con il romanzo di Victor Hugo (a tratti pesantino, lo so). Mi sono sempre immaginata questa chiesa (che poi chiamarla semplicemente chiesa è un po' riduttivo) come una fortezza che potesse ripararmi in qualsiasi momento. La amo, certo come si può amare un'opera d'arte. Le sue sculture, i suoi bassorilievi sono vive testimonianze portatrici di storie, leggende e segreti; molti dei quali racchiusi in questo articolo del magazine di Expedia.
In una delle mie visite sono salita per i 378 gradini delle torri, e la presenza di un Quasimodo spaventato era viva, per non parlare dei gargoyle, quelle strane (ma bellissime) statue raffiguranti demoni e animali mostruosi.
 
Curiosità: nel piazzale antistante la cattedrale si trova il punto zero, da cui si calcola la distanza di Parigi da qualsiasi altra città di Francia






Le Sacre Coeur e Montmartre


Inflazionati, pieni di turisti, ma di un fascino incredibile. Anche Amelie Poulain ha lasciato il segno sulla bianca chiesa, e resta comunque uno dei monumenti più spettacolari di tutta la città. La pietra calcarea bianca spicca sulla cima della collina (la Butte in Parigino) e regala un quadro perfetto, lo stesso quadro che probabilmente qualche artista di strada dipinge nel quartiere bohemienne di Montmartre, tra colori mescolati en plein air e mani che con tocchi veloci danno vita ad immagini reali.
Se siete a caccia di emozioni questo è un luogo che te le sa regalare, incartare e fare in modo che quando le porti a casa e le scarti accuratamente siano lì, ancora intatte come quando le hai vissute.
Curiosità: in questo quartiere si trova l'unica vigna di tutta Parigi, motivo per il quale dal 1943 si festeggia la vendemmia.





Place des Voges
Al numero 6 di questa Piazza abitava Victor Hugo, e solo questo potrebbe essere è sufficiente a renderla una delle piazza più belle al mondo. Ma non è l'unico motivo! Place des Voges si trova nel quartiere Marais ed è la più antica piazza di Parigi; una piazza chiusa circondata da signorili palazzi ed al centro un giardino in cui prendersi del tempo nel dolce far nulla o con un libro in mano...magari "Il Gobbo di Notre Dame".
Lasciate fuori per un po' la frenesia della città e rifugiatevi qui, nel calore di un abbraccio.
Curiosità: al centro della piazza c'è la statua di Luigi XIII, il padre del famoso Re Sole; la piazza infatti venne inaugurata in occasione delle nozze del sovrano con Anna d'Austria.




Canal San Martin

Lo ammetto, Amelie Poulain ha cambiato un po' il mio modo di affrontare la vita e anche quello di vedere Parigi. Il film sicuramente l'avrete visto anche voi un trilione di volte; ogni volta mi dona un'emozione intervallata a una risata. Probabilmente anche voi come me prima di guardare questo film (a meno che non abitiate a Parigi) non sapevate dell'esistenza di questo canale. Io ci sono stata in un freddo febbraio, diciamo con poca magia, o per lo meno non la stessa del mondo di Amelie, che tra l'altro oltrepassa zone vietate per far rimbalzare i sassi nell'acqua. Il canale scorre per cinque chilometri nella Parigi orientale, costeggiato da alberi e localini dove prendersi una birra da passeggio. È un luogo romantico (e non solo per l'influenza cinematografica) perché conserva la purezza di qualcosa di non intaccato dal turismo di massa.
Curiosità: L'attrice che interpreta Amelie, Audrey Tatou, non sapeva far rimbalzare i sassi sull'acqua!





Tutti questi luoghi sono troppo scontati? Sì e probabilmente inflazionati, ma per me valgono il viaggio. Anche solo passarci davanti, sfiorarli con gli occhi, sentire che ci sono, mi fanno sentire a casa.




Articolo in collaborazione con Expedia.

UN'AVVENTURA (NON) QUALUNQUE LUNGO LA ROUTE 66

by 4:57 PM




Il post che sto per scrivere potrebbe andare bene per una pubblicità di antidiarroici, o di fermenti lattici.
Ma a pensarci bene potrebbe essere anche la trama di un film horror, o un pezzetto di trama, tanto veloce si è svolta la scena.

A distanza di anni ricordo questa avventura con un sorriso, ma diciamo che non c'era molto da ridere.. per me; per i miei compagni di viaggio, a quanto pare, sì.

Ero negli Stati Uniti, in California, lungo la mitica, quanto lunga, Route 66. Un viaggio on the road.
La mia prima volta in America.
La prima volta che testavo, in un agosto caldo, ma neanche tanto, il freddo gelido che accoglie chiunque varchi la soglia di un ristorante, locanda, hotel, motel, ecc.
I pinguini in Antartide hanno caldo al confronto.
L'aria condizionata negli Stati Uniti è uno stile di vita.
Per non parlare della quantità di ghiaccio che trabocca dai bicchieri.
Lo sapevo, cioè lo sapevo per sentito dire, poi magari pensavo fosse molto da ridimensionare il racconto di chi ci era già passato.
In effetti il maglioncino di cotone portato per emergenza non assolveva completamente al compito di scaldarmi dentro alle ghiacciaie.
Sprovveduta un po' lo ero suvvia, parlo di parecchi anni fa, e direte pure che un mal di pancia può capitare e tutti, e questo è vero, ma lungo la Route 66 può capitare di trovare il nulla per svariati e più chilometri.

Ho detto mal di pancia?
Beh tutto quel freddo quella mattina a colazione non aveva giovato alla mia flora intestinale e come capita a tutti è capitato anche a me di avere dei crampi fastidiosi e di aver bisogno di un bagno.
Un bagno, non si nega a nessuno, nemmeno un cespuglio a dir la verità, in caso di bisogno, ma in quel tratto di strada non c'erano alberi, cespugli o pietre grandi quanto un'auto dove ripararmi.
Però, la fortuna ha voluto, che in lontananza si scorgesse una stazione di servizio.
Wow, la legge di Murphy non mi era del tutto contro. Insomma una stazione di servizio un bagno ce lo doveva avere, no?

Quindi scendo dall'auto, un bel Cherokee bianco, di quelli che per le basse come me serve un salto o una pedana per salirci...
Mi guardo attorno e non si vede nessuno, mi avvicino e scopro che è tutto desolato.
Vetri rotti alle finestre,
il distributore della benzina mezzo rotto.
Sembrava il set abbandonato di un film, quelli da girare in bianco e nero, quelli dove qualcuno muore sicuramente, insomma niente storie d'amore dietro l'angolo.
Eppure qualcosa mi diceva che forse un bagno poteva comunque esserci, magari in non ottime condizioni, oppure chissà, potevo nascondermi dietro alla struttura.
Insomma avevo un mal di pancia di quelli assurdi e in quei momenti la lucidità perde colpi. E dietro al benzinaio c'erano effettivamente un paio di edifici che sembravano dimenticati da un po', senza segni di vita.

All'improvviso però ho sentito dei rumori.
La mia tranquillità si è trasformata in quasi paura mentre la mia mente cominciava a materializzare pensieri assurdi da film dell'orrore.
Non vi racconto neanche cosa mi ero immaginata.
Fatto sta che si affaccia dal nulla un cagnolino, di quelli piccoli e paffutelli, col pelo lungo. Quasi un batuffolo innocente.
Peccato che questo, all'apparenza dolcissimo, cagnolino, abbia cominciato a ringhiarmi contro.
Era immobile, mi fissava e mi ringhiava.
Ero immobile anch'io.
Lo ammetto avevo paura. Si insomma un cagnolino pelosino può essere bello quanto vuoi ma se comincia a ringhiare...
Non pago delle sua aggressività nei miei confronti prende la rincorsa e comincia a venirmi incontro.
Il minuscolo cane, che ora mi sembrava un leone stava correndo verso di me e il mio insopportabile mal di pancia. L'ambientazione desolata rendeva la scena talmente surreale e per qualche motivo carica di tensione.

Hanno raccontato del terrore nei miei occhi e di come in pochi secondi abbia raggiunto l'auto che era già stata messa in moto e aveva cominciato a marciare lasciandomi lo sportello aperto.
Ecco mi sono lanciata dentro l'auto in corsa battendo un record memorabile, che neanche Usain Bolt, con il cagnolino indemoniato che continuava a rincorrere la macchina.
Almeno mi fosse passato il mal di pancia dallo spavento...
Sono stata meglio la sera, le congestioni sono una cosa seria, in un luogo ameno, perso nel nulla di nome Twentynine Palms

E non riesco a togliermi dalla testa che anche i miei compagni di viaggio dovevano essere stati colti da quella strana sensazione di paura, visto che avevano acceso la macchina immediatamente...anche se non lo ammetteranno mai!


Comunque, vi voglio rassicurare perchè ora è stato tutto risistemato! Chissà se c'è ancora quel cagnolino ringhioso! Qui potete vedere la stazione di servizio messa a nuovo. Io, perdonatemi, non avevo tempo di fotografarvela in quel momento hihihi.

CARINZIA IN AUTUNNO, DUE COSE + UNA DA NON PERDERE

by 10:20 PM




C'è chi ama la montagna d'estate per fare del trekking e trovare una temperatura più fresca mentre in pianura la calura si fa sentire troppo; c'è chi la ama d'inverno tutta innevata con gli sci ai piedi e in corpo l'adrenalina.
C'è anche chi ama la montagna delle mezze stagioni, quelle che in molti snobbano, ma che a parere mio sono le più belle.

Prima che l'inverno facesse capolino sono stata in Carinzia, vicino a Hermagor dove ho soggiornato al Falkensteiner Hotel.

Un week end in pieno autunno, di quelli in cui la natura fa dei regali, quelli tra i più belli al mondo: i colori.
Chiamatelo foliage, indian summer o come vi pare, ma quella magia di incendiare (metaforicamente eh) foglie e alberi mi manda in visibilio.



In Carinzia io c'ero stata sia in estate che in inverno, splendida, funzionale, direi perfetta. Ma in autunno ha raggiunto per me l'apice della bellezza.
Primo fra tutti per la presenza di pochi turisti, poi come vi dicevo sopra, i colori, e le temperature ottimali hanno fatto il resto.

In un fine settimana si possono fare tante o poche cose, dipende dallo spirito con cui si affronta il viaggio. Io avevo deciso di rilassarmi e di stare a contatto con la natura.


Passare una mezza (o intera) giornata al Garnitzenklamm o forra del Garnitzen

No, non lo so pronunciare, e sì, è assolutamente da vedere. La natura in questo sentiero che poi si trasforma in forra ha lavorato di fantasia e di precisione. Posso veramente definirlo come un percorso incantevole, che fa restare a bocca aperta anche i più insensibili. Ci sono tratti in cui non si sa se guardare in alto, all'orizzonte o il sentiero che si calpesta, metteteci poi un po' di magia autunnale e il quadro diventa perfetto.

Il percorso è adatto ai bambini (che siano un po' camminatori però eh), agli amanti della natura e agli appassionati di geologia visto che ci sono duecento milioni di anni di storia impressi sulle formazioni rocciose.
Si costeggia un torrente che accompagna durante tutto il percorso con il suo fragore, si attraversano ponti e ponticelli (attenti alle vertigini). Alcuni tratti sono attrezzati con corde per facilitare il passaggio, che in alcuni punti può risultare scivoloso o a ridosso di una scarpata, ma vi assicuro che non c'è niente di pericoloso.
Il sentiero si può percorrere tutto ed è ad anello, oppure si può scegliere di tornare indietro prima di imboccare la strada forestale dove il tracciato diventa un po' più impegnativo, soprattutto con i bambini.
Una delle passeggiate più belle che io abbia mai fatto.












Lago di Pressenger ad Hermagor

Il lago, posizionato in un contesto meraviglioso e attorniato dalle montagne si trova al centro di una delle più grande cinture di canneti dell'Austria che hanno il compito di filtrare l'acqua rendendola così sempre pulita e cristallina... e si dice pure potabile. 

Ovviamente d'estate le attività da fare sono innumerevoli e varie, tanto da passarci un'intera vacanza, in autunno invece diventa un posto dove rilassarsi, fare passeggiate e perché no, leggere un buon libro mentre il sole durante il giorno lo permette.
Attorno al lago c'è un sentiero da percorrere passeggiando, ma è anche l'ideale per fare jogging in un'oasi naturale. Il percorso attorno al lago e' lungo circa sei chilometri e attraversa tutta la cintura di canne palustri.

Egger Alm


Se avete ancora un po' di tempo a disposizione fatevi un giretto presso Egger Alm, in quota. Da lì partono molti sentieri, si dice che se si mettono tutti insieme si raggiunge una lunghezza di mille chilometri...wow. Quando ci sono stata io il tempo non  era dei migliori e faceva freddo (non ero vestita adeguatamente) quindi ho solo dato una sbirciatina al carinissimo paesello che fa da passo. Passeggiando tra quelle casette in legno che parevano uscite da una favola, sentivo nell'aria il profumo invitante che usciva dalle locande lungo la strada.

Direi che ci devo ritornare, non solo per fare del trekking ma anche per assaggiare le specialità culinarie in alta quota!





Informazioni Utili
Ho soggiornato a Tropolach, poco distante da Hermagor al Falkensteiner Hotel, e la mia esperienza l'ho raccontata nell' articolo: Falkensteiner in Carinzia, relax tra le montagne

Hermagor di trova ad una manciata di chilometri dal confine Italiano, quindi può essere anche meta di una gita fuori porta per i vicini abitanti del Friuli Venezia Giulia.


La forra di Garnitzen si trova a Eggeralmstrasse ad Hermagor (sulla strada che porta a Egger Alm). C'è un parcheggio dove lasciare la macchina e all'interno ci sono panchine se si vuole fare un pic nic.


#incollaborazione


TOLOSA, AD UN PASSO DAL CIELO

by 11:32 AM





 Qualche settimana fa sono stata a Tolosa.
La scelta di andare in questa città non è stata propriamente casuale, anzi.
Per chi non lo sa, Tolosa è la città dove si costruiscono gli aerei, per la precisione gli aerei più grandi del mondo: l'A380 e l'A350. 
Ma è anche la città dello spazio sia perchè ci sono fabbriche che assemblano pezzi "spaziali", sia perché è sede di uno dei musei più belli al mondo: "la città dello spazio."


Diciamo che con la mia paura di volare tutto ciò che ha a che fare con il cielo mi attira, ma non ho deciso io questa meta.
Il mio piccolo viaggiatore l'ha scelta come regalo di compleanno, e io da brava mamma dal cuore tenero non ho saputo dir di no.
Com'era il detto? Meglio cose utili che sciocchezze che si riempiono di polvere, e in effetti la gioia del viaggio riflessa nei suoi occhi me ne ha dato conferma.
Abbiamo passato un fine settimana alla scoperta di una città nuova, ma da un altro punto di vista: il suo.
Il programma pressapoco era quello di visitare la fabbrica dell'Airbus, il museo Aeroscopia e la città dello spazio.
Qualcosa però è andato storto.
Quando ho prenotato i voli non mi ero informata sulle feste nazionali in Francia e di quale museo e attrazione potessero essere aperti o meno. Insomma, spesso faccio cose a caso, a volte vanno bene, altre no.
Purtroppo l'undici novembre, il sabato che avremmo dovuto dedicare alla vista dell' Airbus Farm, era festa e le visite sospese. Nel sito non c'era alcun avvertimento mentre cercavo di fare la prenotazione, e nessuno, purtroppo, ha risposto alla mail nella quale chiedevo spiegazioni.
Lo ammetto, sono andata in panico.
La visita alla fabbrica degli aerei era il motivo di questo viaggio, nonché il regalo per mio figlio che non vede l'ora di salire sull'aereo più grande del mondo.
Ho fallito, non sono stata in grado, per una serie di sfortunate coincidenze, di esaudire un suo desiderio... e non sono riuscita a dirglielo, fino al giorno della partenza. Che mamma snaturata, con gli aghi nello stomaco dal nervoso e il nodo alla gola dallo sconforto.
Diciamo che non l'ha presa bene, ma non ci potevamo far nulla: non restava che godersi il viaggio e il resto delle attrazioni che la città ha da offrire.
E alla fine dire che si è divertito è un eufemismo, ha adorato tutto, anche il mini (ma mini mini) appartamento che avevamo affittato.
Ha solo 9 anni, ma da grande ha deciso che vuole fare l'ingegnere aerospaziale. Poca cosa, insomma. Beato lui, io non l'ho ancora capito cosa voglio fare da grande...è grave?

Forse l'Hostess? Naaaaa



Aeroscopia.
Aeroscopia è il Museo dell'aeronautica. Un grandissimo hangar dove all'interno ci sono un numero indefinito (non li ho contati scusate) di aerei. Di ogni tipo, grandezza, utilizzo. Si possono vedere aerei da guerra ed si può entrare nel Concorde, solo girando su sé stessi. Lo so sembra assurdo, ma credetemi non ho mai visto così tanti aerei tutti assieme in vita mia. Ecco, mio figlio era entrato nel paese dei balocchi, potendo toccare e guardare da vicino tutti quei velivoli che aveva potuto vedere solo nei libri e toccare nei (troppi) modellini che abbiamo a casa.
Un vero e proprio museo, dove oltre ad entrare nei grandi colossi del cielo, si può partecipare attivamente a delle postazioni interattive, per esempio, pilotare un aereo, assemblarne uno e farlo dei colori che si vogliono per poi sceglierne anche il nome. Oppure aiutare un aereo appena atterrato a parcheggiare. Di cose da fare ce ne sono tantissime. Ho visto mentre passeggiavo tra le tante "opere d'arte" classi di alunni che partecipavano a laboratori o lezioni sull'aeronautica...dalla scuola materna, alle superiori.
Indubbiamente è un mondo che affascina, un'ingegneria perfetta; ma voi quando siete a diecimila metri di altezza vi chiedete mai a come cavolo sono riusciti a far volare una cosa del genere? Beh io sì, tutte le volte!













Cité de l'Espace.
La città dello spazio.
Vi faccio questa domanda: Si può visitare questo museo dalla mattina alla sera e capire di averne visto solo metà?
Vi rispondo che è possibile.
Interattivo, sensoriale e sensazionale, ecco cos'è stata per me questa scoperta. Per mio figlio? Credo di non riuscire a trovare il termine esatto, ma fate finta che vi abbia scritto qualcosa che si avvicina allo strabiliante.  
Vuoi scoprire come è nato l'universo? Vuoi contare le stelle nel cielo? Vuoi fare qualsiasi cosa ti venga in mente di fare all'interno di un museo spaziale? Ecco, qui la puoi fare e forse anche qualcosa in più.
Io ero emozionata, lui era semplicemente felice, ed era la cosa più importante.
Il museo è una vera e propria città che si estende tra spazi interni ed esterni su duemila e cinquecento metri quadri. Ogni curiosità sul lancio di uno shuttle, su come si vive senza gravità, su come è fatto un modulo spaziale o un triliardo di altre cose, verrà appagata. 
Se anche voi siete come me fan di uno dei film (trasposizione reale) di Apollo 13 avrete modo di documentarvi su quello che è successo, di vedere chi erano gli astronauti e di come vivevano nello spazio.
Tutto il processo che avviene prima e dopo il lancio ha un fascino incredibile su di me. E su mio figlio?
Ha provato a camminare sulla luna, ha preso in mano una pallina con un guanto da astronauta (estremamente complicato hahah), è salito su una stazione spaziale, ha fatto tante di quelle cose, che perdonatemi ma mi risulta difficile ricordarle tutte... Qualche foto qui sotto vi renderà l'idea.

Per tutto il resto che non ho visto ci sarà la necessità di ritornare.
La sera al ritorno dal Museo davanti ad una cena giapponese ci siamo guardati proprio Apollo 13, giusto per concludere in bellezza la giornata!







Ovviamente gli ho promesso che a Tolosa ci ritorneremo, solo per visitare la fabbrica dell'Airbus...

Informazioni Utili

Dall'aeroporto di Tolosa c'è un tram che in meno di un'ora ti porta in centro città al costo di circa 1,50 €.
Noi abbiamo fatto il Tolouse pass Tourism grazie all'Ufficio del Turismo, (costo di 22 euro per due giorni) che oltre a dare sconti, permette di entrare gratis in alcuni musei e attrazioni e  permette di prendere tutti i mezzi pubblici. A questo link tutte le informazioni utili Pass Tourisme.

Aeroscopia e l'Airbus Factory si trovano vicino all'aeroporto, quindi ad una quarantina di minuti da centro città, ma ben collegata dal tram. Per visitare Aeroscopia non serve la prenotazione ma tutte le informazioni le potete trovare su Musée Aeroscopia.
Per quanto riguarda la Fabbrica dell'Airbus consultate il sito Manatour ( come vi spiegavo prima non ci sono tutte le informazioni utili e non rispondono alle mail, quindi meglio chiamarli per avere certezza o meno delle prenotazioni ecc..)

La Cité de l'Espace, l'avevo prenotata con qualche settimana di anticipo, per evitare la coda all'entrata ( ci sono periodi dell'anno in cui è molto affollato). Per avere tutte le informazioni necessarie consultate il sito Cite Espace.

All'interno ci sono aree pic nic e anche bar e ristoranti. 





PINATUBO, FILIPPINE DA SCOPRIRE

by 9:31 PM





Siamo stati a Manila il tempo di una dormita veloce, disturbata da un jet lag importante, e di un bagno in piscina.
Nulla più se non il sole caldo nelle prime ore del mattino che si alternava ai nuvoloni minacciosi di pioggia.
Eravamo nel pieno del periodo delle piogge.
Ma che ci importava a noi.
Eravamo nelle Filippine, in quelle isole così lontane da tutto, a quattordici ore dall'Italia.
Ho fatto questo viaggio con la mia amica Milena di Bimbieviaggi, senza troppi programmi, nei limiti ovviamente del caso, tranne per alcune mete decise e volute a tutti i costi.
Una di queste è stata il Pinatubo.
Il Pinatubo è un vulcano attivo. L'ultima sua eruzione è avvenuta nel millenovecentonovantuno (dopo cinque secoli di inattività). Era stata prevista, di conseguenza decine di migliaia di persone furono fatte evacuare e messe in salvo, ma tutto il territorio circostante subì dei danni, soprattutto per la colata di cenere mista all'acqua delle piogge (il Lahr) che distrusse abitazioni e coprì tutto con la sua coltre. Tutto questo è ancora visibile.
Ma andiamo con ordine.
La distanza tra Manila e Santa Juliana (località scelta per il pernottamento prima di visitare il vulcano) è di circa centotrenta chilometri, ma il tempo che ci si impiega non è prevedibile. Noi abbiamo noleggiato un pulmino con autista e contrattato anche per il ritorno due giorni dopo. 

Alla fine siamo arrivati in un tempo indefinito, verso sera, dopo quattro ore di traffico, soste per foto, pioggia, traffico, traffico, traffico...

La vita fuori da quel mezzo scorreva veloce attraverso il finestrino. Prima il traffico della grande città, poi le grandi distese, campi incolti, altri coltivati, la gente per strada, i motorini ovunque, il caos, la calma, i colori che cambiano, le nubi che corrono. Il senso di smarrimento, il fuso orario ancora fortemente presente, un pranzo veloce e strano lungo la strada. 
L'inizio di un viaggio.








Sul Pinatubo non ci puoi andare da solo, ma ci si deve affidare ad una guida che per tutto il giorno ti sta vicino, fa trekking con te fino alla cima del vulcano e ti riaccompagna al ritorno.
Il Pinatubo è meno turistico di quel che si pensi, il business non è ancora arrivato, quindi non sono ancora molti i locali che ti possono accompagnare. Noi ci siamo affidati ad Alvin, proprietario della Guest House dove abbiamo alloggiato per due notti e che ci ha organizzato il tour. 
Alvin è una persona splendida, il suo sorriso è contagioso e l'amore per la sua terra sì è osmoticamente trasmesso dentro di me. 
Santa Juliana è un piccolo paesino tagliato in due da una strada prevalentemente di terra che si trasforma in fango con un po' di pioggia. Ha un fascino incredibile per me, il fascino delle piccole cose, quelle che ti fanno lasciare il telefono, inutile, da parte e ti portano a conoscere persone e bambini che corrono a piedi nudi e sorridono di una felicità autentica. Nell'aria si sentono profumi di cibo agrodolce e lungo la strada ci sono piccoli bazar dove trovare di tutto, dall'acqua alla spazzola per capelli, come quella che ho acquistato perché me l'ero dimenticata a casa. Venti centesimi per una piccola spazzola verde fluorescente dalla quale si staccava sempre un pezzo quando la usavo, ma che ho ancora nel mobile del mio bagno qui a casa...







La sveglia il mattino dopo è stata all'alba, perché per raggiungere la base del vulcano da dove inizia il trekking ci sono volute due ore di jeep in strade tutt'altro che agevoli.
Torrenti, una piana sconnessa, la pioggia, infinita e torrenziale pioggia, un paesaggio quasi lunare con i cumuli di la cenere ancora visibile dall'ultima eruzione ad accompagnarmi lungo tutto il tragitto.
Ovviamente sono arrivata bagnata fradicia, perché il tempo fa sempre un po' quel che vuole, e in quelle due ore ne ha fatte di tutti i colori, ingrossando anche piccoli corsi d'acqua e mettendo in difficoltà altre jeep che hanno dovuto essere trainate con le funi.
Esperienze, di quelle in cui pensi: e se succede qualcosa? Ma cosa ho portato a fare mio figlio qui se viene giù un fiume di terra e detriti?

Eh c'è anche quel rischio, perché lì quando comincia a piovere lo fa seriamente e a quel punto si fa marcia indietro e si torna alla base.
Per fortuna non ce n'è stato bisogno e abbiamo proseguito fino a destinazione.
Alla base del vulcano si lascia l'auto e si prosegue per circa tre chilometri a piedi in salita. L'umidità era tanta, il fiato corto (il mio). Ho camminato in mezzo ad una giungla, attorniata da un verde brillante, con tuoni in lontananza, e passo dopo passo ero felice, emozionata, bagnata e desiderosa di arrivare in cima.




E poi eccolo, il cratere nella sua completa bellezza. I colori hanno dato il meglio grazie all'uscita temporanea del sole che ha fatto brillare il tutto. Purtroppo il temporale è arrivato in men che non si dica, quindi abbiamo pranzato velocemente, scattato qualche foto e siamo letteralmente corsi via.

Il ritorno in discesa è stato veloce, mentre rivoli d'acqua sorprendevano i piedi all'improvviso. I tuoni hanno continuato, la pioggia pesante ci ha risparmiati nel ritorno.

Non servono molti aggettivi, non sarebbero comunque all'altezza e sufficienti. 

Sono esperienze, belle e potenti, di quelle in cui dici, cazzo sono salita fino in cima al vulcano Pinatubo dall'altra parte del mondo. Ho visto paesaggi incredibili, incontrato persone di una gentilezza disarmante, assaporato un territorio in dormiveglia, pronto a svegliarsi ancora...

Questo video, assolutamente amatoriale è l'unione di alcuni momenti trascorsi durante quella giornata. Li avevo pubblicati sul mio account Instagram durante il viaggio. Ehmmm a tratti è comico per la mia imbranataggine, ma suvvia fa parte di me e del viaggio!



Informazioni utili

Alvin Guest House (Alvin Guest House) si trova a Santa Juliana a circa 130 km di auto da Manila. Il costo per una stanza compresa colazione è di 1500 php a notte (circa 25 euro). Le camere sono carine e pulite, si mangia all'aperto e c'è un'ottima compagnia di cani e gatti. 

Il tour dalla guest house fino al Pinatubo, compreso di due guide, e pranzo è costato 2000 php a persona (circa 40 euro).




Powered by Blogger.